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Autore: I Walk With Shadows    26/06/2010    9 recensioni
-Perché scavi?
Lo scavatore alzò la testa. Aveva il volto coperto da una sciarpa scura, forse per il fatto che la polvere che faceva quando scavava lo faceva starnutire.
-Tu chi sei?- rispose, senza smettere di scavare -Sei un bambino. Io sto lavorando.
-Ma perché scavi?
-Me l'ha ordinato il re.
[TipoFiabaXD][PerRossanaElenaGiuliaEIrene]
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Max Green , Ronnie Radke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Disclaimer: Non conosco i personaggi -purtroppo ç_ç-, ciò scritto in questa fanfiction non è reale, non mi pagano, o almeno non ancora, non vivo nelle mutande di Max Green -o sì?- e bla bla bla.


A Elena, Irene, Rossana e Giulia.


-Mamma, mamma!

-Tesoro- la signora si avvicinò alla bambina, rimboccandole le coperte -Vuoi qualcosa?

La bambina annuì, dandole la bambola:-Puoi dormire te con Para? Oggi mi fa paura... Non so perché...

-Certo- sorrise, prendendo la bambola di pezza, sorridente e vestita di pizzo, poi diede un bacio sulla fronte alla sua bambina -Buonanotte, tesoro.

-Buonanotte mamma.

Detto questo, la madre uscì dalla camera della bimba, col sorriso sulle labbra e gli occhi illuminati di gioia.

Finalmente sarebbe andata a letto.

Non che lei non amasse stare con i suoi bambini, ma beh, era un po' tanto straziante, diciamo.

-Parappaparappappara!

Ecco, il grande soprattutto era insopportabile.

Aprì la porta del suo figlio più grande, che aveva compiuto quel giorno otto anni, e vide che era ancora su, che giocava con un pupazzo dei Muppets regalatogli lo stesso giorno, cantando una canzone che faceva continuamente “Parappaparappappara”.

-Maxwell?

-Ciao mamma!

-E' mezzanotte. Sarebbe ora di fare la nanna, non credi?

Il bambino si girò verso di lei e mise il broncio, stringendo il pupazzo a sé con forza, quasi fosse un tesoro:-Non sono piccolo! Posso andare a letto quando voglio, io! Anche alle 5 del mattino!

La donna grugnì e gli accarezzo i capelli rasati minuziosamente:-Dai, su, mettiti a letto, amore mio...

-No, sono grande!

-Vuoi che ti racconti una storia?

-No, sono grand... Aspetta, una storia?- gli si illuminarono gli occhi, lui adorava le storie che gli raccontava la mamma prima di dormire.

Sua mamma faceva la scrittrice, nessuno avrebbe avuto delle idee migliori delle sue, e quindi Max pensava solo ai mondi magici che circondavano il suo, che erano nelle nuvole o robe simili.

-Sì Max, una storia- rispose lei, annuendo -Ma te la racconto solo se ti metti nel lettino, ok?

-Ma questo è un ricatto!

-Mettiti a letto e ne riparliamo.

Il bambino sbuffò, e continuando a reggere il pupazzetto si sdraiò tra le coperte.

Era il 15 dicembre, l'afa dell'estate era ormai un ricordo, e la neve ricopriva le strade senza lasciare che il grigio dell'asfalto uscisse. Tutto sembrava perfetto, con quel bianco candido che nascondeva agli occhi del bambino il mondo.

La madre si sedette accanto a lui, mentre Max stringeva ancora il pupazzo tra le braccia, guardandola con occhi pieni di felicità.

-...Allora, inizi?

Lei sospirò:-C'era una volta...


Brick By Boring Brick.


Si accarezzò le ali. Erano lisce e colorate, e non poteva ancora crederci che gli fossero appena cresciute. Il fatto che non potesse ancora volare non gli interessava molto, ma era qualcosa di fantastico averle sulla schiena, e sentirsi pronto a spiccare il volo da un momento all'altro.

Max sorrise, e continuando a fissare le ali, si diede un'altra spinta.

Gli piaceva andare sull'altalena. Era una sensazione fantastica sentire il vento muovergli dolcemente le ali, toccargli la pelle e far svolazzare i vestiti.

E poi, se chiudeva gli occhi, sembrava quasi di volare.

E la cosa che desiderava di più era, per l'appunto, volare.

Davanti a lui, qualcuno stava scavando una buca.

Da quando era uscito di casa ce l'aveva davanti. Era... inquietante, molto inquietante. Anche perché la buca era a forma di rettangolo e abbastanza grande da farci entrare una persona, uomo donna o bambino che fosse.

Dopo quelle 7 ore buone che aveva aspettato per alzarsi dall'altalena, appoggiò i piedi per terra e corse con gran foga verso il buco.

-Perché scavi?

Lo scavatore alzò la testa. Aveva il volto coperto da una sciarpa scura, forse per il fatto che la polvere che faceva quando scavava lo faceva starnutire.

-Tu chi sei?- rispose, senza smettere di scavare -Sei un bambino. Io sto lavorando.

-Ma perché scavi?

-Me l'ha ordinato il re.

Max si portò le mani alla bocca:-Sei uno schiavo?

-Sì- rispose -E non mi posso fermare a parlare con i bambini come te.

-Ma se ti fermi, nessuno se ne accorgerà.

-Lassù vedono tutto.

Alzò una mano dalla pala, continuando a scavare con l'altra, e indicò il castello che si vedeva al di là della collina.

Il bambino guardò nella buca:-E' molto profonda.

-Già.

-Come ti chiami, scavatore?

L'altro si tolse la sciarpa, lasciando visibili alcuni particolari del suo viso, come gli occhi color nocciola e le labbra carnose e rovinate.

Chissà da quanto tempo non beveva e non mangiava.

-Non importa- rispose, dopo un lasso di tempo impiegato nel guardare in fondo alla buca.

-A me sì.

-Mi hanno chiamato Ronald, ma non so bene se quello è il nome che ho davvero.

-Perché scavi?

-Perché il re mi costringe.

-E perché lo fa?

-Perché è cattivo e spietato.

-E non c'è nulla che si possa fare?

-No, nulla. A meno che non si voglia ucciderlo.- mentre lo diceva, alzò lo sguardo al cielo, sognante. Ma poi si riprese all'istante, sorridendo sarcastico -Ma non succederà mai.

-E se lo facessi io?

-Tu? Sei un bambino.

-Ma sono grande! E sono coraggioso. La mia mamma mi ha lasciato sempre solo e ho anche ucciso alcune persone che mi intralciavano la strada.

Si vedeva a otto miglia che il bambino stava mentendo, ma Ronald volle dargli una possibilità, tanto, per primo di avere un bambino di otto anni tra i piedi non ne aveva voglia, secondo era piccolo e le guardie del castello lo avrebbero portato fuori prima che sfiorasse anche con il pensiero i suoi mattoni.

-D'accordo- si chinò, reggendo ancora la pala e appoggiandoci sopra il mento sorridendo -Voglio farti provare. Ma stai attento.

-A cosa?

Gli toccò le ali, e il bambino si ritrasse all'istante, impaurito, richiudendole.

-Sai perché ti sono cresciute?

-Perché sono diventato grande?

-No, perché sei diventato coraggioso, e lassù qualcuno ti ha premiato. Come vedi io non ce le ho.- e si toccò la schiena -Quando entrerai nel castello ci saranno alcune belve ad aspettarti, per proteggere il re. Se non vuoi perdere quelle ali, per quanto ti faranno paura, non dovrai scappare. D'accordo?

Il bambino annuì, sorridente:-Ora posso andare?

-Vai, io ti aspetterò qui. Oh, portati anche questa...

Detto questo, gli porse una bambola. Era una bambola di porcellana con dei lunghi capelli biondi e gli occhi marroni intensi.

-A cosa mi servirà?

-A difenderti. Porta fortuna. Ma se la rompi, saranno guai.

Max annuì, guardando la bambola:-Grazie, signor Scavatore!


A mezzogiorno si mise in cammino.

Si tolse prima le scarpe per evitare che i suoi piedi si appesantissero troppo, e che si facesse male. Così, prese in mano la bambola e corse verso la collina.

Il sole splendeva ancora ridente nel cielo, e le foglie ancora volteggiavano cullate dal vento. Il castello non era lontano, sarebbe bastata qualche ora di camminata per raggiungerlo.

Il bosco, però, era fitto e scuro, quegli alberi coprivano completamente il sentiero. Appena il bambino ci entrò, ebbe paura e voglia di scappare da quel luogo.

Ma non ci pensò due volte e passo dopo passo avanzò, guardandosi intorno terrorizzato. I rami si muovevano, e talvolta gli impedivano il cammino, ma con la forza e con l'aiuto di una lama, riusciva sempre a tagliarli e a continuare. E senza sosta, arrivò all'ultimo albero, pieno zeppo di strani frutti verdognoli.

Max lo guardò per qualche minuto, notando che sui frutti era stato inciso, con un coltello, qualcosa.

Non vedeva bene cosa perché la maggior parte, se non tutti, dei frutti era girata dall'altra parte. Pensando che potesse essergli in qualche modo utile per la sua missione, ne prese uno staccandolo dall'albero.

Il frutto era vellutato e avvolto in un liquido verdognolo appiccicoso, e dietro c'era una X molto evidente, segnata appunto con un coltello. La polpa era di color delle fiamme, e Max, vedendo che il frutto non gli serviva, alla fine, a nulla di particolare, lo addentò.

Il sapore era strano. Dolce e salato allo stesso tempo, amaro ed acido. Non aveva mai mangiato qualcosa di così diverso dai soliti sapori, così semplici e banali. Per il resto, non era particolarmente buono, quindi lo buttò per terra, deciso, e continuò a camminare.

Ma qualche passo dopo sentì lo stomaco richiudersi in una morsa, qualcosa salirgli per la gola e le gambe cedergli. Si sedette accanto all'albero e si morse il labbro inferiore, sentendosi male interiormente.

Sentì che la schiena non aveva più niente a cui appoggiarsi e cadde, sbattendo la testa contro qualcosa di duro.

Si girò e notò che quella contro cui aveva sbattuto il cranio era una radice. E che improvvisamente era diventata molto grossa.

Tutto era diventato grosso, l'albero con i frutti era ormai lontano miglia da lui, il frutto che poco prima aveva buttato per terra era diventato gigantesco in confronto a lui, e l'erba del bosco lo ricopriva, superandolo persino in fatto di altezza.

Si era rimpicciolito.

A questo punto non avrebbe potuto proseguire, perché sapeva che dopo ci sarebbe stato un ponte, e essendo di legno sarebbe precipitato nell'acqua sotto di lui attraverso le fessure tra un pezzo di legno e l'altro, e non poteva tornare indietro, perché il solo pensiero di rifare la strada che aveva fatto poco prima così piccolo gli dava i brividi.

Si girò verso il frutto, e guardò la X incisa sopra. Si stava illuminando, e in breve la luce divenne accecante, e il bambino dovette girare gli occhi per non guardare quella luce così forte.

Quando il bagliore finì, guardando il frutto notò che la X non c'era più, e al suo posto c'era una scritta, e diceva:

Idiota! Non hai visto la X? Bene, se vuoi diventare di nuovo grande, mordi il frutto un'altra volta.”

In quel momento di chi fosse l'artefice di quella strana scritta non gli importava molto, si preoccupò solo di addentare il frutto, e sentendo di nuovo l'erba lontana, calpestata sotto i suoi piedi, si tranquillizzò.

Sorrise e uscì finalmente dal bosco, e vedendo che dopo il ponte il castello sarebbe stato davanti a lui, non preoccupandosi del cigolio del legno sotto di lui, corse verso le sue porte.

Il ponte, nel frattempo, ondeggiava. Alcune aste si spezzarono sotto i suoi piedi, senza però che lui cadesse, in quanto Max se ne accorgeva sempre prima, e le passava più velocemente che poteva.

Passato il ponte, era nel cortile del castello. Era un posto verde, illuminato dalla luce del sole, in cui alcune persone erano sedute a parlare.

Nessuno aveva fatto caso a lui. Non ancora, almeno.

C'erano un drago dalle dimensioni enormi, un nano con tanto di cappello a punta, e una donna che si specchiava in un pezzo di vetro molto appuntito che parlavano seduti ad un tavolino, e sembrava che si stessero divertendo molto. Non erano persone cattive come gli aveva detto lo scavatore, sembravano in pace col mondo.

Poi sentì una voce chiamarlo per nome, e si girò di scatto.

Davanti a lui c'era un piccolo folletto verde, che gli sorrise:-Che bella bambola, Max.

Lui non rispose, guardò solo la bambola di porcellana che gli era rimasta attaccata alla mano da quando lo scavatore gliel'aveva data. Sorrise e annuì.

-Posso vederla?- continuò il folletto, con fare gentile.

-Certo- annuì.

Gliela porse e la creatura iniziò a guardarla, curioso:-Come mai qui?

-Devo parlare col re.

-Oh. E' nel castello. Vuoi che ti accompagni?

-No, grazie.

E detto questo, riprese la bambola e scostò le pesanti porte del castello.

Entrò e guardò le porte chiudersi, notando che nell'aria c'era un fetore insopportabile, di un posto chiuso rimasto tale per troppo tempo. Si girò e vide che la stanza non era semplice: era piena di specchi che riflettevano la sua immagine uno dietro l'altro, e non c'era alcuna via d'uscita.

Improvvisamente ebbe paura, quando al posto della sua immagine nello specchio, vide quella del drago visto poco prima nel giardino. E dallo spavento, la bambola gli cadde dalla mano, e si ruppe in mille pezzi.

Max si ricordò quello che gli aveva detto lo scavatore, che la bambola lo avrebbe difeso. E quando vide che il drago era improvvisamente uscito dallo specchio si rese conto del perché.

Non aveva via di scampo, ormai, lo avrebbe ucciso da un momento all'altro, e lui aveva paura. Così indietreggiò il più possibile sbattendo contro la porta, che si mosse.

Sentì sulla sua schiena le ali rimpicciolirsi sempre di più, fino a scomparire del tutto, ma non se ne preoccupò, e uscì velocemente dal castello. Fuori era iniziato un temporale e i fulmini squarciavano violenti il cielo, mentre Max, senza le sue ali, correva verso casa. Il ponte era ormai mezzo rotto da quando lo aveva attraversato correndo, e a fatica riuscì a non cadere tra le travi.

Quando entrò nel bosco i rami erano cresciuti e dovette spostarli. Avrebbe voluto volare per superarli, ma era troppo tardi, ormai. E quando a fatica riuscì a superare quegli alberi, iniziò di nuovo a correre.

Non vide dove stava andando, guardava solo i suoi piedi muoversi tra l'erba, e quando improvvisamente vide nero sotto di sé, pensò troppo tardi di fermarsi.

Sentì il pavimento sotto di sé scomparire, e in breve fu inghiottito dall'oscurità.


-Oh, guarda chi si vede.

Ronald aveva visto tutto, da sopra. Sorridendo, con la pala tra le mani, ora guardava nella buca nel tentativo di scovare Max.

-Che bambino coraggioso. E io che mi chiedevo perché mi avessero fatto scavare una buca così profonda.- nel frattempo prese un po' di terra e la buttò nella buca -Ma tanto quello a morire sei stato tu, non io.




***Walks Angle.

E' lunghissima e fa schifo.

E io sono stanca morta. Sono tre giorni che ci lavoro su e non sono nemmeno felice del risultato. Faccio schifo -.-.

Questa ff è ispirata al video e sottolineo video, perché la canzone mi sembra parli di altro, di Brick by Boring Brick dei Paramore.

Come ho detto prima, è tre giorni che scrivo. Quindi o recensite, oppure vi spezzo le dita u.u.

E ho detto tutto.

Bye <3.

Walks.

  
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