Serie TV > Una mamma per amica
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Autore: Aura    12/09/2005    22 recensioni
E' la vigilia di Natale, Rory è in treno e sta tornando a Stars Hollow.
Ma sul suo stesso treno, proprio nello scompartimento adiacente al suo, qualcun altro sta tornando nel piccolo paese del Connecticut...
No spoilers, Literati (Rory e Jess)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jess Mariano, Rory Gilmore
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’autrice:
Questa fiction si svolge prendendo in considerazione solo i fatti fino alla quarta serie (quindi le vicende della quinta serie, Logan, stage al giornale e abbandono di Yale non sono mai avvenute) Si svolge anni dopo, avevamo lasciato Rory al primo anno a Yale e ora la troviamo all’ultimo. Alla vigilia di Natale, in treno verso casa…


Bloccati dalla neve


Erano fermi fino a che la bufera non si sarebbe calmata.
Non appena l’altoparlante emise gracchiando la notizia Rory si prese la testa fra le mani: Come le era venuto in mente di prendere il treno, se almeno fosse stata a bordo di un autobus avrebbe raggiunto il paese più vicino e sarebbe scesa; invece ora si trovava in trappola e non sapeva per quanto tempo
. Il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale: sarebbe riuscita a tornare a casa in tempo? Non riusciva neanche a pensare di passare le feste lontano da sua madre. Si ricordò improvvisamente che doveva chiamarla per avvertirla della notizia, ma il suo cellulare aveva la batteria scarica, così uscì dal suo scompartimento e bussò lievemente alla porta di quello successivo per chiedere se era possibile prendere in prestito il loro telefono.
“scusate il disturbo, purtroppo si è scaricata la batteria del mio cellulare e dovrei fare una telefonata urgente” disse sperando che chiunque fosse lì dentro riuscisse a sentirla attraverso la porta chiusa. Vide un’ombra sulla tenda al di là del vetro e tirò un sospiro di sollievo,
“ecco…”


Tutti e due credettero di avere un’allucinazione e si guardavano con gli occhi sbarrati e i volti inespressivi
“ciao” iniziò lui, completamente colto alla sprovvista.
“ciao Jess, come mai qui anche tu?” balbettò lei mentre tentava di riaversi dalla sorpresa e ragionare logicamente
“Sto andando a Stars Hollow, Luke mi ha invitato a passare il Natale da lui”
“anche io ritorno per Natale, hanno soppresso il mio autobus e viaggiare in macchina era impensabile” ammise la ragazza. Quella situazione era davvero incredibile, non lo vedeva da anni e ora si erano incontrati casualmente in un treno, parlando come due vecchi compagni di scuola non particolarmente legati. Frasi di circostanza che stavano decisamente scomode, ma sembravano la soluzione più naturale: non riusciva a credere che l’incontro con il suo amore giovanile si svolgesse così banalmente
“devi chiamare Lorelai?” disse porgendogli il suo cellulare e lei annuì
“grazie Jess, credo che le verrà un infarto se non mi vede arrivare… le dico di avvisare anche Luke, ok?”
“va bene, anche se a lui non verrebbe nessun infarto”
Non appena venne inoltrata la chiamata Rory spiegò velocemente alla madre quello che era successo, cercando di apparire il più tranquilla possibile per evitare che la madre andasse alla società ferroviaria e facesse una strage. Aggiunse che aveva incontrato Jess e quindi la pregò di avvisare anche Luke da parte sua, poi restituì il cellulare al ragazzo e lo salutò come se niente fosse; ma quando ritornò al suo posto si diede mentalmente della stupida: erano passati due anni, non aveva senso fare ancora i sostenuti e covare rancore e astio l’uno verso l’altra; ormai quello che c’era stato era finito e avrebbero potuto benissimo passare un po’ di tempo insieme senza uccidersi a vicenda.
Nel giro di pochi minuti Jess sentì bussare nuovamente e si ritrovò di fronte Rory con un borsone in mano
“è assurdo che ce ne stiamo ognuno per conto suo facendo finta di non conoscerci. Almeno possiamo chiacchierare e passare il tempo, no?” chiese lei. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e annuì abbastanza convinto: quello scambio di battute innaturali aveva spiazzato anche lui, tra tutti i modi in cui aveva ipotizzato in passato di incontrare Rory non aveva mai immaginato che si sarebbero ritrovati a comportarsi come due perfetti estranei
“hai ragione, entra” la invitò, e poi richiuse lo sportello. Rory si sedette di fronte al finestrino e lui le si sedette di fronte
“non accenna a smettere, eh?- osservò fissando il paesaggio oltre il vetro -Cosa stavi facendo?”.
Jess gli mostrò un libro e lei sorrise nel vedere che non era cambiato molto da come lo conosceva. Era rassicurante non trovarsi davanti un perfetto estraneo
“leggevo” le spiegò, come se non fosse stato ovvio. Rory prese in mano il libro per vedere di che cosa trattava e spiò il ragazzo che nel frattempo stava armeggiando col suo bagaglio.Notò che anche fisicamente non era particolarmente diverso da quello di una volta: capelli ribelli e lineamenti sicuri, l’unico cambiamento che rilevava erano le spalle più ampie, ma forse era solo un’impressione data dalla forma della giacca. Sicuramente era cresciuto in altezza e a quel pensiero si sforzò di non ridere
“interessante…”
“che hai da ridere sotto ai baffi?” le chiese sospettoso: sapeva per certo che il libro che stava leggendo non suscitava la minima ilarità
“niente…” si difese, cercando di ricomporsi
Lui la osservò, lasciando cadere l’argomento e decise di puntare altrove
“vado al vagone ristorante a prendere qualcosa di caldo” propose alzandosi, e la ragazza rimase a sfogliare il libro del ragazzo cercandodi ambientarsi nella situazione nella quale si ritrovava catapultata.
Quando tornò con due tazze di caffè fumante, Rory si fece coraggio e sperando di non sembrare invadente gli domandò
“senti non vorrei rispolverare vecchie discussioni, ma come mai torni a Stars Hollow per Natale dopo secoli che non ci metti più piede?”
“perché quando Luke mi ha chiesto se avevo altri programmi gli ho detto che non ne avevo” ribatté ironico
“sì ma… pensavo che andassi da Jimmy”
“quest’anno no, e no: non ci ho litigato” disse prevenendo la successiva domanda con ancora una luce di sarcasmo negli occhi.
“ok, ok… lavori?”
Jess titubò
“no”
“non farai il disoccupato?” gli chiese lievemente apprensiva: non poteva credere che Jess si fosse ridotto a fare il nullafacente ma lui la stupì borbottando di malavoglia
“frequento… il college”
“che cosa?- esclamò lei sorridendo- e dove?”
Una luce brillò nuovamente negli occhi del ragazzo
“Brown” disse
“no, mi stai prendendo in giro!”
Lui scosse la testa
“affatto. Si ok, ho perso un anno di scuola e non sono mai stato uno particolarmente smanioso di sgobbare sui libri, ma dato che mi hanno ammesso ho pensato: perché no? E alla fine me la cavo con poco”
Rory sorrideva incredula e felice: Jess alla Brown. Sebbene fosse a conoscenza della sua intelligenza ne era esterrefatta.
“complimenti, è un ottima univesità” sorrise.
All’improvviso la luce saltò e dal bocchettone del riscaldamento non usciva più l’aria. Non la vedeva ma sapeva che gli occhi di Rory erano sbarrati dalla paura; armeggiò con la sua borsa e tirò fuori una torcia, e dopo averla accesa la diede in mano alla ragazza
“almeno non sarai al buio, io vado a vedere cosa è successo”
Rory lo guardò, nella sua testa un grido lo implorava di non lasciarla sola ma disse semplicemente “va bene- poi quando lui aprì lo sportello aggiunse titubante- Jess… torna presto”
Presto il freddo sarebbe entrato attraverso le lamiere del treno e sarebbero congelati. Nella sua mente continuava a chiedersi perché a lei, perché si trovava lì, perché non era a Stars Hollow; e fuori era calato il buio. Guardò l’ora: le otto e mezza. Si ricordò che nella borsa doveva avere una coperta e la tirò fuori, sperando che anche Jess ne avesse una con sé. Tornò e cercò di sembrare calmo, anche se le notizie non erano per niente rassicuranti
“un albero è caduto sui binari ed è saltata la corrente, -spiegò- non verrà riparata finché la tormenta non si calma e di sicuro non ripartiremo finché non l'avranno fatto. Sicuramente passeremo la notte qui, verranno a distribuire qualcosa da mangiare”
Rory deglutì e sussurrò
“ok…”
la pila era appoggiata al piccolo tavolino sotto al finestrino e lei era avvolta nel suo plaid
“innanzitutto bisogna tirare già la tendina del vetro, dovevo pensarci prima. Credo di avere anche io una coperta…” dopo aver sistemato tutto si rimise al suo posto, coprendosi a sua volta
“ho mandato un messaggio alla mamma, le ho detto di non preoccuparsi che non è niente di grave e che tu sei con me”
Jess ghignò
“allora sì che si preoccuperà- Rory rise ma non rispose, così per distrarla continuò- ricordi come mi odiava?”
“suvvia, non ti odiava; solo non eri in cima alle sue simpatie” corresse
“Rory…”
“bhe, non riusciva a cambiare opinione su di te perché ogni volta che ci provava succedeva sempre qualcosa! Sembrava quasi che il destino ce l’avesse con voi” dichiarò platealmente
“oh, Jess e Lorelai grandi amici mancati” enfatizzò sarcastico
“secondo me avreste potuto andare d’accordo, anzi, ne sono sicura”
“come no… esattamente come con Dean”
“no, tu e Dean non credo proprio” la sola idea era assolutamente ridicola. Bussarono
“ecco ragazzi – disse loro un cameriere con una grossa giacca che gli copriva la divisa, consegnandoli due piatti di pasta pronta, dei tramezzini e due bottiglie di acqua- buon appetito”
“mi scusi!- lo fermò Rory- non avete delle coperte?”
“mi dispiace signorina, non siamo attrezzati…”
quando furono di nuovo soli Jess le chiese
“hai freddo?”
“al momento non particolarmente ma sento la temperatura che scende”
“dimmelo quando stai per assiderarti…” sdrammatizzò
Revisionarono le provviste, e anche aggiungendo un toast preconfezionato che Rory aveva portato con sé il risultato non era molto allettante
“e se morirò di fame?” si preoccupò la ragazza calata nella parte
“stai tranquilla, domani mattina sarà tutto a posto” la tranquillizzò lui
. Continuarono a chiacchierare mangiando, e grazie alla leggerezza con la quale Jess sembrava prendere la cosa l’atmosfera si era rilassata, ma quando poi Rory uscì da quel piccolo universo di spensieratezza che avevano creato per andare a cercare un bagno tornò ghiacciata e spaventata
“sembra che questa coperta non serva a niente!” si lamentò nervosa: camminando lungo il treno aveva sentito qualche pianto provenire dagli scompartimenti e aveva incrociato visi impauriti. Sentiva signore lamentarsi per la paura dei taccheggiatori così appena era rientrata aveva chiuso la serratura dello scompartimento per esorcizzare almeno quella paura, che comunque era il minore dei mali e quella sicurezza non la tranquillizzava affatto.
“avresti dovuto dirmi che avevi freddo, te lo avevo detto no? Alzati” le ordinò
“che cosa?” chiese incredula
“alzati, forza” lei obbedì e lui prese il suo posto, facendola sedere accanto a sé e quindi lontano dal finestrino. Poi dopo aver sovrapposto le due coperte si sporse e gliele rimboccò per bene.
Rory rimase in silenzio, non trovava le parole per ringraziarlo: ora dal suo lato destro non veniva più freddo anzi, riusciva quasi a sentire il calore di Jess, e poco a poco poté asserire di non avere assolutamente più freddo. Si fece coraggio e lo guardò
“grazie Jess…”
“se ti succedesse qualcosa Lorelai mi ucciderebbe- disse, quasi fosse una scusa- adesso cerca di dormire” le consigliò
“ma io non ho sonno! -disse come una bambina che viene messa a letto dai genitori- e tu?”
“come si fa ad avere sonno in una situazione del genere?”
Nonostante il suo atteggiamento rilassato e sicuro anche Jess doveva essere preoccupato, e Rory realizzò che in quel momento faceva finta di niente solo per tranquillizzare lei. E in effetti l’aiutava non poco, se non ci fosse stato lui si sarebbe fatta prendere dal panico; si stava davvero prendendo cura di lei
“grazie per tutto quello che stai facendo per me…” bisbigliò quasi commossa.
Fissandolo nella penombra si imbarazzò realizzando la loro vicinanza, e per la prima volta trovò un lato positivo nella mancanza di luce: il suo viso arrossato sarebbe passato inosservato
La voce di Jess la riportò alla realtà
“dai basta Rory, non ringraziarmi…- si lamentò come se gli pesasse, e dopo qualche attimo per elidere nuovamente il silenzio domandò
forza, ultimo cd che hai comprato?”
“il White Album, come regalo” rispose lei, precisa
“uhm cd: che regalo originale…- insicuro se approfondire l’argomento si fermò per qualche secondo, prima di proseguire- e a chi se non oso troppo?”
“ad una mia compagna di corso, ha compiuto gli anni l’altro ieri. E a proposito di regali, porti qualcosa a Luke?” si informò
“un cappello di paglia e la mia presenza- ghignò – e tu che regali hai fatto?”
“allora a mia mamma un vinile di Janis Jopline, una borsetta, un timer da cucina a forma di mucca e una barbie vestita da sposa; a tuo zio un ken vestito da sposo –Jess si lasciò sfuggire una risata- e a Lane un giubbotto di pelle”
“come mai quelle cose a Luke e Lorelai?”
“stanno uscendo insieme e sta volta credo proprio che sia la volta buona- gli confidò- e…- iniziò titubante- a parte tuo zio hai fatto qualche altro regalo?” se avesse notato lo sguardo divertito di Jess avrebbe arrossito ancora di più perché significava evidentemente che aveva capito il senso della sua domanda
“sì, ho preso a Jimmy un disco sebbene ne sia già sommerso; a Sasha, la sua compagna, un gatto randagio sebbene ne sia già sommersa e a Lily, la figlia di Sasha, un libro. Ovviamente sebbene ne sia già sommersa ”
“ottimi regali- rise- L’idea del gattino è carinissima”
“sono più che altro degli scherzi, non ce n’era alcun bisogno”
Jess prese la torcia dal tavolino e la puntò verso di lei
“che fai?” sussultò Rory
“ti studio”
“avresti potuto farlo più discretamente…” ribatté imbarazzata abbassando gli occhi. Jess seguì il suo sguardo e se lo ritrovò quindi di nuovo a faccia a faccia
“eh no, volevo proprio vedere se questi erano cambiati” la rimproverò fissandola negli occhi.
Ok, stava arrossendo vistosamente ma questa volta era giustificata si disse: aveva una torcia puntata addosso e il viso di un ragazzo a venti centimetri dal suo che la fissava.
Quei secondi sembravano eterni e Rory pregò che la fine a quella tortura venisse presto; ma poi decise di fissarlo per vendetta sperando di metterlo in imbarazzo.
Non ebbe l’effetto desiderato dato che lui non si mosse: la stava studiando attentamente ed era perso nei suoi ragionamenti.
Non era cambiata molto, quasi per niente. Gli occhi che prima non erano rimasti fermi un attimo ora erano fissi sui suoi, e lui li guardò bene sperando di non trovare il minimo cambiamento.
Si tranquillizzò quando vi vide la stessa innocenza quasi malinconica ma contemporaneamente giocosa, e la stessa intensità… ritornò bruscamente al suo posto, rimettendo la pila sul tavolino
“ti ho messo in imbarazzo, eh?” gongolò lei
“per niente-la smontò- avevo solo finito”
“non è affatto vero, ti ho raggelato con il mio sguardo. Ormai è brevettato sai? –Jess sbuffò un ghigno ricordando le origini della storia dello sguardo raggelante, ovvero quando ler era andata a trovarlo a New York. Lei sembrò su un altro filone di pensieri e gli domandò -dove eri quando ti è arrivata la lettera di accettazione della Brown?”
“in California, da Jimmy. Avevo mandato il modulo d’ammissione quasi per scherzo ma evidentemente non ne avevano ricevuti molti e mi hanno accettato. Quando l’ho detto a Luke avevo paura che venisse a Los Angeles a piedi solo per congratularsi…”
Rory rise di gusto
“dai non trattarlo così, non lo biasimo affatto! Non sei mai andato a trovarlo?”
“ogni tanto viene lui” ammise
“giura che non gli rinfaccerai mai quello che sto per dirti” esordì
“cosa?”
“no”
Jess sbuffò
“ok te lo prometto” disse di malavoglia
“pare che abbia pianto alla mia cerimonia del diploma”
Il ragazzo ghignò
“non ci credo…”
“ti do la mia parola” confermò.
Scese il silenzio, tutti e due ripensarono a quel giorno e a quella telefonata. E a parole che non sapevano se dire o semplicemente non ci riuscivano, anche se erano passati anni.
“Rory? –come risposta ebbe solo il silenzio, così continuò- mi sei mancata”
“anche tu mi sei mancato Jess…”
a rompere la tensione fu il telefono di Jess che squillava, e sul display apparve un numero di Stars Hollow. Non appena rispose sentì Luke che preoccupato gli chiese come andavano le cose; Jess lo informò sul fatto che non si sarebbero mossi prima dell’indomani ma che andava tutto bene, tacendo sulla mancanza di riscaldamento e luce. Poi si intromise la voce di Lorelai che chiedeva di parlare con la figlia così Jess le porse il telefono.
Rory aveva la voce serena e questo tranquillizzò la madre, che dopo averle fatto promettere di chiamarla non appena si svegliava le consigliò di dire a Jess di spegnere il telefono e di non riaccenderlo fino a domani mattina salvo problemi, per evitare che si scaricasse. Quando glielo riferì lui borbottò
“la batteria reggerà benissimo… -ma lo spense comunque. Poi allungò la mano verso Rory e abbracciandola la attirò a sé- dormi adesso, è tardi: sto sveglio io a fare la guardia” le ordinò.
Sbalordita e imbarazzata dal gesto tentò di riprendere la calma per non balbettare
“Jess ti va se parliamo ancora un po’?” chiese.
Lui fece uno sbuffo che assomigliava all’accenno di una risata e scosse la testa: come poteva dire di no a quella vocina supplicante? Eppure lentamente gli argomenti generici stavano finendo, presto si sarebbero ritrovati o a stare zitti o a toccare tasti dolenti e sicuramente preferiva evitarlo
“ok, hai qualche idea?”
“come hai vissuto in California? Cosa hai fatto?” prima di quel giorno era certa di non volerlo sapere neanche lontanamente, eppure ora le interessava: da un lato la situazione di pericolo e isolamento li aveva riavvicinati e sembravano di nuovo vecchi amici; dall’altro c’erano ancora molte cose che lei credeva lacune che davano a tutto uno strano sapore
“allora sapevi già dove andare a parare, eh?- insinuò- bhè… non c’è molto da dire. Durante l’estate non avevo la minima intenzione di iscrivermi a scuola, passavo le giornate in spiaggia e le serate o a casa di Jimmy a leggere o all’Inferno, il suo locale; e poi… poi la stagione stava finendo e non so, non sapevo cosa fare, era come se la voce di quel rompiscatole di Luke continuasse a ronzarmi nelle orecchie -rise- e mi sono iscritto. Farlo lì era diverso –Laggiù nessuno si sarebbe aspettato che lo facesse. Rory sembrava interessata così continuò rompendo per una volta le sue regole di riservatezza per distrarla- E lì nessuno si aspettava che poi decidessi di andare al college”
“così anche quando sei tornato a Stars Hollow quell’inverno frequentavi la scuola e non hai detto niente a Luke?” chiese stupita e incredula
“no- riportò velocemente l’argomento sulla scuola per lasciarsi indietro quel suo ritorno provvisorio in paese- no, pensavo che se solo mi avesse detto che era giusto o che aveva avuto ragione lui mi sarebbe passata la voglia. Ma alla fine mi sono diplomato” concluse
“Scommetto che eri il primo del tuo corso” rise lei
“no”
“dai…”
“che rompiscatole” tagliò secco
“niente lavori part time?” insistette Rory
“si, facevo il cameriere ogni tanto. Tu come te la passi?”
“sono all’ultimo anno, quest’autunno ho fatto uno stage al New York Times!”
lui rise
“sbalorditivo, sei già in lista per l’anno prossimo?”
“se dovessero assumermi per quello che ho fatto quest’anno diventerò la ragazza delle fotocopie più quotata d’America- esclamò –no, non è così immediato… e poi dovrò fare anni di gavetta, non vedrai subito il mio nome in calce alla prima pagina sai? Hai scelto Lettere?” chiese
“sì, ho provato a vedere se c’era la facoltà di Commesso Nei Centri Commerciali ma non l’ho trovata, peccato la divisa blu mi piaceva…” disse ironico
“se avessi detto che avevi una targa come miglior impiegato del mese di sicuro ne avrebbero creata una apposita”
sembrava davvero che tutta la magia che si era creata prima dell’ultima telefonata fosse svanita e si accorse che era come se le dispiacesse. Era impossibile, erano passati anni e Jess era finito lentamente nel cassetto dei ricordi: non più rancore, non più nostalgia… però stare nell’incavo della sua spalla le faceva battere il cuore.
Le aveva detto che gli era mancata, era vero, però a volte anche a lei lui era mancato ma senza strane fitte al cuore, fitte che provava ora al pensiero che mentre lei rifletteva lui probabilmente studiava i giochi di luce che faceva la torcia, oppure ragionava su qualche libro da studiare per le vacanze di Natale, oppure ancora alla cameriera del bar dove andava a fare colazione. Sospirò
“che c’è Rory?” spezzò il silenzio
“continuo a chiedermi perché stai facendo tutto questo per me: di sicuro hai freddo dato che prima dalla parte del finestrino ghiacciavo…”
“non ho freddo, ho due coperte e tu mi fai da stufa” la tranquillizzò. Lei rise ma non era quello che voleva sapere, così sospirò e continuò a pensare
“è strano… io e te, qui…” non sapeva se provava nostalgia di quello che erano stati o se effettivamente qualcosa di lui non era mai stato dimenticato.
Forse era solo la situazione a farle fare quegli strani pensieri, ma sapeva che quello che prima credeva fossero lacune del passato di Jess ora era più chiaro: essere lì accanto a lui la faceva sentire rinata, era una sensazione che inconsciamente aveva cercato in passato e che non aveva mai trovato con nessuno. E ora che lui le era accanto, che la proteggeva, che la faceva ridere e che le chiedeva di dormire… ora aveva una tremenda voglia di chiedergli se poteva rifarle la stessa domanda che le aveva fatto a Yale.
Aveva rifiutato a quei tempi: la paura dell’instabilità, la ancora recente sensazione di abbandono, il pensiero che avrebbe potuto trovare quello che lui le dava in qualcun altro. Ora sapeva che era impossibile, con chiarezza vedeva sé stessa accanto ad altri con quella sensazione di insoddisfazione che non riusciva a capire: a volte si manifestava subito, a volte era successo che passassero mesi prima che lei capisse che non si sentiva vera, non si sentiva lei, le sembrava di recitare una parte o di vivere in una dimensione parallela.
Ora però che aveva trovato la chiave, ora che non voleva altri che lui, aveva paura che tutto quello non fosse corrisposto. Adorava tutte quelle piccole cose che le dimostravano che non erano cambiato: il libro che leggeva prima che si vedessero, quel suo starle accanto con una scusante, in modo un po’ indifferente, la sua ironia che a volte la faceva andare in bestia e quella scia di dolcezza celata che aveva appena rivisto negli occhi scuri.
Alzò lo sguardo verso di lui per vedere se dormiva e incrociò nuovamente i suoi occhi che la stavano fissando
“a cosa pensavi?- la ragazza scosse la testa decisa a non rivelargli niente e lui distolse lo sguardo cercando di concentrarsi sul sedile che aveva davanti- Rory non ti comportare così per favore –disse quasi freddo- perché potrei anche farmi delle illusioni e non mi va molto di ritrovarmi ancora con un palmo di naso, umiliato e rifiutato”
“non ti ho mai umiliato!” precisò lei affannata
“l’ho fatto io cercandoti e tu lo hai fatto rifiutandomi”
“Jess…” sussurrò, quel nome sembrava quasi una supplica, il ragazzo si voltò nuovamente e vide quel viso che spesso era stato tra i suoi dubbi, e quando si era deciso a provare a riaverla con sé era stato nella sua solitudine, nella sua amarezza. Dolore, che parola grossa, eppure aveva sofferto per Rory. Poi si era buttato nello studio per dimenticarla e con l’inconscio desiderio di superarla, e quando gli incubi si erano fatti più radi e il suo pensiero più lontano aveva ripreso a bighellonare, ben deciso a non ritrovarsi più nella stessa situazione, a non soffrire più.
E adesso Rory lo guardava con lo stesso volto bello e innocente, gli stessi occhi enormi ed espressivi, che gli trasmettevano di più della richiesta di un’altra coperta e di più della riconoscenza, sembrava gli stessero dicendo che aveva capito qualcosa. Era difficile resistere, ma anche cedere. Era vero, forse l’amava ancora, ma era diverso accettare un sentimento sofferto e darsi la mano ricominciando a camminare insieme, quello era pericoloso.
Ipnotizzato dal suo sguardo però si ritrovò a pensare che forse quella sarebbe stata l’ultima occasione, datagli dal destino come regalo di Natale, e decise che se già una volta era stato disposto a tentare di stare con lei forse poteva farlo anche ora. Era vero, la sua vita stava ingranando benissimo anche senza Rory, ma quella sensazione di vuoto non lo aveva mai abbandonato
“Rory questo silenzio, e questo pensare al passato. E’ pericoloso. ”
lei abbassò la testa e bisbigliò percepibilmente triste e delusa dalle sue ultime parole
“hai ragione”
La mano di Jess uscì dalla coperta e accarezzò la guancia di lei un po’ fredda, costringendola a guardarlo ancora. Le sue parole non erano un rifiuto
Sorrise impercettibilmente e posò le sue labbra su quelle di lei, domandandosi se viveva o se era un sogno, mentre capiva come quel contatto gli era mancato e quanto l’aveva desiderato. Il suo pollice fu bagnato da una tiepida goccia e lui la guardò interrogativo: stava piangendo
“non lo so…” osservò lei sorridendo e fece per asciugarsi le lacrime, ma la mano di Jess bloccò il suo polso e sussurrò
“non devi saperlo”


Dato che la tenda copriva il finestrino si fece giorno senza che loro se ne accorsero e continuarono a dormire fino a quando furono svegliati da dei forti rumori.
“che succede…” si chiese lei sbadigliando, non rendendosi bene conto di dove era.
Jess nonostante fosse ancora più assonnato però percepì immediatamente la presenza di Rory accanto a sé e la sua testa sul suo torace
“probabilmente stanno ricollegando l’elettricità: è un buon segnale, partiremo…”
fissò la testa della ragazza che non accennava a muoversi e dopo qualche secondo iniziò a ipotizzare a un ripensamento, ma proprio mentre si mandava a quel paese da solo Rory si girò sorridendogli, ancora un po’ insicura
“ciao…” bisbigliò. Notò che lo scrutava, come se dentro di lei si stesse domandando la stessa identica cosa. Le baciò la fronte e ricambiò il saluto
“ciao” era strana quella sensazione che provava dentro, era felice. In fondo non aspettava altro, ed era successo per davvero: non era stato solo un sogno. Distratto nei suo pensieri e nella sua sonnolenza non si era accorto che Rory si era alzata così si stupì di ritrovarsela davanti mentre toccava le bocchette dell’aria
“funziona! –gli tolse la coperta di dosso- lo senti che non fa freddo?”
lui protestò borbottando
“veramente a me non davano fastidio…”
la ragazza tirò su la tenda e lo scompartimento si riempì di una luce immacolata che lui maledisse mentalmente, ma a giudicare dall’esclamazione di felicità di lei la neve doveva essersi calmata
“guarda, guarda: non nevica più!”
lui si alzò e si mise di fianco a lei
“vieni qua” disse cingendole la vita con le braccia e attirandola a sé. La guardò per qualche secondo, i capelli leggermente arruffati e l’espressione ancora un po’ assonnata: era bellissima. Lei lo precedette alzandosi sulle punte e baciandolo mentre Jess la stringeva ancora più forte a sé, come a voler diventare tutt’uno con lei e non lasciare più quel contatto.
L’altoparlante emise la bella notizia, sarebbero partiti.
Il treno iniziò a muoversi con uno scossone e caddero l’una sopra all’altro tra le coperte abbandonate per terra; Rory rise
“devo chiamare mia mamma!”
Jess afferrò il suo viso con entrambe le mani e la baciò prima che lei si mettesse a cercare il cellulare
“ehi è mezzogiorno: credo che tua madre sarà sotto shock non avendo ancora nessuna notizia”
la ragazza non riuscì a non sorridere e compose velocemente il numero mentre lui reclamava ancora le sue labbra
“mamma siamo partiti!” annunciò
“Oddio meno male, stai bene?”
“sì, benissimo mamma, saremo ad Hartford verso le tre!” trattenne un sorriso per il fatto che Jess era di nuovo seduto di fianco a lei e stava baciandole il collo
“il telegiornale ha detto che siete rimasti senza luce e riscaldamento, perché non mi hai detto niente?” chiese preoccupata pensando che la felicità della figlia era esagerata anche per una scampata all’assideramento
“avevamo delle coperte e una torcia e quindi non era il caso di farti preoccupare, vieni a prendermi in stazione?”
“è ovvio –e si domandò come mai avesse tanta fretta di troncare la discussione- ci vediamo dopo piccola, ti voglio bene”
“anche io mamma!” le rispose in una mezza risata. Non appena gli riconsegnò il telefono Jess affermò
“bene, da adesso fino alle tre non voglio altre intromissioni, ok?” e poi la attirò nuovamente verso sé e ricominciando a baciarla, come se avesse voluto recuperare tutto il tempo perso


L’altoparlante aveva gracchiato che stavano arrivando alla stazione di Hartford così presero i loro bagagli e li trasportarono nel corridoio davanti alla porta
“che cos’hai?” gli chiese: era appoggiato al muro e sembrava pensieroso. Lui le fece un lieve sorriso e la baciò
“senti forse non capirai bene quello che ti dico, ma io credo che sia la cosa migliore- la vide irrigidirsi così la baciò nuovamente per tranquillizzarla- dal momento in cui scenderemo dal treno staremo lontani, non voglio vederti fino a domani: oggi ci penserai, e domani mattina mi dirai se vuoi veramente stare insieme a me o se eri solo…” lei lo zittì e sorrise
“ok. Pensaci anche tu, va bene?” lui annuì velocemente e reclamò l’ultimo bacio


Lorelai e Luke erano direttamente sul binario e li videro non appena scesi dal treno. La ragazza lasciò la sua borsa a Jess e corse a riabbracciare la madre, che sembrava quasi sul punto di piangere dalla gioia
“la mia bimba! Oddio Rory… promettimi che non prenderai più un treno, ok?”
intanto Luke le aveva lasciate sole dirigendosi incerto verso il nipote
“tutto bene?” chiese quasi indifferente ma non riuscendo a trattenere un sorriso; e lui annuì
“tutto bene”
“qual è il bagaglio di Rory?- il ragazzo glielo indicò così lui lo prese- vieni, glielo porto”
non appena le ebbero raggiunte Jess si bloccò stupito: se Lorelai avesse iniziato a parlare in giapponese gli sarebbe sembrato più normale, e invece gli stava tendendo la mano
“Rory mi ha detto che ti sei preso veramente cura di lei, ti ringrazio” lui le strinse la mano e bofonchiò ancora incredulo
“era il minimo”
“grazie davvero, Luke ci vediamo dopo -prese sottobraccio la figlia e si allontanarono- adesso ti porto a casa e vado alla locanda, stasera torno e faremo metà Vigilia e metà serata mamma e figlia, ok?”
Rory sorrise
“perfetto!”

Fuori era già buio, se volevano andare a festeggiare in paese avrebbero dovuto fare in fretta, ma non appena Lorelai entrò in casa e vide la figlia rannicchiata sul divano in vestaglia e con una coperta grezza in stile spartano capì che non ne aveva nessuna intenzione
“buona vigilia- disse baciandola sulla fronte- ho portato qualche ciambella e un paio di dolcetti natalizi!- esultò buttandole un sacchetto tiepido in braccio- non mangiare niente e aspettami: vado a cambiarmi e poi diamo inizio ai festeggiamenti!”
Rory ignorò la richiesta e iniziò a sbocconcellare un pan di zenzero a forma di Babbo Natale
“lo so che volevi passare la serata con Luke, mi dispiace!” urlò, e la madre si affacciò dal piano superiore
“non ti preoccupare, quello stacanovista lavorava stasera… -scese in tuta e pantofole, con i capelli raccolti con una molletta sopra la testa e fece una giocosa smorfia di disappunto vedendo la ragazza che mangiava. Si sedette accanto a lei- tesoro da dove viene questo schifo?” chiese alludendo alla coperta
“è una lunga storia…” sorrise Rory pensierosa. Lorelai le strappò di mano il sacchetto e vi frugò dentro
“parti pure dall’inizio” commentò
La ragazza si schiarì la voce, in fondo aveva già deciso che le avrebbe raccontato cosa era successo
“stanotte c’è stato… un riavvicinamento se così si può chiamare tra me e Jess. Questa è la sua coperta”
“concisa…-commentò la donna- voglio altri particolari, vi siete baciati?”
“sì”
“uhm, ora capisco quell’euforia di stamattina… e?” chiese curiosa
“non hai altro da dire? Non mi dici quanto Jess sia terribile?” La madre le porse una ciambella
“tieni, è l’ultima… no, non te lo dico perché attualmente la mia opinione riguardo a Jess è una lavagna vuota. E poi?” ridomandò, enfatizzando
“oggi non ci siamo sentiti perché ha detto che prima di domani mattina non vuole vedermi, così ci penserò su e dovrò dargli una risposta”
Luke le aveva detto che era rimasto rintanato in camera sua per tutto il tempo, ora iniziava già a capirci qualcosa in più
“mettervi insieme? Wow , ma allora fa sul serio…”
“già… e…-finse di interessarsi ai dolci, non sapeva neanche lei cosa dire- vado a preparare il caffè” disse alzandosi e correndo in cucina
“e? Andiamo Rory, avrai qualcosa in mente, no? Stamattina eri così felice!” disse seguendola
“lo so, era tempo che non stavo così bene… io non ho dubbi, ma il fatto di avere questa possibilità di pensarci su che toglie ogni margine d’errore mi fa essere più razionale, tutto lì, ho cercato di valutare i pro e i contro ma evidentemente sono sprovvista di fantasia…” le indicò un foglio sul tavolo diviso in due. Lorelai sorrise: sotto la colonna Pro c’era scritto Jess, e sotto quella Contro solamente Non Jess
“Rory lo sai che stai frequentando l’ultimo anno a Yale? Ti ricordi che hai scelto giornalismo vero?” la prese in giro, in fondo era tutto chiaro.
Lei le strappò il foglio dalle mani
“sei molto spiritosa…- si avviò nuovamente verso il divano- che film hai noleggiato?”
La madre tirò fuori dalla borsa una cassetta
“Casablanca, è un po’ che non lo vediamo insieme…”


Quando aprì gli occhi si ritrovò sul divano, con la madre accovacciata praticamente sopra di lei. Era la mattina di Natale, ed era anche un giorno particolare… il cuore le batteva, ci aveva pensato abbondantemente senza aver deciso se seguire semplicemente quello che le diceva il suo cuore oppure andare con più cautela e prendersi ancora un po’ di tempo; ma al solo pensarci si sentiva fremere d’impazienza. Si vestì velocemente e uscì di casa, rabbrividendo per la fresca aria mattutina. Era solo una sciocca, Jess sicuramente dormiva ancora e così anche Luke, l’appartamento era sopra al locale chiuso e non c’erano né citofoni né campanelli. Una volta davanti alla porta bianca riflettè sul da farsi, e capì che se c’era un solo modo per vederlo il destino le avrebbe dato una mano, così si girò e andò verso il ponte
Corse, almeno avrebbe avuto una scusa per la tachicardia inspiegabile, e non appena arrivò lo vide in piedi, semi nascosto dalla foschia. Guardava l’acqua, sapeva benissimo che era arrivata eppure non si girava. Quando fu accanto a lui finalmente diede un segno di vita
“ciao” le disse
“Buon Natale Jess”
Incerto lui si girò, tradendo un mezzo sorriso nel vederla
“buon Natale Rory… cosa ci fai qui?” le chiese come se l’avesse incontrata casualmente, e a lei scappò una mezza risata
“e tu?” domandò cercando di non fare trapelare niente
“bhe, per il solo fatto che sono sveglio a quest’ora…” le fece notare con sarcasmo
“io sono venuta qui perché voglio il mio regalo di Natale…” sussurrò lei.
Ora era tutto diverso, non era perché erano al buio in un treno freddo o perché erano vicini, era un bacio che aveva il sapore di una promessa e di un amore passato ma ancora presente. Un bacio che aveva il dolce sapore di un amore futuro, ancora tutto da vivere
Jess le accarezzò la guancia
“buon Natale” ripeté
“è il migliore che abbia vissuto- lui le prese la mano e iniziò a camminare- dove andiamo?”
“a dormire, no?”
“ma io volevo stare ancora un po’ con te…” protestò lei; lui si fermò e la baciò ancora
“ovvio, mica ti lascio scappare così- arrivarono da Luke e salirono di sopra- c’è abbastanza posto per tutti e due, e non dirmi che non hai sonno perché stai crollando”
Lei sorrise e si sdraiò accanto a lui, rifugiandosi nel suo torace e lasciando che lui la abbracciasse, godendosi quel silenzio carico di cose da dire. Dopo qualche minuto lo guardò e lo vide già addormentato:
Sarebbe stato tutto perfetto, e probabilmente era per sempre.

_Fine_


Grazie a Luna, Elena e Luckyyy per avermi fatto da beta-readers!
Questa fiction l’ho scritta verso febbraio e la pubblico solo adesso, vi annuncio che ne ho un’altra in cantiere post quinta serie, ma non vi assicuro il tempo che mi ci vorrà per pubblicarla… perdono! E… Ovviamente fatemi sapere qualcosa nella sezione commenti
   
 
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