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Autore: Youko    28/06/2010    6 recensioni
Si avvicina il compelanno di Hanamichi e Kaede è intenzionato a contraccambiare la giornata che gli ha regalato Hana. Conoscendo la volpe,ce la farà?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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21 la controparte Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

21 nasceva come una singola shot di compleanno, ma dopo che aver letto il commento di Krikka non sono riuscita a non scrivere questa, quindi un grande grazie a Krikka per la grande idea spero vi piaccia ^^
Un ulteriore grazie a tutte le persone che hanno letto e commentato la precedente oneshot.
Buona lettura.

21: La controparte

Kaede stava letteralmente impazzendo, più ci pensava e meno trovava una soluzione decente.
Il compleanno di Hanamichi sarebbe stato a breve e ancora lui non sapeva come contraccambiare lo splendido regalo fattogli.
Sakuragi non si era limitato semplicemente a fargli un dono, più o meno costoso che fosse, bensì gli aveva organizzato un’intera giornata, per quanto folle e assurda. In tipico stile do’hao aveva pianificato tutto con estrema cura e pazienza, iniziando dal portargli la colazione a letto per finire con una romantica sorpresa a lume di candela e torta di compleanno.
Hana si era dato tanto da fare per lui soltanto per dimostrargli una volta di più quanto lo amasse e quanto tenesse alla loro storia, Kaede non voleva essere da meno avrebbe studiato qualcosa per mostrare ad Hanamichi che lo amava altrettanto.
Il problema era che voleva fare qualcosa di altrettanto particolare e indimenticabile per il do’hao e questo era lo scoglio su cui si era arenato.
Non poteva certo limitarsi a un semplice regalo né organizzare una festa a sorpresa, per quanto quel casinista del suo ragazzo lo avrebbe apprezzato, no! Kaede voleva escogitare qualcosa di speciale.
Aveva spremuto ogni neurone che possedeva eppure l’unica cosa a cui era riuscito a pensare era il collegamento tra la festa dell’hanami e il compleanno di Sakuragi.
Hana compiva gli anni il primo di aprile proprio nel periodo della fioritura dei ciliegi e non solo nel suo nome vi erano parecchi riferimenti alla festività ma anche all’albero di sakura.
Kaede aveva immaginato di stendere una coperta in un bel parco proprio sotto un imponente ciliegio, ripararsi con Hanamichi sotto le fronde cariche di fiori, bearsi del sole e del profumo che si sprigionava intorno a loro, tirare fuori un contenitore del bento a più ripiani, imboccare il suo do’hao e perdersi uno negli occhi dell’altro…
L’idea era stata scartata con una vigorosa scossa del capo, primo lui non era tipo da fare simili sdolcinatezze andava bene essere innamorati ma così si esagerava si era detto con un piccolo cipiglio, secondo Hana era pur sempre un do’hao e questo non doveva dimenticarlo.
Per quanto la scena che la sua mente aveva evocato fosse pittoresca, romantica e poetica e sicuramente Sakuragi avrebbe apprezzato il tutto lo conosceva fin troppo bene, non era il tipo da sospirare tenendo il naso in aria e poi alla fin fine sarebbe stata una semplice scampagnata tanto valeva organizzargli una festa caotica e rumorosa, l’avrebbe gradita mille volte di più.

Rukawa sospirò pesantemente, si aggiustò lo zaino sulla spalla e prima di procedere lungo il corridoio verso l’aula si massaggiò con forza le tempie, tutto quel pensare senza trovare una soluzione gli stava spaccando la testa in due.
La stanza era già affollata di studenti che chiacchieravano a un volume decisamente troppo alto per lui, salì gli scalini e prese posto adagiando le braccia sul banco e poggiandovi la testa sopra, non che avrebbe chiuso occhio ormai erano settimane che non riusciva ad appisolarsi e tutto per colpa di Sakuragi.
“Ehi ragazzi!- richiamò l’attenzione di tutti un suo compagno di corso- Il professore non viene, sembra che gli si sia fusa la carretta con cui và in giro” annunciò allegro, la macchina del professor Tachibana era oggetto di ilarità per tutto il complesso e giravano anche numerose scommesse su quando la fedele auto lo avrebbe appiedato, di fatti accaduto proprio quella mattina.
Kaede si sistemò meglio sul suo cuscino e continuò a riflettere quando i suoi occhi vennero colpiti da ciò che una ragazza, due posti dopo di lui, stava facendo.

L’allenamento si svolse senza intoppi anche per quel giorno e i ragazzi si diressero verso gli spogliatoi vociando allegramente. Hanamichi come sempre era il più caotico di tutti, quel pomeriggio la sua risata risuonava ogni cinque minuti e tutto perché era stato elogiato dal mister per un rimbalzo particolarmente difficile che aveva afferrato con un salto prodigioso.
“Vuoi smetterla di darti tante arie? Piuttosto vedi di giocare così anche in partita” gli disse indispettito Ryota esasperato dalla sua voce squillante che spaccava i timpani.
“E’ tutta invidia la tua tappo, perché io sono il re dei rimbalzi ed indiscusso campione di basket” decretò per l’ennesima volta finendo di asciugarsi i capelli.
“Tzs do’hao” sbuffò Kaede seduto su una panca intento a sorseggiare da una bottiglietta, non si era ancora cambiato in realtà stava valutando se ritornare in campo ad allenarsi un altro po’, giusto per schiarirsi le idee e farsi passare il mal di testa avuto per tutto il giorno.
“Baka kitsune che vuoi?” domandò Sakuragi terminando di infilarsi la maglia per poi sedergli accanto per allacciarsi le scarpe.
“Senti Kae – gli sussurrò piano mentre i compagni di squadra iniziavano ad avviarsi a casa – Yo mi sta aspettando qui fuori,  torno per cena” Hana si sporse verso di lui e veloce gli sfiorò le labbra con le proprie prima di alzarsi e recuperare la borsa.
“Vedi di non combinare guai” gli rispose Rukawa osservandolo uscire sventolando una mano e salutando i pochi rimasti e Sendoh che stava entrando in quel momento, visto che si era attardato in palestra per prendersi l’ennesimo rimprovero dal coach a causa dei suoi ritardi cronici.

Kaede diede un’altra lunga sorsata mentre Akira si avvicinava per aprire il proprio armadietto.
“Che fai non ti cambi?- gli domandò con un sorriso, Rukawa gli regalò un’occhiatina imperturbabile e non lo degnò di risposta dato che non aveva ancora deciso cosa fare -Pensi di allenarti ancora un po’ ? Tu e Hana oggi non andate a casa insieme, giusto?” continuò imperterrito Akira afferrando l’occorrente per la doccia.
“Nh, esce con un suo amico” annunciò prima di poggiare la schiena contro l’anta alle proprie spalle.
“E la cosa ti scoccia?” chiese ancora la voce di Sendoh visibilmente curioso.
“Nh?”
“No te lo chiedo perché mi sembri un po’… pensieroso” si spiegò meglio Akira sedendosi sulla panca di fronte a lui, ormai erano rimasti soli nello spogliatoio e il silenzio aleggiava nella quiete del tardo pomeriggio.
Kaede lo squadrò socchiudendo appena gli occhi, Akira continuava a sorridergli aspettando che gli dicesse qualcosa. Era vero che Rukawa lo apprezzava in quanto un giocatore versatile e di grande talento e lo tollerava perché un elemento prezioso della squadra, ma se pretendeva che iniziasse a confidarsi con lui come fossero grandi amici decisamente il porcospino non doveva avere tutte le rotelle al posto giusto.
Evidentemente anche se non aveva espresso quei pensieri ad alta voce, Kaede doveva avergli trasmesso qualcosa con lo sguardo perché Sendoh sghignazzò leggermente prendendo a dire: “Sai essere gelosi è del tutto normale”
Gli occhi di Rukawa si assottigliarono per un secondo poi si rilassarono e sbuffò infastidito: “Tzs è solo Mito, figurati se sono geloso di un tipo simile”
“Ah sì? Mi sembra che Sakuragi passi un sacco di tempo con quel ragazzo” constatò Akira l’evidenza dei fatti.
“Sono soltanto amici, tutto qui” chiarì Kaede questa volta con una sfumatura leggermente minacciosa nella voce, aveva già abbastanza pensieri per la testa, non gli servivano anche le illazioni di Sendoh, oltre tutto senza alcun fondamento.
“Non volevo mica insinuare altro-  chiarì il porcospino, ma Rukawa non ne era per nulla convinto – E’ che mi sembravi preoccupato e visto che Hana si è allontanato con quel suo amico pensavo potessi essere un po’…”
“Non c’entra nulla Mito”Kaede si affrettò a interrompere le sue chiacchiere inutili.
“Ah no? E allora che ti preoccupa? – indagò ancora Akira poggiando i gomiti sulle ginocchia prima di sorridere e continuare – Mi sembra chiaro che c’è qualcosa che ti impensierisce, come è abbastanza chiaro che non ne puoi parlare con Sakuragi”
“E se fosse? Dovrei parlarne con te?” gli domandò diretto non celando il sarcasmo, quell’aria da confidente che Sendoh aveva messo su non gli piaceva.
“Beh non sei il tipo che si sbottona facilmente con gli altri e io sono piuttosto discreto, comunque come vuoi, cercavo solo di aiutarti”
Akira si alzò dalla panchina recuperò l’asciugamano e il doccia schiuma messi da parte e si avviò alle docce, Kaede lo fissò in silenzio con le braccia rilasciate e le mani che stringevano la bottiglietta quasi vuota, prima che Sendoh sparisse dalla sua vista aprì bocca.
“Il primo aprile è il compleanno del do’hao” annunciò ottenendo che l’altro giocatore si immobilizzasse e si voltasse verso di lui.
“Quindi è questo il problema?- Kaede annuì riflettendo che era arrivato al limite della follia se stava chiedendo consiglio proprio a lui – Non credo tu sia in crisi perché non sai cosa regalargli giusto?” s’informò ancora il compagno di squadra poggiandosi con il fianco agli armadietti.
“No” convenne Kaede passandosi una mano fra i capelli leggermente umidi per il sudore.
“Quindi è perché Sakuragi ha orchestrato tutta quella storia dei biglietti e della festa al karaoke, esatto?”
 domandò ancora.
“Tu quanto ne sai?” s’informò a sua volta Rukawa.
“Mi ha detto solo che dovevo trattenerti al campetto per qualche ora, mi ha dato il messaggio vietandomi di leggerlo- Akira arcuò le labbra, era chiaro che aveva sbirciato all’interno troppo incuriosito per non farlo –E poi sapevo della festa a sorpresa, però suppongo che ci siano stati altri biglietti, insomma quello che avevo io riportava il numero due scritto sopra a caratteri giganteschi” terminò logicamente.    
“Nh” annuì ancora Kaede, Akira si staccò dal suo appoggio momentaneo e si rimise seduto di fronte a lui.
“Stai pensando di fare qualcosa di altrettanto carino per Hanamichi vero?” dedusse ancora con un sorriso.
“Sì, però non so cosa, non voglio limitarmi a una festa a sorpresa” sputò tutto d’un fiato Rukawa giocherellando con la bottiglia, lanciandola in aria e riprendendola al volo.
“Capisco. – esalò piano Akira riflettendo su una possibile soluzione – Hai provato a chiedere a Mito? Visto che è il suo migliore amico può darti qualche dritta”
“Mh ci ho provato – rispose facendo ruotare il contenitore fra le dita – ma gli amici del do’hao sono dei do’hao a loro volta. ‘Ad Hana piacciono le sorprese’ ecco il suo aiuto, tzs come se non lo avessi capito da me” ringhiò contrariato, Akira invece ridacchiò divertito aggiudicandosi per quello un’occhiata glaciale.
“In effetti non è stato illuminante” ammise per rabbonirlo.
“Un’idea mi è venuta in mente – confessò dopo qualche minuto Kae – però primo non ho molti soldi e secondo l’idiota che si veste da panda ha finito di lavorare a marzo”
“Co… come?- domandò Akira sgranando gli occhi –Hai detto panda? Chi è che si veste da panda?” chiese con una certa urgenza, cosa che lasciò Rukawa perplesso.
“Mito” spiegò prima di accennargli a grandi linee cosa fosse accaduto il giorno del suo compleanno e l’idea che gli era balzata in testa poche ore prima, ma purtroppo non fattibile.
Sendoh ascoltò tutto in silenzio e alla fine del racconto rivolse un enorme sorriso a Kaede.
“Posso aiutarti” annunciò ottenendo la sua totale attenzione  iniziando a spiegargli la sua idea.

Rukawa fissò Sendoh un’ultima volta prima che scomparisse in direzione delle docce, il piano di Akira non era poi tanto male ed era arrivato al momento giusto, si alzò e con decisione eaprì il proprio armadietto, aveva poco tempo per organizzare tutto, ma ce l’avrebbe fatta.
Quell’anno Hanamichi avrebbe ricevuto il regalo più bello, quello che desiderava da tanto tempo.
Kaede raggiunse le docce a sua volta, poggiò l’asciugamano al gancio esterno e prese a svestirsi ascoltando lo scroscio di acqua provenire dal box accanto, dove Sendoh si era chiuso poco prima.
Lasciando che la temperatura dell’acqua si regolarizzasse si bagnò i capelli prima di afferrare lo shampoo,     
riflettendo sulle parole dette da Akira poco prima.
Il giocatore inizialmente aveva sottilmente insinuato che Kaede potesse essere geloso del rapporto che legava Sakuragi e Mito non sapendo, apparentemente dimentico delle le parole che gli aveva rivolto Hanamichi al karaoke, chi fosse lo sconosciuto ragazzo con cui Hana si era allontanato quel pomeriggio, ma poi il compagno di squadra si era contraddetto quando aveva affermato tranquillamente che Yohei non era altro che il migliore amico di Sakuragi.    
“Dì un po’-  chiamò Kaede, le pareti dei box doccia erano così sottili che permettevano ai giocatori di poter chiacchierare tra loro – prima quando sei arrivato negli spogliatoi, tu lo sapevi bene con chi era uscito il do’hao” le parole di Akira ci misero un po’ ad arrivare.
“E allora?”
 Rukawa strinse leggermente i pugni“Allora l’hai fatto apposta” dedusse, la risatina di Sendoh gli arrivò chiara dato che il ragazzo chiuse in quel momento il rubinetto dell’acqua e uscì fermandosi di fronte alla sua porta per dirgli: “Tu credi?” prendendolo evidentemente in giro.
Rukawa strinse le labbra trattenendo il ‘bastardo’ che premeva per scappargli di bocca, aveva bisogno dell’aiuto di Sendoh e non era opportuno insultarlo, però decise che alla prossima partita non gli avrebbe permesso di segnare neanche un canestro.



Hanamichi spalancò gli occhi al settimo persistente trillo della sveglia, allungò un braccio e alla cieca tentò di spegnere l’aggeggio infernale, una volta che ci riuscì si rivoltò nel lenzuolo ed abbracciò la schiena di Kaede.
“Volpe – chiamò piano – ehi volpe- ripeté trattenendo uno sbadiglio – Kae” esalò sfregando il viso fra le sue scapole e infilando una mano sotto la canotta di Rukawa.
“Do’hao” soffiò Kaede quando i polpastrelli di Hanamichi presero ad accarezzargli lo stomaco.
“E’ ora di alzarsi - gli annunciò Hana facendolo voltare a pancia in su e schiacciandolo subito dopo col suo peso – Buongiorno” esalò sul suo viso prima di catturargli le labbra.
Prima che le braccia di Rukawa lo intrappolassero bloccandolo al materasso Sakuragi sgusciò via veloce, più di una volta avevano fatto tardi all’università e ormai Hana aveva sviluppato dei riflessi invidiabili per sfuggire alle attenzioni mattutine di Kaede.

Si recò in bagno per primo e dopo qualche minuto Rukawa lo raggiunse stropicciandosi gli occhi, si vestirono e fecero una veloce colazione: succo di frutta e un paio di biscotti, poi recuperati gli zaini uscirono di casa.
Hanamichi lanciò un paio di occhiatine verso Kae che camminava al suo fianco.
“E’ proprio una bella giornata oggi, non trovi?” se ne uscì dopo qualche minuto ricevendo in risposta uno sbuffo.
“Che lezioni hai il giovedì? Perché oggi è giovedì volpe” disse ancora ottenendo lo sguardo di Kaede su di sé.
“Do’hao, ma che domande fai di prima mattina?” gli rispose, gli occhi di Sakuragi si socchiusero appena.
“Baka kitsune!” esordì allungando il passo e maledicendo la narcolessia delle volpi e la loro scarsa ricettività mattutina.

Quando Hanamichi varcò il cancello dell’università per poco non rischiò un infarto, assieme ad un paio di studenti che passavano in quel momento a dire il vero. Noma, Okusu e Takamiya si erano nascosti dietro il cespuglio che affiancava il pilastro di destra ed erano sbucati urlando: “Buon compleanno!” lanciando coriandoli colorati e starnazzando con le trombette di plastica.
La reazione di Hana fu istantanea e dolorosa per i tre che si ritrovarono stesi a terra agonizzanti e con un vistoso bernoccolo sulla fronte.
“Ve lo avevo detto di non farlo- fece al loro indirizzo Mito ridacchiando poco lontano – Auguri Hana” salutò poi l’amico il quale scostandosi la mano dal petto, che batteva ancora veloce per lo spavento, lo ringraziò per poi voltarsi a fissare Kaede.
“Auguri” esalò il suo ragazzo, gli occhi di Hanamichi si accesero un secondo di disappunto.
“Grazie” esclamò incamminandosi in direzione dell’istituto.
“Non dirmi che te ne sei dimenticato. Non posso crederci” fece Yo evidentemente incredulo.
“Mi è passato di mente” liquidò la faccenda Rukawa avviandosi a seguire l’altro.

Hanamichi si diresse con passo pesante in classe, dire che fosse allibito e sconcertato era poco, Kaede sembrava aver rimosso completamente dal cervello che era il suo compleanno, impossibile si disse non riuscendo a crederci poi capì e un sorriso pericoloso gli si dipinse sulle labbra.
Rukawa aveva semplicemente finto di essersi scordato che giorno fosse, pensò vittorioso più che certo che Kaede avesse inscenato la dimenticanza perché gli aveva organizzato una festa a sorpresa.
“Tanti auguri Hana!” lo accolse la voce festante di Midori appena varcò l’aula svegliandolo da quelle supposizioni.
“Ehehehe così sei coinvolta anche tu, eh?” esordì sicuro di sé sorridendo con fare complice alla ragazza che corrugò la fronte.
“Come dici?”
“Tranquilla – la rassicurò subito- farò finta di non sapere nulla”
“Hana… ma di che stai parlando?” chiese Midori che non era ancora molto abituata alle stranezze di Sakuragi.
“Ma dai l’ho scoperto, Kaede mi ha organizzato una festa a sorpresa, ma io farò finta di essere molto stupito, non preoccuparti sono il tensai”
“Non so nulla della festa comunque mi fa piacere saperlo”
“Come non sai niente, allora come fai a sapere che è il mio compleanno?” domandò ora lui non capendo lei, Midori scoppiò a ridere divertita.
“Hana è una settimana che lo gridi ai quattro venti” gli ricordò mentre il resto dei compagni di classe si avvicinava al ragazzo per fargli gli auguri.

Sakuragi prese posto corrucciato e non ascoltò neanche una parola del professore, i compagni sembravano non saper nulla della festa, poi il sorriso gli ricomparve sicuro in faccia.
Kaede non era un tipo molto confusionario si rammentò, di certo aveva invitato solo un gruppo ristretto: i ragazzi della squadra e i suoi amici trovò la supposizione più che logica e si decise finalmente ad ascoltare ciò che l’insegnante stava dicendo.

“Dai dimmelo, ti giuro che non dirò niente- sghignazzò Hana sfregandosi le mani – Mi conosci Yo sai come sono bravo a fingere”
“Sì certo, sei un grande attore – lo punzecchiò l’amico ritornando subito serio e allontanandosi di un poco quando vide Hanamichi avvicinarsi minacciandolo di una testata – Senti Hana davvero io non so di nessuna sorpresa” ripeté per la terza volta.
“Dai Yo, ormai vi ho scoperto”
“Hana davvero lo giuro, non so di nessuna festa. Se Rukawa ha organizzato qualcosa a me non l’ha detto e neanche agli altri lo sai come sono fatti quei tre, non riescono a tenere la bocca chiusa”
Sakuragi scrutò intensamente il volto di Yohei, non gli stava mentendo non sapeva davvero niente,  prese a riflettere passeggiando avanti e indietro per il corridoio.
Appena la lezione si era conclusa Hana si era precipitato a intercettare l’amico, non stava più nella pelle dalla curiosità di scoprire cosa avesse organizzato la kitsune ed era più che sicuro che Yo sapesse tutto, ma così non era. Poteva capire perché Kaede non avesse detto nulla a Noma, Okusu e Takamiya, non erano famosi per la discrezione, ma se si parlava di Yohei era un’altra storia.
Forse dopotutto si era sbagliato, prese a ponderare l’ipotesi che non ci sarebbe stata nessuna sorpresa, nessuna festa, né regali né torta, Mito intuì al volo cosa stesse passando per la testa dell’amico, che poi non si discostava di molto da ciò che aveva ipotizzato lui pochi istanti prima.
“Rukawa ti conosce bene, sa quanto sei curioso e come ti rovini sempre le sorprese per questo. Sicuramente ha pensato che saresti venuto a minacciarmi per farmi parlare, quindi non mi avrà detto nulla appositamente” cercò di trovare una scusa plausibile e logica sperando ardentemente con tutto il cuore che fosse la realtà.
Il viso di Hanamichi si illuminò istantaneamente e scoppiò in una fragorosa risata, “Ma certo!” annunciò ritrovando il buon umore.

Ore dopo varcò la soglia della palestra con l’aria di chi la sapeva lunga, rimase a ghignare spavaldo sull’uscio lanciando uno sguardo a tutti coloro che erano già arrivati.
“Imbecille ti togli dai piedi?” trillò la voce di Ryota gentilmente alle sue spalle.
“Tappo del cavolo a chi hai detto imbecille?”
“A te! Imbecille”
“La finite voi due?” giunsero le parole e due sventagliate ammonitrici da parte di Ayako.
“Tzs do’hao” fece Kaede passando davanti ai tre palleggiando prima di andare a canestro, Sakuragi rimase immobile a massaggiarsi la testa mentre la fronte si corrugava perplesso.
Aveva supposto che entrando in palestra ci sarebbe stata una pioggia di stelle filanti, auguri urlati magari anche qualche vassoio con dei dolcetti.
“Hanamichi tanti auguri!” lo risvegliò da quella piccola delusione Ayako.
“Buon compleanno” si unì al coro Ryota dando sonore pacche sulla spalla di Hana.
“Tanti auguri!” si aggiunsero i compagni di squadra.
“Buon compleanno Sakuragi” gli fece gli auguri Akira appena arrivato e come sempre per ultimo.
Tutti perfino il mister festeggiarono Hana, l’unico che non si unì al coro fu Rukawa che rimase in disparte restando un po’ indietro.
Hanamichi ridacchiò e scambiò qualche battuta con i compagni mentre una stranissima sensazione di disagio lo avvolgeva, non che si aspettasse che Kaede gli si lanciasse fra le braccia urlando entusiasta ‘buon compleanno amore’ o simili, sarebbe stato innaturale, però un minimo d’interesse e partecipazione poteva dimostrarla.
“Visto che ci siamo tutti io direi di dare il nostro regalo ad Hanamichi prima di iniziare l’allenamento” annunciò Ryota, Ayako corse a recuperare una busta lasciata sulla panchina e la porse al ragazzo che un po’ imbarazzato ma felice tirò fuori il pacco, veloce lo scartò estraendo poi dalla scatola una scarpa da ginnastica nera e rossa.
“Cavolo erano quelle che…”
“Hai adocchiato sulla rivista” terminò per lui Miyagi, grazie alla scusa di cercare proprio quel particolare modello lui e Ayako erano dovuti uscire per tre sabati di fila.
“Grazie a tutti!” esalò Hanamichi con un sorriso estasiato.
“Forza andate a cambiarvi ritardatari e voi muovetevi!” li riportò tutti all’ordine la vigorosa manager, Hana si avviò agli spogliatoi con Ryota e Sendoh al seguito, scambiò solo un breve sguardo con Kaede e nulla di più.

“Allora Sakuragi che cosa farete di bello per festeggiare tu e Rukawa?” se ne uscì Akira piantando un invisibile pugnale nella schiena del ragazzo dai capelli rossi, ormai Hana non ci sperava più in una festa a sorpresa gli era stato chiaro quando la squadra gli aveva dato il dono.
“Mah credo niente” esalò terminando di allacciarsi le scarpe da ginnastica nuove.
“Come niente? Ma dici sul serio?” intervenne Miyagi nella discussione.
“Beh… sì” ammise evitando di guardare i due, non voleva far capire a nessuno quanto ci fosse rimasto male, non che si aspettasse che Kaede contraccambiasse quel che aveva fatto lui il giorno del suo ventunesimo compleanno, ma almeno poteva svegliarlo facendogli gli auguri e proporgli di andare a mangiare qualcosa fuori.
“Ehi! – urlò Ryota una volta che i tre uscirono dagli spogliatoi richiamando l’attenzione dell’intera squadra – Dopo l’allenamento si và tutti a festeggiare il compleanno di Hanamichi!” decretò piantandosi le mani sui fianchi.
Fischi e grida di assenso si levarono nell’intera palestra, tutti i ragazzi si dissero d’accordo e accettarono entusiasti prendendo a proporre vari locali, fu il fischietto del coach a riportare la calma e a dare il via agli allenamenti.
     
Quando l’allenatore decretò che i ragazzi potevano andare a farsi la doccia ci fu una fuga generale verso gli spogliatoi, Hanamichi aveva evitato di guardare nella direzione di Kaede perché dovette ammettere con sé stesso che ce l’aveva con lui, ci era rimasto male della chiara indifferenza della volpe però in cuor suo era ancora vivo un barlume di speranza.
Rukawa intercettò Hana e prima che il ragazzo potesse avvicinarsi al proprio armadietto gli afferrò un braccio trattenendolo accanto a sé e conducendolo verso il proprio poco distante.
“Kae facciamo tardi e vorrei chiamare i ragazzi dell’armata…” iniziò a dire Sakuragi cercando di liberarsi dalla presa.
“Aspetta – lo bloccò Kaede incatenando lo sguardo di Sakuragi col proprio, quando capì che Hana non si sarebbe mosso lo lasciò libero e aprì il proprio armadietto, tirò fuori lo zaino e vi tuffò dentro una mano prendendo a rovistarci, la trasse dopo qualche secondo stringendo fra le dita un pacchettino colorato – Volevo dartelo dopo” esalò con un filo di voce, il viso di Sakuragi si illuminò di un sorriso splendente, felice come non mai iniziò a strappare la carta dicendo: “Maledetta volpe pensavo te ne fossi dimenticato sul serio, che mi hai regalato?”
“Do’hao” sbuffò incrociando le braccia al petto e gustandosi la reazione del ragazzo quando si ritrovò fra le dita una miniatura di Rukawa con tanto di divisa dello Shohoku.
“Kae è… Grazie!” urlò Hanamichi prima di abbracciarlo e stampargli un sonoro bacio, una serie di fischi si levò negli spogliatoi mentre alcuni ragazzi si coprivano gli occhi implorando i due di evitare certe effusioni in pubblico.
“Chiudete il becco sfigati è tutta invidia la vostra” li redarguì Hana esaminando il pupazzetto con attenzione.
“Tzs casomai quello invidiato sono io perché sto con una dea come Ayakuccia” s’intromise Ryota.
“Ma perché state insieme?” chiese una matricola evidentemente all’oscuro di quella relazione.
“No, ma lui sogna ad occhi aperti non farci caso” gli chiarì un giocatore del terzo anno aizzando le ire di Miyagi e lo scroscio di risa del resto del team.
“Do’hao- richiamò la sua attenzione Kaede – così potrai portarmi sempre con te” disse ripetendo la stessa frase che Hanamichi gli aveva rivolto mesi prima.
“Puoi scommetterci volpetta, ora attacco il piccolo Kae al cellulare” decretò non riuscendo a smettere di sorridere.
“Hn senti – fece ancora Rukawa in un bisbiglio più basso – mi spiace non aver fatto altro ma… non sono bravo in certe cose”
Hana gli rivolse uno sguardo affettuoso e scosse la testa in segno di diniego.
“Nessun problema Kitsune, mi basta che te lo sia ricordato e poi io sono il tensai è impossibile superarmi”
“Mh do’hao, modesto come sempre”
“Ehi piccioncini che dite di darvi una mossa che la mia Ayakuccia aspetta di fuori?” li richiamò alla realtà del luogo e del momento Ryota.
“Tappo chiudi il becco!”

Sakuragi afferrò il telefonino e fece un paio di telefonate per chiamare a raccolta gli amici e qualche compagno di corso.
Midori arrivò dopo neanche dieci minuti con un paio di compagne di classe, le ragazze si erano fermate in biblioteca e accettarono ben volentieri di unirsi al gruppo per i festeggiamenti.
Noma, Okusu e Takamiya li raggiunsero all’entrata dell’università mezz’ora più tardi trovando la squadra di basket che tirava a sorte per decidere in quale locale recarsi, avevano ristretto la rosa delle preferenze a tre nomi dopo una serie di battibecchi infiniti a cui solo il ventaglio di Ayako aveva posto termine.
“Mito?” s’informò la manager, con un incipiente inizio di emicrania, non vedendolo fra i presenti.
“Non può venire, se ce la fa ci raggiunge dopo” riferì Hanamichi.
Un’ora dopo il gruppo aveva preso d’assalto alcuni tavolini di un locale poco distante e quando tutti si trovarono con un bicchiere in mano diedero inizio ai festeggiamenti.

“Hana” richiamò l’attenzione del suo ragazzo Kaede affacciandosi sulla porta del bagno, Hanamichi si voltò terminando di asciugarsi il viso.
“Sì kitsune?”
“Mi spiace se… non è stato un granché come compleanno” esalò piano scrutandolo attraverso lo specchio.
“Kae io mi sono divertito un mondo, tranquillo- lo rassicurò avvicinandosi e spegnendo la luce – Andiamo a letto dai”


“Cavolo!” sbuffò Yohei per la terza volta.
“Dai Yo mica è la fine del mondo e poi te l’ho detto è stato deciso all’ultimo minuto”
“Lo so Hana però mi dispiace lo stesso non essere venuto, a saperlo ero pure libero mi ha chiamato il padrone del ristorante qualche minuto prima di te, se questa non è sfiga”Sakuragi si portò le mani dietro la testa.
“Yo mica lo sapevi che andavamo a festeggiare e poi scusa hai lavorato mica sei andato, che ne so… da qualche parte a divertirti scaricando il tuo migliore amico” Mito lo fissò un secondo.
“Ecco lo sapevo, ci sei rimasto male”
“Ma no tranquillo”
“Allora ce l’hai con Rukawa” tirò le somme facilmente, Hanamichi si irrigidì un secondo.
“E perché dovrei avercela con lui scusa?” Mito gli rivolse un’occhiata di chi diceva ‘ a me non mi freghi’
“Hana non ti ha fatto gli auguri se non dopo che glielo abbiamo ricordato io e i tre dementi, non ti ha organizzato una festa né una romantica uscita a due, non ti ha comprato neanche la torta”gli fece notare impietoso.
“Beh che vuol dire? Sai come è fatta la kitsune, non si sveglia se non dopo le sei di pomeriggio, odia le feste e… e… - Hana si fermò di botto- Mica doveva comprarmi per forza la torta!” esclamò calciando un sassolino.
“Sì è vero, però tu ci speravi” fece il sunto della questione Yohei.
Sakuragi si poggiò con la schiena contro il muro di uno degli edifici dell’università, i due amici avevano saltato un’ora per potersi incontrare dato che Mito si sentiva in colpa per non essere andato a festeggiare con Hana.
“Un po’ sì – ammise alla fine Hanamichi – non dico che avrei voluto chissà cosa…”
“Però che si sforzasse almeno un po’” terminò per lui l’amico.
“Già, insomma Kae sembra un tipo menefreghista però non è così o almeno non con me”
“Però ti ha regalato il pupazzetto” gli ricordò Yohei con un sorriso strappandone uno anche a lui.
“Sì, se penso alla volpe che và in quel negozio per farsi confezionare una sua miniatura mi viene da ridere”
esclamò ridacchiando e tirando fuori il cellulare dallo zaino mostrandogli così il piccolo Kaede che penzolava da un filo blu.
“Caspita se è fatto bene, sembra davvero lui” constatò Yohei notando che il pupazzetto aveva anche la stessa espressione seria di Rukawa e non gli sfuggì neanche quella triste dell’amico, Hana per quanto non volesse ammetterlo ci era rimasto male della freddezza dimostrata da Kaede, per quanto poi si fosse scusato più volte di non avergli regalato un bel compleanno come aveva fatto lui.
“Bene ho deciso- se ne uscì Mito serio – stasera io e te usciamo e andiamo fuori, soltanto noi due così recupero per ieri sera”
“Ma smettila con questa storia”
“Perché scusa? Tanto è venerdì e domani non abbiamo lezioni, cos’è non puoi staccarti da Rukawa per una sera?” Yohei sapeva che punzecchiandolo in quel modo Sakuragi avrebbe accettato e così accadde.
“Che caspita dici? Certo che vengo figurati se non posso uscire senza la volpe ibernata, ma sei scemo?”



La sveglia continuò a suonare per un bel pezzo e quando finalmente smise Hana credette di poter ritornare nel mondo dei sogni, ma si sbagliava.
Due mani presero a scuoterlo con vigore e una voce dapprima indistinta poi sempre più chiara dilatò la cortina dell’incoscienza e del mal di testa.
“Hana svegliati sono le nove, Hana!”
“Yo cavolo vuoi?”
“Alzati è tardi!” esalò la voce di Mito con urgenza, Sakuragi  prese con calma a tirar fuori la testa dalle lenzuola, come fosse una tartaruga che sbircia guardinga fuori dal guscio, mentre un trambusto giungeva fastidioso cercò di inquadrare la stanza e l’amico che si aggirava come un elefante in una cristalleria arraffando i propri vestiti.
“Yo ora ti do una testata, è sabato che fretta hai si può sapere?”
“Devi tornare a casa”
“Kaede lo sa che ho dormito da te, se torno per le dieci è lo stesso tanto sarà ancora a ronfare quando arrivo” fece tra uno sbadiglio e l’altro.
La sera precedente erano andati a festeggiare soltanto loro due, prima erano andati a mangiare in un ristorante economico e poi erano finiti in un locale dove avevano fatto tardi, erano le quattro passate quando erano rincasati e la testa di Hanamichi pulsava dolorosamente per il poco sonno e la birra bevuta.
“Hana alzati” Sakuragi si tirò sedere con uno scatto repentino e il volto scuro.
“Che c’è devi uscire?”
“Sì, forza alzati”
“Bene vai, ti metto la chiave nella cassette delle lettere” fece rituffandosi sotto il futon.
“Hana alza il culo!”
Sakuragi non si mosse poi pian piano si sollevò e puntò su Yohei uno sguardo sottile e letale, l’amico non si scompose e gli tenne testa rimanendo ben piazzato sulle gambe troneggiando su di lui.
“Vuoi che ti massacri di botte?” domandò Hanamichi con un filo di voce.
“No, voglio che ti alzi” ripeté Mito caparbio, Hana non sapeva proprio che pensare, generalmente quando si fermava a dormire da lui Yo lo ospitava ben volentieri anzi, proprio per il fatto che per una cosa o per l’altra si frequentassero poco Mito era sempre restio a lasciarlo andare.
“Ti sei svegliato con la luna storta Yo?”   
“No Hana è che… senti ho da fare, per piacere alzati”
“Ok, ok non farti venire un attacco isterico – esalò Hanamichi alzandosi stiracchiando le braccia – Non ci vengo più a dormire da te visto come stai trattando il tensai – continuò raccattando i jeans e la felpa – Se ti azzardi a dire che ti trascuro perché penso sempre al basket o alla kitsune ti spacco la faccia, ti avverto!” lo minacciò piccato,Yohei spesso gli faceva quella battutina quando voleva convincerlo ad uscire facendo leva sul suo senso di colpa, mentre ora non vedeva l’ora di liberarsi di lui.
“Sì va bene dai sbrigati”
Sakuragi lo fulminò con lo sguardo afferrò lo zaino, sbattendo nello spigolo del tavolo, perché l’appartamento di Mito era più piccolo e più caotico del suo, si avviò alla porta come una furia la spalancò e prima di sbattersela alle spalle disse: “Non ci esco più con te”

Arrivò a casa un venti minuti dopo, dato che l’appartamento di Mito e il suo erano poco distanti, come si era aspettato era tutto tranquillo lasciò cadere lo zaino in un angolo e si avviò nella zona letto, deciso a infilarsi sotto le coperte al fianco di Kaede…
L’unico problema era che Rukawa non c’era.
Sakuragi fissò il materasso vuoto e le lenzuola e copriletto riordinati, né una piega né una sgualcitura a dimostrare che qualcuno ci avesse trascorso la notte o che si fosse appena alzato, si fiondò in bagno gli bastò socchiudere la porta per capire che era vuoto e l’abitazione era tutta lì.
Hanamichi recuperò il cellulare dallo zaino né un messaggio né una chiamata senza risposta da parte della kitsune, compose il suo numero ma la voce della signorina della compagnia telefonica lo avvertì che l’utente era irreperibile.
“Dove cavolo è andato?” domandò a sé stesso con una certa confusione, non era da Kaede sparire in quel modo senza lasciare traccia, poi lo vide.
Rimase immobile a fissare la volpina che lo guardava da sopra il tavolo, si avvicinò e afferrò l’origami rigirandoselo fra le dita era davvero ben fatto, la carta era stata piegata con tanta cura che la figura della volpe era perfetta, si accorse che sul fianco destro era stato appuntato qualcosa con la inconfondibile calligrafia di Kaede.

‘Primo cassetto’

Hanamichi si voltò verso l’unico mobile con cassetti che possedevano in casa, ossia quello che faceva da base al cucinino.
All’interno vi trovò una scatola rettangolare lunga e bassa al cui interno giaceva una chiave di piccole dimensioni con una cordicella chiara e consunta all’occhiello e sotto c’era quella che sembrava una lettera.

‘Do’hao pensavi davvero che non fossi capace di escogitare niente?
Se ci riesci tu posso farlo benissimo anch’io’

“Ehi, ma mi insulta anche quando mi scrive le lettere?” chiese Sakuragi a sé stesso indispettito per il tono che aveva la kitsune sempre e comunque, riprese a leggere preferendo trascurare i modi sgarbati di Kaede.

‘Se quell’idiota del tuo amico è riuscito a farti tornare a casa come previsto hai venti minuti per farti una doccia e vestirti’

Hana rigirò la lettera fra le dita cercando se ci fosse qualche altro appunto, ma niente era tutto lì.
Non fece neanche in tempo a chiedersi che stesse accadendo, cosa e dove dovesse andare che bussarono alla porta, andò ad aprire ritrovandosi uno sbadigliante Yohei di fronte.

“Sì può sapere che significa e perché se lo sapevi non mi hai detto niente?” lo aggredì lasciandolo entrare.
“Ah l’hai trovata, fammela leggere dai – rispose impassibile afferrando il foglio di carta –Se te lo dicevo che sorpresa era? Ehi mi ha dato dell’idiota!” si lamentò andandosi a sedere a terra, incrociò le gambe e poggiò la schiena contro il bordo del tavolo.
“Và a farti la doccia non abbiamo molto tempo” esalò ancora accompagnando il tutto con uno sbadiglio.
“Mi dici che succede Yo?” domandò Sakuragi iniziando a sfilarsi la felpa prima di aprire l’armadio e recuperare degli abiti puliti.
“Ah non lo so di preciso non è che Rukawa mi abbia detto molto- annunciò evidentemente scocciato della cosa, a uno sguardo perplesso di Hanamichi lo mise al corrente di ciò che sapeva- Rukawa mesi fa mi aveva chiesto cosa ti sarebbe piaciuto per il compleanno, ma non gli ho dato un grande aiuto – prese a dire ghignando e rigirandosi fra le mani l’origami- poi non ho saputo più niente. Una settimana fa gli ho chiesto se avesse escogitato qualcosa e mi dice ‘niente’ ci sono rimasto male e quando gli ho proposto di organizzarti una festa a sorpresa mi ha squadrato dicendo: ‘ Non ci provare o te ne faccio pentire’ – confessò imitando il tono di Rukawa, gattonò fino alla porta del bagno lasciata aperta da Hanamichi e sedendosi contro lo stipite riprese a raccontare – credevo avesse in mente qualcosa e a dire il vero mi sono un po’ offeso…”
“Cioè?” gli giunse la voce di Sakuragi fra lo scroscio d’acqua.
“Beh, mi ero offerto di aiutarlo e poi io e te siamo amici, insomma non mi è andato giù che mi avesse escluso così” esclamò giocherellando con la volpe di carta.
“Mh in effetti- convenne Hana uscendo dal box e avvolgendosi nell’asciugamano, ci sarebbe rimasto male anche lui –Yo c’è il succo di frutta in frigo e i biscotti sono in dispensa” continuò strofinandosi i capelli con un telo, Mito si alzò da terra e recuperò un bicchiere dallo scolapiatti “Preparo anche per te?” chiese aspettando una risposta dal bagno.
“Fì, fonfinua il raffonfo” rispose Hanamichi facendo capolino con la testa dallo stipite: asciugamano sui fianchi, spazzolino in mano e labbra bianche e schiumose per il dentifricio.  
“Ok – non batté ciglio Yo versando il succo – Il giorno del tuo compleanno non ho detto niente, poi quando mi hai telefonato e mi hai detto dell’uscita mi sono arrabbiato di brutto non con te ovvio, ma con Rukawa pensavo anche di dirgliene quattro. Era chiaro che ce l’avesse con me e non mi sembrava di avergli fatto niente di male, poi ieri dopo gli allenamenti, tu ti stavi ancora cambiando, mi si avvicina e mi fa: ‘So che esci col do’hao, fallo dormire da te e domani alle nove rimandalo a casa’, ecco quello che il tuo ragazzo mi ha detto.” terminò prima di infilarsi un biscotto in bocca, ad Hanamichi non sfuggì il tono sarcastico e leggermente petulante, Yohei era piuttosto arrabbiato con Kaede.
“E perché sei qui allora? Cioè se non sai che sta succedendo perché…”
Mito ingoiò il resto del biscotto e tirò fuori il cellulare mostrandogli il messaggio ricevuto pochi minuti prima da Rukawa.
‘Al do’hao serve un passaggio’
“Come se non avessi niente da fare- esalò in un soffio, decisamente Sakuragi ci aveva visto giusto, Yohei ce l’aveva con Kaede e parecchio, anche se forse non era solo quello, Yo era strano da un paio di mesi. – Comunque ieri mi ha accennato alla lettera, poi tu sei uscito dagli spogliatoi e non ho saputo nient’altro”

Sakuragi aveva ascoltato terminando di vestirsi, non disse nulla e si avvicinò al piano dell’angolo cottura per prendere il bicchiere di succo, bevve a lunghe sorsate tuffando la mano contemporaneamente nel pacco aperto, Yohei intanto stava osservando la chiave studiandola con attenzione.
“L’ho trovata con la lettera in quella scatola” chiarì Sakuragi dando un morso al biscotto appena preso, preferiva non pronunciarsi sul piccolo attrito in corso fra il suo migliore amico e il suo ragazzo, anche perché non sapeva che pesci prendere.
Kaede non aveva mai dato segni di non sopportare o di avercela con Yohei, anche se volentieri gli dava dell’idiota, ma quello era l’atteggiamento di Rukawa, lui sapeva bene che spesso quel che diceva e quel che veramente pensava la kitsune non corrispondevano, d’altro canto però capiva anche Mito.
Hanamichi lo aveva intuito bene per quanto non avessero mai affrontato direttamente l’argomento, da una parte perché Yohei era il tipo di persona che si teneva tutto dentro dall’altra perché lui si sentiva in colpa.
Già il basket lo aveva allontanato dalla combriccola di amici assorbendolo completamente, in seguito c’era stata la consapevolezza che l’antipatia che sentiva per Rukawa nascondesse qualcosa di più, la confusione sui sentimenti che aveva iniziato a scorgere e successivamente a comprendere e infine quando aveva iniziato a frequentare la kitsune  Hana si era allontanato istintivamente dagli altri, isolandosi anche dall’amico.
Yo non dava mai fiato alla bocca senza riflettere e ponderare con attenzione ciò che diceva e Hana lo sapeva, se gli rivolgeva quella battuta non era semplicemente per far leva sul suo senso di colpa ma per lanciargli un messaggio. Mito si era sentito messo da parte e ora Kaede stava acutizzando senza saperlo quel senso di disagio che si era insinuato fra loro nel periodo di liceo.   

“Sai che mi ricorda qualcosa” catturò la sua attenzione l’amico rigirandosi la chiave fra le dita.
“A me no e la volpe poteva anche lasciare qualche indizio più chiaro” si lamentò Hana.
 “Sicuro non ci siano altri biglietti?”
“Nulla, provo a chiamarlo di nuovo” annunciò recuperando il cellulare, niente ancora irraggiungibile.
“Ah baka kitsune!” strepitò guardando l’ora sul display, stava facendo tardi, per cosa non lo sapeva, ma era sicuro che fosse in ritardo e certamente Kaede se la sarebbe presa con lui.
“Hana hai letto che c’è scritto sul coperchio della scatola?” lo chiamò Mito.
“Non c’è scritto niente l’avrei visto altrimenti” fece degnando appena di uno sguardo la mano dell’amico che teneva il coperchio rivolto verso di lui ma dalla parte interna, Sakuragi si immobilizzò leggendo i caratteri impressi sul fondo con un pennarello nero.
‘Tempio’
“Andiamo, ti porto col motorino” decise Yohei avviandosi alla porta.
“Ok ma… dove? Sai quanti templi ci sono a Tokyo?” gli fece giustamente notare Hanamichi, maledicendo la volpe che poteva anche sforzarsi di essere più chiara.
“Vero però solo uno è vicino a casa ed è lo stesso dove siamo andati a capodanno a pregare per l’anno nuovo” spiegò la sua motivazione con un sorriso sicuro.
“Mh dici?” Hana non era molto convinto.
“Sì inoltre ora mi ricordo dove ho visto quella chiave” esalò criptico Yo sospingendolo verso la porta.

Sakuragi non era sicuro del ragionamento di Mito, non perché non avesse fiducia in lui ma decisamente lo trovava troppo azzardato, tutto perché secondo l’amico, Rukawa aveva copiato l’idea da un film che avevano visto da poco.
Secondo Yohei quella che stringeva nel palmo della mano in quel momento era la chiave che faceva scattare la serratura di un ema, le tavolette di legno in cui i fedeli affidavano le loro preghiere o i propri desideri.
La supposizione non era sbagliata, quando Hanamichi si ritrovò d’innanzi alla bacheca in cui gli ema erano appesi, vide che la piccola chiave  corrispondeva perfettamente alla misura della serratura alla loro base, ora il problema per Hana era trovare quella giusta da aprire.
Scorse nel mucchio cercando d’individuare la calligrafia di Rukawa fra la moltitudine di Kanji poi lo sguardo di Sakuragi, fu catturato da una tavoletta che spiccava fra le altre perché priva di qualsiasi scritta, non vi era né una preghiera né la parola più ricorrente  ‘negai’ ossia desiderio, solo un disegno stilizzato, non il classico cavallo come ci si sarebbe aspettati da tradizione, bensì una volpe.
Allungò una mano e tolse l’ema dal gancio osservò la base spessa pochi centimetri e l’istante dopo inserì la chiave nella serratura facendola scattare, all’interno della scatola di legno trovò un pezzo di carta ritagliato a forma di volpe, una lettera e una busta bianca.

‘Ti ricordi di quando siamo venuti qui do’hao?
Avevi deciso che saremmo dovuti andare a esprimere un desiderio.
Avevi insistito perché ci alzassimo presto così da essere i primi ad arrivare al tempio.
Il desiderio che io espressi quel giorno, si avvera ogni mattina che mi sveglio al tuo fianco’

Con un sorriso sulle labbra Hanamichi richiuse la lettera, Kaede sapeva essere romantico se voleva, aprì la busta tirandone fuori un biglietto ferroviario, lo guardò un secondo era nuovo mai usato…
“Oh porca…” scattò leggendo la data e l’ora, senza dire altro Sakuragi si fiondò verso l’uscita, superò il Torii e prese a scendere a rotta di collo gli scalini di pietra, Mito lo aspettava in strada seduto sul motorino.
“Metti in moto, sbrigati!” urlò all’amico quando ancora era a metà della scalinata, Yo che fissava il display del cellulare che teneva in mano alzò il viso verso l’alto e sbarrò gli occhi e la bocca vedendolo precipitarsi giù come una furia pensando che da un momento all’altro l’avrebbe visto inciampare e rotolare ai suoi piedi.
“Alla stazione! Vuoi mettere in moto?” fece Hana, giungendo fortunatamente illeso e sedendosi pesantemente dietro di lui.
“Ma che…”
“Parti! Ti spiego per strada” urlò Sakuragi controllando l’orologio.

Yohei premette sull’acceleratore quando Hanamichi gli riferì ciò che aveva trovato e l’ora della partenza del treno, raggiunsero la stazione zigzagando nel traffico, tagliando per vicoli e scorciatoie.
Mito non fece in tempo ad arrestare del tutto il veicolo di fronte l’entrata che Sakuragi si era già fiondato ad attraversarla chiedendo a gran voce quale fosse il binario del treno in partenza per Nagano.
Le persone si voltavano incuriosite a guardarlo strepitare come un matto finché un addetto non gli indicò il binario sette avvertendolo che era in ritardo.
Hanamichi balzò in avanti correndo a più non posso, Yohei che lo aveva seguito si fermò quando individuò la figura dell’amico raggiungere la banchina ormai vuota e riuscire ad infilarsi nel vagone più vicino l’attimo prima che le porte si chiudessero. Si udì il fischio del e la voce dell’altoparlante avvisare i viaggiatori che il treno era in partenza.

Sakuragi crollò a terra recuperando il fiato, fortunatamente era un atleta o non sarebbe riuscito a prendere il convoglio, fissò il biglietto che stringeva in mano memorizzando il vagone e il posto mentre il petto si abbassava e si alzava.
Si alzò dopo un secondo leggendo il numero riportato sul display in cima alla porta di divisione della carrozza,  le superò una dopo l’altra finché non arrivò alla dieci, si fermò osservando i passeggeri seduti compostamente, alcuni guardavano fuori dai finestrini, altri leggevano il giornale o un libro, molti, per lo più gruppi, chiacchieravano ridacchiando allegramente per il viaggio intrapreso, poi lo vide.
Hanamichi incrociò per un secondo lo sguardo di Kaede, sedeva tranquillamente occupando il posto sul lato corridoio, gli occhi del suo ragazzo lo trapassarono con intensità un attimo poi si volsero a scorrere l’articolo sul giornale che teneva adagiato sulle gambe.
Sakuragi spalancò la bocca dapprima confuso da tutta quella indifferenza successivamente furente, assottigliò lo sguardo e corrugò la fronte stritolando il biglietto fra le dita, deciso individuò il suo posto e vi si mise seduto di peso, facendo sobbalzare l’uomo che digitava sul portatile accanto a lui, incrociò le braccia e rimase a fissare minaccioso Kaede.
Hana ci impiegò una decina di minuti a rendersi conto che non doveva essere stato per un incredibile caso del destino se i loro posti erano speculari, così da permettere ai due ragazzi di potersi fissare da una discreta distanza.
Ebbe la certezza che tutto quello lo avesse orchestrato Rukawa quando la volpe sollevò il volto e gli lanciò una lunga occhiata, l’istante dopo Kaede si alzò lasciò cadere la rivista sul sedile e si incamminò nello stretto corridoio verso la sua direzione.
Hanamichi lo seguì con lo sguardo osservandolo avanzare lentamente e colse il movimento della mano di Kae che gli mostrava l’origami a forma di volpe che teneva fra le dita, quando la figura di Rukawa gli passò accanto la figura di carta cadde in grembo a Sakuragi.

‘Seguimi’

Quell’unica parola era scritta in un angolo ed Hana obbedì prontamente.
Seguì Kaede oltre la porta scorrevole e quando si ritrovarono nello spiazzò fra le due carrozze, colse l’occhiata di Rukawa mentre s’infilava nel bagno lasciando però la porta aperta, Hanamichi si affacciò intenzionato a chiedergli dove stessero andando, ma la mano di Kaede che afferratolo per la felpa lo tirava con forza dentro lo prese alla sprovvista.
“Kae ma che cavolo, mi hai fatto sbattere la testa” si lamentò massaggiandosi con una mano e fulminando il compagno, Kaede sbuffò indifferente e fece scattare la serratura.
“Do’hao stavi per perdere il treno” lo sgridò poggiandogli i palmi sul petto spingendolo così contro il lavandino, Hanamichi sobbalzò lievemente aveva sperato che non avesse visto la sua folle corsa.
“Colpa tua, potevi essere più chiaro” esalò guardando in basso le mani di Rukawa che gli scivolavano sui fianchi e di come poi premessero per farlo sedere sul bordo del mobiletto saldato alla parete,visto che Kaede si stava appoggiando anche con il corpo Hana si sollevò accontentandolo.
“Con te bisogna essere chiari, lo sapevo, sei un do’hao dopo tutto”
“Ehi, piantala d’insultare piuttosto dove stiamo andando si può sapere?” chiese con un tono più basso distratto dai piccoli baci che Rukawa gli stava depositando sul collo.
“Sorpresa” sussurrò iniziando a far scorrere la cerniera della felpa in basso.
“Kae che ti salta in testa? Siamo su un treno” cercò di fermarlo quando le dita volpine gli sollevarono la maglia scoprendogli lo stomaco.
“Do’hao piantala di agitarti” lo sgridò un po’ prima di abbassarsi e leccargli i muscoli tesi, Hanamichi lanciò un piccolo urlo preso in contropiede e piombò con il sedere dentro il lavabo azionando in quel modo il sensore dell’acqua iniziò a divincolarsi quando un fiotto gelido gli bagno i reni.
“Do’hao!” lo sgridò Kaede con disappunto tirandosi indietro quel tanto che bastava perché l’altro potesse riacquistare il bordo e sfuggire dall’inzupparsi ulteriormente.
“Che vuoi? E’ colpa tua kitsune assatanata, si può sapere che ti sei preso?”
“Tzs il solito casinista” lo rimproverò vedendolo arrossire, Kaede non resistette a quell’aria di abbattuto imbarazzo e si fiondò a chiudere la bocca di Hanamichi con la propria.
Sakuragi rimase immobile e confuso da quell’assalto inaspettato poi si rilassò, dimenticandosi completamente della sensazione fastidiosa che i jeans bagnati sul di dietro gli davano, perso a rispondere alla lingua di Kaede.
Quando le dita di Rukawa slacciarono il primo bottone dei pantaloni e s’insinuarono sotto l’elastico dei boxer di Hana accarezzandone la peluria morbida e poi la base del sesso, Sakuragi spalancò gli occhi ricordandosi di dove si trovassero.
“Kae fermo… - tentò di allontanarlo, ma a causa dello spazio angusto e della inesistente fermezza nel volere che quelle carezze terminassero non ci riuscì –Kae ci sentiranno” obiettò reclinando indietro la testa e sbattendo contro la parete.
“Do’hao- lo sgridò Kaede smettendo per un secondo di baciargli il collo – Tra poco entreremo in una galleria, non ci sentirà nessuno” aggiunse prima di mordicchiarlo famelico.
Hanamichi non protestò oltre e invece infilò le dita sotto la maglia del suo assalitore.

Hanamichi continuò a tenere la testa bassa fino a quando non si ritrovarono a parecchi metri di distanza dalla stazione di Nagano, la piccola avventura romantica in treno era finita in modo alquanto imbarazzante, almeno per lui visto che Kaede non aveva battuto ciglio, quando una volta aperta la porta del bagno si erano ritrovati a incrociare i visi di alcuni passeggeri che aspettavano che il servizio si liberassero.
Rukawa li aveva superati come niente fosse, Hanamichi aveva ripreso il suo posto arrossendo furiosamente e non staccando mai gli occhi dalle proprie scarpe per tutto il viaggio.
“Do’hao fermati” lo richiamò la voce di Kaede riuscendo finalmente ad ottenere il suo sguardo, Hanamichi ritornò indietro di qualche passo, non si era accorto che Rukawa si era fermato a una fermata di autobus.
Lo affiancò poggiando a terra la sua borsa, che Kaede aveva preparato la sera prima insieme alla propria e che si era portato dietro in treno affidandogliela una volta raggiunta la stazione.
“Perché ti sei fermato kitsune?” gli chiese con poca gentilezza visto che era ancora arrabbiato con lui per la brutta figura che gli aveva fatto fare.
“Dobbiamo prendere il pullman do’hao”
“Per andare dove si può sapere?” domandò alzando il tono di voce.
“No” fu la serafica risposta che ottenne, Hanamichi strinse le labbra prendendo un profondo respiro.
“Va bene volpe ti seguirò senza fiatare visto che hai architettato tutto questo per me… giusto?” domandò cercando un ulteriore conferma.
“Ovvio do’hao” sbuffò catalizzando poi la sua attenzione sul mezzo che stava sopraggiungendo.

Scesero nel primo pomeriggio ad una sperduta fermata in mezzo ai monti, ovunque girasse lo sguardo Hanamichi non scorgeva che il nulla.
“Kitsune che c’è? Vuoi uccidermi per poi gettare il mio cadavere in mezzo alla foresta?” domandò Sakuragi mettendosi la borsa a tracolla e seguendo l’altro.
“Tzs e farei tutta questa strada secondo te?” chiese a sua volta Kaede procedendo lungo la via.
“Sto morendo di fame” si lamentò sonoramente Hana.
“Do’hao siamo quasi arrivati”
“Arrivati dove? Si può sapere? Qui non c’è niente oltre agli alberi,le montagne, le rocce e un Ryokan…” Sakuragi ci mise un secondo a focalizzare l’alberghetto che si intravedeva fra i tronchi e le fronde, Kaede sbuffò piano scuotendo lievemente il capo, Hanamichi non si smentiva mai.

Appena varcarono la soglia dell’albergo una signora in kimono li accolse dandogli il benvenuto.
“Ho prenotato a nome Rukawa” esordì Kaede, intanto Hanamichi si guardava intorno estasiato e felice, mentre si avvicinavano aveva scorto la nuvola di vapore innalzarsi dietro la struttura, successivamente aveva potuto leggere il cartello affisso poco prima di oltrepassare la soglia.
La parola terme aveva stampato un sorriso sulla faccia del tensai, tutto contento dell’idea di Kaede.
La loro stanza era confortevole ed intima, nel classico stile giapponese, Hanamichi lasciò cadere la borsa a terra e si precipitò ad aprire gli shoji, una volta che fece scorrere i pannelli nei binari rimase a boccheggiare incredulo.
“Nh che ne dici do’hao?” chiese Kaede in un sussurrò avvolgendogli la vita con un braccio.
“E’ fantastico Kae ma… ti sarà costato un occhio della testa” gli fece notare Sakuragi distogliendo a forza lo sguardo dalla vista esterna e portandolo su di lui.
“Sconto speciale” chiarì Rukawa restando un po’ vago, si staccò dal compagno e si sporse sulla veranda esterna ammirando lo scorcio delle montagne che sorgevano a ridosso dell’albergo e che si intravedevano oltre i pannelli di bambù che circondavano l’esterno della camera per permettere la privacy della vasca termale esterna a loro esclusivo uso.
“Che significa K…” un lieve bussare e la voce della signora che li aveva accolti interruppe le domande di Hanamichi, l’anziana signora entrò portando due yukata che lasciò ai ragazzi avvertendoli che se preferivano potevano fare il bagno nella vasca comune, così da potersi godere lo spettacolo della piccola cascata e che la cena sarebbe stata servita nella sala al piano terra.

“Che dici do’hao vuoi provare la vasca comune o preferisci questa?” gli chiese Kaede stringendolo a sé una volta che rimasero soli, Hanamichi intuì che se avesse optato per quella privata non avrebbe cenato perciò sgusciò via dall’abbraccio volpino e tirò a Kaede uno dei due yukata.
“Volpe pervertita- esalò arrossendo leggermente – sbrigati a cambiarti voglio fare il bagno prima di cena”
Le labbra di Rukawa si sollevarono un poco “Lo faremo anche dopo” lo avvertì facendolo arrossire.

Hanamichi aveva mangiato di gusto facendo onore alla cucina della vecchia signora con un bis, il tutto sotto lo sguardo imperturbabile di Kaede.
Il bagno nell’acqua termale gli aveva messo su un grande appetito, già notevole per il fatto di aver mangiato solo un panino acquistato in treno, ora si stava rilassando spaparanzato a pancia in su’ sul futon in camera.
“Kae come ti è venuta l’idea di un fine settimana alle terme?” gli domandò voltandosi di lato e fissando il suo ragazzo che rovistava nella propria borsa.
“Do’hao, hai sempre detto che avresti voluto fare una vacanza con me”
 “Ah allora mi ascolti quando parlo” notò ridacchiando.
“Non sempre”
“Baka kitsune non prendermi in giro!- si lamentò sedendosi sui talloni – Mi dici come hai ottenuto lo sconto?” chiese curioso.
“Sendoh”
“Che c’entra il porcospino?” scattò avvicinandosi.
“L’albergo è di un suo zio- gli chiarì per poi voltarsi e sfiorargli le labbra con le proprie- Facciamo il bagno do’hao?” propose in un sussurro, Hanamichi osservò le stelle che brillavano in cielo e pensò che non era una cattiva idea.
 
“Kae - richiamò l’attenzione del suo ragazzo facendogli voltare il viso nella sua direzione – grazie” esalò increspando l’acqua andandosi a mettere di fronte a lui.
Kaede sorrise felice l’attimo prima di ritrovarsi a baciare Hanamichi.
  
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