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Autore: Sidereal Space Seed    28/06/2010    2 recensioni
[Star Trek - The Next Generation] Come per tutte le specie deambulanti per il cosmo, anche ai Romulani può capitare un compito o una missione poco gradita da svolgere. Ma che succede quando il tutto viene arricchito dalla birra romulana e un viaggio di semplice tensione si trasforma in una variabile fuori controllo?
Genere: Commedia, Avventura, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jean-Luc Picard, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Romulans' Chapters'
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Un caloroso saluto a tutti =)

Questo piccolo, molto piccolo racconto, che prenderà probabilmente al massimo 4 capitoli, è uno spezzone di quotidianità militaresca romulana in un particolare –buffo- frangente (penso che il titolo lasci poco spazio ai dubbi sulla particolarità). E’ un mio leggero tentativo per introdurmi meglio nella narrazione romulana, considerando che questa estate comincerò a pubblicare la LongFic.

Naturalmente, accoglierò con molto piacere pareri e critiche costruttive (almeno per questo primo capitolo)!

Inoltre, volevo informare tutte le scrittrici che uso leggere che sicuramente apprezzerò i loro nuovi capitoli con molto ritardo: sono sotto esami di stato, ergo sono vicina alla nevrosi (e mi sto troppo morendo di paura ç__ç), e il massimo che posso permettermi è una scrittura tranquilla e rilassante, motivo per cui non aggiornerò almeno per un’altra settimana o poco più Voices from the Universe. Non appena avrò finito con lo studio mi catapulterò a leggere le vostre fan fiction!

Altra piccola nota: questa fiction vedrà come protagonista un personaggio romulano verso cui provo un profondo amore! E’ della time-line di The Next Generation, si è visto PURTROPPO solo un massimo di 4 volte, ma l’ho adorato in ogni singola apparizione! Lo inserisco qui, perché egli avrà un grande ruolo anche nella futura LongFiction Romulana =)

Enjoy!

 

 

~ ~ ~

 

 

«Falco da guerra classe D’deridex nel raggio dei sensori: è la IRW Valkìr, signore.»

«Apra un canale e me li metta sul visore.» fu la risposta dal taglio scorbutico e annoiato.

Il vice-comandante non se lo fece dire due volte e digitò le apposite istruzioni sui pannelli di controllo. In un batti baleno, la sfacciata faccia sorridente di un anziano militare romulano apparve sullo schermo: «Comandante Tomalak! Lei è sempre l’ultimo a morire, a quanto vedo.»

Lo sguardo che raggiunse l’anziano ammiraglio fu arrogante, tagliente e solo lievemente ostile ma ben presentato da un ghigno che poco aveva di casto: «Ammiraglio Lokhat, siamo pronti a teletrasportarla sulla Tel’Hakanor.» fu la beffarda risposta di un Tomalak seduto decisamente a suo agio sulla poltrona di comando «E’ pronto ai festeggiamenti?»

«Festeggiamenti?» domandò Lokhat dallo schermo visore «Non mi aspettavo un così caloroso benvenuto!» fu la sarcastica risposta.

Tomalak passò dallo stravaccato al “normalmente seduto”, mentre accavallava le gambe quasi svogliatamente e poggiava il viso sul pugno: «Alcuni dei miei ufficiali hanno insistito perché la portassimo su Romulus in grande stile, del resto questo sarà il suo ultimo viaggio stellare, non è così?» un ghigno appena accennato.

L’ammiraglio rise piano, comprendendo il doppio senso della frase, un’affermazione che stava molto per “finalmente ti togli dalle palle”, considerando si trattasse di Tomalak: «Molto gentile da parte vostra. Mi sono preso il disturbo di farmi accompagnare dal Comandante Tebok, spero la cosa non le dispiaccia.»

Tomalak sollevò scettico un sopracciglio: «Tebok è il benvenuto. Ho intenzione di lasciargli in mano la Tel’Hakanor quando il viaggio di ritorno sarà concluso, visto che riavrò la mia Terix non appena arriveremo alla stazione spaziale presso Romulus. Faccia lui i miei complimenti, toccare questa nave con mano è stata un’esperienza estatica.»

«Glieli faccia di persona, comandante.» fu la beffarda replica «Sono pronto al teletrasporto. Chiudo.»

Il visore si spense, e alcuni sguardi curiosi si voltarono verso Tomalak, che aveva velocemente sostituito le precedenti espressioni con una che bene gli si addiceva: severa e inacidita.

Si alzò dalla sedia, sistemando l’uniforme: «”Esperienza estatica”… questa nave non ha smesso di puzzare di arroganza dal primo istante.» borbottò, mentre si avvicinava al suo vice «La Valkìr è nel raggio del teletrasporto?»

«Sì signore, abbiamo agganciato sia l’ammiraglio che il comandante Tebok, più il suo ristretto seguito.» rispose calmo.

«Mi segua alla piattaforma Valek, andiamo a dare il benvenuto.» fu la sarcastica risposta.

~ ~ ~

Dalla piattaforma del teletrasporto scesero diverse figure ben distinte, tutte in alta uniforme romulana ad esclusione di una matura quanto attraente donna, in abiti civili molto eleganti, ovvero una lunga tunica beige stile impero.

Tomalak si ritrovò a sgranare gli occhi alla vista di quella romulana: «Maledetta arpia…» sibilò con veleno ma molto, molto sottovoce.

Valek si sporse verso di lui: «Comandante, la conosce?»

Tomalak non ebbe nemmeno il tempo di comprendere che gli era stata rivolta una domanda che l’Ammiraglio prossimo al congedo definitivo si avvicinò ai due sfoggiando uno dei suoi ambigui sorrisi: «Comandante, vorrei presentarle il mio piccolo seguito, alcuni fra i migliori ufficiali con la quale ho avuto il piacere di lavorare.» disse, facendo segno loro di avvicinarsi; gli interpellati, perlopiù giovani o già più maturi uomini si fecero avanti, chinando appena il capo di fronte a Tomalak, fino a che non si fecero avanti Tebok stesso e la donna romulana: «Comandante Tomalak, spero abbia trattato col rispetto che le si deve questo magnifico falco da guerra.» si pronunciò il comandante Tebok, col suo abituale modo serio e grave, sebbene sempre stuzzicato da un tono ed un’espressione un po’ melliflua.

«Sarebbe stato impossibile fare il contrario, comandante.» fu la beffarda risposta.

«Ah, Tomalak, posso presentarle mia moglie—»

«Non si disturbi, Ammiraglio, io e la signora qui presente ci conosciamo già.» concluse.

La donna in questione sorrise maliziosa all’indirizzo di Tomalak: «Io e il comandante abbiamo lavorato insieme in un’occasione su Romulus.» il sorriso sensuale si allargò a periodo concluso, rendendole il volto dai lineamenti aggressivi e contornato da ordinatissimi e nerissimi capelli ancor più cospiratorio. Tomalak assottigliò gli occhi in uno sguardo di sfida, in un muto messaggio di ostilità.

Lokhat sembrò non cogliere quel silente scambio, perciò disse semplicemente: «Bene. Vogliamo incamminarci?»

~ ~ ~

«Mh… Kali-fal. E di ottima annata per giunta.» sogghignò il vice-comandante Valek, estraendo la bottiglia di liquido azzurrino dall’apposito porta vivande.

«Ne troverà diverse bottiglie vice-comandante.» quello era Senar, facente parte del seguito dell’Ammiraglio e apprezzato ufficiale dell’Impero.

Tomalak guardava la scena dell’estrazione dei veleni dai porta vivande con sguardo quasi assente e anche un poco vagamente in disparte; stava passando il tempo ad elencare i lati negativi di quel viaggio che sarebbe durato ben 4 ore.

Se Lokhat sapesse che io e Rakas ci siamo litigati la possibilità di evitare il supplizio di accompagnarlo non avrebbe quel sorriso tronfio e soddisfatto., pensava tra sé e sé, mentre l’Ammiraglio in questione sequestrava Valek.

E Tebok, poi. Quella spocchia ambulante dovrebbe smetterla di identificarsi in una cariatide del Senato. Tinteggerei volentieri le pareti della Terix con quell’acqua sporca che ha nelle vene che si ostina a chiamare Sangue Imperiale.

Si sforzò di fare un sorrisetto compiaciuto al passaggio di uno degli ufficiali di Lokhat, chinando il capo.

E poi… quella strega. Spero si strozzi col Kali-fal ancor prima di potermi rivolgere la parola.

Tomalak intercettò con lo sguardo il messaggio d’aiuto che Valek gli lanciava silentemente con gli occhi, stordito dalle chiacchiere di vanagloria dell’ammiraglio; si mosse per andare in suo soccorso quando si sentì, più che toccare la spalla, fermare del tutto da una presa feroce: «Jarodh… che accoglienza glaciale che mi hai dato. Scongelati un po’…» fu l’appello malizioso accompagnato da un lascivo sorriso.

Tomalak si liberò senza garbo dalla presa della donna: «Qui sopra non lo puoi fare il tuo giochetto preferito. Ti rammento la presenza di tuo marito.» fu l’acida replica.

La “signora Lokhat” lo approcciò ancora di più, toccandolo quasi col proprio corpo: «Avevo un marito anche quando eravamo su Romulus, sai?»

«E decisamente dall’altra parte del globo.»

Lei fece una risata furba: «Come se ti importasse minimamente…»

«Sai,» cominciò, afferrandola rudemente per le spalle e spostandola di peso lontano da sé «essendo su una nave non mia, preferirei evitare di essere lanciato dalla bocca del disgregatore di prua.» si allontanò senza tante cerimonie, tornando ad intercettare il suo vice la quale ascoltava con molta cortesia di una campagna datata almeno venti anni.

«Ammiraglio, mi scusi.» afferrò Valek per il braccio e lo trascinò via, senza far caso al “faccia pure” di Lokhat.

Tomalak fece il possibile per estraniarsi dalla piccolissima folla/ricevimento che era stata imbastita nell’aula magna della Tel’Hakanor, portando se stesso e il suo vice appena all’entrata del corridoio: «Signore, non potrei esserle più grato.» sospirò esausto Valek, massaggiandosi le tempie spigolose.

«Valek, lei deve aiutarmi.»

La dichiarazione arrivò con una tale serietà che il vice riaprì quasi interdetto gli occhi: «Sta succedendo qualcosa di cui sono all’oscuro?»

Tomalak si sporse per buttare un’occhiata dentro la sala: erano tutti occupati in rotoli Osol e Kali-fal.

«La prego, vada in sala macchine, faccia aumentare la curvatura, non m’importa delle ripercussioni. Tiri in ballo la Tal Shiar se necessario!»

Valek sollevò un sopracciglio: «E come la mettiamo con la griglia tachionica? Se acceleriamo rischiamo di entrarci completamente.»

«Se non acceleriamo sarò costretto a compiere un omicidio.» serio, come sempre, e anche vagamente truce.

Valek dissimulò molto elegantemente un forte stupore: «Comandante…?»

«Vada Valek.»

Il vice stava quasi per obiettare ancora, ma convenne non sarebbe stato saggio: oltre ad essere suo superiore, Tomalak era una persona sin troppo sanguigna per essere contraddetto.

Si congedò correndo in sala macchine, mentre il comandante rimaneva solo e sospirava pesantemente.

Si sistemò l’uniforme e approcciò nuovamente gli “invitati”.

Quando entrò la prima cosa che vide fu Tebok dritto come uno stoccafisso, e non poté non pensare ad un antico manico di scopa con un bicchiere in mano.

Allungò il passo, passandogli vicino: «Stia attento a non berne troppo, non vorrei crollasse accidentalmente sulla console di battaglia.» pronunciò sarcastico superandolo in fretta e furia, seguito dallo sguardo scettico del più giovane comandante, che con molta tranquillità faceva volteggiare la birra romulana nel bicchiere.

~ ~ ~

«Giudicherei una simile opinione piuttosto discutibile, come biologo molecolare non appare estremamente… oh, Vorta Vor, che cos’è quest’odore?» l’affascinante T’Lal non poté trattenere una smorfia. I compagni che la stavano ascoltando non poterono di riflesso non inalare più profondamente, e riscontrare di conseguenza un curioso odore dolciastro.

La romulana si alzò dalla sua postazione, fermandosi a guardare oltre il corridoio che portava all’aula magna, seguita dal centurione Taloch: i due si scambiarono un’occhiata curiosa, forse chiedendosi reciprocamente e in modo silenzioso cosa stessero combinando laggiù.

«Io vado a dare un’occhiata.» fu la seriosa replica di T’Lal, che si incamminò lungo il corridoio, ancor prima che il navigatore Kret potesse fermarla.

Taloch lanciò uno sguardo comprensivo verso Kret: «Torno subito. E’ bene che la controlli, a volte è sin troppo schietta.» riferì, preoccupandosi di quel che la romulana avrebbe potuto protestare, essendo ella conosciuta come prepotente ufficiale, allo stremo dell’insubordinazione.

Kret stava di nuovo per dire qualcosa, ma Taloch si dileguò in men che non si dica, lasciando che le braccia di Kret cadessero pesantemente sulle proprie gambe in segno di silente rassegnazione.

Il navigatore tornò a concentrarsi sulla propria console scuotendo la testa, monitorando dalla stazione secondaria la rotta e l’andamento della curvatura.

Non essendo assegnato a quella particolare postazione, non notò la silente spia luminosa della console di T’Lal che lampeggiava ad intermittenza.

~ ~ ~

«Che faresti senza di me…»

«Vice comandante, si ricomponga.» fu la velenosa ed estremamente seria replica dell’ingegnere Disia, impegnata ad un pannello di controllo a cui rivolgeva la sua totale attenzione.

Sembrava esserci uno strano morbo a bordo della Tel’Hakanor: la brezza di “cordialità” nata nell’aula magna sembrava essersi infiltrata anche in sala macchine, dove l’ufficiale Disia si trovava costretta a sopportare le sin troppo evidenti avance del Capo Ingegnere.

«Non essere così frigida…» disse il vice comandante N’Ryak, vistosamente brillo, mentre poggiava una bottiglia su un pannello «Siamo praticamente fuori servizio, e quei tediosi in aula magna non si faranno vedere almeno per 3 ore…» un sorriso ambiguo e piuttosto provocatore si fece spazio sul suo volto spigoloso, mentre appoggiava il gomito nei pressi del pannello ove lavorava la seriosa Disia.

Questa d’altro canto, sentendo i suoi superiori etichettati come “tediosi”, si voltò di scatto verso N’Ryak, severa: «E’ di comandanti e ufficiali che stai parlando, modera i termini. Compreso il tuo, di comandante.» tornò a porre la propria attenzione al pannello «Lei è ubriaco.» aggiunse poi dopo una breve pausa, ricompostasi e riacquistando le dovute riservatezze del rango.

Quando poi la romulana udì dei forti passi avvicinarsi ai pressi della sala macchine, riconoscendo senza problemi la camminata che assumeva connotati prorompenti solo nei momenti di forte nervosismo, si voltò di scatto leggermente sotto pressione, con occhi vagamente dilatati e deglutendo: l’idea di lasciar vedere al suo superiore un capo ingegnere totalmente ubriaco non la divertiva affatto…

Tomalak entrò in sala macchine, uno sguardo estremamente severo in volto; incontrò per primo il viso dell’ufficiale Disia, che lo guardava con una certa apprensione, poi, si accorse di qualcosa che non andava: davanti a sé, c’era una schiena, una schiena che non sembrava intenzionata a voltarsi, che si reggeva con molta tranquillità ai pannelli di comando.

Il comandante aggrottò la fronte, assottigliò gli occhi e chinò il capo da un lato. Solo pochi secondi di attesa, un minimo per attendere una possibile mobilità da parte di quella schiena quasi imbalsamata, poi proruppe con furia e rabbia: «Vice-comandante N’Ryak!»

Disia sobbalzò visibilmente.

L’interpellato si voltò sconvolto a barcollante, mutando il proprio sguardo da beffardo a pietrificato: «Ah, ehm, comandante…»

«Si consideri temporaneamente destituito!» ruggì ancora Tomalak «Disia, lo rilevi. Qualcuno qui dentro sa dirmi dove diavolo sia finito il secondo in comando?»

Per un attimo fra tutti i presenti in sala macchine ci fu un profondissimo e imbarazzato silenzio, glaciale, intimorito. Poi, a rispondere all’inacidito comandante, giunse una strana quanto perplessa risata.

Tomalak superò il capo ingegnere ancora non del tutto cosciente di ciò che era accaduto, mentre gli altri ufficiali gli facevano rispettosamente spazio.

Il comandante giunse nei pressi della bocca di un condotto posta in un angolo della sala, dove, con suo incredibile stupore, trovò il vice-comandante Valek: trovò il vice-comandante Valek a terra, scompostamente seduto e caratterizzato da un ghigno che oscillava dall’ebete all’estremamente divertito. Difatti, il soggetto in questione si reggeva la testa con una mano ridendo in modo piuttosto inquietante.

Tomalak lo afferrò di forza per le spalle tirandolo su, mentre Valek non cancellava dal suo volto un divertito sorrisetto, tentando di farfugliare la parola “comandante”. Tomalak non fu in grado di proferire alcunché per lunghi secondi, anche mentre chiamava con lo sguardo due centurioni affinchè sorreggessero il secondo in comando, ad esclusione della sua più che eloquente espressione di incredulità.

Tornò nei pressi di Disia e N’Ryak, adocchiando la bottiglia di birra romulana, constatando fosse ancora piena per tre quarti.

«Chi ve l’ha portata?» domandò, vagamente meno irrigidito.

Disia si fece avanti: «Il centurione Sonar, comandante. Ce l’ha consegnata per festeggiare il ritorno ormai prossimo alla Terix. Era totalmente cosciente e lucido quando ce l’ha data, signore.» spiegò seria.

Tomalak lanciò un’occhiata indagatrice verso N’Ryak, che si reggeva malamente alla console, poi tornò a guardare la bottiglia: «La quantità di Kali-fal che ha ingerito non giustifica il suo attuale stato.» si pronunciò, riferendosi al capo ingegnere «Valek ha brindato con voi?»

«No signore. A dire la verità, non avevamo idea fosse nascosto nei pressi di quel vano. Eravamo assorbiti dai nostri compiti.»

Tomalak poggiò la bottiglia sul pannello vuoto senza delicatezza, assolutamente sconcertato. Solo qualche secondo dopo, respirando a fondo, percepì nell’aria uno strano odore dolciastro; aveva notato un ambasciatore e un ufficiale fumare delle pregiate erbe nell’aula magna, ma l’idea che l’odore fosse giunto sin lì tornava sconcertante.

Anche Disia prese ad inalare più profondamente, riscontrando la presenza dell’odore, accompagnata da N’Ryak, che più che inalare sembrò quasi tirar su col naso.

«Disia, aumenti a curvatura 8. E faccia portar via il capo ingegnere.» comandò, prima di riprendere il cammino fuori la sala macchine pronto a ridirigersi verso l’aula magna e tentare di comprendere cosa diamine stesse accadendo.

 

  
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