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Autore: topolinodelburro    01/07/2010    7 recensioni
Quando riprese i sensi percepì ancora prima di aprire gli occhi un intenso odore di fumo e di bruciato che gli disturbava l'olfatto. Si sollevò dal pavimento sul quale giaceva e guardandosi intorno non riuscì a distinguere nulla della loro casa, tra le macerie.
Tranne Sasuke.
Sasuke che non era più così imperturbabile. Che era sporco di fuliggine, che con un'espressione apprensiva sul viso lo guardava e da verbo s'era fatto uomo.
Sasuke che gli tendeva una mano.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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“La vita non è uno scherzo: prendila sul serio. Come fa lo scoiattolo, ad esempio, senza aspettarti nulla dal di fuori o nell'aldilà. Non avrai altro da fare che vivere.”

Hikmet Nazim


Vivi, gli era stato detto. O forse imposto.
Maledizione che si portava dietro fin dalla culla, quando un giorno le sue grida avevano attraversato l'aria di una stanza. Vivi, quello gli era stato detto, ed era facile pronunciarlo a parole, finché non si era costretti a farlo.
Nella gente che gli stava intorno, mentre trascorrevano apparentemente in modo tranquillo la loro esistenza, Sasuke notava un attaccamento malato e morboso alla vita. Notava sguardi fugaci e pericolosi celarsi dietro le ciglia brune, occhiate preoccupate della propria sorte, in allerta che qualcuno non bramasse in modo troppo insistente la loro pelle.
Erano occhi attaccati ossessivamente alla vita, così com'erano le persone che possedevano quegli occhi. Ragionava su questo, a loro doveva essere stato detto “difendi la tua vita”, pensava.
Difendila senza viverla troppo, forse.
C'era qualcosa di morboso nel loro amore, in quello che loro chiamavano passione e desiderio. Come morboso era il comportamento della gente nei confronti della propria vita, loro lo erano nei confronti del proprio amore. Occupati a mantenerlo a tutti i costi in vita.
Fin dall'inizio, ad entrambi era stata chiara la fine dell'amicizia che li aveva uniti profondamente sin dall'infanzia. Era finita, disfatta, compiuta, si era conclusa e spenta come la più materiale delle fiammelle di una candela a cera. Era un valore troppo alto l'amicizia, troppo astratto e pulito per essere attribuito ad entrambi, nello specifico, a loro insieme, alle due entità associate di Naruto e Sasuke. Non poteva appartenere alla loro coppia una virtù così sincera e disinteressata, basata su nulla e bisognosa di niente in cambio. Non erano bambini e non si accontentavano di così poco. Pretendevano qualcosa in cambio.
Eppure, nonostante questo, non erano disposti ad abbandonarsi così indifferentemente, anzi.
Palpitavano ogni qual volta avevano, per un motivo o per l'altro, a che fare tra di loro ed erano costretti a comunicare insieme. Erano come sconosciuti che conoscevano tutto l'uno dell'altro e condividevano, dello sconosciuto, i momenti felici e malinconici, quelli violenti e ridicoli. Le loro bocche si ammorbidivano nel ricordo di loro bambini e nonostante le strade percorse fossero differenti, un legame invisibile di affetto li univa. Ora, di questo legame, ad unirli, certo non era l'amicizia.
Sebbene questa dunque fosse terminata; a causa di quel legame si cercarono e si inseguirono. E trovatisi scelsero di amarsi, perché era l'unica cosa che gli avrebbe permesso di stare uniti senza amicizia.
Non sembrò così dura, non agli inizi, almeno. Era tanta l'attrazione tra loro, palpitavano nel toccarsi, venivano attirati dalle loro mani. Ogni semplice movimento bastava a risvegliare qualcosa di incontrollabile e sconvolgente in loro. Un semplice movimento del collo, un'alzata di spalle, uno sbattito di ciglia di troppo, un naso arricciato. Ed erano convinti che quello che li attirasse fosse amore. Da inesperti respiravano la freschezza dei primi amanti, credendo che il tutto sarebbe durato per sempre. Ma non durò per sempre, non resistette nemmeno due settimane.
Naruto era orgoglioso e fastidioso e aveva un timbro di voce troppo acuto per le orecchie di Sasuke. Odiava quando lo salutava con quel “teme”, ricordandogli tanto gli anni passati; senza contare che la sua ingenuità lo nauseava. E quella voglia di mettersi sempre in mostra poi, era indisponente. Pretendeva di avere sempre ragione, non meditava mai sulle cose, non si faceva domande, decideva tutto d'istinto.
Era capriccioso come un bambino, e di un bambino possedeva quel broncio che gli metteva la voglia di girargli la faccia con uno schiaffo ogni volta che glielo vedeva in viso. C'erano giorni, in cui più d'una volta aveva giurato di intontirlo e nascondere il suo cadavere in giardino se l'avesse sentito urlare un'altra sola volta 'tebayo. Naruto non aveva il senso dell'ordine o della responsabilità, ed a Sasuke questo non avrebbe dato fastidio, se almeno avesse avuto quel minimo di buon senso da poter essere in grado di riportare a casa la pellaccia integra dopo una missione. Gli cresceva il batticuore ogni qual volta l'Hokage commissionava a Naruto una missione in cui Sasuke non faceva parte della squadra: era certo che sarebbe tornato a casa tramortito ed in un punto di morte, dopo aver lottato come un disperato anche per il semplice scopo di catturare un coniglio per la cena di un contadino. Metteva il massimo impegno in tutto quello che faceva, e questo lo danneggiava. Odiava quel suo entusiasmo sfrenato e sconsiderato; più volte, era stato sull'orlo di essere cacciato dal villaggio per aver discusso troppo animosamente con Tsunade-sama sulle missioni affidate a Naruto; le riteneva troppo pericolose, soprattutto se affidate nelle mani di un ninja avventato come lo era il suo compagno. Durante lo svolgimento di alcune, era stato necessario l'utilizzo del potere della volpe, per ricavarne un esito positivo.
Dall'altro lato della medaglia comunque, Naruto ci metteva l'anima in tutte le cose che faceva, ed anche con Sasuke, non era da meno. Delle volte era pure soffocante, per quante erano le attenzioni che rivolgeva all'erede Uchiha, al quale per altro non sembravano importare quel granchè.
A dirla tutta, qualsiasi faccenda centrante la loro coppia e non essente inerente alla materia 'sesso' sembrava interessare poco a Sasuke.
Erano giorni ad esempio, che discutevano su come rivestire il pavimento del terrazzo, ed avevano concluso per ricoprirlo con dei pannelli di bambù.
Tornato a casa da una missione di un giorno invece, l'aveva trovato completamente cementato, orribilmente freddo e poco familiare.
Non era tanto il fatto che fosse orribile a contrariarlo, meglio, anche quello, ma non solo. Era soprattutto la poca importanza che aveva attribuito Sasuke ad una scelta compiuta insieme. Era la loro casa infondo. Avrebbe sopportato anche delle piastrelle per gabinetto purché fossero state scelte insieme. Non pretendeva molto, si soffermava sulle cose che reputava semplici, e reputava importante la condivisione.
Avrebbero pranzato su quel cemento, ed invitato gli amici per l'inaugurazione dell'anno del dragone. Avrebbero guardato le stelle ed ascoltato le cicale. Naruto adorava crogiolarsi al sole come una lucertola infreddolita nei giorni d'estate, e Sasuke l'avrebbe guardato farlo nel loro terrazzo, mentre leggeva un nuovo saggio sull'assassinio silenzioso. Avrebbero anche fatto l'amore su quel cemento, e avrebbe avuto una prospettiva differente, il sapere di averlo fatto su di una superficie di bambù scelta insieme tra battibecchi e ripensamenti.
Erano concetti a cui Sasuke proprio non arrivava. Era testardo e temerario, sensibile certo, ma non volubile o compromettibile; se una cosa, una sola, Sasuke decideva, quella cosa poteva essere decretata con forza di legge anche all'istante tanta la sicurezza che essa sarebbe avvenuta esattamente come prevista dall'erede degli Uchiha. Non si piegava, ma nemmeno si sarebbe spezzato. Naruto avrebbe potuto pestare i piedi, e urlare per delle ore intere, fino a perdere la voce, sicuro che in qualunque caso non sarebbe stato ascoltato.
Entrambi, erano convinti di potersi bastare da se stessi dal principio, ed era come prevedere una possibile futura troncatura della loro relazione senza rimpianti. Decretare la sconfitta non appena varcato un campo di battaglia.
Dov'è l'amante che cominciando una nuova storia d'amore antepone alla sua metà la propria esistenza, le proprie esigenze, rivedicando le sue libertà anche a costo di sovrastare quelle dell'altro?
Non c'era voglia di capirsi tra di loro, né di accettarsi. Erano scontri che non fortificavano quelli avvenuti tra i muri della loro casa, né servivano ad unirli.
E l'amore giustamente si proteggeva dall'essere ferito durante le loro diatribe, nascondendosi attentamente dietro la cornice dell'ingresso. Si nascondeva, ma c'era.
Perchè dopo tutto s'erano cercati e rincorsi per una vita, e s'erano toccati e si volevano -seppur senza concedersi-.
E quelle volte in cui la voglia di lottare si azzerava a causa della giornata pesante, quel sentimento trovava anche del posto allo scoperto, tra di loro, così che essi potessero ricordarsi della sua esistenza, e cercare di mantenerlo in vita.
Faticavano a farlo e mentre questo si spegneva ogni volta di più, essi si aggrappavano con rabbia alle spalle del compagno che avevano affianco, per non vederlo scomparire. A Naruto sembrava di sprofondare ogni volta, con Sasuke. Gli era lontano, terribilmente e con ossessione invece, lui lo voleva per sé.
Voleva che lo guardasse, e che lo capisse. Ma non voleva essere sommerso da Sasuke.
La confusione di quello che provava gli faceva compiere delle tali stupidaggini che sempre più spesso, a causa delle sue crisi egoistiche, il loro rapporto rischiava di rompersi.
Erano seduti, uno di fronte all'altro, sull'ampio tavolo noce della cucina. Tagliavano i pomodori per il sugo della cena.
Il coltello nelle mani di Naruto era affilato, e una creatura ombrosa gli stava crescendo dentro osservando i lineamenti perfetti e controllati di Sasuke.
Kami com'era bello. Era di una bellezza totalmente diversa da quella di Sakura, ma non per questo le era inferiore. Sasuke era alto, e prestante, frutto di un'alimentazione ottima ed un allenamento instancabile, che gli aveva formato il torace e le spalle, nulla a che vedere con la sua figura piuttosto minuta.
I muscoli delle braccia guizzavano sulla sua pelle mentre compiva dei semplici movimenti con il coltello per tagliuzzare gli ortaggi.
Sul suo viso, contornato da quei capelli corvini che si era lasciato crescere per racchiuderli in una coda bassa, non c'era espressione.
Il cuore di Naruto ringhiò.
Impiantò il coltello che teneva tra le mani sul legno del tavolo che subì con un rumore secco, mentre Sasuke rimaneva imperturbabile. La creatura cresceva.
-Ti importa? Qualcosa, qualsiasi cosa- cominciò a dire, ma il suo tono di trasformò in un urlo.
Silenzio.
Nessuna risposta.
Mentre la creatura nera dentro inglobava il cuore di Naruto.
Sasuke non rispondeva, forse non gli importava, e lei continuava ad assaggiare e masticare.
Finchè non ingoiò, ed il coltello volò per la stanza e Sasuke afferrandolo alzò i suoi occhi neri.
E si specchiò in fuochi cremisi che lo accusavano e lo volevano, e rispose loro con un altro paio di occhi, rossi, che non concedevano la pietà e l'attenzione che veniva richiesta.
Naruto sciolse il catenaccio alla creatura e quella si sfogò.
Quando riprese i sensi percepì ancora prima di aprire gli occhi un intenso odore di fumo e di bruciato che gli disturbava l'olfatto. Si sollevò dal pavimento sul quale giaceva e guardandosi intorno non riuscì a distinguere nulla della loro casa, tra le macerie.
Tranne Sasuke.
Sasuke che non era più così imperturbabile. Che era sporco di fuliggine, che con un'espressione apprensiva sul viso lo guardava e da verbo s'era fatto uomo.
Sasuke che gli tendeva una mano.
Mano che rifiutò, mentre un conato di vomito che riuscì a reprimere gli risaliva la gola e la sua testa vorticava.
Si alzò solo, evitando la ricaduta a terra grazie alla presa dell'Uchiha, che lo afferrò prima che perdesse l'equilibrio. Lo scacciò lontano e continuò in solitudine per qualche tratto barcollando pericolosamente finchè non finì di nuovo a terra.
Riflettendoci, forse, c'era qualcosa che annaspava alla ricerca d'aria nel loro rapporto.
Bisogno. Un bisogno primario di quell'amore, e ancora di più l'esigenza tangibile di mantenerlo esistente.
Era necessità, reale, aspra e cruda necessità d'amore. Ridicolo, quasi, che l'affetto tra loro necessitasse di bisogno d'affetto.
Perchè per quanto non avesse la certezza che di quel sentimento ch'era nato a Sasuke importasse qualcosa, a lui importava eccome.
Naruto ci provò, per qualche tempo, a vivere senza di lui, a fare finta di niente quando lo incontrava per la strada, o quando le missioni ne obbligavano l'estrema vicinanza. E miseramente rinunciò dopo qualche tempo, che l'esigenza di Sasuke era diventata impellente. Nemmeno soffocare quel sentimento sovrapponendo ad esso altre relazioni funzionò, liquidò chiunque nel giro di qualche settimana, scusandosi con il fatto che la rottura con l'erede Uchiha ancora gli bruciava. Dopo qualche altro tempo, che la voglia di lui gli rimbombava nella testa come un eco, ritrattò, ammettendo che sì, effettivamente c'era qualcosa di morboso nel loro amore che li legava. Non glielo disse mai. E nemmeno si arrese troppo facilmente alla sconfitta, nonostante la riconoscesse.
-Sei ancora incazzato con l'Uchiha?- gli chiedevano e se Naruto tentava di dare spiegazioni quelli gli scoppiavano a ridere in faccia -Solo problemi di coppia- dando poca importanza al tutto.
Ma il loro non era un problema di coppia, meglio, non era un problema comune a tutte le coppie, era un problema della loro coppia. Anzi, era la loro coppia il problema.
Per quanto entrambi si sforzassero, tra loro non funzionava. Anche Sasuke, nei minimi limiti del suo carattere aveva tentato di escogitare qualcosa, ma nulla, aveva concluso con il lasciar correre le cose e questo seccava Naruto. Da notare il fatto, comunque, che sebbene i due tentassero di collaborare, ufficialmente avevano rotto qualche mese prima. Tutto si sarebbe sistemato tranquillamente se avessero smesso di provarci, dimenticandosi per sempre o ritornando conoscenti.
Finché provando, insistente come mai, Sasuke non si riebbe e rinacque dalla polvere, e capì, e Kami, gli si pose affianco e mangiò una mattina orgoglio, nome, onore e li sputò, calpestandoli sul selciato mentre si dirigeva da lui.
Non c'era sfida che Naruto non avesse accettato, tranne una: il dipendere da un'altra persona che non fosse se stesso. Sasuke capiva, non c'era legame che lui avesse sostenuto per il terrore d'essere controllato e manipolato a piacimento.
E non c'era in effetti, un legame che voleva mantenere attivo.
Tranne uno.
-Non ho idea di cosa tu stia parlando- dichiarò evasivamente, infervorandosi e balzando in piedi dal muretto su cui sedeva, in una giornata d'allenamento, Naruto.
-Ne ho le palle piene dei tuoi 'forse', 'non lo so', 'non ti capisco', sei uno schifoso vigliacco; se non hai nemmeno il fegato di provarci, prenderò io la situazione in mano- aveva visto poche volte nella sua esistenza Sasuke ardere vivo, e questa era una di esse.
-Non so neppure di che parli! Sei così...- si sbatté le mani sulla faccia, troppa rabbia e nemmeno una parola per descriverla.
-Sei tu il problema, sei sempre tu il problema- alzò la voce al suo gesto.
-Io?-
-Finisce qui- I suoi occhi erano impenetrabili, voleva spaventarlo e ci riuscì, perché Naruto sentì il gelo nascere dalla sua colonna vertebrale fino a spandersi in tutto il corpo, rendendolo immobile.
-V..vuoi..finire..qui?- Tremava, e la vista gli si appannava, ma era troppo trafitto per richiamare la forza.
-Non sta funzionando, é inutile continuare a girarci intorno. Ci vediamo- se ne stava andando, lo stava facendo davvero.
Si allontanava e non stava scherzando, no per davvero. Lo stava perdendo.
L'aveva rincorso per anni, cercato per anni. Amato per anni?
Lo perdeva e cadeva, mentre Sasuke si allontanava pregando, erano senza speranza davvero?
Mosse un passò, lo richiamò -Sasuke!- urlò. Piangeva.
Uchiha si fermò, lasciando libero il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento. Ok l'aveva scosso, ci stava riuscendo, coraggio Naruto, implorava.
-Uchiha cazzo, facciamola funzionare! Sasuke, ti prego, per favore- lo stava supplicando e la voce gli si incrinava.
Sasuke si voltò e Naruto gli venne vicino, alzando il viso mentre l'altro lo sovrastava.
-Ti prego- ripetè. Era limpido e lucido e si incantò a guardarlo. Com'era chiaro, si vedeva il turbinare del vento nelle sue iridi azzurre. Il suo viso era pulito e l'espressione era quella di un bambino. Era il Naruto tredicenne che voleva riportarlo a casa, quello che aveva di fronte.
-Perché?- domandò -Dimmi perché e smettila di piangere-
-Non sto piangendo- abbassò repentinamente lo sguardo, infervorandosi nuovamente -Teme-
La situazione non si scantava, Sasuke voleva certezze, e le avrebbe avute.
-Me ne vado- decretò, voltandosi.
Quasi immediatamente si sentì trattenere il braccio e fu spinto a rivolgersi verso di lui.
-No, tu non te ne vai, schifoso bastardo- ringhiava, eppure piangeva dicendolo -Tu mi servi-
Deglutì, roteò gli occhi e poi li chiuse e come Sasuke mangiò orgoglio, sicumera e timore e li sputò.
- Io ho un fottuto bisogno di te-
Gioì il suo cuore, volteggiando, nel sentire quelle parole dal ragazzo con i capelli biondi. E con lentezza, ma decisione, lo strinse forte quasi da fargli mancare il fiato.
Mai come allora, fu chiaro che ci fosse qualcosa di ossessivo e morboso nel loro amore. Non malato, questo no, non era un aggettivo che gli si potesse attribuire, ma persistente e maledettamente pesante. Difficile, eccolo lì, l'aggettivo perfetto.
Il resto che avvenne, fu abbastanza prevedibile, tornarono uniti, ma poco cambiò del loro rapporto. La freddezza, persisteva.
Sebbene non vi fosse affinità tra loro, dunque, e l'amore che ne usciva facesse male; e sebbene l'estrema difficoltà di vivere in modo civile, fianco a fianco; non demordevano e nuocendo a se stessi tenevano insieme quella loro storia con ostinazione, legati solamente dalla necessità di resistere alla mancanza che la loro separazione avrebbe provocato.
Era questo quindi che entrambi cercavano di allontanare? Solo la mancanza?
E l'amore?
Dov'era?
Sasuke malinconicamente, guardandolo, delle volte si chiedeva se il sentimento c'era. Se era effettivamente vero che vi fosse un qualcosa tra loro che non dipendesse dal bisogno, dal desiderio, dalla paura, dall'abitudine. Non se la sentiva di dare una risposta alla sua domanda. Tale risposta, l'avrebbe certamente deluso, ed ancora di più, avrebbe deluso Naruto.
Venne tutto a galla un giorno e quello stesso giorno, tutto sprofondò.
C'era il sole a Konoha, un sole che mai s'era visto prima, e per cercare di goderselo tutto si erano chiusi entrambi in casa, barricando porte e finestre della camera da letto.
-Dopo che sei tornato non sapevo cosa fare- aveva detto, rigirando tra le mani un lembo del lenzuolo.
-Era come se d'un tratto qualcuno avesse tolto un senso a quello che stavo facendo, perché sei tornato?- domandò.
-Anch'io non sapevo cosa fare- così Naruto ricevette risposta.
-E' difficile quando non hai nulla da fare-
-...-
-Devi solo..bah, andare avanti credo, ma procedi alla cieca-
Sasuke gli passò più volte le mani sulla schiena, tracciando linee sino a giungere ai suoi capelli e pizzicandoli piano -E' ancora più difficile quando devi tirare avanti non avendo mai avuto lo scopo di vivere semplicemente prima, niente progetti, niente sogni, niente obbiettivi; e così ci rinunci, resisti per qualcos'altro o torni indietro- sospirò -E' quello che ho scelto di fare-
-E sei tornato e ci siamo scontrati sulla piazza del villaggio e mi hai tirato un sinistro-
-Mi avevi ossessionato per anni con quella storia di tornare a Konoha-
-Tu mi avevi ossessionato per anni-
Si rigirò, fino ad avere i suoi occhi di fronte -Com'è successo tra di noi? Non riesco quasi a ricordare-
-Ho avuto caldo quando ti ho visto-
Attesero, era tutto troppo tranquillo per tacere in quel momento e cercarono le parole più adatte per buttare fuori ogni cosa.
-Perché tra noi non funziona?- non ricevette risposta.
-Lo sai eh 'tebayo? Sai sempre tutto, dannato Uchiha, vero?- lo prese in giro -Dai, rispondi!- incitò.
-Sei così bello Naruto, non te l'ho mai detto- era come se lo vedesse per la prima volta e quel complimento lasciò interdetto il ragazzo accanto a lui.
Naruto deglutì e capì che c'era qualcosa di serio, oltre che ossessivo, tra di loro. E qualcosa di seriamente importante uscì dalle labbra del suo compagno in quel momento.
-Abbiamo sbagliato- non lo guardò negli occhi per paura -cercavamo di non perderci ma non è la stessa cosa-
Naruto sfregò il naso contro il suo in un gesto che non aveva mai concesso a nessuno prima d'allora -Dici che ci siamo dimenticati di noi?-
-Forse-
Naruto sollevò il busto, posizionandosi seduto a gambe incrociate sul letto -In realtà pensavo a come cercare di non mollarti ogni due giorni per esasperazione, mi ero proprio scordato di te-
Anch'io, pensò Sasuke, ma non lo disse.
Si ripresero velocemente, si vestirono in fretta e sbirciandosi a vicenda tossicchiarono più volte, ed ogni volta che si guardarono sorrisero come bambini. Capirono che non nascondersi le cose delle volte poteva risolvere alcuni problemi.
Ma era una giornata con troppo sole perché potesse finire così in fretta. Stava procedendo tutto troppo liscio, e Naruto era davvero troppo bello.
-La vita non è uno scherzo, vivere per vivere è difficile- decretò li lì, mentre si dirigevano dall'Hokage.
-Mn- mugolò Uchiha.
-Penso che vivrò d'aria e d'amore d'ora in poi, come fanno i passeri- rise.
Sasuke non ebbe il tempo di gioire con lui. Non rispose, non sorrise e non lo strinse a sé. Non gli baciò le labbra e non gli offrì il ramen come promesso. Fu troppo occupato a vegliarlo durante la notte.
Quando aveva visto le sue gambe smettere di sorreggerlo aveva pensato ad uno scherzo. Furono i suoi occhi opachi a convincerlo, che non ce l'avrebbe fatta. E sempre loro, gli chiesero aiuto, mentre i muscoli delle palpebre cedevano.
-Lo sapevamo, Sasuke- gli dicevano -La vita di una forza portante è effimera come quella di un fiore- e quella di Naruto, era arrivata al capolinea.
Era tutto troppo strano per arrabbiarsi, Naruto che stava bene e Naruto che non c'era più. Troppo poco tempo per ragionarci sopra e gridare, Naruto che l'amava in un giorno e lo lasciava, nell'arco di meno di un mese.
Nessuna malattia, né ferita. Non un dolore né una fatalità. Nemmeno destino, nulla. Solo la sua vita che finiva.
Avrebbe urlato, se avesse potuto. Se un male terribile l'avesse colpito avrebbe supplicato i Kami di graziarlo. Avrebbe pregato e spergiurato, combattuto. Se un nemico l'avesse ferito avrebbe cercato vendetta e seminato terrore tra la sua gente. Avrebbe sopportato se la sua morte fosse stata dolorosa, e lacrime avrebbero accompagnato le sue notti accanto alla sua sofferenza. Avrebbe ribaltato le montagne se il tutto fosse accaduto fatalmente ed a causa del destino.
Ma non era nulla di tutto ciò, e non avrebbe fatto nulla di tutto questo, né pianto, né gridato, né pregato.
Nulla, non c'era nulla.
Era solo la sua vita che finiva, ecco tutto.
E con essa, Naruto se ne andava.
-Ci sarà pure qualcosa da fare?- chiedeva, supplicava, spesso; ma no, era tutto lì, Naruto aveva istantaneamente abbagliato il vuoto come un fiammifero e nello stesso modo, si esauriva di lì a poco, consumandosi.
La cosa che più gli rodeva dentro, era l'impossibilità. Perché Naruto stava bene e rideva e facevano l'amore e gli giurava di amarlo piangendo e urlava di volere più tempo di quello che gli era stato assegnato in quanto forza portante. Ma oltre a cullarlo in quelle notti che la paura lo prendeva non faceva altro, lo stringeva passivamente e ascoltava i suoi silenzi ricchi di preghiere. Riconosceva in lui, per la prima volta, la voglia di vivere per vivere semplicemente.
Mutò piuttosto velocemente, com'era volubile il suo carattere e prima dello scadere del mese, gli concesse il più grande dono della sua vita. L'amò, vivendo quegli ultimi giorni per amarlo, senza pensare a nient'altro, come aveva scherzato quel giorno in cui si erano ritrovati più uniti di quanto credessero.
L'amò, e talmente forte che Sasuke poteva sentirlo nell'aria che usciva dal suo respiro e nell'odore dei suoi capelli quando appoggiava il capo al suo petto, mentre piccoli attimi di sconforto lo prendevano ancora.
Era l'ultima migliore cosa che gli lasciava della sua vita. In quei giorni, Naruto gli regalò la sua stessa ragione d'esistenza.
Eppure per Sasuke, fu inevitabile pensare al dopo.
-Vengo via con te- sussurrò una notte insonne, forse l'ultima notte insonne che insieme passarono.
-No, resta qui-
-Con che scopo- lo sentiva debole e la sua voce si fece roca per questo, mentre una paura feroce lo prendeva e mille nodi alla gola si formavano all'idea di doverlo lasciare andare.
Lo sentì prendere un respiro profondo -La vita non è uno scherzo, Sasuke, ricordi? Vivi con la sola ragione di vivere-
-Non mi serve resistere se tu...- ma fu interrotto.
-Non c'è nulla, per me, più caro della tua vita, Sasuke, teme...- chiamò Tsunade negli attimi subito successivi, quando il suo respiro si fece improvvisamente più pesante e rantoli gli uscivano dalla bocca.
-Non sto scherzando- fu una delle ultime cose che disse, e solo alcune lacrime lo accompagnarono mentre chiudeva gli occhi.
Passò dell'altro tempo, prima che se ne andasse, ma accadde non più tardi di qualche ora. E se ne andò silenzioso come non era mai stato, portandosi via un pezzetto di cuore di tutti.
Il tempo riprese a girare per Konoha, solo qualche anno dopo, quando la sua mancanza, fu quasi del tutto dimenticata.
La gente riprese il proprio attaccamento morboso per la vita, com'era sempre stato e tutto continuò a girare, incurante.
Solo una persona, per certo, visse appieno la sua vita, non cercando miseramente di aggrapparsi al tempo e custodire la propria esistenza intatta. La prendeva sul serio, perché non era uno scherzo, e valeva la pena di essere vissuta con l'unico scopo di viverla.
Era solo per il suo dobe, che Sasuke continuava incessantemente a guardare avanti.
Non aveva altro da fare che vivere.





LETTERA DI UN PADRE AL FIGLIO
-La vita non è uno scherzo:
prendila sul serio.
Come fa lo scoiattolo,
ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'aldilà.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio,
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro,
ad esempio, con le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi
occhiali,
tu muoia affinchè vivano
gli uomini,
gli uomini di cui non conosci la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello,
più vero della vita.

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni,
ad esempio, pianterai degli ulivi
non perchè restino ai tuoi figli
ma perchè non crederai alla
morte
pur temendola, e la vita peserà
di più sulla bilancia.-

Hikmet Nazim

   
 
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