“…love forever, love is free, let ’ s turn forever you and
me…”----Gorillaz
Si alzò da terra, sfregandosi il viso e il polso dolorante, e
solo allora si accorse di una figura inginocchiata davanti alla casa.
Si avvicinò alla figura, lentamente, quasi temesse che si
trattasse ancora di una macchinazione della sua mente, poi vide che non era
Ryan.
Era una bellissima donna, con lunghi capelli biondo chiaro,
che ondeggiavano lisci nel vento, e due grandi occhi azzurro acquamarina. Aveva
un vestito rosa smanicato addosso e un cappello di paglia, con un nastro rosa,
sulla testa. Quella donna le ispirò un gran senso di tranquillità e di
serenità: sembrava così felice e dolce, mentre batteva le mani, chiamando
qualcuno alle spalle di Strawberry. La guardò per qualche istante con un
sorriso, ritemprata dalle tensioni che aveva affrontato fino a quel momento, e
dimenticò un momento che cosa era venuta a fare lì… sembrava una bambina…
Poi, d’un tratto, capì di averla già vista… con quella stessa
espressione, in una fotografia…
Un fulmine le attraversò la mente…nella camera di Ryan, l’ho vista lì… o mio Dio, è sua madre…
In quel momento, seppe di dover girare su sé stessa, ma lo
fece lentamente, con paura. I suoi occhi scorsero un bambino biondo, di un
anno, con due sconfinati oceani turchesi per occhi, che avanzava lentamente,
incerto sulle gambette.
Lo aveva trovato… le ripeteva la sua mente, mentre iniziava a
piangere e a sorridere, come una scema. Cade in ginocchio, sentendo un dolore
bruciante alle ginocchia.
Ma il bruciore maggiore lo sentiva a sinistra del petto… Ryan…
finalmente lo rivedeva, sebbene in quella forma trappola, che gli aveva fatto
prendere Profondo Blu… finalmente sarebbe tornato a casa, sarebbe ritornato da
lei, e finalmente tutto sarebbe finito… quell’incubo, che era diventata la sua
vita… aveva bisogno di lui, mai come in quel momento, lo capiva in tutta la sua
chiarezza… non le importava che questo fosse strano, che doveva averlo
scordato, che si era comportata da pazza, che questo forse voleva dire che lei
era innamorata di lui… niente aveva importanza.
Solo lui, adesso era importante… solo il mio Ryan… pensò con spontaneità.
Si alzò per la seconda volta, e stava già per correre ad
abbracciarlo, poi si ricordò delle parole di Blanche…
Troverai molto
probabilmente una persona, che ha perso la cognizione del reale, che è
intrappolata nei fantasmi che Profondo Blu gli fa credere reali, e quindi
potrebbe anche non riconoscerti o farti anche del male…
Si fermò all’improvviso incerta su che cosa fare,
asciugandosi le lacrime con il palmo della mano. Intanto Ryan era arrivato a
sua madre, che lo aveva preso tra le braccia e condotto in casa.
Strawberry li corse dietro, entrando in casa, poco prima che
la madre di Ryan chiudesse la porta d’ingresso. Si trovò in un enorme sala, su
cui si apriva una scalinata ricoperta di un tappeto blu scuro. Ma stavolta non
si fermò a vedere i quadri della sala, le sue decorazioni, i suoi intarsi nei
mobili, e i decori del tappeto, ma seguì la madre di Ryan, che aveva portato il
figlio in salotto.
Si erano seduti su un divano panna, e la donna dondolava Ryan
sulle gambe, facendolo andare avanti e indietro. Lui rideva di gusto e batteva
le manine sempre più velocemente.
Strawberry si appoggiò allo stipite della porta, chiedendosi
con un sospiro come poteva portarlo via da sua madre, la donna, che aveva amato
di più nella sua vita.
Forse l’unica che
ha amato nella sua vita… si disse, mentre una fitta lancinante le
attraversava lo stomaco.
Guardandosi distrattamente attorno, vide un grande specchio,
che rifletteva buona parte della stanza e vide che c’era qualcosa che non
andava. Si avvicinò e sbarrò gli occhi.
La stanza, nel riflesso, era completamente avvolta dalle
fiamme, che lentamente si avviluppavano attorno ai preziosi mobili antichi e
alle figure di Ryan e di sua madre.
Ecco, come Profondo Blu avrebbe ucciso l’anima di suo
fratello… aveva dato a Ryan quella stupenda illusione, che lentamente lo
avrebbe distrutto, senza che lui se ne accorgesse. Non c’era un attimo da
perdere.
Adesso che aveva trovato Ryan, non lo avrebbe perso di nuovo.
Si affannò e si inginocchiò di fronte a Ryan, ancora in
braccio di sua madre. Lui sembrava non vederla neppure.
“Ryan, ti prego svegliati…” iniziò, le mani fredde sul viso del
suo bellissimo bambino “Ti prego, sono io… sono Strawberry…sono venuta a
prenderti… gli altri sentono tanto la tua mancanza, e credono che non ci sia
più… anche io l’ho creduto, per tanto tempo, ma, in fondo al cuore, sapevo che
stavi bene e che eri solo prigioniero…”.
Niente, il bambino continuava a sorridere, felice
nell’abbraccio di sua madre, sordo alle parole della ragazza.
“Questa donna non è tua madre, è solo un’illusione di
Profondo Blu… Ryan, tua madre non c’è più, e anche tuo padre, ma tu mi hai
detto che noi eravamo la tua famiglia e che eri felice di avere noi… ti prego,
Ryan, ritorna da noi… noi abbiamo bisogno di te…”.
La voce le si spezzò, vedendo gli occhi sempre ottusamente
raggianti di Ryan. Strinse le mani di Ryan nelle sue, appoggiandovi la fronte
sopra e iniziò a piangere, sempre più forte.
“Io ho bisogno di te, Ryan… non ce la faccio più a vivere
senza di te… fin quando c’eri tu, mi piaceva vivere, ogni cosa aveva un senso e
mi convincevo che fosse perché ero così, perché mi piaceva essere gioiosa e
felice… e, invece quando te ne sei andato, ho capito che era per te che ero
così… eri tu che mi davi la forza di andare avanti… non abbiamo mai avuto un
gran rapporto, lo so, eppure sapevo che c’eri e questo mi faceva stare
tranquilla. Sapevo che mi avresti protetta, che non mi avresti mai lasciata da
sola… non so se questo fosse perché sono una mew mew, ma adesso non mi importa.
Un tempo, avrei pensato che tu mi consideravi solo un mezzo, uno strumento per
salvare il mondo e per portare avanti il tuo progetto, ma adesso non mi
importa… sia anche così per tutta la vita, l’importante è che tu ritorni da me,
per favore, Ryan…”.
Rimase a singhiozzare ancora, stringendo le mani di Ryan
nelle sue, inondandole di lacrime, finchè sentii una voce incerta dire: “Straw-
Strawberry…”.
La ragazza, sentendo il suo nome, alzò la testa e incontrò
gli occhi di Ryan, adesso finalmente rivolti verso di lei.
“Ryan…” disse, tra le lacrime, sollevando il capo.
Il bambino ripeté il suo nome, ma, mentre Strawberry si
avvicinava lentamente a lui, la casa fu completamente avvolta dalle fiamme.
Strawberry si chinò a proteggere Ryan dal crollo di una trave del soffitto, ma
inspiegabilmente non si fece niente.
Quando sollevò lo sguardo, vide la trave in fiamme sospesa a
mezz’aria, mentre una voce le diceva nella mente.
Certo che non ti
ci si può lasciare da sola, angioletto… porta fuori Ryan…
Strawberry annuì e prese in braccio Ryan, che tuttavia oppose
resistenza, aggrappandosi alla manica di sua madre.
“Mamma…” diceva, piangendo.
Strawberry lo abbracciò e disse: “Ryan, questa non è la tua
mamma…lei ti guarda dal Cielo e non ti ha mai lasciato solo… scommetto che non
vorrebbe che tu vivessi in un falso ricordo di lei… i tuoi genitori volevano
che tu combattessi, che tu lottassi contro gli alieni e l’hai fatto… ma adesso
ti aspetta un’altra prova, ma tu ce la farai, perché loro ti hanno reso una
persona straordinaria… tu sei determinato, sei la persona più forte e sicura
che conosca, e ce la farai anche stavolta… e poi io non ti lascerò mai solo… te
l’ho promesso che avresti sempre potuto contare sul mio aiuto e sulla mia
amicizia…”.
Ryan, lentamente, lasciò la manica di sua madre, mentre
affondava il viso nel collo di Strawberry. La ragazza corse fuori, evitando i
mobili roventi e le travi che cascavano dal tetto, e aprì la porta, mentre
stringeva Ryan tra le braccia.
Cascò sui gradini, e, rialzandosi immediatamente, si accasciò
per terra di fronte alla casa, una mano sulla testa di Ryan.
Ad un tratto, vide una luce azzurra avvolgere il corpo di
Ryan e lo strinse più forte a sé, temendo di perderlo ancora. Ma quando la luce
si dissolse, la sua guancia era premuta contro il petto del ragazzo.
Lei alzò timorosamente lo sguardo, le braccia ancora strette
attorno alla vita di Ryan, e vide che lui era ritornato il ragazzo, che aveva
lasciato quella sera sulla veranda del caffè, quel ragazzo che le era mancato
immensamente, quel ragazzo con quel profumo che le entrava nell’anima e le
apriva il cuore.
“Strawberry…” disse semplicemente lui, non riuscendo a capire
come mai la ragazza gli era praticamente in braccio.
“Ryan…” mormorò lei, poi gli occhi le si riempirono di
lacrime e lo abbracciò di scatto, dicendo: “ Avevo paura di non farcela, temevo
che non ti saresti più svegliato…”.
Lui chiaramente in imbarazzo, le accarezzò la testa, e disse:
“E invece ce l’ho fatta…”, poi, recuperando la sua solita ironia, aggiunse: “Ci
hai sperato fino all’ultimo di liberarti di me, vero?”.
Solo un mugugno.
Solo un sussurro, soffocato dal suo petto.
Dannatamente serio.
“Non lo dire neanche per scherzo… non so che avrei fatto se
non ti fossi svegliato…”.
Ryan rimase immobile, non sapendo cosa rispondere. Possibile
che Strawberry gli dicesse delle cose del genere? Non che non gli facessero
piacere, tutt’altro, ma si era rassegnato al fatto che la ragazza concepisse
frasi minimamente gentili solo per il suo caro fidanzato.
Strawberry sollevò lentamente lo sguardo, incatenando i suoi
occhi color cioccolato con quelli acquamarina del ragazzo.
Ecco, si diceva Ryan… stava ricominciando tutto esattamente
come sempre, lei lo guardava negli occhi e lui perdeva il controllo di quello
che stava facendo, dicendo o pensando… e inevitabilmente si piegava a quello
che lei voleva, finendo per considerare i suoi desideri anche di sua proprietà…
Ma quella volta non andò così. Guardandola, lesse nei suoi
occhi non più la luminosa gioia di vivere, che lei gli aveva sempre comunicato,
ma un’enorme tristezza, una malinconia profonda, che si alimentava direttamente
nella sua anima.
Lei era cambiata, adesso la sua espressione era troppo simile
alla sua… il volto delle persone che avevano perso qualcuno che amavano molto…
Che ti è
successo, piccola mia? si chiese angosciosamente.
Era più grande, era più bella, ma i suoi tratti portavano le
tracce di tutta la sua vita. E lei non aveva mai mostrato tutto questo, mai,
con quel suo volto da bambina.
Le asciugò le lacrime con le dita e disse: “Adesso, smettila
di piangere… non pensare di assumere un’espressione da bella e tormentata… sembri
solamente un pesce lesso…”.
Strawberry, rendendosi conto delle parole del ragazzo,
assunse un’espressione contrariata, e gli diede un pizzicotto sul braccio,
affondandoci completamente le unghie.
“Ahia, accidenti a te…stavo solamente scherzando, possibile
che tu sia sempre così suscettibile?”.
“E’ possibile che tu debba essere sempre così
stramaledettamente odioso?!” replicò la ragazza, con la fronte alzata e lo
sguardo decisamente indispettito.
I due si guardarono negli occhi per qualche istante, poi
scoppiarono simultaneamente a ridere, entrambi contenti di aver trovato
qualcosa che li mancava da troppo tempo, ossia la presenza dell’altro.
Ryan, soprattutto, fu particolarmente felice di rivedere la
solita luce degli occhi di Strawberry. Distogliendo forzatamente lo sguardo da
lei, lo fissò sulla sua casa in fiamme, il luogo dove aveva passato il periodo
più felice della sua vita.
Senza accorgersene, disse: “E’ la seconda volta che la vedo
bruciare… speravo di non doverlo vedere mai più…e anche stavolta, ci ho
lasciato mia madre…”.
Strawberry aprì la bocca per ribattere, ma lui la interruppe,
lo sguardo ancora incollato alle lingue di fuoco, che colpivano l’abitazione e
parte dei suoi ricordi: “Lo so che questa volta è solo un’immagine della mia
mente, ma comunque mi sento esattamente come allora…”.
Strawberry abbassò lo sguardo, non sapendo che cosa dire. Si
limitò a mormorare un: “Mi dispiace tanto…”.
Lui scosse la testa, dicendo: “Non importa… è da troppo tempo
che sono qui ed è solo per questo che mi fa, di nuovo, male… comunque, adesso
la cosa importante è che tu mi spiega bene che cosa è successo…”.
Lei si sbatté la mano sulla fronte, ricordando che non aveva
così tanto tempo per rimanere lì. Doveva ritornare indietro quanto prima,
altrimenti non ci sarebbe più riuscita.
“Ti devo spiegare molte cose…” iniziò, sebbene voleva
allontanarsi con tutte le sue forze dalla visione di quella casa ardente, che
vedeva sempre riflessa negli occhi tristi di Ryan. Non voleva che stesse male,
e si ritrovò a pensare di voler immediatamente allontanarsi da lì.
Come se qualcuno l’avesse ascoltata, una luce, stavolta calda
e soffusa, li avvolse e si ritrovarono all’interno del Caffè.
Strawberry e Ryan si guardarono senza capire, poi la ragazza
concluse: “Già, in fondo siamo dentro di te, abbiamo solo recuperato un tuo
ricordo…”.
Ryan, che sebbene sapeva di essere prigioniero di Profondo
Blu, non capì le parole di Strawberry, che si sedette su una sedia e iniziò a
raccontare tutto al ragazzo, dell’incidente, della sua morte, dei suoi
sospetti, dell’arrivo di Ghish e di Blanche, della storia di Leon e
dell’imprevista nuova missione, che li attendeva.
Ryan, alle parole di Strawberry, rimase semplicemente
sconvolto, comprendendo che allora lui non era più reale, era solo un’ombra nel
suo stesso corpo, controllato da Profondo Blu. E poi questa storia di Leon… che
significava che parte della sua anima, era questo vecchio sovrano?
Ma furono soprattutto le parole di Strawberry, leggermente
velate di angoscia, che lo misero in allarme: “E quindi io sono venuta a
prenderti…”.
Ryan la interruppe bruscamente, chiedendo: “Quindi neanche tu
sei reale… sei solo un’immagine mentale… dove sei davvero tu?”.
“Io sono a casa mia, ma la mia mente e il mio cuore sono
qui…” .
“Ma scusa, non è pericoloso tutto questo?”.
Lei abbassò lo sguardo, balbettando qualcosa.
“Non saresti mai dovuta venire! E se ti succedesse
qualcosa?!” esplose lui, alzandosi in piedi, mentre Strawberry lo guardava,
sbattendo gli occhi “Se ti succedesse qualcosa, mi spieghi come potrei
perdonarmelo?! Vivrei per sempre nel rimorso…”.
Lei lo fissò freddamente negli occhi e si limitò a dire che
non aveva avuto altra scelta, e che, se non lo avesse fatto, sarebbe stata lei
a non poterselo perdonare.
“E poi ti ricordo che c’è in gioco la sorte della Terra e
dell’intero Universo… l’ho fatto sopratutto per questo…” rispose, lo sguardo
basso ad osservare l’orlo della gonna.
Come era stata dannatamente brava a mentire, ancora una volta
si era erta il suo solito muro di menzogna per proteggersi dalle sue paure e
dai suoi sentimenti… era così difficile dire che lei era venuta lì perché
sentiva la sua mancanza? Perché voleva salvarlo? Perché si era convinta che
fosse stata la sola a non credere mai che lui fosse morto? Era talmente difficile?
Sì che lo era, lo era enormemente aprire bocca, rendersi
fragile e facilmente vulnerabile di fronte a lui, che magari le avrebbe
semplicemente risposto che non era necessario che lo facesse. Avrebbe
semplicemente inarcato un sopracciglio, chiedendole magari di non rifarlo mai
più, perché non voleva averla sulla coscienza.
E poi non era solo questo… dire una cosa del genere, che le
sarebbe parsa assolutamente normale un paio di anni prima, adesso le faceva
solo pensare di confermare implicitamente quello che lei aveva visto…
Il mio matrimonio
con lui… i nostri figli…
Era un futuro meraviglioso e lei non poteva negarlo, ma
adesso la rendeva solamente confusa e le faceva soltanto male, un male
bruciante nello stomaco.
Gli occhi le si velarono appena, ma per orgoglio ricacciò
indietro le lacrime, mentre Ryan le dava le spalle, lo sguardo fisso sul Caffè,
sul ricordo di sé stesso, che in quel momento stava prendendo in giro
Strawberry.
Sorrise, pur essendosi imposto di non farlo, ma poi cancellò
la lieve piega che le sue labbra avevano preso verso l’alto, mentre si rendeva
nuovamente conto della presenza della ragazza, seduta alle sue spalle.
Entrambi sospirano nello stesso momento, mentre nelle loro
menti prendeva forma lo stesso pensiero…
Vorrei tanto che
le cose tra noi fossero più semplici…
Ad un tratto, qualcosa di strano accadde. Ryan avvertì come
qualcosa nel suo petto allargarsi sempre di più, come se fosse un palloncino,
che qualcuno adesso si era messo in testa di gonfiare.
Gli si mozzò il respiro e si portò le mani al petto, mentre
si voltava verso Strawberry, che però vide era nella sua stessa posizione,
accasciata sulla sedia.
“Strawber…” mormorò, prima di sentire che non stava
chiaramente respirando più. In quei pochi secondi, una miriade di immagini
passarono davanti ai suoi occhi, accompagnati da una voce maschile che
ripeteva…
L’amore non è mai
facile… specie l’amore non detto, quello che arde silenzioso nel cuore… ma è
sempre meglio amare e rischiare di perdere, che non amare affatto…
Ryan si accasciò per terra, con Strawberry accanto, mentre le
stesse immagini di un passato lontano milioni di anni passavano davanti alle
loro iridi castane ed azzurre.
Finalmente il grande incontro! Spero di
essere stata all’altezza delle vostre attese, anche se per cominciare a vedere
qualcosa tra Ryan e Strawberry dovrete aspettare ancora un po’! Il prossimo
sarà un capitolo molto particolare e a cui tengo particolarmente, perché
chiarirà molte cose su come si evolverà la storia! Posso dare solo una piccola
anticipazione… è una specie di storia nella storia, e riguarda soprattutto due
personaggi, che ho quasi solamente nominato… bene adesso come al solito passo
ai commenti e ai ringraziamenti:
Mew Pam: grazie ancora dei complimenti, ogni volta mi stupisco quando mi
dici che la storia ti sta prendendo così tanto! Ho cercato di non fare Ryan
troppo cattivo, anche perché così sarebbe stato troppo prevedibile, e poi credo
che Profondo Blu sfrutti molto i punti deboli delle persone, e sa che quello di
Ryan sono i suoi genitori… prova ad indovinare quando capirà che Ryan ha un
altro enorme punto debole? Ops, ho detto più di quello che volevo dire!
Strega 91: davvero il mio stile è migliorato? A me sembra sempre uguale, anche
perché lo scorso capitolo mi è costato particolare fatica! Il futuro con Mark è
quello che mi ha fatto penare di più, perché volevo che si vedesse che i soldi
non fanno la felicità, soprattutto se si sposa una specie di merluzzo rancido
come quello!
JunJun: sei una vera poetessa, lo sai? Mi hanno colpito i tuoi complimenti!
Soprattutto mi colpiscono sempre i tuoi appunti, perché credo che siano davvero
molto importanti per chi, come me, è ancora alle prime armi e vuole
disperatamente migliorare! Comunque, per la faccenda del latino, in effetti la
tua è una giusta osservazione e in effetti è stato un mio errore, ma credo di
potermi riprendere in calcio d’angolo con la frase “… che doveva essere il
latino…”. Non penso che Strawberry lo conosca, quindi forse la sua è una
deduzione che non tiene conto della tua attenta considerazione! Per i vari MAI
POI invece, quello è un mio ENORME errore, dato che spesso scrivo di getto ed
allora mi capita di ripetere quelle espressioni, che sono più del parlato!
Grazie per avermelo fatto notare, ho riletto sto capitolo 30 volte per vedere
se le avevo messe ancora, ma per fortuna non ce ne dovrebbero essere! Grazie
ancora tantissimo! Comunque, non ti sbagliavi per WITCH, anche se lo leggevo
prima ed ora non più!
Hermy 6: che bello che tu abbia letto la mia fic tutta assieme! Ti ringrazio
dei tuoi complimenti, e soprattutto sei stata l’unica che ha notato il fatto
che ripeto spesso la faccenda delle coincidenze! Odio il fatto che condizionino
la vita e che non le si possa controllare né spiegare, e ho trasferito questo
mio odio in Strawberry! Grazie ancora, spero di trovarti ancora!
Jessy: sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Spero che
anche questo abbia avuto lo stesso effetto!
Pfepfer: l’incontro è stato abbastanza strano per te? Grazie, e comunque è
vero che spesso le cose me le sogno, prima di scriverle! O almeno le immagino
prima di andare a dormire!
Nadia Sakura Kan: grazie del tuo incoraggiamento, l’ho molto apprezzato, e spero anch’io
che tu possa diventare una brava fumettista! Ti ringrazio come sempre dei tuoi complimenti,
l’ho confusa abbastanza Strawberry, non credi? Ma purtroppo il tuo “Vedremo…” è
giustificato, perché la ragazza è tarda a capire, quindi dovrai aspettare
ancora un po’!
Grazie anche a tutti quelli che leggono
solamente! Ciao ciao da Cassie chan!