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Autore: Rowena    02/07/2010    4 recensioni
All'Host Club si mette in scena la passione letteraria più in voga del momento, Twilight, e ogni membro interpreta un diverso personaggio... Ma cosa succederebbe se per un incantesimo i nostri eroi finissero nel libro al posto dei protagonisti? A Forks ci sono dei nuovi soggetti, in città!
Genere: Commedia, Parodia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Angoletto dell'autrice: Eccomi di nuovo qua. Eh sì, si vede quando comincio a pubblicare con la storia ià finita, eh? Sigh, non me lo dite... =( Comunque cercherò di aggiornare tutto prima di partire per le vacanze... Oibhò, tra due settimane! XD
Grazie a mki90 e a ThePirateSDaughter che continuano a recensirmi! Spero che vi piaccia anche questo capitolo quanto l'altro =) Anche io mi sono esaltata un sacco al pensiero di Dark Honey, quando ho deciso di inserirlo! XDDD


Proseguirono il viaggio in tutta fretta, con Haruhi impegnata a non vomitare. In realtà, Tamaki continuava a porle domande stupide, tipo quale fosse il suo colore preferito o che musica ascoltasse, o i suoi gusti in fatto di cibo, tutte cose che, se fossero stati normali, avrebbe potuto sapere semplicemente chiedendo a Kyouya, che aveva un dossier fin troppo dettagliato su di lei; la ragazza non rispose neanche ad una, provocando una crisi all’altro – almeno aveva qualche sintomo dei suoi soliti atteggiamenti – che ora piagnucolava.
- TU guida più piano e IO forse risponderò! – gli disse Haruhi sempre artigliando il cruscotto.
- Troppo tardi, siamo arrivati. – disse Tamaki tirando su col naso e riprendendo l’atteggiamento da vampiro macho e senza paura.
Scese e fece per aprire la portiera alla ragazza, ma prima che ci riuscisse una furia lo travolse.
- Bella, bambina mia adorata! Che ti è successo, dov’eri finita?
- Papà? – mormorò Haruhi prima di essere stritolata da Ranka in versione poliziotto. O quasi… – Papà, ma che ti sei messo? Credevo che quella l’avessimo eliminata dal tuo armadio!
Quando Tamaki si rialzò, quasi svenne: quella, come l’aveva definita Haruhi, era in realtà una sorta di divisa da Village People, praticamente inesistente. Per poco non svenne.
- E l’avevo fatto, te lo giuro, ma non so bene cosa sia successo…
- Non ti preoccupare, va tutto bene. – rispose la ragazza con calma.
- Bene, è ora di cena, no? Entriamo in casa. – le propose con entusiasmo il padre con un gran sorriso, prima di rivolgersi al giovane. – Grazie mille per aver riportato a casa la mia bambina, ma prova ad avvicinarti a lei ancora una volta e ti faccio sbattere in cella finché non diventi vecchio e rugoso.
- Questa sarebbe un po’ difficile… Comunque me ne vado. Ci vediamo domani, Bella!
Cenarono tranquillamente, tanto che Haruhi per un po’ si convinse di essere tornata a casa, soprattutto perché lontana da Tamaki e gli altri riusciva a comportarsi come faceva di solito. Tuttavia, ciò che le stava succedendo non le andava per niente bene: voleva tornare alla sua scuola, alla vita normale.
Non le piaceva essere la fidanzatina – perché quello di sicuro era il suo ruolo – di una persona com’era Tamaki in quel momento: anche si solito era strano, folle e si comportava come un bambino, certo, ma non era mai così terribilmente insopportabile; senza contare che, almeno di norma, lei sapeva come rimetterlo a posto, frantumando speranze e sparando commenti acidi. Non riuscire quasi a parlare in sua presenza, se non per dire sciocchezze irripetibili, era mortificante.
Sparecchiò e mise in ordine, mentre suo padre si era accomodato a guardare una partita di basket, baseball o qualcos’altro di molto americano. Altra incredibile stranezza, a Ranka in genere lo sport non piaceva affatto!
Haruhi rimase a ciondolare per casa, poi si chiuse nella propria stanza: sfogliò alcuni libri, tutta letteratura inglese molto classica, rovistò tra i CD… Si annoiò molto in fretta, i suoi gusti erano molto diversi, purtroppo.
Era stanca, questa era la verità: era stata una giornata carica di emozioni, anzi, di veri e propri shock, e tutto ciò che era successo a lei e ai suoi amici l’aveva sfinita. Saggiò il letto, tanto per accomodarsi, e dopo pochi minuti si addormentò con la luce accesa.

La svegliò un rumore, diverse ore più tardi. Qualcosa si muoveva in camera sua, ne era sicura.
- Papà, sei tu? – mugolò ancora intontita, prima di accendere la luce. Ma non l’avevo lasciata accesa
Si fermò e si tirò su a sedere di scatto, comprendendo chi dovesse essere: peccato che non avesse scommesso con nessuno, perché seduto nella poltrona in angolo poteva intravedere la sagoma di Tamaki, che la stava fissando. Tornò a sdraiarsi lentamente, sperando che non si fosse accorto del suo movimento, e intanto cercava qualcosa nella borsa ai piedi del letto.
Tutte le ragazze americane l’avevano con loro, da quel che ne sapeva, perciò perché non il suo personaggio? Ah, eccolo!
- Lo so che sei sveglia, Bella – disse Tamaki senza scomporsi. Haruhi rimase ferma, ascoltando i suoi passi mentre si avvicinava al letto. – Ho sentito il tuo respiro cambiare. Avanti…
Si chinò verso il guanciale, cercando il suo viso, ma questo per il vampiro fu un grave, grave errore: Haruhi aprì gli occhi e con una mano afferrò la boccetta dello spray al peperoncino anti molestatori che aveva trovato e lo puntò dritto in faccia al ragazzo. – Prendi questo, maniaco!
Il liquido irritante prese il vampiro dritto nei suoi grandi, bellissimi occhi dorati, e Tamaki si allontanò gridando e tenendo le mani sul viso. – MA CHE MI HAI FATTO! – gridò prima di saltare fuori dalla finestra e scappare via.
- Quello che si meritano i maniaci come te – gli urlò dietro lei dal davanzale – e non provare mai più a rifarlo, o il trattamento sarà ben peggiore.
Ah, che soddisfazione: finalmente era riuscita a comportarsi come le veniva spontaneo, meraviglia!
- Bella, tesoro – sulla soglia comparve Ranka in vestaglia e con i bigodini, trafelato. – Va tutto bene, sì? Ho sentito gridare, ed era una voce maschile.
- Non ti preoccupare, ero io: ho fatto un brutto sogno, orribile – rispose Haruhi arrossendo – torna pure a dormire, papà, va tutto bene.

La mattina dopo, Haruhi fece colazione con latte, cereali e una spremuta d’arancia, tipica colazione americana, e si preparò a rivedere i suoi amici.
Non sapeva che aspettarsi, specie da Tamaki, dopo il suo comportamento di qualche ora prima: del resto, colpa sua che faceva cose tanto improponibili come apparire di sorpresa nella camera di una ragazza in piena notte… Si era meritato la giusta vendetta, oh sì.
Sentì due colpi di clacson e si preparò ad uscire.
- Ti aspetta una giornata speciale? – le domandò Ranka vedendo che stava prendendo il giaccone.
- A dire la verità, spero che sia l’esatto contrario – disse Haruhi con un mezzo sorriso prima di uscire.
- Eccoti, finalmente. – disse Kyouya con la massima tranquillità.
Erano tutti lì, anche Honey – la terapia a base di torte pareva avergli fatto dimenticare l’antica faida – divisi in tre, quattro macchine come al solito. Haruhi salutò, notando subito che Tamaki era in fondo al gruppo, con l’aria ancora molto offesa.
- Va bene, che avete in mente per tornare indietro?
- Andiamo, abbiamo trovato una radura appartata in cui potremo provare.
Honey pretese che Haruhi viaggiasse con lui, perché di quello strano vampiro così alto e bruno che guidava non aveva alcuna fiducia, e questo le evitò ancora per un poco il confronto con Tamaki.
Al contrario del viaggio della sera prima, in macchina, un’altra astronave da yankee, ovviamente, regnava un inquietante silenzio. Era fastidioso vedere Honey e Mori così divisi, loro che in genere erano sempre vicini e affiatati; Haruhi pensò che presto i due avrebbero lasciato la scuola e avrebbero cominciato l’università: possibile che scegliessero due facoltà diverse? Lo credeva quasi impossibile, ma in fondo avevano interessi distinti, come persone, e magari avrebbero intrapreso carriere separate. – Ma… Esme, voglio dire Renge, dove l’avete mollata? – domandò per smorzare un po’ quel silenzio.
- Esme-chan è rimasta a casa a preparare altre torte – rispose Honey con un gran sorriso – ha detto che è molto felice di avere qualcuno con tanto appetito per casa, finalmente.
Certo, come se Renge svolgesse da una vita le faccende domestiche per una simile famiglia di depravati! Ad Haruhi venne da ridere, sembrava quasi di essere a casa.
- Allora, a cosa avete pensato? – domandò ancora – sembra che non vogliate dirmi nulla.
- Perché in realtà non abbiamo pensato esattamente a qualcosa… Voglio dire, ieri notte abbiamo spinto giù dalla scogliera quell’antipatico di Edward, tanto era in stato confusionale.
- Già dalla scogliera? – ripeté sconvolta Haruhi – Ma come vi è venuto in mente, si può sapere?
- Tranquilla, non si è fatto nulla – le disse Mori con tranquillità. – Hikaru e Kaoru sostenevano che potesse esserci un vortice spazio dimensionale e hanno fatto una prova.
Più che altro era un tentativo di eliminare uno scocciatore… Haruhi non aveva dubbi sulle vere intenzioni dei gemelli. – E ha funzionato?
- No, ha preso una terribile panciata al contatto con l’acqua ed è tornato su bagnato e molto arrabbiato, quello stupido vampiro – fu la risposta di Honey, che sembrava molto contrariato.
Peccato, doveva essere stata una scena molto divertente.
- Poi abbiamo provato a vedere se fosse un sogno, così ci siamo messi a dormire tutti… Ma neanche questo è servito.
Ok, questa trovata era decisamente più stupida, dovette ammettere Haruhi.
- E ora cosa volete provare?
- Non lo so, i nostri piani sono falliti tutti miseramente. Ah ecco, siamo arrivati.
Il bosco, di nuovo: era un altro spiazzo, più ampio ed esteso di quello in cui la ragazza si era risvegliata il giorno prima. – Se non sapete cosa fare, perché siamo venuti qui?
- Quante domande hai, Haruhi! Diciamo che volevamo divertirci un po’, a quanto pare il baseball è lo sport di famiglia.
- Voi volete giocare a baseball? In un momento del genere?
Scesero dalla macchina, e gli altri dietro di loro.
- Volevano testare i loro poteri, sono come bambini – spiegò un più che annoiato Honey.
La ragazza strabuzzò gli occhi, esterrefatta: - Non è possibile, in un momento tanto grave… Beh, io non gioco, sia chiaro!
Ora che ci faceva caso, notò che nell’erba erano segnate le linee di un campo da baseball – o così supponeva, visto che lei non aveva mai visto una partita – solo che su lunghezze impossibili da percorrere per un semplice umano.
Tutti cominciarono a occupare le posizioni, pronti a giocare, perfino Kyouya – ci fu un ritardo perché Honey si trasformò in lupo e portò via la palla e corse nel bosco, così da dar fastidio ai vampiri – tutti tranne Tamaki, che prese Haruhi per un braccio e la portò via con sé, nel folto degli alberi.
- Ehi, lasciami andare! – gridò lei, arrabbiata. – Non puoi trattare così la gente solo perché sei un fantastico e bellissimo vampiro che si crede onnipotente.
Il ragazzo sembrò non sentirla, continuò a camminare e a tirarsela dietro.
- Mi spieghi che ti succede? Se è per lo spray al peperoncino, te la sei cercata!
- Sei strana, perché ti comporti in questo modo? – sbottò alla fine Tamaki, arrabbiato. – Odio non sentire i tuoi pensieri! Cosa ti sta succedendo, eravamo così in sintonia, avevi promesso di proteggere il mio segreto; perché ora fai così, quello che ti ho detto comincia a essere troppo?
Haruhi lo strattonò e riuscì a liberarsi dalla presa, in qualche modo, sebbene avesse la sensazione che non sarebbe potuta andare da nessuna parte, se lui non avesse voluto. – Mi spieghi tu che hai? Ti comporti da esaltato! Anche per i tuoi standard, non è tollerabile.
Si fissarono negli occhi, per un attimo, poi la giovane distolse lo sguardo, turbata.
- Non capisci che ormai sei la cosa più importante, per me, la più speciale e preziosa di tutta la mia vita?
Annaspò, impreparata a una simile dichiarazione: si era resa conto di amare Tamaki, d’accordo, ma non aveva mai immaginato la possibilità che lui ricambiasse, perso com’era a trattarla da figlia… Quella frase la colpì come un pugno allo stomaco, e il carattere di Bella ne approfittò per prendere il sopravvento.
- Tu sai quello che provo – gridò e nello stesso istante si sentì le lacrime agli occhi – sono qui, perché preferirei morire, piuttosto che perderti!
No, questi non erano loro, non erano i soliti e stavano dicendo cose folli, non poteva essere così. - Lasciami – disse ancora – vai via, non mi sento bene.
- Il leone che s’innamorò dell’agnello, ecco cosa sono.
- Smettila, idiota! Leoni, agnelli, di che cavolo stai blaterando? – gridò, questa volta con più energia. – Io non voglio questo, anche se mi salgono alla bocca parole ignobili, perciò smettila.
- Bella…
- No, io sono Haruhi, non sono Bella. Non sono neanche la creaturina fru-fru che vaga nei meandri del tuo cervello, quindi lasciami sola. Non è questo che voglio.
E corse via, in qualche modo evitando perfino le radici e i sassi, si allontanò il più possibile da quell’essere che di certo non era la persona che amava. Tamaki non la seguì, forse era riuscita a fargli capire cosa voleva dire, forse il suo tanto declamato amore non era poi così reale…
Si fermò solo quando il pianto e la fatica le mozzarono il fiato; non sapeva dove si trovava, era semplicemente scappata via.
- E ora che faccio? – si lasciò sfuggire ad alta voce, esasperata. Si lasciò a cadere a terra, come se ormai non potesse fare altro.
- Ora troviamo insieme la via del ritorno, piccola Bella. Avanti, non piangere. – Una voce nota, di nuovo.
- Renge? O come diavolo ti chiami qui, Esme? – domandò lei piano. Aveva la sensazione che qualcosa non andasse, ma non riusciva a capire cosa.
La ragazza si fece vedere: i suoi capelli erano diventati da castani a rossi, e il suo sorriso corrispondeva alla personalità più sadica e perversa che Renge-chan avesse mai sfoggiato all’Host Club. – Sbagliato, cara… Chiamami pure Victoria.




Muahahahah, sorpresi? A venerdì prossimo con l'ultimo - purtoppo - capitolo.

Rowi
   
 
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