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Autore: Rowz    03/07/2010    2 recensioni
Le campane suonano per svegliarti, ma sei ostinato a voler chiudere gli occhi, tenendo stretto a te quell’ultimo brandello della vecchia realtà che non avresti voluto abbandonare.
Per te quel mese non è mai finito, sono sempre state le 11.55 del 30 Settembre. Dopo la mezzanotte c’è l’ignoto a picco sull’infinito …

Os su Billie Joe e Wake me up when September ends ...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Slices of Green Life'
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Prima e unica OS scritta su Billie Joe Armstrong, per il momento. Si svolge pochi giorni prima che Billie scriva “Wake me up when September ends ed è … sinceramente non lo so nemmeno io.
I sentimenti che tento di esprimere non mi sono vicini come lo sono a lui e scrivendo questa OS devo ammettere di essermi sentita un po’ in colpa …
Ad ogni modo, ora è qui. Accetto, ovviamente, le critiche costruttive, soprattutto su questo pezzo del quale non sono convintissima.

Yours,

Rowz

 

30 giugno 2010 ore 2.00 am

 

 

 

» Where are the stars?

 

 

Ecco l’alba. Sorge tranquilla e incurante delle miserie umane, sperando che con il suo bacio chiunque si risvegli; ma certamente tu non sei fra questi.

Sei seduto fuori già da ore, in mutande e con una maglia decisamente di un paio di taglie più grande. Tieni le gambe raccolte al petto e il mento sulle ginocchia. Fissi il vuoto verso est, vero la morte della luna.

Tiri su col naso, cercando di trattenere le lacrime; ma non sei convinto nel tuo intento e così una ti sfugge seguita da molte altre. Scorrono silenziose, oramai conoscono bene la strada del tuo volto e la seguono senza più chiederti nulla. Come un dolore troppo antico per essere espresso, come un buco nero che ti porti dietro da ormai troppo tempo.

Un vuoto che risucchia tutto il resto, impedendoti di risvegliarti dal lungo incubo nel quale sei caduto tanti anni fa. Prima o poi cederai, poi … sorridi appena, solo perché stai già piangendo.

Sono passati più di vent’anni ma nulla è cambiato … sei ancora un bambino, il tuo riflesso ti sorprende ancora col volto di un famigliare estraneo.

Lui sarebbe contento di ciò che sei divenuto? Si sarebbe complimentato con te per la tua bellissima moglie? Avrebbe chiesto a Mike come ha fatto a non ucciderti?

Avrebbe … sarebbe … penserebbe … farebbe …

Altre mille domande affollano la tua mente, rendendola troppo stretta per i tuoi pensieri ingombranti. Odi questo condizionale, ti eri ripromesso di non pensarci più. Il passato se n’è andato e niente lo riporterà da te. Le campane suonano per svegliarti, ma sei ostinato a voler chiudere gli occhi, tenendo stretto a te quell’ultimo brandello della vecchia realtà che non avresti voluto abbandonare.

Per te quel mese non è mai finito, sono sempre state le 11.55 del 30 Settembre. Dopo la mezzanotte c’è l’ignoto a picco sull’infinito …

 

«Papà, perché resti fuori? È così buio e sta anche piovendo» Il piccolo spettinato continua a fissare preoccupato l’oscurità e a cercare la figura del grande gigante sotto la pioggia. «Volevo vedere le stelle, colosso», il tono del gigante è come sempre tranquillo e sincero, «Ma piove, starai male … lo dice anche la mamma» Il gigante si volta e lo guarda, sorride «Sai, la pioggia cade dalle stelle e spesso ci aiuta a diventare chi siamo». Il bambino si stringe impaurito allo stipite della porta. «Dalle stelle, papà? » Il gigante sorride nuovamente e annuisce, « Certamente. Dai, vieni qui »

«Ma è così buio … »

«Hai forse paura, nanerottolo? » Il bambino gonfia il petto e arrossisce «Non sono un nano coso! E io non ho paura di niente! » Il gigante ride, «Allora vieni, avvicinati »

«Dove sei papà? Non ti vedo» Il bambino si guarda attorno smarrito e il fantasma della paura inizia ad avvicinarsi al suo piccolo cuoricino …

 

Dove sono le stelle quando cade la pioggia?

 

«Sono proprio qui, vicino a te», il bimbo muove incerto qualche passo nel buio. «Non ti vedo» il gigante si china e gli bacia la testa, «Non è essenziale vedere, ma ascoltare … »

 

«Papà! Papà! » Riapri gli occhi, il mondo ti appare con una strana angolazione. Il sole ti arriva dritto negli occhi. Li chiudi e ti rendi conto di essere disteso su un fianco. Ma non stava piovendo? E la notte? E dov’è … «Papà! », senti delle mani sul volto, fra i capelli e altre sui fianchi che cercano di farti il solletico. Sei stordito, come se avessi preso una botta allucinante, ma dopo qualche secondo riapri gli occhi e ti distendi supino. Incontri due paia di sguardi così dolcemente famigliari da strapparti un sorriso. «Papà stai bene? Ho fatto un brutto sogno … »

«Papà! Papà! Joey mi ha fatto tanta paura … », e una valanga di parole lava via il resto della confusione. Allarghi le braccia e tutti e due i tuoi mostriciattoli ti si gettano addosso. Li stringi a te, reali e tangibili, ma non eterni. Il pensiero ti trafigge, però lo ignori. Nemmeno tu durerai per sempre, Gesù di Periferia. Però il tempo non manca, non mancherà mai più. Loro devono ancora spiccare il volo, non hai paura: se cadranno, sapranno rialzarsi, se avranno paura, insieme, la cancelleranno. Ne sei certo. L’unico tuo timore è di non essere lì … ma scuoti il capo non devi pensarci. Tu ci sarai sempre.

L’incubo è ormai finito, l’alba può arrivare e la mezzanotte scoccare.

 

Il buio non fa più paura, perché oltre ci sono le stelle …

 

«Papà, perché piangi? »

«Non stai bene? »

«Ci credo Jake! Lo stai soffocando! »

«Io? Papà! Papà! Di’ a Joey che non è vero », ridi fra le lacrime. Vent’anni sono passati così velocemente …

 

È ora di scrivere quelle parole. È finalmente giunto il momento.

 

«No Joey, non preoccuparti. Tuo fratello non mi sta soffocando». Adrienne entra nel tuo campo visivo e ti sorride, «Su bambini, quel pazzo di vostro padre ha passato la notte con i pinguini qua fuori. Fatelo almeno rientrare in casa»

«Hai davvero visto un pinguino, papà?! », ti chiede il tuo bambino più piccolo, tu ridacchi. «Certo e ti svelerò un segreto. Portava il vestito a fiori di mamma! » Jakob sgrana gli occhi, «Quello brutto?! » Scoppi definitivamente a ridere «Sì, proprio quello! » Ti accorgi che Joseph ti sta fissando, riconosci quello sguardo e per un attimo tutto si annulla. Lo stesso di tuo padre. Ti avvicini e gli dai un bacio sulla fronte, «Che giorno è oggi? », ti guarda confuso e risponde «Il primo ottobre … » Fa una breve pausa, ti sembra pensieroso, poi scorge qualcosa nel tuo volto che lo spinge a parlare, «Papà cos’hai? Prima piangi, poi ridi … dormi fuori … parli nel sonno … » è sinceramente preoccupato per quel pazzo furioso di suo padre.

Non sai cosa rispondere, guardi Adie e dal suo sguardo comprendi che ti ha perfettamente capito. Si china e ti bacia, poi si volta verso i figli sorridendo, «Settembre è finito, Joey.» Poi torna a volgere lo sguardo al pazzo marito e ripete con tono rassicurante. «È finito»

Scatti in piedi. Hai paura che ritorni, una paura folle, ma l’unico modo per sopravvivere è conviverci. « L’ultimo che arriva al frigorifero resta senza super iper mega ultra magnifica gustosa colazione! » I bambini scattano subito verso la cucina, tu ti fermi un attimo.

Aspetti un segnale, una meteora, una scritta nel cielo. Settembre è finito, ma poco è cambiato. Nessuna apocalisse … forse l’orlo dell’infinito non è poi così terribile …

« Billie, se non corri rischi di rimanere senza super iper mega ultra magnifica … colazione» Adrienne è già sull’uscio, corri da lei e le dai un bacio. « Gustosa, amore … sì, decisamente molto gustosa» Scappi dal suo ceffone e le fai l’occhiolino. No, l’infinto non è così terribile.

 

 

Nessuno è eterno, Billie Joe. Però allo stesso tempo tutti siamo immortali, se amati.

E tu sopravvivrai alla fine del mondo, puoi contarci.

   
 
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