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Autore: LyraB    03/07/2010    1 recensioni
Lo scrivano di Nettlestone ha una figlia che balla meravigliosamente ed è bellissima. Alexandra, questo è il nome della ragazza, è promessa sposa al lord di Chambery, un ricco e nobile giovane. Ma quando il lord di Ecclesall posa gli occhi su di lei, ci vorrà l'intervento di Robin Hood e della sua squadra, assieme ad una nuova entrata, per donare ad Alexandra il lieto fine che desidera.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La figlia dello scrivano








Villaggio di Nettlestone
- Chi dobbiamo ancora visitare oggi? - Domandò Will, chiudendosi la porta alle spalle.
Robin fissò senza parlare le povere case del villaggio di Nettlestone. Quella gente aspettava il mercoledì a partire dal mercoledì sera, perché era l'unico giorno in cui potevano ricevere, invece di dare.
- Ci manca Dutch, lo scrivano. - Rispose Much.
La banda di fuorilegge attraversò velocemente lo spiazzo tra le case, e raggiunsero l'ultima abitazione ai margini del villaggio. Seduta su una panca vicino alla porta c'era una bellissima ragazza.
Prendeva beatamente il sole accarezzando un micetto nero che teneva in braccio, con i lunghi capelli color ebano sciolti sulle spalle. Quando sentì qualcuno che si avvicinava, alzò gli occhi e osservò distrattamente le persone sulla porta, senza degnarle di un sorriso.
Solo quando posò gli occhi su quello che chiudeva la fila, un giovane alto e snello con gli occhi grigi, sorrise, illuminandosi. Il ragazzo ricambiò il sorriso della bella ragazza, rallentando.
- Allan! Muoviti! - Gridò Much, sulla porta.
Allan si riscosse, e raggiunse gli altri nella casa dello scrivano. Il padrone di casa era un uomo di lettere, alto ma magro, con le guance scavate dalla fame e la barba bianca incolta. Sua moglie Dora, anche lei magra ed esile, si occupava di fiori, e quando Nottingham era la città più felice e fiorente dell'Inghilterra, perfino i matrimoni reali chiedevano il suo aiuto: era senza alcun dubbio la migliore ad intrecciare fiori per gli addobbi nuziali.
- Come va, Dutch? - Chiese Robin, avvicinandosi e porgendogli un sacchetto di pelle colmo di monete.
- Dio vi benedica, Robin Hood. È solo grazie a voi se siamo ancora vivi, e se siamo ancora qui... e se possiamo assicurare ad Alexandra un futuro. - Disse Dutch, sinceramente commosso.
- Non ringraziarci, Dutch, è per le brave persone come voi che noi combattiamo. - Disse Robin con un sorriso.
Much intanto aveva aiutato Dora a sistemare le provviste che gli avevano portato: pane, carne, formaggio e qualche piccolo pesce. Di sicuro molto più che le solite insipide focacce di farro che mangiavano tutti i giorni.
- Mi dispiace non potervi offrire nulla in cambio, ma con questa povertà nessuno può più permettersi di spendere soldi per scrivere lettere... o per farsele leggere. A dir la verità, non ci sono più lettere che circolano. - Ammise Dutch tristemente, sedendosi accanto al fuoco.
- Verranno tempi migliori anche per Nettlestone, non preoccuparti. - Disse Will, battendogli su una spalla e cercando di confortarlo.
- Stiamo tutti lavorando duramente per costruire un futuro per Alexandra... e per... -
Le parole di Dutch furono interrotte da John, che aprì la porta gridando:
- I soldati dello sceriffo! Presto! -
Dora aprì la porta che dava sull'orto e i fuorilegge riuscirono a correre nella foresta senza essere visti. Accucciati nell'erba alta al margine del bosco, osservarono i soldati aggirarsi nelle case alla ricerca di cibo e acqua.
- Chissà da che missione ritornano... - Disse Djaq.
- O chissà dove stanno andando a creare problemi. - Completò Will.
- Ma quanto è bella Alexandra... - Intervenne Allan.
- Allan! - Esclamò Much, dandogli una botta in testa.
- Beh, è bella, no? È innegabile! E sapete che si dice? Che danza come un angelo. Il lord di Chambery ha chiesto la sua mano dopo averla vista danzare! -
- Il lord di Chambery? Ma è ricco sfondato! Sarebbe un matrimonio perfetto! - Esclamò Much.
- Decisamente perfetto. Senza contare che a lei non dispiace il lord. Pare che sia decisamente bravo... -
- Ti prego Allan non scendere nei particolari, non ci interessa! - Esclamò Djaq, alzandosi in piedi per avviarsi al loro rifugio nella foresta.
Mentre tutti si alzavano, Allan rimase per un ultimo istante sdraiato nell'erba, a osservare la figura vestita di azzurro con lunghi capelli neri, che camminava nell'orto con aria assorta.
- Dicano quello che vogliono. Ma Alexandra è davvero bellissima. -



Castello di Nottingham
Marian camminava avanti e indietro per la stanza, irritata. Non sopportava di essere prigioniera, non sopportava di dover sottostare ai ricatti dello sceriffo e soprattutto non sopportava che Guy di Gisbourne le stesse col fiato sul collo. Lei voleva essere libera, accidenti!
Qualcuno bussò alla porta.
- Chi è? - Gridò Marian irritata. Sperava non fosse ancora Guy con qualcuna delle sue assurde pretese di amicizia.
- Sono... sono Lyra, milady, sono venuta a portare altra legna per il fuoco. - Disse una voce di ragazza al di là della porta.
Marian aprì la porta e le sorrise.
- Perdonami, entra pure. Non ce l'avevo con te. - Disse.
La ragazzina che entrò aveva i capelli biondo scuro stretti in due trecce che le arrivavano a metà schiena e un vestito ocra con sopra un logoro grembiule bianco.
Lyra si inginocchiò davanti al camino e iniziò a ravvivare il fuoco.
- Sta bene, milady? Sente troppo freddo? - Domandò quando ebbe finito.
- Sto bene, Lyra. Ma tu non sei la ragazza che si occupa di sparecchiare la tavola? - Disse Marian, riconoscendo i suoi occhi verdi.
- Sì milady, faccio un po' di tutto al castello, cerco di guadagnarmi la paga. Stiamo tutti lavorando duramente, nella mia famiglia. Non c'è poi molto lavoro, in giro. - Disse la ragazza, con gli occhi bassi.
- Hai ragione. Dove abiti, Lyra? Forse Robin Hood potrebbe aiutare la tua famiglia. - Disse Marian.
In quel momento la porta si aprì e Guy di Gisbourne entrò nella stanza, impettito nella sua divisa di rigida pelle nera.
- Marian. - Disse – Mi assenterò per tutta la giornata, vorrei chiederti di rimanere nel castello e di non fare sciocchezze. -
Marian lo fissò alzando i propri occhi azzurri verso quelli di lui, neri e freddi come il granito.
- Ve lo prometto, sir Guy. Non mi muoverò dal castello. -
- Molto bene. E tu che cosa stai guardando? - Disse, notando Lyra che fissava la scena un passo dietro Marian, con i grandi occhi verdi spalancati.
Senza aspettare una minima risposta, un manrovescio fece barcollare la ragazza.
- Sir Guy! - Gridò Marian, afferrandogli la mano.
- Ci stava guardando senza portare rispetto. Ora sparisci. Vai! - Gridò.
Lyra, terrorizzata, uscì correndo dalla stanza di Marian con una mano sulla guancia e il cesto della legna mezzo vuoto sotto il braccio.
- Siete crudele! È solo una bambina! - Esclamò Marian.
- Le donne dovrebbero sapere stare al proprio posto. - Sentenziò lui, senza un sorriso.
Uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle senza dire altro.
Marian strinse i pugni tra le pieghe della gonna.
Rinchiusa, ricattata, maltrattata e costretta a vedere un uomo che se la prendeva con una ragazzina. Scosse la testa, facendo ondeggiare i riccioli bruni, e si affacciò alla finestra. Più in basso, nel cortile del castello, Guy di Gisbourne stava spronando il suo cavallo.
Lo vide uscire in una nuvola di polvere, seguito da una decina di cavalieri dello sceriffo, alla volta di qualche povero villaggio da terrorizzare e derubare.
In fretta prese il mantello e spalancò la porta, camminando svelta lungo i corridoi del castello.
Rimase per un momento immobile lì dove le scale che portavano alle prigioni si dividevano dalla strada che arrivava alle stalle.
- Perdonatemi per il momento, padre. - Sussurrò tra sé e sé, affrettandosi lungo il passaggio verso le stalle. Dal tetto delle stalle era facile uscire, soprattutto se il garzone che badava ai cavalli era Jamie.
- Buongiorno Jamie. -
- Io non l'ho mai vista, milady. - Disse il ragazzino, rimettendosi a rassettare la paglia con il forcone.
Marian corse lungo le stalle, si arrampicò attraverso la finestrella e scivolò sul tetto.
Da lì era un salto di pochi metri, per raggiungere un cortile del castello dove nessuno passava mai. La porticina usata solo dai servi, era socchiusa e in un momento Marian era fuori.
Sollevò il cappuccio del mantello e prese un gran respiro. Si sentiva già meglio.
Corse in fretta fino alla cinta muraria di Nottingham, dove si mescolò a un gruppo di uomini e donne che uscivano con tutte le loro cose su un carretto.
Altre vittime dello sceriffo, pensò la ragazza, amareggiata.
Nel primo villaggio chiese un cavallo, allungando un piccolo fermaglio d'argento che aveva tra i capelli, e il corpulento oste le assicurò che nessuno l'avrebbe mai cercata lì.
Marian salì a cavallo, e mentre il vento le faceva scivolare via il cappuccio dai capelli, si sentiva veramente bene. E quando il profumo di pini e rugiada che riempiva il bosco la avvolse nel suo abbraccio di muschio e resina, si sentì finalmente libera.
Se solo avesse potuto, avrebbe lasciato tutto per stare lì, tra le braccia del bosco e della persona... Marian scosse vigorosamente la testa.
- Basta con le fantasie, Marian, hai una cosa da fare. - Disse ad alta voce, mentre galoppava veloce verso l'accampamento dei fuorilegge.



Sherwood
- Alt! - Gridò Will, balzando dai cespugli.
Aveva sentito gli zoccoli da lontano, e si era appostato per vedere chi era. Essendo solo un uomo, aveva pensato che poteva anche affrontarlo da solo... ma quando aveva notato che era Marian, era stato decisamente sollevato.
- Lady Marian! - Esclamò sorridendo.
- Will, cercavo Robin. - Disse lei, scendendo da cavallo. - è importante. -
- Venite. - Disse il ragazzo, guidandola all'accampamento.
- Lady Marian! - Esclamò Much quando la vide.
Marian si guardò intorno, cercando Robin con gli occhi, ma non lo vide da nessuna parte. Sorrise a Djaq, John, Allan e Much, e si rassegnò a parlare con loro senza vedere lui.
- Volevo chiedervi se conoscete la famiglia di Lyra, è una ragazza che lavora al castello. -
- Mai sentita. - Disse Much, scuotendo la testa.
- Non è di Locksley. - Confermò Will.
- Non lo so, ci ho parlato solo oggi, è che mentre era nella mia stanza mi è sembrata davvero molto triste. E ribollivo di rabbia quando Guy l'ha schiaffeggiata senza motivo. Mi sento in dovere di fare qualcosa per lei. -
- Chiederemo in giro, promesso. - Disse Djaq.
- Grazie. Ora devo tornare al castello, prima che gli altri si accorgano della mia assenza. - Disse Marian – Fatemi sapere se avete altre notizie. -
- Ma certo. - Disse Much.
Marian tornò veloce a dove aveva lasciato il cavallo, e in fretta vi salì. Stava per dare di sprone, quando aveva sentito una voce alle sue spalle.
- Vai già via? -
Marian sorrise tra sé, mentre sentiva una piacevole morsa alla bocca dello stomaco. Si costrinse a rendere la sua espressione sorridente ma distaccata, mentre si girava verso di lui.
- Ho fatto quel che dovevo fare. - Disse lei. - Non venivo certo a vedere te. -
Evidentemente si vedeva che stava mentendo, perché Robin non disse niente, ma sorrise.
E come ogni volta che lui sorrideva, Marian sentì le farfalle nello stomaco... e non riuscì ad impedire alle sue labbra di imitarlo.
- Allora vai, ti stanno aspettando. - Disse lui, sempre sorridendo.
- Infatti, sto andando. - Replicò lei, cercando di sembrare fredda.
Per un eterno istante rimase immobile. Avrebbe voluto scendere da cavallo e abbracciarlo stretto stretto, fino a riempirsi il cuore e la mente del buon profumo di libertà che Robin si portava addosso... ma sapeva anche che se l'avesse fatto risalire su quel cavallo e tornare nella sua prigione di pietra sarebbe stato tremendamente difficile, così gli lanciò un'ultima occhiata per imprimersi nella mente il suo meraviglioso sorriso, e poi spronò il cavallo, tornando a Nottingham al galoppo.



Castello di Nottingham
Marian si stava pettinando svogliatamente, quando un sibilo seguito da un rumore sordo attirò la sua attenzione. Si voltò spaventata verso la porta, ma era chiusa, e poi verso la finestra, accostata.
Ma voltandosi aveva visto, piantata contro il legno di uno dei suoi bauli, una freccia dalle piume bianche e nere.
Marian sorrise, mentre sentiva di nuovo le farfalle nello stomaco. Per lo meno nessuno l'avrebbe vista, così si sedette sul pavimento e aprì in fretta il rotolino di carta avvolto attorno al fusto della freccia.
“In giro nessuno sa di chi sia figlia Lyra. Dalla descrizione dicono di averla vista lavorare anche a casa dello scrivano di Nettlestone, ma più di questo non sappiamo. Dutch, Dora e Alexandra sono a Chambery in questi giorni, quando torneranno ci parleremo.”
Robin firmava con un cuore, e Marian strinse il pezzetto di carta macchiato di inchiostro al petto, poi si affrettò a buttarlo nel cuore assieme alla freccia. Non dovevano esserci prove, o la sua parte di brava ragazza sarebbe miseramente saltata.
In quel momento tre sommessi colpi sulla porta annunciarono l'arrivo di qualcuno.
- Sì? -
- Sono Lyra, milady. - Disse la ragazza.
Marian le aprì la porta, e Lyra le sorrise.
- Entra pure, Lyra. -
Stavolta la ragazza portava una bracciata di tende e coperte pulite.
- Sono stata incaricata di occuparmi della vostra stanza, e ne sono felice. Spero non vi dispiaccia. -
- Certo che no, Lyra. - Disse Marian con un sorriso.
Mentre Lyra cambiava le tende e le coperte, Marian rimase ferma allo scrittoio, domandandosi come poteva rompere il silenzio e domandarle da dove venisse. Fu Lyra a parlare per prima.
- Non vi piace proprio, vero? - Domandò.
- Scusami? -
- Ser Guy di Gisbourne. Proprio non vi piace. - Disse Lyra, guardandola con gli occhi che brillavano. All'improvviso però chinò la testa, avvampando. - Oh, perdonatemi, milady, non volevo essere inopportuna. Devo imparare a stare al mio posto, avete ragione. -
- Non ho mai detto niente del genere! - Esclamò Marian, avvicinandosi a lei e sorridendole. - Come fai a dire che proprio non mi piace? È un uomo ricco, importante, coraggioso... -
- Ma a voi non piace. L'ho notato la settimana scorsa, mentre vi parlavate. -
- Troverai che io sia una sciocca. Qualsiasi ragazza al mio posto avrebbe accettato la sua corte spietata. -
- Io trovo la cosa molto romantica. - Disse Lyra, sprimacciando i cuscini e osservando la camera rimessa a nuovo con aria soddisfatta.
- Ro-romantica? - Domandò Marian, senza capire.
- Sì, romantica. Insomma, una ragazza generosa e bella quanto voi, gentile e comprensiva, oggetto delle attenzioni di un uomo ricco e potente, ma che manca di gentilezza e di buone maniere... e che a voi non piace. Probabilmente perché voi siete innamorata di un ragazzo semplice, gentile, coraggioso e con il cuore d'oro... e che magari è anche bello. Beh, tutto questo è davvero molto, molto romantico. - Disse Lyra, a cui mentre parlava si erano accesi gli occhi e le guance.
Marian la guardò per un momento, poi sorrise con tristezza.
- Se solo avessi, ragione, Lyra. Se solo fosse davvero una cosa romantica, e non terribile... - Disse.
Una campana suonò in lontananza nel castello, e Lyra sussultò.
- Mi dispiace, lady Marian, devo correre nelle cucine. Buona giornata, milady. - Disse con una piccola riverenza, uscendo di corsa dalla stanza con i panni sporchi tra le braccia.
Marian rimase immobile sulla porta aperta, fissando la ragazzina con le trecce sparire lungo il corridoio. Come aveva fatto ad avere capito tutto, non lo sapeva.
Tra sé, sorrise.
La sua situazione, una situazione romantica. Non ci aveva proprio mai pensato, ma da fuori doveva proprio sembrare così.


























 Grazie per esservi fermati a leggere questo mio "esperimento".
Amo il personaggio di Robin Hood da quando riesco a ricordare e ho sempre sognato di poter tenere in mano un arco...
e quando ho scoperto il telefilm della BBC, ho trovato il mio Robin Hood ideale!
Adoro tutti i personaggi di quel telefilm, sono tutti molto veri e interessanti....
E come faccio sempre per le cose che amo, ho voluto scriverci una fanfiction.
Spero che i personaggi e le ambientazioni siano calzanti!
Grazie a tutti per aver letto!
Bacibaci!

Flora

   
 
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