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Autore: Padmini    09/07/2010    0 recensioni
è una storia che ho scritto tanti anni fa. L'anno scorso l'ho ripresa in mano e l'ho riscritta migliorandola e inserendo particolare molto interessanti. Spero che vi piaccia...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4.Verità nascoste

Grazie per i commenti Tetide, mi fanno davvero piacere.

Non avevo considerato che Kate avrebbe potuto essere la reincarnazione della donna nella tomba… bella idea!! Però io ho fatto finire la storia in un altro modo… che spero sia altrettanto bello!!

 

Quando arrivò, trovò diverse macchine parcheggiate. Riconobbe quella di Carol, quella di John e altre che non conosceva. C'erano giornalisti, un'ambulanza e la polizia.

Kate corse dentro in preda al panico. Trovò John che piangeva disperato davani al caminetto, mentre alcuni fotografi si allontavano dalle armature cadute. Per terra c'erano vari pezzi di armatura che si erano staccati e una spada insanguinata, sotto la quale si allargava una grossa macchia rossa.

Prese John per le spalle e, scuotendolo, quasi gli urlò addosso

“Cosa è successo? Dimmelo! Ora puoi dirmelo! Come sta Carol?”.

“È grave. Quando l'armatura è caduta lei si trovava nel posto sbagliato e... e.... e la spada l'ha trafitta. I medici dicono che l'ha presa in un punto vitale. Non sanno se passerà la notte”

Rimase come in trance. Non aveva lacrime, in quel momento. Non era ancora riuscita ad accettare l'accaduto. Abbracciò John che, intanto,  piangeva disperato. Lui aveva sempre amato Carol, ma lei lo respingeva regolarmente. Kate non sapeva cosa poteva fare per lui. Lei stessa era sconvolta.
“Chiamiami se hai novità” disse e, meccanicamente, tornò a casa.

Era in piedi, davanti alla portafinestra che dava sul lago. Tutto il suo corpo era rigido. Provò a respirare profondamente, ma nemmeno la meditazione riuscì ad aiutarla. Fissava dritto davanti a sé ma non vedeva nulla. Il bip – bip del cellulare la scosse, riportndola in parte alla realtà.

NON CE L'HA FATTA. È MORTA POCHI MINUTI FA. NON ME L'HANNO NEMMENO FATTA VEDERE. MALEDETTI!

Quel breve messaggio, scritto da John, la raggiunse come un pugno nello stomaco e, finalmente, si liberò.

Si inginocchiò e scoppiò in lacrime. Un piano liberatorio. Era vero. Carol non sarebbe tornata. Era morta. Morta. Morta. Morta. Questa parola le risunò nella testa fino a che, sfinita, si addormentò.

 

Quando si svegliò era distesa sul pavimento, ma ora possedeva una consapevolezza nuova.

Si alzò e guardò fuori. Ormai era buio. Indosso una giacca e si diresse, senza nemmeno pensarci, verso la porta. Camminava svelta. Inforcò la bicicletta e pedalò velocemente verso il lago. Quando arrivò sull'argine, abbandonò la bici buttandola semplicemente tra l'erba e si diresse con passo spedito verso la botola. Strappò con aria indifferente i sigilli che la chiudevano e, faticosamente, aprì le porte. Davanti a lei c'era il buio. Non si era nemmeno portata dietro una torcia, ma sapeva che non doveva preoccuparsi. Erano morte tre persone nel giro di pochi giorni, tra cui Carol, la sua migliore amica. Era lì per avere chiarezza. Ormai era qualcosa che sentiva di poter pretendere.

Nonostante il buio che si apriva sotto i suoi piedi, avanzò il primo passo. Come per magia, un bagliore rassicurante illuminò la scala. Proveniva da sotto.

Scese lentamente le scale e giunse nella stanza dove c'era la tomba. Era illuminata. Le torce di legno erano accese e riscaldavano l'ambiente con la loro luce e il loro tepore. Kate si guardò attorno, come in attesa di qualcosa, e infine apparve.

Era lui. Era il cavaliere. Aveva discosto il mantello e mostrava il suo viso. Sorrideva, mentre la osservava coni suoi meravigliosi occhi azzurri. Lei, però, era turbata.

“PERCHÈ Carol? PERCHÈ LEI? ERA LA MIA MIGLIORE AMICA! COSA HA FATTO DI MALE? E PERCHÈ HAI UCCISO GLI ALTRI DUE? STEVE E IL MIO PROFESSORE? PERCHÈ? PRETENDO CHE TU MI DIA UNA SPIEGAZIONE!” e scoppiò a piangere.

Il cavaliere la osservò dolcemente. Capiva i suoi sentimenti e l'abbracciò con amore.

“Ho dovuto farlo, piccola Kate. Avevano profanato la mia tomba”
“ANCHE IO! ANCHE IO ALLORA” ormai non ci vedeva più “E L'ARCHITETTO QUEL GEORGE “NON SO COSA?” ANCHE LUI! E I GIORNALISTI? E IO? PERCHÈ NON MI HAI UCCISA?”

Il cavaliere la scostò leggermente da sé e laguardò nuovamente negli occhi.

“Prima di risponderti, voglio raccontarti la mia storia.”

Fece qualche passo indietro e cominciò a raccontare.

Ero un cavaliere templare. Vivevo in Francia con mia moglie. Quando cominciò lo sterminio del mio ordine, scappai qui con lei e mi nascosi. Nascosi la mia identità, i miei averi, tutto. Ricominciammo una nuova vita qui, e l'esitenza ci regalò molte soddisfazioni in vita, ci stabilimmo nella vecchia villa dove è morta la tua amica. Sapevo, però, che il pericolo era sempre dietro di noi. Alcuni nostri compaesani avevano scoperti il io passato e capii che non sarebbe passato molto tempo prima che ci scoprissero per ucciderci e per portarci via i nostri averi. Feci costruire questa tomba sotterranea per proteggerli e per proteggere la nostra identità. Avevo chiesto ad un amico fidato di seppellirci qui, dopo la nostra morte che, fortunatamente, avvenne per vecchiaia.

Riposiamo qui sotto da allora, fino a che, più di un mese fa, quell'architetto scoprì la tomba”.

Il cavaliere rimase in silenzio.

“All'inizio” intervenne Kate “pensavo che volessi uccidere quelli che erano entrati lì, ma non capisco.... hai ucciso il barista... lo storico e la mia amica. Perchè?”
“Sono due i motivi che mi hanno spinto a questa decisione. Ti racconterò la storia di queste persone. Erano tutti ladri e disonesti”
“Ladri! Calma con le parole! Carol non era una ladra!”

Il cavaliere non la ascoltò e proseguì con la spiegazione.
“Steven Brown è sempre stato un uomo violento e scontroso. Era sommerso dai debiti e presto avrebbe dovuto chiudere il suo bar. Ti ricordi lo scrigno che portatste alla luce quel giorno? I gioielli che conteneva appartenevano alla mia carissima moglie. Lui, senza farsi vedere, rubò una collana di smeraldi e un bracciale d'oro.

La tua carissima amica Carol rubò, a tua insaputa, diversi anelli e la preziosissima collana di diamanti che era stata il mio dono di nozze. Il tuo dubbio era giusto. La zia Florance non possedeva nessuna villa. Carol l'aveva comprata qualche giorno fa. Comprata, capisci? Dopo aver rivenduto al mercato nero i gioielli, aveva ricavato così tanti soldi da potersela comprare.

Alexander Cale, una volta portati a casa gli scrigni per poterli studiare meglio, imboscò parecchi gioielli che aveva intenzione di vendere.

Capisci? Avrei potuto sorvolare sul fatto che avevano rubato i gioielli di mia moglie, ma non potevo sopportare che li usassero per scopi così bassi.

“Ma... capisco quello che provi, ma Carol era pur sempre la migliore amica!” disse singhiozzando

Una voce femminile le rispose.

“Sei sicura che fosse veramente tua amica?”
Alzò lo sguardo. Una splendida donna, vestita di bianco, le si avvicinò.

“Lei e la mia meravigliosa moglie” spiegò il calvaliere.

La donna fece una breve riverenza. Kate le osservò gli occhi. Erano di un verde profondo e incantatore. Poi, con la sua voce suadente, cominciò a parlare.

“Ora hai capito chi era veramente Carol?” aggiunse il cavaliere “Una approfittatrice. Una bugiarda. Aveva un uomo che l'amava, ma era un uomo povero. Quel John l'amava veramente, ma lei puntava ai soldi, ai soldi di tuo marito. Se fosse riuscita a farvi separare, avrebbe avuto lei tutto quel denaro.”

 

Tutte quelle rivelazioni erano troppe da sopportare per Kate. Pianse. Pianse per la morte di Carol, per come era stata trattata da lei, di come lei le avesse mentito per mesi e mesi. Alla fine. Cullata dalla presensza dei due spiriti, si placò. Li guardò negli occhi. Gli occhi di lui, azzurri come un cielo estivo. Gli occhi di lei, verdi come un prato. Le dispiacque doversi separare da loro.

“Non ti preoccupare Katherine. Ci rivedremo presto....” Quell'ultima visione la rincuorò e le sembrò che tutto, anche quello che aveva appena sentito, fosse insignificante. Chiuse gli occhi e sprofondò in un bellissimo sonno senza sogni.

 

   
 
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