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Autore: Kiki May    11/07/2010    4 recensioni
[...]“Sì.” sussurrò Spike, strofinando il viso contro la maglia scura. Angel poggiò la tazza a terra, baciandogli la fronte. Cullandolo dolcemente tra le braccia.[...] Spike e Angel e la vicinanza che può dar loro un'anima. Per trovare la scintilla.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Angel, Spike
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi con una storia spangel scritta alcuni anni fa, rivista e corretta.

E' una specie di What If.
Parte dall'idea di Angel e Spike avvicinati dal possesso dell'anima, più che divisi da adolescenziali e buffe lotte intestine. (Adolescenziali, soprattutto)
L'episodio narrato si colloca alla fine della sesta stagione di BTVS e nel corso della quinta di ATS.
Non sono impazzita, ve lo assicuro!
So che il finale della sesta stagione di Buffy coincide con quello della terza di Angel, però, quando ebbi l'idea per la ficlet, mi sembrò una cosa molto carina fregarmene della sequenza temporale canon e mettere in stretta relazione due eventi significativi per i vampiri che amo.
In entrambi i casi, si parla di uno smarrimento esistenziale.
Spike, per l'acquisizione di una nuova consapevolezza e della ritrovata umanità (mai persa del tutto, del resto)
Angel, con l'ingresso alla Wolfram & Hart che lo fa entrare in crisi rispetto agli scopi che si propone e a quello che, in definitiva, è o pensa di essere come eroe.
Sì, beh... io adoro la quinta stagione di ATS. :3
Come dicevo, mi piaceva il confronto tra Angel e Spike che qui riporto in termini di comprensione, affetto e sostegno reciproco.

Il verso iniziale - e quello finale - è tratto da una canzone dei Red Hot Chili Peppers (Under The Bridge). Visto che si parla di LA mi pare appropriato come riferimento.


Colgo l'occasione per ringraziare coloro che hanno commentato le ficlet precedenti.

Buffy_91 e dess.
Ezrebet ed Ella: mi rendo conto che un rapporto a tre è molto particolare (non credo perverso. La perversione è altro, a mio parere) e in un contesto in cui la protagonista falcia le teste ai cattivi e i suoi amanti hanno qualche secolo di scarto ... ci può pure stare! ;)
Il bambino era un piccolo miracolo. Frutto della scienza.
Ayay: Io con te non ci parlo. è___é  *bacia appassionatamente* grazie per lo stalkeramento out of fandom! <3
ReaderNotViewer: Sono lusingata. Davvero.
Bimba127, Denki Neko, GacktLove, Eowyn 21 10 che preferiscono o seguono.
RealMe, che mi preferisce come autrice (Grazie mille!)
 
Chiedo scusa in caso di dimenticanza.


Ecco lo spangel. <3

 

 

 

 

Qualche volta mi sento come se non avessi un compagno.

 

 

 

Scintilla

 

 


La serata era quieta, tiepida di un prematuro calore primaverile.
Nell’appartamento vuoto, si udivano gli echi della strada, soffusi e lontanissimi; mentre le stelle in cielo si nascondevano alla vista della moderna metropoli.
Angel si alzò dalla poltrona di pelle all’ingresso della camera da letto, per dirigersi al frigobar ed aprirlo svogliatamente.
I contenitori di zero negativo troneggiavano negli scomparti freddi, impiegò del tempo ad individuare l’alcool.
Sospirò, prendendo un bicchiere di cristallo, riempiendolo col prezioso liquido rinfrancante.
Provò la tentazione d’aggiungere ghiaccio, ma scelse di non assecondare il desiderio.
Buttò giù in un sorso, volgendo lo sguardo all’enorme vetrata che offriva un’immagine notturna, affascinante e pericolosa, di Los Angeles; città perennemente straziata
da una guerra segreta.
Indugiò, incuriosito, sulle luci abbaglianti dei grattaceli.
L’incipit d’una vecchia canzone gli tornò alla mente, provocandogli il sorriso, perché era lui ad essere vecchio.
Non semplicemente nel corpo o degli anni, ma nell’anima.
Sospirò ancora una volta, sentendosi travolgere da ondate d’indesiderata emozione.
Odiava i momenti di vulnerabilità sentimentale, quando entrava in crisi e passava il tempo a domandarsi cosa diavolo stesse combinando, in che cosa stesse
trasformando la sua non-vita.
Odiava le riflessioni intime perché non riusciva a frenarle in tempo.
E soffriva.
Come chi aveva perso tutto ancora una volta.
Cordelia, Connor … se stesso.
Su che basi continuava a lottare? Come poteva ancora credere?
Si detestava per pensieri tanto passivi, che erano pure egoistici ed inappropriati.
Aveva fatto una scelta, tutti stavano bene.
Cordelia veniva curata da medici specializzati, i ragazzi avevano le risorse adatte alle loro capacità e qualche meritato beneficio. Connor aveva finalmente una vita
normale.
In uno scatto di malessere, colpì a palmo aperto i vetri infrangibili della finestra, facendola scricchiolare.
Avrebbe dovuto smetterla di rimanere solo a …


Dei tocchi alla porta lo riscossero dai pensieri.
Chi diavolo era a quell’ora? Era successo qualcosa?
Doveva essere importante se erano venuti a cercarlo a quell’ora tarda.
Velocemente si diresse all’ingresso, preoccupato dall’insistenza del bussare.
Aprì, spalancando gli occhi per la sorpresa.

“Spike!”

Si sentì … morto, come raramente gli accadeva.
Il suo insopportabile childe era davanti a lui. L’ assassino con la museruola gentilmente fornita dal governo … Che cazzo era venuto a fare?
“Spike, che diavolo sei …”
Le parole gli morirono in gola alla vista della figura emaciata, un tempo gloriosamente vitale.
Il vampiro più giovane si reggeva in piedi a stento. Un lungo taglio gli devastava la pelle della gamba sinistra, aveva lividi e contusioni dovunque. I vestiti erano
strappati, tremava senza sosta.
I suoi occhi …
Angel non ebbe tempo di esaminarli attentamente e non volle farlo.
Con un rapido gesto, attirò l’ospite all’interno dell’appartamento.
“Spike …” cominciò, imbarazzato.
L’altro s’era mosso, stringendosi le braccia come infreddolito.
Era molto dimagrito.
Chi lo aveva ridotto in quelle condizioni?
Il ragazzo si voltò.
Due grandi occhi azzurri, lucidi di lacrime e sofferenza, furono rivelati.
Angel non poté che esalare un gemito strozzato.
“Cielo!” si trattenne, imbarazzato. “Da quando non mangi?” chiese, poi, bruscamente.
Spike non rispose.
“Fai anche puzza. Non ti lavi più?”
Silenzio.
“Dannazione, vieni con me! Dobbiamo medicare le ferite e darti del sangue.”

 


“Va meglio?” chiese dolcemente, guardando l’ospite che poggiava la tazza svuotata sul pavimento.
“Sì.” fu il mormorio di risposta. ”Grazie …”
Angel deglutì, fissando Spike che cercava in tutti i modi di sfuggire al suo sguardo.
Si sentiva preoccupato.
Per di più, aveva la terribile impressione di sapere cosa stesse per dirgli il ragazzo.
“Spike … che cosa è successo?”
L’interessato strinse la coperta nera che lo avvolgeva e fissò un punto lontano.
Singhiozzando.
“Parla.”
“Ho … ho cercato di trovarla … io ho …”
”Trovare cosa?”
“La scintilla! Il pezzo mancante! Le ho fatto male e non volevo … ma le ho fatto …”
”Che stai dicendo? A chi hai fatto del male?”
“Buffy.” si costrinse a dire l’altro tra le lacrime.
Angel sentì un brivido lungo la schiena.
S’irrigidì, controllando un’istintiva reazione aggressiva.
“Cosa dici?” sillabò, lentamente.
”Io non volevo! Volevo solo che mi amasse! Ma lei non … non capiva …”
I singhiozzi lo sopraffecero e Spike non riuscì a continuare.
”William.”
Un comando. Senza gentilezza né rabbia.
Il vampiro giovane si bloccò, guardò il sire negli occhi.
Per la prima volta.
“Ho l’anima.”

 


Raccontò tutto.
Nelle lunghe, interminabili, ore successive al suo ingresso, Spike raccontò ogni cosa.
La relazione con Buffy, i suoi continui rifiuti, l’abbandono, il tentato stupro.
E, poi, la ricerca di una leggenda, le prove. La riconquista dell’anima.
Adesso, esausto, dormiva nel letto del sire, raggomitolato in posizione fetale.
Angel lo guardava.
Meditando in silenzio.

 


“Ti prego, ti prego! Fallo smettere! Ti prego! NO!”
Urlando, Spike scattò a sedere, completamente sveglio.
In un attimo, Angel gli fu accanto.
“Oddio …”
“Va tutto bene, Will. Era solo un incubo. Solo un incubo …”
“No. N-no! Quelle cose io le ho fatte davvero! Io le ho …”
Veloce, Angel prese tra le braccia il ragazzo, stringendolo forte.
“Shhh … non è niente. Adesso passa … adesso passa.”
Spike si abbandonò contro il torace del sire, piangendo.
Finalmente era tornato a casa.

 


“Come va oggi?” domandò il vampiro, chiudendosi la porta di casa alle spalle.
Improvvisamente, un anonimo loft era diventato casa.
“Meglio …”
Spike s’era raggomitolato sulla sua poltrona preferita. Tremava impercettibilmente, come sempre.
Angel gli si avvicinò.
Si chinò, arrivando all’altezza del viso, e spostò qualche riccio ribelle, carezzandolo teneramente.
“Sì?”
Spike accennò un sorriso.
“Sì.” esalò, tornando a fissare il pavimento.
Angel fu lieto della risposta.
“Hai fame?” domandò, mentre prendeva un barattolo di sangue e lo metteva a riscaldare nel microonde.
Spike annuì timidamente.
Meravigliosamente.
Stava facendo grandi progressi nelle ultime settimane.
Non rifiutava il cibo, rispondeva alle domande, riusciva anche a dormire cinque ore di fila senza svegliarsi in preda al panico. C’era ragione di compiacersi di quei
piccoli passi in avanti.
Come di consueto, Angel riempì una ciotola di liquido vermiglio e si accucciò all’altezza dell’ospite malato.
“Ecco, piano …” mormorò, tenendogli la testa come ad un bambino.
Il vampiro più giovane mandò giù quattro sorsi di sangue, prima di ritrarsi e nascondere il capo nell’incavo del collo del sire.
“Finito?” chiese lui, rimirando la quantità di cibo rimasta nella ciotola.
“Sì.” sussurrò Spike, strofinando il viso contro la maglia scura.
Angel poggiò la tazza a terra, baciandogli la fronte.
Cullandolo dolcemente tra le braccia.

 


“Aaaahh!”
Spalancò gli occhi non appena sentì il lamento diffondersi nell’oscurità. Senza neanche pensare allungò la mano per sfiorare la superficie sinistra del letto.
Fredda e vuota, cazzo!
Scattando in piedi, corse in bagno e, quasi scardinando la porta, entrò nella stanza.
Sapeva che lo avrebbe trovato lì.
Inginocchiato sul pavimento gelido, quasi nascosto dal water.
“Spike?”
Angel si diresse verso il vampiro, inciampando, però, sulla lama insanguinata di un rasoio.
“Oh Cristo … Spike, che cosa hai fatto?” domandò, severo, al malato che aveva nascosto la testa tra le braccia e si dondolava disperato.
“Volevo farlo andare via … volevo farli stare zitti!”
“Che cazzo ti è saltato in mente?!” urlò furioso, inginocchiandosi. “Fammi vedere le braccia!”
Malvolentieri, Spike eseguì l’ordine.
“Io volevo solo tirarlo fuori! Loro avrebbero smesso se lo avessi tirato fuori …”
“Cristo Santo!”
Gli avambracci del ragazzo erano straziati da lunghi tagli verticali.
Senza neanche guardarlo, Angel si alzò e corse a prendere bende e garze.
“Volevo solo che si fermassero! Ti prego, sire, non … non punirmi …”
Con maestria e velocità, si dedicò alla cura delle ferite che il vampiro più giovane si era auto inferto.
“Non volevo disobbedirti! Non punirmi, ti prego!”
Ad operazione conclusa, Angel alzò lo sguardo, fronteggiando gli occhi pieni di lacrime di Spike.
Inspirò e, delicatamente, prese ad asciugare il volto umido.
“Hey, Will … non voglio punirti. Mi dispiace di averti urlato contro.”
Spike cessò di piangere, ma non di singhiozzare.
“Non intendo punirti.”
“M-ma … tu … hai sempre detto che … se ti avessi disobbedito …”
Tirandoselo tra le braccia, Angel cominciò a cullare il childe ritrovato.
“Dimenticalo. Non ti voglio punire William, non ti punirò mai più.”
Il vampiro biondo chiuse gli occhi, lasciandosi confortare.
“Tu sei il mio meraviglioso ragazzo, ricordi?”
“Sì, sì.” replicò l’altro, sfregando il viso nella maglia profumata del salvatore.
“Il mio meraviglioso ragazzo ...” ripeté Angel, carezzando indisciplinati e morbidi ricci chiari. “È che mi hai messo tanta paura. Mi hai fatto spaventare così tanto, Will!
Non farlo mai più, va bene?”
Spike annuì col capo.
“Eccolo, il mio ragazzo.”

 


“Un altro incubo?”
“Sì.” rispose Spike, aderendo maggiormente al corpo del sire.
Erano stesi al buio, sul letto. Fissavano il soffitto, assorti.
“Questa volta era San Pietroburgo, quando abbiamo fatto quel …”
“Ricordo.” interruppe secco Angel, serrando impercettibilmente l’abbraccio consolatorio.
Non aveva bisogno di sentire certi episodi del passato narrati dalla voce addolorata di Spike.
Il più giovane comprese e tacque, chiudendo gli occhi.
“Sai …” esalò, dopo poco, Angel. “I ragazzi … la squadra … loro sarebbero curiosi di conoscerti. Ho parlato molto di te, vorrebbero che facessi un salto un giorno
di questi. Per vedere. Potresti … potresti visitare il posto dove lavoro. Sarebbe bello. Ti farebbe bene.”
L’aveva buttata lì.
Molto probabilmente, Spike non avrebbe accettato. Non si sentiva ancora pronto ad affrontare il mondo esterno.
“Insomma, è un ufficio carino e non è neanche fuori di qui …”
“Il tuo … ufficio? Dovrò stare con altre persone?”
“Sì. Dovrai stare a contatto con la gente, ma non devi avere paura. I miei amici sono simpatici e, poi, ci sarei sempre io. Non ti lascerei solo.”
All’ultima frase seguì un istante di silenzio.
“Will, se non vuoi …”
“Va bene … va bene. Tu non mi lascerai, giusto?”
“No.”
“Va bene, allora. Portami da loro.”

 


“Abbiamo un problema.”
La voce composta di Wesley riscosse Angel dalla lettura.
Il vampiro poggiò i documenti sulla scrivania, alzando lo sguardo.
“Dimmi.” concesse, pronto.
L’uomo prese un sospiro, aggiustando il colletto del maglione che indossava.
“Riguarda Spike …”
Gli occhi scuri di Angel divennero improvvisamente severi.
Aspettava quella conversazione, da giorni.
Si domandava solo chi sarebbe stato il portavoce dell’opinione popolare. Per un po’ aveva scommesso su Gunn, visto il delizioso aggiornamento legale che si era
fatto impiantare nel cervello, o Lorne, capace di ottima diplomazia, ma Wesley …
Senza dubbio la scelta più appropriata.
“Beh … il fatto è che le cose si sono complicate con l’arrivo di Spike. Stavamo pensando a quanto, in passato, avessimo cercato di …”
”Arriva al punto, Wes.”
“Spike è il problema.”
Angel non riuscì a tollerare la replica onesta.
Dovette alzarsi di scatto dalla poltrona.
“Andiamo!”esclamò, mollando un gran colpo di mano alla scrivania.
“Angel, sai anche tu quello che intendo! Spendi troppo tempo e troppe risorse per Spike. I Soci Anziani cominciano a mettere in dubbio la tua competenza. Nell’
ultimo mese, ti sei occupato di un minor numero di casi ed hai investito un gran capitale in ricerche scientifiche di cura e ricerca … sull’anima! Le cifre che provengono dal laboratorio di Fred …”
“Finiscila con questa solfa aziendale!” sbottò il vampiro, arrabbiato. “Sembri uno di loro! Adesso mi parlerai di quanti soldi abbiamo speso in sangue di maiale e
magliette nere?”
“È una cosa seria.”
“Sì! E tu vieni in ufficio a farmi da contabile!”
Il vampiro si portò le mani alla testa, cercando di frenare un improbabile mal di testa.
“Angel …”
L’ex osservatore si fece avanti di qualche passo.
“So quanto significa per te.” iniziò pacatamente. “Posso immaginare …”
Angel tacque, evitando d’alzare lo sguardo.
“… ma devi ammetterlo anche tu. Spike è un problema. È malato, è debole. Ha bisogno di cure costanti che tu non puoi dargli. La Wolfram & Hart …”
“Oh no! Non lo lascerò nelle loro mani!”
”Bene! Neanche io lo farei! Conosco un posto, fuori di qui. Loro lo curerebbero, si occuperebbero di lui come neanche tu sapresti fare. Guardati!” esclamò Wesley,
deciso. “Da quanto tempo non dormi?”
“Non è che prima andasse meglio …”
“Non è vero ed è proprio questo il punto! A me non interessa quello che pensano i Soci Anziani! Non m’importano le risorse e i soldi spesi, ma mi rendo conto di
quanto questa occasione sia unica … irripetibile! Tu stesso hai sempre sacrificato tutto per poter combattere la battaglia. Ora, vuoi davvero lasciare che Spike con i suoi problemi mandi a monte le rinunce di una vita? Di cinque vite?”
Il vampiro si voltò, incapace di replicare.
Rivolse lo sguardo all’esterno. Il sole brillava sulle pareti dei grattaceli losangelini.
“Riflettici, Angel.”
“Voi … voi cosa ne pensate?” trovò la forza di chiedere il vampiro, dopo qualche secondo di necessaria pausa.
“Abbiamo avuto discussioni accese, Spike è praticamente diventato di casa. Fred, ad esempio, si è molto affezionata e non vorrebbe smettere di aiutarlo. Tuttavia, il
problema rimane e anche noi ci siamo privati di qualcosa, compiendo la scelta di lavorare alla Wolfram & Hart. Vorremmo che i nostri sforzi non risultassero improvvisamente vani. Siamo giunti alla conclusione che è meglio allontanare Spike. L’ultima parola, però, spetta a te.”
Il vampiro si portò le mani ai fianchi, sospirando pesantemente.
Si sorprese dell’enorme fatica che faceva a prendere una decisione del genere.
In fondo, Wesley aveva ragione.
Aveva sacrificato cose più importanti di Spike.
Aveva rinunciato all’amore di Buffy e alla possibilità di diventare umano. Non aveva più Cordelia, aveva lasciato che gli portassero via Connor.
Cosa sarebbe cambiato perdendo anche lui? Quale differenza avrebbe potuto fare un vuoto in più?
Presto, avrebbe dimenticato la sensazione di un corpo premuto al suo nella notte, la consistenza soffice di capelli ricci e biondi e i baci leggeri, rubati nel corso di
interminabili giornate.
Sospirò ancora, rimirando l’azzurro del cielo.
“Va bene.”

 


“Volevi vedermi?”
Lo aveva  fatto chiamare e lui si era subito presentato.
Aveva stupidamente sperato in un’attesa più lunga.
Al chiudersi della porta, Angel si voltò a guardare l’ospite.
Spike, il suo meraviglioso ragazzo.
Il vampiro moro contemplò con un nodo alla gola l’immagine dell’altro, bello anche nei vestiti troppo larghi.
Nel giro di pochi mesi, il ragazzo era quasi guarito. Quasi.
Avrebbe avuto bisogno di un briciolo di pazienza in più e, con l’enorme forza di volontà che da sempre lo contraddistingueva, sarebbe tornato a combattere, stavolta
per servire una giusta causa.
Purtroppo, non si poteva essere pazienti.
“Ho pensato a lungo …”cominciò Angel, interrompendosi subito per schiarire la voce. “Ho pensato a lungo alla tua situazione … alla nostra situazione. Nella
posizione in cui mi trovo devo essere efficiente in ogni momento. Non posso permettermi distrazioni, né problemi che non siano …”
Spike stava iniziando a cambiare espressione.
“… il fatto è che anche tu non stai bene qui! Hai bisogno di cure e di aiuto … di qualcuno competente nel campo!”
Competente nel campo.
Miglior stronzata di sempre.
“ … Wesley ha trovato questo posto … centro … a quattro chilometri da San Francisco …”
L’orrore si palesò nella voce di Spike.
“Mi stai lasciando?!” esclamò senza fiato.
“William, io …”
“Non chiamarmi così! Rispondi. Mi stai lasciando?”
Angel si alzò lentamente, avvicinandosi con circospezione alla figura nervosa del childe.
“È solo per un po’.” mormorò, tendendo una mano per accarezzandogli il volto. “Fino a che non starai meglio. Poi, potrai tornare a stare qui, con me …”
Gli occhi di Spike brillarono di lacrime trattenute.
“Io non starò mai meglio! Non dopo quello che ho fatto!” mormorò, lasciandone cadere alcune.
“Non dire così …”
“Tu mi stai lasciando! Mi stai abbandonando!”
Angel prese il volto di Spike tra le mani.
“Non ti sto lasciando! Sto solo cercando di fare la cosa giusta. Devi capire …”
Il vampiro più giovane si divincolò, liberandosi della stretta con violenza.
“Dovevo immaginarlo! È quello che fai sempre! Sei un bugiardo! Avevi detto che non mi avresti lasciato! Lo avevi promesso!”
“William, per favore ...”
”L’avevi promesso! Hai dimenticato? Avevi promesso!”
“Non posso.” ammise Angel, a malincuore.
Spike insistette disperato, rivolgendogli una preghiera straziante.
“Non mi lasciare … ti prego! Angel, sire … non lasciarmi. Sono pronto a combattere, sarò capace di rendermi utile, lo giuro! Tu, però …”
Interrompendosi, il vampiro più giovane sfiorò con le dita le labbra dell’altro.
Poggiò la fronte contro la sua.
Lo baciò.
Lentamente, carezzò con la lingua la bocca socchiusa di Angel, che intanto rimaneva immobile come una statua.
Si staccò fissandolo incerto, respirando piano.
“Mi dispiace.”
Due lacrime gli solcarono le guance.
“Mi dispiace. Non posso.”
Spike sentì l’umiliante bisogno di scoppiare a piangere forte.
Pensò che, da quel momento in poi, non ci sarebbe stato più nessuno a stringerlo.
Chiuse gli occhi, voltandosi. Affrontò con determinazione la vista della porta e strinse i pugni, coraggiosamente. Mosse alcuni passi esitanti sino ad arrivare alla
maniglia. Fece per prenderla, quando si sentì tirare indietro da due grandi braccia maschili.
“AL DIAVOLO!”
In un attimo, Angel lo aveva sbattuto contro la parete e lo stava baciando con furore, stringendosi a lui, frenetico e dolce.
Spike accolse lo sfogo in un abbraccio di lacrime e sollievo.
Sentì Angel sospirare nell’incavo del suo collo e implorare perdono a voce alta, confusamente.
“Ho provato! Giuro su Dio, ho provato! Ho provato ad allontanarti, a fare la cosa giusta, ma non potevo! Non posso!”
Il vampiro più giovane tirò i capelli scuri del sire, nella pretesa di un bacio più profondo e passionale che fu esaudita. 
“Non posso lasciarti, William! Non posso!”
Staccandosi di malavoglia, Angel dichiarò i propri sentimenti.
Mio meraviglioso ragazzo, come avrei potuto? Come avrei potuto rinunciare all’unica cosa che mi tiene in vita? All’unica che rende sopportabile tutto questo
schifo?”
Spike accennò un sorriso che l’altro ricambiò, guardando nel profondo dei suoi occhi blu.
“Non posso lasciarti, Will. Tu sei la mia scintilla.”
Disse ancora, tornando a baciargli la bocca.

 

 

 

 

Together We Cry

  
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