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Autore: Fiamma Drakon    13/07/2010    1 recensioni
{Kamichama Karin ~ KarasumaCest}
Il sole languiva in lontananza, sull’orizzonte. Era ormai declinato quasi per metà oltre il mare, sul quale il suo riflesso tremolava seguendo le onde.
Il cielo era dipinto delle calde tonalità del tramonto, gialle, arancio e rosse, sfumate e confuse tra loro in strati sovrapposti e adiacenti che conferivano alla volta celeste un qualcosa di quasi magico.
- Che tramonto meraviglioso... - commentò in un labile sussurro Kirika, addossandosi contro lo schienale di una panchina, osservando il gioco di luci e colori davanti a sé con meraviglia.
Osservare il tramonto la rendeva sempre estremamente felice, le rasserenava lo spirito. Le faceva dimenticare, seppur per poco tempo, la sua preoccupazione per suo fratello e per la loro Himeka.

[Personaggi: Kirio Karasuma, Kirika Karasuma]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lovely sunset Il sole languiva in lontananza, sull’orizzonte. Era ormai declinato quasi per metà oltre il mare, sul quale il suo riflesso tremolava seguendo le onde.
Il cielo era dipinto delle calde tonalità del tramonto, gialle, arancio e rosse, sfumate e confuse tra loro in strati sovrapposti e adiacenti che conferivano alla volta celeste un qualcosa di quasi magico.
- Che tramonto meraviglioso... - commentò in un labile sussurro Kirika, addossandosi contro lo schienale di una panchina, osservando il gioco di luci e colori davanti a sé con meraviglia.
Osservare il tramonto la rendeva sempre estremamente felice, le rasserenava lo spirito. Le faceva dimenticare, seppur per poco tempo, la sua preoccupazione per suo fratello e per la loro Himeka.
Suo fratello...
Abbassò gli occhi, un velo di tristezza ad oscurarle in parte lo sguardo: Kirio era così ossessionato dall’eliminazione di Karin e Kazune che non riusciva a pensare a nient’altro. Non vedeva nient’altro. Niente di tutto l’affetto che lei provava verso di lui, di tutto il suo amore.
Sì, amore. Kirio era l’unica famiglia che le rimaneva, assieme alla loro Himeka, per questo gli voleva bene molto più intensamente di ciò che sarebbe dovuto essere, del sentimento che intercorreva solitamente tra gemelli.
“Se solo si rendesse conto...” pensò, afflitta.
Odiava vederlo così stressato e angosciato.
“Perché non riesce a rilassarsi, di quando in quando?” si domandò.
Chiuse gli occhi e mandò un sospiro.
- Kirika...? -.
Riaprì le palpebre immediatamente e portò lo sguardo sul ragazzo che le si era appena fermato davanti.
- Kirio...? - chiese, perplessa - Cosa ci fai qui? -.
Per tutta risposta, il moro alzò una busta di plastica trasparente.
- Sono uscito a prendere qualcosa per cena - spiegò, serio.
- Oh... - commentò semplicemente la gemella, distogliendo lo sguardo.
Seguirono imbarazzanti attimi di silenzio, pieni di disagio da parte di lei.
- Posso... sedermi? - domandò infine Kirio.
- Eh? Certo... - rispose Kirika, spostandosi per fargli posto.
Lui si sedette e si appoggiò allo schienale, togliendo gli occhiali per stropicciarsi gli occhi con fare stanco.
- E tu che cosa ci fai qui? - chiese con noncuranza, inforcando nuovamente gli occhiali, spostando lo sguardo sulla gemella.
- Ero uscita a prendere una boccata d’aria - disse, anche se non era propriamente tutta la verità: era uscita a prendere una boccata d’aria per cercare di alleviare l’angoscia che provava per lui.
Altro silenzio, snervante e disagevole.
Stavolta, però, fu Kirika a interromperlo: - Kirio... perché non ti rilassi un po’? Questa storia degli anelli ti sta consumando... -.
- Non posso. Devo farlo per il bene di Himeka... - replicò l’altro.
Il bene di Himeka... e non pensava a quante preoccupazioni dava a lei? A quanto soffriva ogni volta che lo vedeva tornare da una lotta con Karin e Kazune con qualche nuovo livido o i muscoli a pezzi?
Serrò i pugni e si alzò, irritata, raggiungendo a grandi e frettolose falcate la ringhiera che si affacciava sul mare.
Kirio la fissò, perplesso dalla sua strana reazione: che le era preso, tutto d’un tratto?
Si alzò a sua volta e la raggiunse, fermandosi dietro di lei.
- Kirika... che succede? -.
Silenzio, teso come una corda di violino, pronto a cedere alla minima pressione.
- Kirik...? -
- Pensi sempre a Himeka! Sempre e solo al suo bene! - sbottò infine la gemella, senza voltarsi.
La sua voce era rotta da un pianto che reprimeva con la forza, anche se il tono era palesemente arrabbiato.
- Non ti sei mai fermato a chiederti cosa ti lasci dietro, per il bene di Himeka?! -.
Fu a quel punto che si girò, con uno scatto del capo.
Nell’incontrare lo sguardo scioccato e profondamente turbato del fratello, Kirika seppe di essersi spinta troppo oltre, là dove non si era mai osata addentrare.
Aveva perso la sua solita calma e il controllo, forse quello che aveva davvero desiderato fare fin dalle prime volte che lo vedeva stressarsi continuamente e dimenticarsi di lei. Eppure le sembrava di avergli fatto un qualche torto a rispondergli in quel modo.
Si volse di nuovo e tacque.
Kirio continuò ad osservarla, stupito da una così forte e improvvisa manifestazione di rabbia.
Il silenzio si protrasse per diversi minuti, tanto che Kirika fu certa che ormai il fratello se ne fosse andato, incapace di ribattere.
“Sono stata un’idiota, un’idiota!” si disse, cercando di rattenere il disperato bisogno di piangere. Era così femminile e poco adatto al ruolo che stava impersonando fin dall’infanzia: un maschio non piange per cose del genere, ma le affronta con coraggio. Per lei, però, Kirio era il suo punto dolente, il suo tallone d’Achille.
Non riusciva a mantenere la parte se c’era in ballo lui.
Una mano, grande, forte e terribilmente familiare, le si adagiò su una spalla, invitandola con dolcezza a voltarsi. Si trovò davanti suo fratello, che la osservava con sguardo nuovo, triste e dolce al tempo stesso, come se adesso fosse consapevole di tutto quello che le aveva causato.
- Kirika... - la chiamò, in un delicato sussurro pieno di affetto - ... mi dispiace -.
E, prima che potesse pensarci, lei lo abbracciò, affondando il viso nella sua spalla, assaporando fino in fondo il suo odore. Lui ricambiò la stretta in modo delicato e fraterno, quasi lei fosse una fragile bambolina di cristallo.
Poi, a sorpresa, Kirika alzò il capo e gli posò un fugace bacio a fior di labbra, rimanendo a contemplare le sue iridi rossastre per attimi interminabili, in cui il loro legame affettivo parve triplicare la sua intensità.
Dopo l’iniziale stupore per quel gesto spontaneo e un po’ audace, Kirio le sorrise.
- Andiamo a casa...? -
- Sì... Himeka sarà in pensiero... -.
E si avviarono, fianco a fianco, verso casa, lasciandosi alle spalle il sole che, silente spettatore del loro piccolo incontro rivelatore, lentamente tramontava nel mare.
   
 
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