Non ho nessuna pretesa.
Il mio stile è pesante. E lo capisco.
Capisco anche che dovrei cambiare e ci ho già provato.
Probabilmente non è una passione a me consona, la scrittura.
Non mi aspetto grandi cose da me, ma questa One shot è venuta
fuori da sola.
L’ispirazione viene dall’aver osservato bene tutte le foto della
Premier di Eclipse a Los Angeles. In una di queste si intravedeva un cartellone
bianco con su disegnati il volto di Robert e di Kristen ed ecco che mi sono
immaginata tutto questo.
Sono settimane che provo a scriverla senza alcun risultato e
oggi, chissà come, l’ho terminata.
Non mi so giudicare, né voglio farlo.
Scrivo e basta, perché mi fa stare bene e continuerò a farlo
fino a quando la scintilla e l’amore che porto dentro per questa passione,
brilleranno.
“Il ritratto”
Lo
aspettava da giorni.
S’era
fatta chilometri e chilometri di viaggio solo per poterlo vedere. Sapeva bene
che avrebbe dovuto lottare con una miriade di fan accanite, ma non si pose il
problema.
Era
lì e ci avrebbe provato.
Marianne
si accomodò per terra, incurante dell’asfalto sporco e bollente, posò il suo
enorme zaino giallo e blu di fianco e si guardò attorno con circospezione:
accanto a lei c’erano tantissime ragazze giovani, alcune accompagnate da
persone adulte, probabilmente madri o nonne. Sorrise pensando alla
determinazione che stavano dimostrando, in molte si erano addirittura accampate
con le tende e probabilmente erano lì da diversi giorni.
A
volte la follia fa compiere gesti assolutamente assurdi e Marienne si
compiacque di quello. La sua filosofia di vita era: “Ho un solo tempo su questa
terra e lo voglio vivere fino in fondo”, forse per quello si trovava lì quel 24
giugno.
Ogni
persona in quel posto sprizzava allegria da ogni poro, emanando un alone d’eccitazione
che inevitabilmente, volenti o nolenti, colpiva tutti, anche chi si trovava solo
di passaggio in quella zona generalmente molto trafficata.
Bastava
buttare lo sguardo su quella miriade di persone e ti sentivi stranamente
coinvolta. Era una sensazione non facile da spiegarsi a parole.
L’euforia
per quell’evento era alle stelle, mesi e mesi di attese avevano contribuito ad
accendere gli animi.
Il
maxi schermo piazzato all’entrata del Nokia
Theatre di Los Angeles, proiettava continuamente immagini di “Eclipse”, bastava
che i protagonisti apparissero su quella misera schermata e si elevavano in
cielo, starnazzi di ogni tipo.
Marianne sorrideva tra sé e sé, osservando con
occhio attento i movimenti attorno a lei, come se fosse estranea a tutto ciò
che stava accadendo.
Non si sentiva come loro.
Era entusiasta, si, ma sapeva darsi un freno.
Probabilmente perché non nutriva speranze di
qualche tipo, semplicemente era lì per vedere lui, Robert.
Robert
Pattinson.
L’idolo del momento, la star che stava facendo
girare la testa a miliardi di persone, anche adulte. Il ragazzo dal sorriso
mozzafiato, gli occhi color del cielo, i capelli fatti di miele, tra cui si
insinuava spesso una mano birichina, sempre pronta a scompigliarli, compiendo
quel gesto che sapeva di imbarazzo e che provocava uno strano batticuore in
Marienne. Un gesto nel quale lei si riconosceva, perché era un vizio che aveva
anch’ella quando si trovava in situazioni che la mettevano a disagio, una sorta
di difesa, di escamotage col quale tentava di distrarre il proprio
interlocutore, allontanando l’attenzione da lei.
Vederlo riflesso in qualcun altro le era sembrato
così strano, al punto tale che la curiosità l’aveva spinta a cercare notizie su
quel ragazzo che ogni settimana appariva sulle copertine di tutti i giornali,
scoprendo poi che era un attore e non era vissuto neanche tanto lontana da lei.
Com’era buffa la vita a volte.
Si riscosse tornando a porre attenzione al suo vero
obiettivo.
Marienne era una disegnatrice.
Aveva da poco concluso l’Accademia delle belle arti
in Irlanda. Alle persone comuni piaceva immortalare le emozioni attraverso la
fotografia, lei, invece, preferiva disegnare, cogliere le espressioni
importanti e particolari delle persone che incrociavano il suo cammino e quando
lo faceva, tutto il resto attorno a lei scompariva come per magia.
Prese il suo fedele blocco, la matita, la gomma
morbida rigorosamente bianca e iniziò a disegnarvi sopra ciò che le cadeva
davanti agli occhi, isolandosi nel suo mondo.
Aveva trascorso l’intero pomeriggio ad abbozzare
immagini, ritraendo la massa di gente che si stava accalcando intorno al
teatro.
Aveva disegnato anche la mole di poliziotti che
presiedeva la zona, nel vano tentativo di placare gli animi.
Tutto inutile: quelle persone erano talmente
cariche da poter sbaragliare qualsiasi difesa. “L’unione fa la forza, ma se
c’è gioia alla base di quel gesto, si può raggiungere ogni cosa” pensò
Marienne.
Alle 18:30, le ragazze iniziarono a spostarsi
prendendo posto nelle prime file dietro le transenne e gli enormi cartelloni
con le immagini di lupi e vampiri vennero issati verso il cielo, nella speranza
che i loro idoli li vedessero e magari dicessero qualcosa.
Qualsiasi cosa pur di avere un ricordo di loro.
Marienne si alzò controvoglia e cercò il suo
posticino in mezzo alle altre, riuscendo a posizionarsi soltanto in quinta fila,
molto lontano dal red carpet su cui sarebbero passati gli attori.
Sospirò rassegnata.
S’accontentò.
Non poteva fare altrimenti.
Essere lì era per lei un traguardo, in molti non
erano neanche potuti andare a Los Angeles ed erano costretti a seguire l’evento
sui siti on line in streaming o in tv, per questo sorrise e strinse tra le mani
il blocco coi suoi preziosi disegni.
D’improvviso, però, un auto nera si fermò a qualche
metro di distanza dalle prime transenne. Come robot, tutti contemporaneamente, voltarono
la testa in quella direzione e le urla raggiunsero livelli esorbitanti.
Marienne fissò sconvolta quella macchina, il cuore
le martellava nelle orecchie e le mani le iniziarono a tremare.
Stranamente quel fastidioso prurito era scomparso.
Mai prima d’allora s’era sentita in quel modo, così
fragile e disarmata.
Quando Robert scese dalla macchina, non aspettò
neanche un minuto e si recò presso le transenne dalle sue fan.
Marienne sorrise di nuovo, felice di vedere che
quel ragazzo non era altezzoso come molti divi, anzi sembrava un po’
intimidito, forse ancora incredulo. Iniziò a firmare autografi, fare
fotografie, parlava anche con le ragazze che, come matte, quasi sembravano
volergli saltare addosso.
Mmm…ci pensò su. Non sembravano. Volevano proprio
saltargli addosso!!!
In quell’istante si accorse di essere troppo
lontana da non potergli neanche dire “Ciao”, abbassò la testa fissando le sue
mani, poi un lampo di genio le attraversò il cervello, facendole sbarrare gli
occhi e sorridere.
Nel poco spazio che le rimaneva, cercò di muoversi
per aprire il suo blocco.
Un’affannosa ricerca alternata a lanciare occhiate
continue verso Robert per capire dove si trovasse. Quando le sua dita
individuarono l’oggetto desiderato, lo tirarono fuori.
Marienne lentamente posò il blocco a terra, tra le
sue gambe, le strinse in modo da tenerlo fermo.
Guardò il foglio e sorrise ancora.
Inspirò ed espirò un paio di volte, poi con le
braccia tremanti, issò il foglio verso il cielo, facendo leva sui piedi, in
modo da apparire più alta e permettere al suo disegno di farsi strada tra i cartelloni.
Robert arrivò proprio in quel momento davanti a lei.
Marienne poteva scorgerlo appena nel poco spazio
lasciato libero dalle ragazze.
Lo vedeva sorridere e rispondere cortesemente alle
domande di tutti.
Prese fiato e poi urlò “Robert!” con tutta la voce
che aveva in corpo.
Lo gridò col cuore.
Voleva che la sentisse, che la vedesse.
Avrebbe desiderato regalargli quel ritratto.
Quello che lei aveva disegnato una sera di qualche
mese prima.
Era in camera sua, sbuffava perché senza
ispirazione.
Era più di un’ora che fissava quel foglio bianco,
ma non aveva la più pallida idea di cosa disegnare.
Ormai era decisa ad abbandonare tutto.
Aveva acceso la tv con la speranza di distrarsi,
però era apparso Robert.
Un’intervista di una tv americana.
Lo aveva guardato, spalancato gli occhi e avvertito
una strana scintilla accendersi dentro di lei, pizzicandole le mani. Quasi con
violenza aveva afferrato il blocco e iniziato ad elaborare degli schizzi.
Il pizzicore alle dita non gli dava alcun fastidio,
anzi la incitava nel proseguire.
Senza accorgersene aveva fatto un ritratto a
quell’attore e ne era stranamente soddisfatta. Lo aveva gelosamente custodito
per mesi e ora si trovava lì e lo stava bellamente mostrando alle telecamere di
mezzo mondo!
Robert sembrava non averla sentita, ma Marianne non
si arrese urlò ancora, ancora un’altra volta ancora!
In mezzo a quel delirio era impossibile sentire la
sua voce, però qualcuno notò quel ritratto così preciso e dettagliato e gridò
“Guardate che meraviglia!” indicandolo.
Robert si trovò così anch’egli come molti altri,
con lo sguardo in aria e sbarrò gli occhi incredulo.
Il suo viso era delineato con linee precise. Il
riflesso di se stesso in quel foglio bianco.
Il suo volto stanco, le sue labbra sinuose
leggermente aperte.
La mano tra i capelli.
L’aria impertinente.
Tutto traspariva con chiarezza.
Chi lo aveva guardato così affondo?
Con gli occhi cercò di capire a chi appartenesse
quel ritratto. Così con un po’ di fatica, la vide. Un viso piccolo,
incorniciato da una massa di capelli biondo cenere, raccolti in una coda alta.
Due occhi nocciola che lo fissavano attentamente.
Troppo attentamente.
Sorrise imbarazzato.
Mosse la mano in segno di saluto e lei sobbalzò
sorpresa.
Marienne non se lo aspettava.
Eppure lo sperava.
Perché la sua vita era fatta di sogni e speranze.
E ora lui, Robert, l’aveva vista.
Sorrise felice.
“E’ tuo!” esclamò non mollando i suoi occhi.
Robert alzò lo sguardo e fissò ancora il ritratto.
Rise sghembo.
Annuì.
“Te lo regalo. E’ quello che vedo in te” aggiunse
“Voglio che lo tenga tu!”
Robert cercò di sporgersi dalla transenna, ma venne
assalito dalle ragazze. Le guardie del corpo dovettero allontanarlo.
“Aspettate!” gridò lui “Quella ragazza voleva darmi
il suo disegno” si ribellò “Signor Pattinson non possiamo rischiare che le
succeda qualcosa!” rispose serio il bodyguard “Ma chi se ne frega!” sbraitò
irritato “Fatemi parlare con quella ragazza!” insistè.
L’omaccione dalle spalle possenti, gli occhiali
scuri, lo sguardo severo, lo fissò “Le prendo io il disegno” detto ciò si
avvicinò alle transenne.
Marienne lo vide chiaramente fissare lei.
“Fate passare la signorina” proferì con tono grave.
Marienne sobbalzò e incitata dalla mano della guardia che la invitava a venire
avanti, mosse i piedi.
“Il Signor Pattinson vorrebbe parlare con Lei, ma
non è possibile” Marienne annuì, comprendendo le motivazioni. Alle spalle
dell’energumeno, Robert continuava a guardarla. Lei fece la stessa cosa.
E se il cielo si fondesse con la terra?
Se i loro confini si confondessero in uno sguardo?
Cosa succederebbe?
Strisciava, si insinuava nei loro colpi.
Ed eccola quella scossa.
Un brivido, uno scoppio, un lampo.
Una sola ed unica emozione.
Marienne e Robert la stavano provando.
Increduli.
Sognante lei.
Cinico lui.
Ma era lì. Quell’emozione si librava nell’aria, si
muoveva repentina. Serpeggiava tra le ombre dei loro cuori che l’accoglievano inconsapevolmente.