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Autore: echelon1985    21/07/2010    10 recensioni
Il paese era in estremo fermento da giorni.
Le persone mettevano a posto le loro case e ripulivano i loro
giardini, guardando costantemente dalle loro finestre
per vedere quando sarebbe arrivato.
Il signore del paese.
Non era un fermento positivo, tutti avevano paura di lui.
[BertxQuinn]
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bert McCracken, Dan Whitesides, Jeph Howard, Quinn Allman
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell’autore: Solo qualche piccola nota di chiarimento.
Allora, non so bene cosa sia, so solo che sentivo una mancanza
incredibile del mio OTP, ed avevo una necessità fisica di scrivere su
di loro.
La genesi della shot è alquanto strana, e si rifà, alla lontana
e con gli inevitabili cambiamenti, a “La bella e la bestia”
( Lo so che è strano, ma io lo adoro xD)

Detto questo, hope you enjoy.. ( e non picchiatemi, ok? *-*)








My sweet Prince





Il paese era in estremo fermento da giorni.
Le persone mettevano a posto le loro case e ripulivano i loro giardini, guardando
costantemente dalle loro finestre per vedere quando sarebbe arrivato.
Il signore del paese.
Non era un fermento positivo, tutti avevano paura di lui.
Nessuno era mai entrato nel suo palazzo, o almeno quelli che ne avevano
varcato l'ingresso non erano più tornati indietro, mai più.
Col tempo gli abitanti del paese avevano perfino smesso di avvicinarsi al suo
palazzo.
Una grande costruzione che si estendeva per metri e metri, cupa e spettrale.
Circondata da alti cancelli di ferro nero.
Tutto quello che era possibile vedere dall'esterno erano gli spaziosi giardini
ricchi di alberi e fiori, e le grandi finestre ricoperte da imponenti drappeggi
rossi.

Quando il suono della carrozza aveva riempito le stradine del paese gran parte
delle persone si erano rintanate in casa, almeno quelli che ne avevano la possibilità.
Gli unici abitanti per strada erano i proprietari delle botteghe, ed i ragazzi che
lavoravano come garzoni.
Non accadeva spesso che il signore lasciasse la sua dimora per scendere nella
cittadina, ma quando succedeva, un paio dei ragazzi giovani della popolazione
venivano fatti salire sulla carrozza e portati al palazzo.
Nessuno di loro era mai tornato.

Sir Robert McCracken era sceso dalla carozza, i suoi lunghi capelli neri cingevano
il suo viso magro come un mantello, una specie di prolungamento degli
abiti neri che indossava.
Era scortato dai suoi due fedeli servitori, che si muovevano qualche passo dietro di lui.
Avevano camminato per le stradine semi-deserte, e gli occhi del padrone si posavano di volta in volta
su uno dei ragazzi di bottega, che restavano a guardarlo nervosi e spaventati
Quasi ipnotizzati da quegli occhi blu scuro che sembravano contenere il nero della notte.
La cittadina solitamente rumorosa aveva cessato il suo vociare.
Sembrava quasi un paese fantasma, con le porte e le finestre serrate ed il silenzio
ad impregnare l'aria, fatta eccezione per il rumore dei passi che si sentivano sul
selciato polveroso.


I due servitori si erano silenziosamente allontanati da sir. Robert, ed un paio
dei ragazzi della città erano stati recuperati e scortati alla carrozza, nessuno di
loro si era opposto, nessuno lo faceva mai.
Erano ritornati poco dopo, ed avevano fatto un cenno del capo al padrone, che
era ritornato sui suoi passi ed aveva raggiunto il suo mezzo di trasporto.

La carrozza era completamente nera, fatta eccezione per le tende rosso scuro
che schermavano la visione dall'esterno.
L'interno era quasi del tutto buio, e non permetteva di distinguere i contorni
dei visi.
Il viaggio fino al palazzo era stato breve e silenzioso, e quando avevano raggiunto la meta sir McCracken era sceso
per primo, mentre i ragazzi erano stati scortati in un secondo momento all'interno del palazzo.
Era stata assegnata loro una stanza per uno, nell'ala ovest, poi erano stati accompagnati in un grande salone illuminato.
Un grande tavolo di legno scuro si estendeva in lunghezza per la sala, ricoperto
da una grande tovaglia bianca ornata di rosso, e da candelieri di ferro scuro che
reggevano alte candele bianche.

Sir Robert era entrato nella sala, e gli occhi dei ragazzi si erano catapultati su
di lui, in soggezione, e spaventati.
E finalmente aveva potuto vedere in viso quei ragazzi.
Il suo sguardo si era posato a lungo su ognuno di loro, finché avevano raggiunto
un viso chiaro e magro, solcato da due grandi occhi color nocciola, e circondato
da sottili capelli di un biondo chiarissimo.
Sir Robert non era più riuscito a staccarli dal quel ragazzo.

"Lasciateli andare. Riportateli in città"

Nella sala erano rimasti solamente sir Robert, ed il ragazzo biondo ancora senza nome

"Come ti chiami?"
"Non posso tornare a casa anch'io?"
"No, non puoi"
"Ti prego"

Il padrone aveva distolto lo sguardo, portando le mani dietro la schiena ed incamminandosi verso la porta

"Portatelo in camera sua"

Il ragazzo aveva abbassato la testa, mentre seguiva silenzioso i due ragazzi
fino alla sua stanza.
C'era un grande letto di legno scuro, adornato con coperte amaranto.
Con intagli nel legno che reggevano una serie di tende a formare un baldacchino.
I mobili erano dello stesso colore scuro del letto, intagliati anch'essi finemente.
Una grande finestra completava l'arredamento.
Uno dei servitori era rimasto in camera con lui, e non smetteva di fissarlo.
Aveva i capelli neri e leggermente lunghi, dello stesso colore dei suoi occhi.
 

"Qual è il tuo nome?"
"Quinn"
"Cosa vuoi mangiare?"
"Voglio solo tornare a casa mia"
"Ascoltami, il padrone non è cattivo come sembra"
"Allora perché mi tiene qui?"
"Starai bene qui. Io sono Jephree, chiedi di me se ti serve qualcosa"


Il ragazzo con i capelli neri aveva lasciato la camera, chiudendosi la grande porta
alle spalle, ed aveva raggiunto sir Robert nella grande sala

"Come sta?"
"Non vuole mangiare, vuole tornare a casa"
"Non lo farà"
"Padrone, non credo che sia questo il modo migliore di ottenere quello che
 desidera"
"Resterà qui, Jephree"
"E' lui, quindi?"
"Si, è lui"



Erano passati sette giorni da quando Quinn era arrivato al palazzo.
O almeno così gli sembrava, cercava di tenerne il conto, ma si sentiva come
se si trovasse in un mondo senza tempo.
Aveva trascorso tutti quei giorni chiuso nella sua stanza, l'unica cosa che
interrompeva le sue ore erano le visite di Jephree, che gli portava i pasti.
Anche quella sera il moro era entrato in camera sua, ma tra le mani non
portava il solito vassoio di pietanze, aveva degli abiti.

"Il padrone vuole che ceni con lui stasera"
"Non voglio mangiare con lui"
"Invece dovresti. Indossa questi"
"Che fine hanno fatto tutti i ragazzi che avete portato qui con voi?
"Dio, ma che vai a pensare.. loro stanno bene, più che bene.
 Sono stati lasciati andare, ed hanno preso la loro strada. Il padrone è
 molto generoso. Purtroppo non erano quelli giusti"
"Quelli giusti per cosa?"
"Ascoltami Quinn, ti prometto che starai bene qui"
“Tu sembri gentile, perché lavori per lui?"
"Te l'ho detto, non è così male. Prova a conoscerlo"


Quinn aveva indossato i vestiti che l'altro gli aveva portato, e poi l'aveva seguito
fino alla grande sala da pranzo dove era stato portato il primo giorno, insieme
agli altri ragazzi.
Sir Robert era già seduto ad un'estremità del lungo tavolo, e l'altra estremità
era ugualmente apparecchiata
Dato che era costretto a restare in quel posto era meglio fare quello che il padrone voleva, almeno quasi tutto.

"Sarai affamato, Jephree mi ha detto che non stai mangiando quasi nulla"
"Non ho fame"
"Dovresti mangiare"
"Perché mi hai portato qui? Qual è lo scopo? Voglio dire, sto tutto il giorno
 in camera mia, cosa vuoi da me?"
"Fai molte domande. E non devi restare chiuso in camera, puoi andare
 dovunque tu voglia qui, c'è una biblioteca, le scuderie"
"Ovunque tranne che a casa mia"
"E' questa casa tua adesso. Mangia."


Quinn aveva abbassato il capo ed aveva fatto come gli veniva chiesto.
Sir Robert aveva toccato appena il cibo nel suo piatto invece, troppo concentrato
ad osservare ogni singolo dettaglio del ragazzo.
Era senza ombra di dubbio la cosa più bella che il suo palazzo avesse mai
contenuto, la cosa più preziosa, nel bel mezzo di tutto quel lusso.

Quando la cena era finita l'aveva accompagnato fino alla sua camera

"Non mi hai detto ancora il tuo nome"
"Jephree non l'ha fatto?"
"Voglio che me lo dica tu"
"Quinn"
"Dormi bene, Quinn"


Il ragazzo l'aveva guardato allontanarsi, ed era rimasto per un pò a fissare il vuoto che aveva lasciato.
Non riusciva a capire perché l'avesse portato lì, ma in effetti non sembrava
volergli fare del male, e questo rendeva Quinn ancora più confuso.
Gli aveva dato una bella camera, faceva preparare per lui tutto quello che desiderava mangiare, gli aveva
dato libero accesso a tutta la casa.
Però lo teneva lì contro la sua volontà..

Nei giorni successivi Quinn era finalmente uscito dalla sua stanza.
Rischiava di impazzire se fosse rimasto a fissare quelle quattro mura ancora per
qualche ora.
Aveva fatto un giro nel palazzo, restando a bocca aperta davanti a tutto quello
sfarzo.
Suo padre era solo un contadino, e vendeva frutta e la verdura che coltivava con le sue mani in un piccolo emporio giù nel paese.
Non aveva mai visto tanta ricchezza, come la maggior parte degli abitanti.
Nel suo giro perlustrativo alla fine era arrivato nelle cucine.
Jephree e l'altro ragazzo, di cui non sapeva il nome, stavano prendendo il the
seduti al tavolo.
Jephree gli aveva sorriso non appena aveva scorto la sua presenza

"Salve Quinn. Sei uscito finalmente. Vuoi mangiare qualcosa?"
"No, grazie"
"Lui è Dan, prepara dei fantastici biscotti"
"Ok"

Il ragazzo si era seduto al tavolo, e Dan gli aveva messo davanti un intero vassoio
pieno di biscotti che emanavano un odore buonissimo.
Quinn ne aveva preso uno soltanto, per educazione, probabilmente.
Jephree l'aveva notato immediatamente

"Puoi prenderne quanti ne vuoi"
"Grazie"
"Fuori ci sarà il sole almeno per un'altra ora, perché non fai un giro nelle scuderie
 e non scegli un cavallo?"
"Io non so andare a cavallo. Posso vedere la biblioteca più tardi?"
"Certo"

Quinn era rimasto con loro per un pò, poi Jephree gli aveva spiegato come arrivare alla biblioteca.
Il ragazzo l'aveva trovata con facilità.
Aveva tirato la grande porta di legno scuro ed era entrato, restando completamente a bocca aperta.
La luce all'interno era poca, e le tende erano tirate, ma riusciva comunque a vedere
La stanza era ricoperta di scaffali scuri su ognuna delle pareti, pieni di volumi
accuratamente sistemati.
Perfino i libri sembravano pregiati, con le loro copertine amaranto e le scritte in
rilievo color oro, che quasi brillavano in quella semi-oscurità.
Al centro della stanza vi era un grande tavolo, con una serie di lampade di ferro scuro, e poltroncine
ricoperte di velluto amaranto tutto intorno al tavolo.
Quinn si era avvicinato piano ai volumi, disposti in ordine alfabetico, ed era così
concentrato a leggere tutti quei nomi che la voce di Sir Robert l'aveva fatto saltare in aria dalla paura.
Era seduto in una poltroncina in un angolo della sala, e Quinn non aveva nemmeno notato la sua presenza quando era entrato.
Indossava un completo nero, uno di quelli che servivano per andare a cavallo, con grandi stivali neri e lucidi.

"Hai trovato la biblioteca, vedo"
"Posso andare via se.."
"Perché dovresti.. ti piacciono i libri?"
"Io.. noi a casa non ne abbiamo molti, non possiamo permetterceli. Ma.."
"Ma cosa?"
"Ma a volte il libraio me ne da qualcuno in prestito, senza farmi pagare, ed
 io glielo riporto quando l'ho terminato... voglio dire.. così facevo prima.."

Quinn aveva abbassato il capo, pensando alle cose che faceva prima, a quanto
gli mancasse la sua famiglia.
Si era riscosso quando aveva sentito l'altro parlare ancora.
Aveva una voce melodiosa, era piacevole sentirla.

"Puoi prendere i libri che vuoi"
"Posso portarli in camera, o devo leggerli qui?"
"Come preferisci"

Quinn aveva alzato nuovamente il capo, per guardarlo.
C'era qualcosa di vagamente malinconico che riempiva i suoi occhi e ricopriva
i bei lineamenti del suo viso.

"Mi piacerebbe che tu cenassi con me questa sera, e non nella tua camera come
 sempre"
"Ok"
"Bene. Ti lascio scegliere i libri che desideri"

Sir Robert aveva lasciato la stanza senza dire nessun'altra parola.
Non gli era sfuggita l'espressione triste del viso di Quinn.
Sperava che col tempo sarebbe passata, doveva essere così
Perché era lui, l'aveva trovato.


La sera successiva Jephree aveva informato Quinn che Sir Robert sarebbe rimasto
lontano dal palazzo per qualche giorno, e gli aveva chiesto se gli andasse cenare
con lui e Dan, invece che da solo nella sua stanza.
Quinn aveva risposto di si, senza fare altre domande, ma non aveva potuto evitare
di provare una punta di delusione a quella notizia.


Qualche giorno dopo Sir Robert aveva bussato delicatamente alla porta di Quinn.
Il ragazzo aveva sussurrato un ‘avanti’ senza staccare gli occhi dalle pagine bianche
del libro che teneva tra le mani, sicuro che fosse Jephree.
Quando non aveva sentito pronunciare nessuna parola però aveva alzato il capo.
Sir Robert era poggiato allo stipite della porta, e lo osservava silenzioso.
Il ragazzo si era immediatamente alzato in piedi, in soggezione.

“Posso entrare?”

Gli aveva chiesto il permesso, come se non fosse casa sua, come se non volesse
essere indelicato.
Quinn aveva annuito leggermente, e l’altro era entrato con la camminata fiera che
lo contraddistingueva.
Si era avvicinato a Quinn ed aveva deposto un libro dalla copertina blu scuro, con
sottili scritte argentate in rilievo, tra le mani del ragazzo.

“L’ho trovato mentre ero via. Sono sicuro che ti piacerà”
“Grazie”

Quinn si era ritrovato a sorridere, sorpreso e allo stesso tempo contento di tanta
premura.

“Ceni con me stasera?”
“Si”
“Bene”


L’aveva lasciato solo, e Quinn si era steso sul letto, aprendo il libro che Sir Robert aveva
portato per lui, leggendone avidamente le prime pagine.
Appena un’ora dopo Sir Robert aveva bussato nuovamente alla sua porta, per avvisarlo
che la cena era pronta.
Non aveva mandato Jephree, o Dan, era andato lui stesso, ed aveva scortato Quinn
fino alla grande sala da pranzo.
Quinn l’aveva ascoltato rapito per tutta la cena, e quel leggero sorriso non aveva mai
lasciato il suo volto.



Quella di cenare con Sir Robert era diventato un'abitudine.
Era piacevole ascoltarlo mentre parlava.
Gli raccontava dei posti che aveva visitato, delineandoli davanti agli occhi
di Quinn e facendolo sentire come se avesse potuto vederli.
Gli chiedeva dei libri che leggeva e gliene consigliava degli altri.
Il più delle volte Quinn riusciva a non pensare, a non essere triste.
Sir Robert lo trattava con gentilezza e cura


Quella mattina Quinn si era svegliato nella sua grande camera ed aveva
camminato scalzo fino alla finestra.
Aveva aperto le tende ed il sole era entrato prepotente ad illuminare la stanza,
creando delle strane sfumature rosate sulle pareti quando rimbalzava sulle coperte color amaranto.
Il ragazzo si era affacciato alla finestra ed aveva guardato i maestosi giardini che
si stagliavano tutti intorno al palazzo.
Sir Robert era in piedi accanto ad un cavallo, poco distante dalla cancellata scura.
Portava un'altro di quei completi da equitazione, ed accarezzava l'animale
al suo fianco con una gentilezza nei movimenti, e nello sguardo, che non gli
aveva mai visto.
Si era vestito ed era sceso di sotto, attraversando il lungo corridoio fino
all' ingresso e raggiungendo il verde del giardino.
Aveva camminato piano fino a raggiungere Sir Robert e si era fermato accanto
a lui silenzioso.
L'altro aveva spostato il suo sguardo su Quinn, che osservava affascinato e
spaventato il bellissimo cavallo nero.

"E' buono, non avere paura"

Aveva preso la mano del ragazzo e l'aveva poggiata sull'animale, in modo che l'accarezzasse.
Quinn si era tranquillizzato velocemente, e Sir Robert aveva lasciato andare la
sua mano, ed era rimasto silenzioso ad osservarlo mentre familiarizzava
con l'animale

"Vuoi provare a montarlo?"
"Io non so andare a cavallo"
"Vuoi che ti insegni?"

Quinn aveva sentito di nuovo paura, ma aveva annuito lo stesso.
E l'altro aveva capito

"Non ti succederà niente, ci sono io"

Sir Robert aveva chiamato Dan, e gli aveva detto di accompagnare Quinn a mettersi qualcosa di più adatto.
Quando il ragazzo era tornato Sir Robert era già sul cavallo.
Aveva un'aria forte ed imponente, come una specie di guerriero, con lo sguardo
fiero.

Sir Robert aveva fatto un cenno a Dan, ed il ragazzo aveva aiutato Quinn a salire
sullo stesso cavallo.
Quinn aveva preso posto un pò incerto e leggermente impaurito davanti a Sir Robert.
L'altro aveva preso le mani del ragazzo e le aveva posate sulle redini, facendo in
modo che le stringesse.

"Per adesso verrai con me, ti mostro come si fa"

Gli aveva spiegato come scuotere le redini per far correre il cavallo, e di come tirarle per farlo rallentare o fermare.
Poi Sir Robert aveva fatto partire il cavallo al galoppo.
Quinn aveva chiuso gli occhi, e l'altro l'aveva stretto più forte a sè, per tenerlo
al sicuro.

"Apri gli occhi, sei al sicuro con me"

E Quinn sapeva che era così
Così aveva aperto gli occhi ed aveva guardato davanti a sè, l'erba scorreva veloce sotto di loro ed il vento lo colpiva
piacevolmente sul viso.
Si era lasciato andare e si era ritrovato a ridere.
Sir Robert aveva ascoltato la sua risata attraverso il rumore del vento.



Era passato ormai più di un mese da quando era arrivato a palazzo.
Quella sera non riusciva a non sentirsi particolarmente triste.
Stava arrivando l'estate, e lui non poteva fare a meno di ricordare
quando passava la stagione estiva ad aiutare suo padre nelle campagne.
Aveva lasciato la sua stanza ed aveva raggiunto la biblioteca, dove oramai
passava la maggior parte del suo tempo.
Era immerso nella lettura quando Sir Robert era arrivato, la sua voce l'aveva
riscosso, manifestando la sua presenza.

"Leggi spesso quel libro. Perché lo fai, con tutti quelli che ci sono qui?"
"Mi piace"

Anche quella sera avevano cenato insieme, ma Quinn era particolarmente
silenzioso, e Sir Robert lo osservava senza interrompere quella quiete.
L'aveva lasciato andare subito dopo cena, ed il ragazzo era ritornato alla
biblioteca, per riprendere la lettura del solito libro.
Sir Robert sapeva che l'avrebbe trovato lì, perché era in quel posto che spendeva
gran parte del suo tempo.
Quando era arrivato Quinn era seduto accanto alla finestra, il libro aperto tra
le mani ma senza leggerlo davvero, gli occhi tristi a guardare oltre la finestra,
forse col la speranza di vedere in lontananza il suo paese.
Era rimasto per un pò ad osservarlo in silenzio, bello come poche cose al mondo.

Quinn si era accorto della sua presenza solo dopo un pò, alzandosi in piedi
non appena l'aveva visto, e sorridendo.
Il suo sguardo era più malinconico del solito, e lui non era riuscito a distogliere
gli occhi da quelli dell'altro.
Sir Robert si era avvicinato senza dire una sola parola, e l'aveva baciato.
E Quinn aveva chiuso gli occhi a quel contatto
Era durato solo pochi secondi, poi Sir Robert aveva suonato un campanello, e Jephree era apparso tempestivamente alla porta

"E' libero Jephree, riportalo a casa"

Jephree aveva spalancato gli occhi ma non aveva pronunciato parola.
Sir Robert aveva recuperato il libro che Quinn amava leggere sempre dalla poltrona, e l'aveva messo tra le sue mani

"E' tuo, tienilo. Addio Quinn"


E Quinn era rimasto troppo scioccato, e non aveva avuto nemmeno il tempo
di chiedere perché.
Perché l'avesse baciato
Perché lo stesse lasciando andare
Sir Robert aveva lasciato la biblioteca quasi immediatamente.

Jephree aveva accompagnato Quinn nella sua camera, perché il ragazzo recuperasse le cose
da portare via, e poi l'aveva lasciato solo a raccoglierle ed aveva raggiunto il suo padrone


"Perché lo sta lasciando andare?"
"Questo non è il suo posto"
"Invece si, è lui. Lei l'ha trovato"
"Pensavo che col passare del tempo la sua tristezza sarebbe sparita, ma così non
 è stato"


Il ragazzo aveva annuito e l'aveva lasciato solo, dispiaciuto per il suo padrone.
E sconcertato che Quinn lasciasse davvero quel posto, perché aveva visto con
i suoi occhi il cambiamento.
L'aveva visto negli occhi e sul viso di Sir Robert.



Quinn era seduto sul letto, in attesa che Jephree tornasse.
Rifletteva sulle parole di Sir Robert.
Aveva detto che era libero, e adesso Quinn si rendeva conto che da molto
tempo non si sentiva più un prigioniero.
Si era toccato le labbra, ripensando al bacio che Sir Robert gli aveva dato.
Jephree era arrivato a distoglierlo dai suoi pensieri, scortandolo per la casa
fino all'uscita, silenzioso.


"Sei libero"
"Perché sei così triste Jephree?"
"Sono triste per lui. Pensavo che con te la sua ricerca fosse finita"
"Cosa sta cercando?"
"Credo che tu lo sappia già"


Quinn si era toccato nuovamente le labbra, ed aveva osservato la porta grande
e scura aprirsi davanti ai suoi occhi.
Jephree si era avviato fuori, nei grandi giardini, per aprire il cancello che circondava il palazzo, e farlo uscire.
Ma Quinn non si era mosso.
Aveva guardato Jephree e poi era ritornato sui suoi passi, per cercare Sir. Robert.
Jephree aveva sorriso e l'aveva seguito, indicandogli con la mano una stanza
alla fine di un lungo corridoio.
Quinn aveva aperto la porta senza pensare neppure a bussare.
Sir Robert era voltato verso la finestra, e guardava fuori il cielo che si faceva di
minuto in minuto più scuro, e colorato di rosso.
Non si era voltato quando aveva sentito la porta

"L'hai lasciato andare?"
"Che cosa stai cercando?"


La voce di Quinn aveva fatto si che si voltasse immediatamente verso di lui, sopreso.
I suoi occhi si erano posati su Quinn per scandagliare tutta la sua figura.
Nella penombra della stanza la luce delle lampade a petrolio creava degli strani
riflessi sulla pelle chiara di Quinn.

"Dovresti già essere a casa"
"Che cosa stai cercando?"


L'espressione di Sir Robert era mutata, diventando improvvisamente triste.
Non più malinconica, ma triste sul serio, come se le ombre sul suo viso
fossero cadute



"Il mio principe"
"E' il modo sbagliato di cercarlo. Non puoi farti amare da qualcuno tenendolo
 qui contro la sua volontà"
"E' per questo che dovresti andartene"



Il ragazzo aveva fatto l'esatto opposto, si era avvicinato a Sir Robert e l'aveva guardato dritto negli occhi


"Non mi sento più un prigioniero da tanto tempo"
"Per me non lo sei mai stato"
"Posso essere io il tuo principe"
"E' quello che vuoi?"


Quinn aveva chiuso gli occhi e l'aveva baciato.
Quando li aveva riaperti Sir Robert sorrideva, per la prima volta da anni.
Come se Quinn avesse infranto una specie di strano incantesimo.
Ed i suoi occhi blu scuro non sembravano più appannati da quelle fiamme nere.



In lontananza, nel corridoio, Jephree sorrideva.



My sweet prince... you are the one..



 



   
 
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