Nuvole e Lenzuola.
‘Regala
il sole a un davanzale
da dove tutto sembra uguale,
regala il peggio che hai da
dare,giusto per ricominciare,
fai quel gesto che sono anni
che ti prometti di fare,
e regala l’anima una volta
che,forse, non c’è niente di male..
regala un giorno di silenzio
se c’è chi non sa ascoltare.
Ama chi ti vuole bene.’
(Alessandra
Amoroso)
Il
campanello.
Michele
si diresse
verso la porta, curioso di svelare chi potesse celarsi dietro ad essa;
d’altronde,
quella là fuori, era la notte più magica
dell’anno e nessuno si sarebbe sognato
di bussare alla sua porta, forse.
Sospirando,
spinse
verso il basso la maniglia e la
trovò: era lei, Monica era davanti a lui e lo guardava
profondamente negli
occhi, sfidando il gelo della notte di dicembre che si stava lasciando
alle
spalle.
«Tu...»
sussurrò
Michele, guardandola.
Con
sé aveva il suo
piccolo, lo teneva in braccio.
Monica
lo fissava, ma
non rispose, non ruppe quegli imbarazzi e quei silenzi, schermati tra
loro,
perché accrescessero ulteriormente la loro voglia di
ritrovarsi.
Le
fece cenno di
entrare e lei lo seguì.
Monica
si sedette
sul divano nero senza parlare e,intanto,sfilò il lungo
cappotto grigio,mentre Michele,
sedutosi davanti a lei su una poltrona, la guardava con il bambino in
braccio,
rimanendo,anche lui, in silenzio.
La
voglia di
parlarle era molta e fremente, ma tutto sembrava tingersi di vacuo in
quel
momento, come se le parole non potessero coprirsi, neanche velatamente,
d’importanza
e vago senso.
La
realtà, d’altronde,
non poteva rivendicare il suo spazio in una situazione tanto folle,
ma,questo,
non impedì a Michele di tenderle la mano che, bianca e
tremante, sfiorava il
cuscino affianco a lei.
«Sei
venuta...» si
lasciò sfuggire Michele, notando come le guance di lei
fossero avvampate al
solo sfiorarle le mani.
«Michele,
lo vuoi
tenere?» gli chiese Monica piano, rivolgendo lo sguardo primo
a lui e poi al
piccolo che stringeva tra le braccia.
Michele
le sorrise
e, alzandosi, le si avvicinò,per poi sedersi accanto a lei,
che, con
delicatezza
inaudita,
le porse
il cucciolo tranquillo e il tentativo di cullarlo, cercando di
riconciliarlo al
sonno.
Michele
lo tenne
con sé, tra le braccia, guardandolo mentre sgranava gli
occhioni stanchi;
mancava il respiro tanta era l’emozione di poterlo trattenere
al tempo, questa
volta, per molto più che per qualche istante.
Attesero
in
silenzio, guardandosi, che il piccolo si addormentasse per poi
coprirlo, in
modo da farlo sentire protetto dal freddo e dall’inverno
vigente.
Monica
accarezzò ancora
il viso del figlio per garantire che rimanesse sommerso di quiete e bei
sogni.
Poi,
nel silenzio
di quella stanza, s’accorse dello scrosciare d’un
inizio di pioggia.
Si
alzò, si diresse
verso la porta a vetri, la quale s’affacciava fuori, e
scostò le tende per
poter godere a pieno della dolce malinconia che portavano con
sé le gocce che,
con le loro corse sinuose, rigavano i vetri.
Michele,
stette per
un po’ seduto,nell’intento di osservarla, stretta
nel vestito bianco; poi, non
resistendo alla tentazione di guardarla ancora,
s’alzò e le si avvicinò tanto
da poterla abbracciare, stando dietro di lei.
Monica,
rimanendo
voltata a guardare la notte,imperlata di pioggia lì fuori,
si strinse nelle
spalle per percepire sempre più il calore
dell’uomo e del suo abbraccio di
seta.
«Bella
la pioggia,
no?» domandò Monica, con leggerezza, disegnando
con le dita sui vetri per
ingannare l’imbarazzo.
«No.»
le sussurrò
Michele all’orecchio, lasciando le parole in sospeso-
«Sei troppo bella tu...»
Monica
si voltò
fino a poterlo guardare in volto, non sciogliendo l’abbraccio
dell’uomo che le
cingeva i fianchi; poggiò
le mani sulle
spalle di lui.
Si
accorsero di
essere,ormai, vicinissimi a un bacio.
Ma,
in quel
momento, Michele scosse il capo e, sfiorando le labbra di lei, le
domandò
incerto:
«Monica,
che stiamo
facendo?!»
La
donna lo guardò
e, sorridendogli, gli rispose.
«Non
voglio
litigare ‘sta volta...»- poi, divenne seria
–«Voglio solo riprendermi la
felicità…»
Si
fermò un attimo,
in silenzio; rimasero immobili.
Monica,
appoggiando
la fronte a quella di lui, sussurrò ancora.
«E
tu?...Tu rivuoi
la felicità?»
Michele
avrebbe
voluto risponderle sinceramente, dirle quel, tanto sospirato «Sì», ma non ci
riuscì.
Quella
risposta sentiva
la tentazione d’impossessarsi di lui prepotentemente; in
quello scappare
inafferrabile d’attimi, Michele ci pensò.
Monica,
forse,
aveva ragione.
Non
si oppose oltre
a quel risuonante e vivido volerla.
Si
avvicinò, si
avvicinò fino a sfiorarle le labbra con le proprie, per poi
fermarsi quel tanto
che potesse bastare per impossessarsi di un soffio di follia.
Allora,
si avvicinò
ancora alla bocca di lei e, questa volta, vi rimase con il bacio che
portava.
Fu
un rincontrarsi vero, intenso nel
suo
cullarsi lento, dolce nel narrarsi autonomamente come una poesia
sfuggita alla Passione e,
inevitabilmente, meraviglioso
in quanto proibito.
Si
guardarono per
un po’, sfiorando il pensiero di sentirsi appartenenti e
possessori uno
dell’altro..
e, poi, la portò
altrove con sé.
~
Stringimi
forte che nessuna
notte è infinta.
Penso che è stupendo restare
al buio abbracciati e muti come pugili dopo un incontro,come gli ultimi
sopravvissuti. Forse un giorno scopriremo che non ci siamo mai perduti
e che
tutta quella tristezza,in realtà,non è mai
esistita.
(Renato
Zero)
Michele
la scrutava
nel profondo.
Gli
era
abbracciata, coperta a metà, teneva il capo poggiato sul suo
cuore e la mano destra
stretta alla sua.
Michele,
accarezzandole
il volto, liberava gli occhi di Monica dalle lacrime; lo faceva in
silenzio,
rispettandola.
Quegli
occhi erano
lucidi e stanchi, stanchi di provare paura.
Il
suo pianto aveva
cullato incessantemente tutto ciò
che la
notte aveva loro concesso.
«Non
mi lasciare…»
sussurrò lei.
«Non
ti lascio » la
rassicurava, continuando a accarezzarle i ricci.
Quei
‘Non ti lascio più…’
rimbombarono con
dolcezza infinita in quel silenzio immaginato, protraendosi per tutta
la notte…
In quel mentre, la
sveglia sul comodino annunciava Natale.
Comunque vi ringrazio infinitissimamente per tutti i complimenti sull'ultimo capitolo!! Wooow, non pensavo vi potesse piacere così tanto l'apparizione di Cristina, che ho voluto giocarmi come asso nella manica perchè mi piace molto ed era,alquanto a effetto sorpresa nell'ambito della storia di Monica e Michele.
Pensavo che fosse giusto valorizzare il rapporto molto bello tra Cristina e Michele, e strumentalizzarlo per introdurre i pensieri di Monica, che si apre a nuove sfaccettature, ora vedremo cosa combinerà..
Grazie a tutte !! Spero vi piaccia <3
Smack Smack
Calime