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Autore: Cinderella In Love    30/07/2010    2 recensioni
Corretto, apportati cambiamenti. Indaco dagli occhi del cielo. Immaginando il ritorno di Michele. (Seconda classificata al Return Contest 2010 indetto da 'amimy')
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nascondersi

 

Monica, raggiante entrò in redazione per affrontare il duro carico di lavoro accumulatosi, inevitabilmente, per vie delle feste.

 

L’odio che provava per il Natale sembrava essersi smentito, con il regalo che quella stessa notte aveva portato con sé.

 

Era folle pensare di poter amare Michele ancora, di riuscire a riprendere la vita d’un tempo e di potersi concedere un senso nuovo per vivere lo scorrere dei giorni.

Monica, ora, ritrovava la voglia di vivere ancora, fosse stato anche solo per svegliarsi al mattino, trovarlo accanto e sbizzarrirsi con  una sciocca ragione per litigare...

 

Era folle, ma sembrava quel ritorno sembrava essere tanto vero da potersi realizzare davvero, ogni volta che si voltava per ricordarsi quegli occhi neri, pur dovendo sopportare la crudele costrizione che le imponeva di non dover rivelare il ritorno di Michele al Mondo.

 

Nascondeva l’amore per sé agli occhi fugaci degli altri perché mantenesse bellezza, nel rimanere soltanto loro.

 

Monica entrò in redazione, chiuse la porte, pensando a quanto sarebbe stato difficile essere profughi d’amore, fuggendo all’incredulità della gente.

 

Nonostante le paure vigessero, non riuscivano a scolorire il sorriso che le illuminava il volto in quei mattini sfuggenti.

 

Entrò con disinvoltura, lasciando spazio alla leggerezza che portava con sé. 

In solo contrasto con la leggiadria della donna vi era il ticchettio dei tacchi alti degli stivali, il quale rimbombavano nel suo passaggio sul parquet in legno della redazione, invasa dall’aroma del primo caffè della mattinata.

Con molta non-chalance, si sfilò il cappotto e lo sistemò sul grosso divano bianco che compariva, come al solito, sotto la scala di legno impolverata,che conduce all’ufficio sovrastante.

 

Elio e Maya si scambiavano tenerezze, bevendo il loro caffè, Lea, seduta sul suo ‘trespolo’, sfogliava alcuni numeri del giornale per cui aveva lavorato a Londra per trarne spunto, Rosa era occupata a rispondere al telefono e Laura teneva le cuffiette dell’i-pod nelle orecchie, mentre tentava di sbrigare il suo lavoro arretrato con  una tazza di tè fumante tra le mani.

 

Nonostante il clima di indifferenza e individualità che si stagliava al momento nell’ufficio, nessuno rimase indifferente all’arrivo di Monica, motivo per cui tutti interruppero i propri affari per osservarla al meglio.

 

Effettivamente, era innegabile che qualcosa in lei era stupendo tanto da renderla luminosa come non la vedevano da tempo.

Sfoggiava un golf color indaco, pur essendo stretto, lasciava  scoperte le spalle e, cadendo a fascia rimboccato, riusciva a coprire anche parte delle gambe, altrimenti lasciate nel solo velo dei collant.

 

Tutti gli occhi dei presenti erano rivolti su di lei; la scrutavano senza farsi sfuggire nulla, analizzando ogni minimo particolare che potesse mostrarsi rivelatore di chissà quale segreto.

 

Monica, dal canto suo, una volta debellato quell’andirivieni incostante di fantasie e pensieri, si accorse degli sguardi indiscreti che riflettevano su di lei tutta la loro curiosità.

 

«Qualcosa non va?» domandò Monica, vagamente perplessa.

Mutismo.

 

«Fatemi indovinare: sono arrivati i resoconti amministrativi?»- ipotizzò lei- «Abbiamo sforato di tanto, eh?»

«No, niente resoconti e scartoffie...» constatò distaccata Lea, non dissuadendo l’attenzione dallo schermo del pc.

«Ah…! Allora: le occhiaie?! Si vedono così tanto?» -chiese lei- «Eppure mi pareva di averle coperte...»

«Il correttore ha fatto un ottimo lavoro, sta tranquilla tesoro...» commentò vaga, Rosa, fissandola.

«Già e, probabilmente, non è l’unico ad aver fatto un buon lavoro...» continuò sfacciatamente Maya, avanzando,con a seguito Elio, verso la propria scrivania.

Lea, dal canto suo, si lasciò sfuggire un sorriso malizioso, pur continuando ad assistere silenziosamente dal suo ‘trespolo’.

Monica si trovò spiazzata e, farfugliando, cercò di mostrare risolutezza nell’esporre le sue ragioni, senza ottenere molta credibilità, però.

«Ma figuratevi un po’: cosa devo sentire?! E poi, cosa vi da motivo di pensare una cosa del genere?»

«Beh… Fidati della mia indole prettamente mascolina, ma così *bona* resusciteresti un morto!»- esclamò Elio con sfacciataggine, prima che Maya, in preda ad un attacco di gelosia, lo afferrasse per le orecchie, con cipiglio alquanto minaccioso.

«Cos’hai detto?! Ripeti!»- lo aggredì Maya, non mollando la presa e provocando, inevitabilmente, le risate delle altre –«Ti ricordo che sei impegnato con la sottoscritta, quindi così come ti ho preso, ti mollo, hai capito? E, tra l’altro, da quando sei maschio ed attendibile tu?!»- continuò tutto d’un fiato, scimmiottandogli la voce e concludendo quel massacro con un potente pestone, in grado da affliggere il volto di Elio con una notevole espressione di dolore.

«Scusa, scusa, scusa... Lo sai che io ti adoro, che sei la luce dei miei occhi…» farneticò Elio, con espressione innamorata, richiamante il ‘ pesce lesso ’, inginocchiandosi davanti a lei.

«Tesoro, anche io ti amo tanto tanto…» confessò, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi da terra.

 

«Beh…comunque, nonostante i modi indelicati, penso che Elio volesse dire che sei splendida in questi giorni, tesoro.» spiegò Laura, mediando come sempre.

 

Monica non riuscì a trattenere una leggera risata e, dopo di che, si avviò verso il suo ufficietto, salendo le scale.

«Ma va là, che assurdità sono?!» blaterava tra sé.

 

~

 

Pochi istanti dopo, Lea, con disinvoltura, scendeva dalla sua postazione privilegiata, mostrando, in quella breve passerella, quanto le donasse la camicetta che aveva indosso, in perfetta armonia  con la gonna nera che le cingeva leggermente i fianchi.

«Non ditemi che ve la siete bevuta!» buttò lì lei, rivolgendosi ai volti inebetiti e perplessi degli altri, mentre si poggiava sulla scrivania di Rosa.

«Certo che no!» si apprestò a rispondere Maya, molto coinvolta dal discorso- «Io quella faccia la conosco! Quella è l’espressione che ha quando sco...»

«Alt, alt, alt! Ti prego,Maya: non è il caso, abbiamo afferrato il concetto!» -la fermò Rosa- «Però, c’è da dire che la ragazza ha ragione, me ne sono accorta anche io che, si sa, non posso proprio definirmi l’espertona di turno!»

«No, aspettate un attimo: ragazze, ma pensate davvero che ci sia di mezzo un uomo?»-domandò Laura pensierosa- «Se così fosse, perché non ce l’avrebbe detto, scusa?»

«Questo mi sfugge, ma sono sicura che ci sia un uomo; sarei pronta a scommetterci le de-collette scamosciate di Armani.» soggiunse Lea, con una certa risolutezza.

«Questo è grave…» constatò Elio, sfogliando montagne e montagne di cataloghi fotografici, mentre le altre scoppiavano ridere, rivolte verso di lui.

 

«State sicure che scoprirò di cosa si tratta, a costo di armarmi a ‘mo di 007!» promise Maya, con aria maliziosa e determinata.

«Elementare Watson!» replicò  Elio, cogliendo, subito dopo, gli sguardi fulminanti delle colleghe.

«Quello era Sherlock Holmes, Elio…» gli fece notare Maya, sbattendogli una cartellina blu in testa, facendo sì che i fogli che essa conteneva si sparpagliassero ovunque, dinnanzi allo sguardo inebetito del povero grafico incompreso.

 

~

(una decina di giorni dopo)

 

Monica si ritrovava, da più di dieci minuti, a fissare il suo riflesso allo specchio, rimanendo muta.

Percependo la stasi, creatasi intorno a lei e al groviglio di pensieri che portava con sé, comprese quanto il fissare la sua immagine fosse inutile; per questo, convinse se stessa ad abbozzare quel poco coraggio necessario a invogliarla ad uscire dal bagno.

 

Aprì la porta e, dietro, vi trovò Michele.

 

«Che ci facevi qua dietro?» domandò lei, sorridendogli.

«Non uscivi e…» gli rispose lui, ricambiando il sorriso.

«Michele, ti devo parlare…»

 

   
 
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