Nascondersi
Monica,
raggiante entrò in redazione per affrontare il duro carico
di lavoro
accumulatosi, inevitabilmente, per vie delle feste.
L’odio
che provava
per il Natale sembrava essersi smentito, con il regalo che quella
stessa notte
aveva portato con sé.
Era
folle pensare
di poter amare Michele ancora, di riuscire a riprendere la vita
d’un tempo e di
potersi concedere un senso nuovo per vivere lo scorrere dei giorni.
Monica,
ora,
ritrovava la voglia di vivere ancora, fosse stato anche solo per
svegliarsi al
mattino, trovarlo accanto e sbizzarrirsi con una
sciocca ragione per litigare...
Era
folle, ma
sembrava quel ritorno sembrava essere tanto vero da potersi realizzare
davvero,
ogni volta che si voltava per ricordarsi quegli occhi neri, pur dovendo
sopportare la crudele costrizione che le imponeva di non dover rivelare
il ritorno
di Michele al Mondo.
Nascondeva
l’amore
per sé agli occhi fugaci degli altri perché
mantenesse bellezza, nel rimanere soltanto
loro.
Monica
entrò in
redazione, chiuse la porte, pensando a quanto sarebbe stato difficile
essere
profughi d’amore, fuggendo
all’incredulità della gente.
Nonostante
le paure
vigessero, non riuscivano a scolorire il sorriso che le illuminava il
volto in
quei mattini sfuggenti.
Entrò
con
disinvoltura, lasciando spazio alla leggerezza che portava con
sé.
In
solo contrasto con
la leggiadria della donna vi era il ticchettio dei tacchi alti degli
stivali, il
quale rimbombavano nel suo passaggio sul parquet in legno della
redazione, invasa
dall’aroma del primo caffè della mattinata.
Con
molta
non-chalance, si sfilò il cappotto e lo sistemò
sul grosso divano bianco che
compariva, come al solito, sotto la scala di legno impolverata,che
conduce
all’ufficio sovrastante.
Elio
e Maya si
scambiavano tenerezze, bevendo il loro caffè, Lea, seduta
sul suo ‘trespolo’, sfogliava
alcuni numeri del giornale per cui aveva lavorato a Londra per trarne
spunto,
Rosa era occupata a rispondere al telefono e Laura teneva le cuffiette
dell’i-pod nelle orecchie, mentre tentava di sbrigare il suo
lavoro arretrato
con una tazza di
tè fumante tra le mani.
Nonostante
il clima
di indifferenza e individualità che si stagliava al momento
nell’ufficio,
nessuno rimase indifferente all’arrivo di Monica, motivo per
cui tutti
interruppero i propri affari per osservarla al meglio.
Effettivamente,
era
innegabile che qualcosa in lei era stupendo tanto da renderla luminosa
come non
la vedevano da tempo.
Sfoggiava
un golf
color indaco, pur essendo stretto, lasciava scoperte
le spalle e, cadendo a fascia
rimboccato, riusciva a coprire anche parte delle gambe, altrimenti
lasciate nel
solo velo dei collant.
Tutti
gli occhi dei
presenti erano rivolti su di lei; la scrutavano senza farsi sfuggire
nulla,
analizzando ogni minimo particolare che potesse mostrarsi rivelatore di
chissà
quale segreto.
Monica,
dal canto
suo, una volta debellato quell’andirivieni incostante di
fantasie e pensieri,
si accorse degli sguardi indiscreti che riflettevano su di lei tutta la
loro
curiosità.
«Qualcosa
non va?» domandò
Monica, vagamente perplessa.
Mutismo.
«Fatemi
indovinare:
sono arrivati i resoconti amministrativi?»-
ipotizzò lei- «Abbiamo sforato di
tanto, eh?»
«No,
niente
resoconti e scartoffie...» constatò distaccata
Lea, non dissuadendo
l’attenzione dallo schermo del pc.
«Ah…!
Allora: le
occhiaie?! Si vedono così tanto?» -chiese lei-
«Eppure mi pareva di averle
coperte...»
«Il
correttore ha
fatto un ottimo lavoro, sta tranquilla tesoro...»
commentò vaga, Rosa,
fissandola.
«Già
e, probabilmente,
non è l’unico ad aver fatto un buon
lavoro...» continuò sfacciatamente Maya,
avanzando,con a seguito Elio, verso
la propria scrivania.
Lea,
dal canto suo,
si lasciò sfuggire un sorriso malizioso, pur continuando ad
assistere
silenziosamente dal suo ‘trespolo’.
Monica
si trovò
spiazzata e, farfugliando, cercò di mostrare risolutezza
nell’esporre le sue
ragioni, senza ottenere molta credibilità, però.
«Ma
figuratevi un
po’: cosa devo sentire?! E poi, cosa vi da motivo di pensare
una cosa del
genere?»
«Beh…
Fidati della
mia indole prettamente mascolina, ma così *bona*
resusciteresti un morto!»- esclamò Elio con
sfacciataggine, prima che Maya, in
preda ad un attacco di gelosia, lo afferrasse per le orecchie, con
cipiglio
alquanto minaccioso.
«Cos’hai
detto?! Ripeti!»-
lo aggredì Maya, non mollando la presa e provocando,
inevitabilmente, le risate
delle altre –«Ti ricordo che sei impegnato con la
sottoscritta, quindi così
come ti ho preso, ti mollo, hai capito? E, tra l’altro, da
quando sei maschio ed
attendibile tu?!»- continuò tutto d’un
fiato, scimmiottandogli la voce e
concludendo quel massacro con un potente pestone, in grado da
affliggere il
volto di Elio con una notevole espressione di dolore.
«Scusa,
scusa, scusa...
Lo sai che io ti adoro, che sei la luce dei miei
occhi…» farneticò Elio, con
espressione innamorata, richiamante il ‘ pesce lesso
’, inginocchiandosi
davanti a lei.
«Tesoro,
anche io
ti amo tanto tanto…» confessò,
porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi da
terra.
«Beh…comunque,
nonostante i modi indelicati, penso che Elio volesse dire che sei
splendida in
questi giorni, tesoro.» spiegò Laura, mediando
come sempre.
Monica
non riuscì a
trattenere una leggera risata e, dopo di che, si avviò verso
il suo ufficietto,
salendo le scale.
«Ma
va là, che
assurdità sono?!» blaterava tra sé.
~
Pochi
istanti dopo,
Lea, con disinvoltura, scendeva dalla sua postazione privilegiata,
mostrando, in
quella breve passerella, quanto le donasse la camicetta che aveva
indosso, in
perfetta armonia con
la gonna nera che
le cingeva leggermente i fianchi.
«Non
ditemi che ve
la siete bevuta!» buttò lì lei,
rivolgendosi ai volti inebetiti e perplessi
degli altri, mentre si poggiava sulla scrivania di Rosa.
«Certo
che no!» si
apprestò a rispondere Maya, molto coinvolta dal discorso-
«Io quella faccia la
conosco! Quella è
l’espressione che ha quando sco...»
«Alt,
alt, alt! Ti
prego,Maya: non è il caso, abbiamo afferrato il
concetto!» -la fermò Rosa-
«Però,
c’è da dire che la ragazza ha ragione, me ne sono
accorta anche io che, si sa,
non posso proprio definirmi l’espertona di turno!»
«No,
aspettate un
attimo: ragazze, ma pensate davvero che ci sia di mezzo un
uomo?»-domandò Laura
pensierosa- «Se così fosse, perché non
ce l’avrebbe detto, scusa?»
«Questo
mi sfugge, ma
sono sicura che ci sia un uomo; sarei pronta a scommetterci le
de-collette scamosciate
di Armani.» soggiunse Lea, con una certa risolutezza.
«Questo
è grave…» constatò
Elio, sfogliando montagne e montagne di cataloghi fotografici, mentre
le altre
scoppiavano ridere, rivolte verso di lui.
«State
sicure che
scoprirò di cosa si tratta, a costo di armarmi a
‘mo di 007!» promise Maya, con
aria maliziosa e determinata.
«Elementare
Watson!» replicò Elio,
cogliendo, subito
dopo, gli sguardi fulminanti delle colleghe.
«Quello
era
Sherlock Holmes, Elio…» gli fece notare Maya,
sbattendogli una cartellina blu
in testa, facendo sì che i fogli che essa conteneva si
sparpagliassero ovunque,
dinnanzi allo sguardo inebetito del povero grafico incompreso.
~
(una
decina di
giorni dopo)
Monica
si
ritrovava, da più di dieci minuti, a fissare il suo riflesso
allo specchio, rimanendo
muta.
Percependo
la
stasi, creatasi intorno a lei e al groviglio di pensieri che portava
con sé,
comprese quanto il fissare la sua immagine fosse inutile; per questo,
convinse
se stessa ad abbozzare quel poco coraggio necessario a invogliarla ad
uscire
dal bagno.
Aprì
la porta e,
dietro, vi trovò Michele.
«Che
ci facevi qua
dietro?» domandò lei, sorridendogli.
«Non
uscivi e…» gli
rispose lui, ricambiando il sorriso.
«Michele, ti
devo
parlare…»