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Autore: EmilyFemmeFatale    31/07/2010    3 recensioni
[Cuba e Canada]
Milioni e milioni di puntini chiari si andavano ad infrangere sul muro bianco, formando una specie di manto stellato che assomigliava molto al cielo notturno che aveva visto insieme a Canada, nella sua terra, qualche tempo prima.
Le persiane abbassate e le luci della notte di festa gli avevano regalato uno spettacolo davvero singolare.
Ecco cosa stava contando prima, non era in uno stato confusionale... probabilmente era nostalgico della sua terra e della natura a cui era abituato.
“Hai visto quante stelle?”, sussurṛ Canada vicino a lui.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Canada/Matthew Williams, Cuba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '...a vivir para siempre la eternidad de un beso.'
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Titolo: Milioni di stelle al chiaro di luna.
Autore: Emily ff
Rating: Verde
Genere: Fluff.
Avvisi: Flashfiction, Shonen-ai.
Personaggi: Canada, Cuba (POV).
Note dell'autore:  Non c’è nessun tipo di riferimento storico.
Au claire de la lune
Dal 25 al 27 Luglio a Cuba si festeggia la festa della rivolta nazionale.
L’ho scritta di getto, secondo me non ha nemmeno molto senso.
Con questa apro una piccola serie di shot, ho in programma altre storie un po’ più belle di questa. 


Milioni di stelle al chiaro di luna.

 

 Au clair de la lune, mon ami Pierrot
Prête-moi ta plume, pour écrire un mot.
 

La luce della cucina si spegneva ad intermittenza, probabilmente la lampadina si stava per bruciare. Quella più piccola e più nascosta del frigorifero, però, funzionava bene e gli permetteva di vedere all’interno dell’elettrodomestico senza problemi.
Due uova, del formaggio, del vino. Forse era tempo di fare la spesa.
Cuba guardò alla sua destra e si accorse che, dalla finestra spalancata della cucina, non entrava un filo d’aria.
Dal frigorifero, invece, usciva una bella aria fredda che lo rinfrescava davvero tanto bene... insomma, quella sera aveva proprio bisogno di sbollirsi.
Ma chandelle est morte, je n'ai plus de feu.
Ouvre-moi ta porte, pour l'amour de Dieu.

Si trovava a casa sua, a Cuba, alle due e venti del mattino... e c’era un canadese ubriaco fradicio steso sul suo letto intento a contare in francese delle stelle immaginarie che riusciva a vedere sul soffitto della sua camera.
“Un, duex, trois, non Francìs, je ne veuille pas le vin. Porte-moi du maple.”
Lui, che di francese non capiva nemmeno le parole più semplici, lo aveva gentilmente adagiato sul materasso con le lenzuola sfatte di quella mattina, sedendosi vicino a lui per controllare che stesse bene e passandogli una mano sulla fronte. Mai si sarebbe aspettato una reazione come quella di un palpamento involontario dei suoi glutei da parte del biondo, che aveva biascicato un “cuscinoooo...” e si era lasciato cadere all’indietro, rimbalzando sulle molle del letto. Non che nessuno lo avesse mai toccato, ok, ma i glutei erano troppo legati al sesso per essere anche solo menzionati, e di sicuro nessun uomo aveva mai fatto cenno di voler parlare del suo sedere o simili in sua presenza.
Au clair de la lune, Pierrot répondit :
Je n'ai pas de plume, je suis dans mon lit.

Pensava di amare le donne, lui era un omone grosso che proteggeva le fanciulle indifese e le seduceva per avere delle notti da segnare sull’agenda come “da ricordare”... non era il tipo che faceva delle avance omosessuali ai suoi amici, no di certo.
Ma allora perché il suo cuore aveva cominciato a battere all’impazzata ed era corso in cucina, aveva aperto il frigorifero e si era messo a guardare un punto imprecisato tra la lattina di birra e il formaggio?
Ah, c’è anche la birra, meno male.
Va chez la voisine, je crois qu'elle y est
Car dans sa cuisine, on bat le briquet.

Aveva bisogno di calmarsi, ecco di cosa aveva bisogno. Doveva spegnere il cervello per qualche minuto, tornare in camera e trovare un Canada addormentato su se stesso, per rilassarsi, per concedersi almeno quattro ore di sonno prima che il nuovo giorno cominciasse e tutto tornasse come prima.
Era venuto a trovarlo, Canada, in occasione della celebrazione della rivolta nazionale cubana, un giorno importante che si festeggiava alla fine di Luglio. In strada c’erano davvero tante persone, tutte gridavano, gioivano, ballavano e scherzavano: il biondo non era abituato a tanto calore e si era sentito felice quasi quanto lo poteva essere Cuba durante una sua festa nazionale.
Avevano bevuto la Sangria e avevano ballato sino a quando il canadese, in chiaro stato pre-vomito, aveva chiesto espressamente di essere riaccompagnato a casa perché “davvero stanco”.
Il “davvero stanco” era una parola che per Cuba significava “andiamo a dormire” ma che per Canada, probabilmente, significava “andiamo a letto”. A letto, insieme, andiamo a letto.
Rabbrividì.
Sì, in effetti a stare davanti al frigorifero non aiutava in quel senso.
Au clair de la lune, l'aimable lubin
Frappe chez la brune, elle répond soudain

Chiuse a malincuore lo sportello e prese una bottiglia da sopra il tavolo. Bevve a goccia il suo contenuto (poco importava se poteva essere vino come succo di mela) e si avviò verso la camera, facendo attenzione a non fare rumore per non svegliare il compagno.
La penombra della notte non gli permise di vedere se il canadese stesse dormendo o stesse solo facendo finta, ma gli bastò constatare che aveva smesso di contare le stelle e a biascicare parole in francese per rilassarsi.
Si avvicinò al letto e si sedette, dando le spalle al biondo. Si tolse le scarpe, si stese e guardò il soffitto della stanza per qualche secondo.
Qui frappe de la sorte ?, il dit à son tour
Ouvrez votre porte pour le Dieu d'Amour.

Milioni e milioni di puntini chiari si andavano ad infrangere sul muro bianco, formando una specie di manto stellato che assomigliava molto al cielo notturno che aveva visto insieme a Canada, nella sua terra, qualche tempo prima.
Le persiane abbassate e le luci della notte di festa gli avevano regalato uno spettacolo davvero singolare.
Ecco cosa stava contando prima, non era in uno stato confusionale... probabilmente era nostalgico della sua terra e della natura a cui era abituato.
“Hai visto quante stelle?”, sussurrò Canada vicino a lui.
Cuba voltò leggermente lo sguardo e si accorse che il biondo lo stava guardando con gli occhi semi-chiusi e un sorriso leggero dipinto appena più sotto.
Au clair de la lune, on n'y voit qu'un peu
On chercha la plume, on chercha le feu

“Pensavo che avessi le allucinazioni... e che stessi dormendo.”
Canada sorrise e chiuse gli occhi, sospirando.
Au clair de la lune, mon ami Pierrot...”
Cominciò a canticchiare un nenia, facendo sorridere il cubano.
“Canada, dormi dai.”
“...prête-moi ta plume, pour écrire un mot...”
Canada guardò negli occhi Cuba, che gli stava sorridendo sornione.
Si avvicinò al suo viso e posò le sue labbra contro quelle del compagno, per poi guardarlo nuovamente e sorridere.
“J’ai ecrit un mot, mon ami Cubà. J’ai ecrit: je t’aime.”
En cherchant d'la sorte je n'sais c'qu'on trouva
Mais je sais qu'la porte sur eux se ferma.

 

   
 
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