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Autore: TooSixy    04/08/2010    2 recensioni
La tranquilla vita di Yu Kazama scorre normalmente, tra i banchi di scuola e le lezioni di karate del nonno, ma viene ben presto stravolta quando la ragazza scopre di possedere un potere unico, che si tramanda di generazione in generazione e affonda le sue radici nel sangue dei Kazama. Tale potere potrebbe essere la chiave per spezzare un’antica maledizione, ed è per questo che i portatori del gene del diavolo danno una caccia spietata a lei e al resto della sua famiglia. Se poi aggiungiamo che gli unici punti fermi di Yu sembrano essere un arrogante pel di carota coreano, un vecchio karateka con troppi scheletri nell'armadio e un tenebroso angelo nero con la mania di dominare il mondo, la sua esistenza di innocua adolescente si trasforma in un casino totale. (JinxOCxHwoarang)
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Asuka Kazama, Devil Jin, Hwoarang, Jin Kazama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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..:: I ::..
..:: L'Incubo ::..


"I see the angels,
I'll lead them to your door
There's no escape now
No mercy no more
No remorse 'cause I still remember
The smile when you tore me apart."

Angels - Within Temptation


Cammina lentamente, un passo dopo l’altro, guardandosi attorno con circospezione: si trova in quella che le sembra una specie di chiesa, ma tutto ha un’aria trascurata, decadente, come se nessuno vi metta piede da interi decenni. Il vetro colorato delle finestre è talmente sudicio da non lasciar filtrare che pochi, sottilissimi raggi di luce, e quei pochi vengono facilmente soppressi dalle pesanti ombre che serpeggiano nella sala. Le colonne che sostengono il tetto ricordano vecchi tronchi rinsecchiti, ancora massicci ma ormai privi di forze, mentre le pareti, sfregiate dal tempo e dalla natura, sono deturpate dalle screpolature e dalle fitte macchie d’edera.

Lei si ferma, esitante, i sensi all’erta come quelli di un animale braccato. Per qualche oscura ragione, sente che questo posto è pericoloso, non più un rifugio benevolo ma una trappola letale. L’impulso di fuggire diventa sempre più acuto, sempre più impellente, un comando severo e al tempo stesso dolcissimo. Sarebbe così facile obbedire, voltarsi e scappare senza più curarsi di nulla e di nessuno…
Ma è possibile, lo sa bene. Non prima di avere rintracciato il suo Obiettivo. Ne va della vita sua e dei suoi cari.
Il pensiero la rafforza. Serra i pugni, decisa a vincere le proprie paure, e si avvicina all’altare di ruvida pietra che affiora a fatica dalla muraglia d’edera. Prova a cercare a tentoni, ma su di esso non c’è niente, e neppure sotto al bordo. La sua attenzione si sposta ansiosamente su una statua alle sue spalle: le ali deformi suggeriscono la figura di un angelo, ma sprovvista di testa e di buona parte di un braccio. Lei aguzza la vista, lottando contro la densa penombra; inizia a passare le dita sulla curva di un’ala…
E un attimo dopo, sul suo polso si chiudono spessi artigli ricurvi. Colta di sorpresa, lei prova a sottrarsi, ma la mano artigliata è acciaio puro intorno alla sua pelle. Una risata bassa e metallica le risuona accanto all’orecchio, accompagnata da un respiro gelido come una folata di vento invernale, poi qualcosa la afferra e la costringe a girarsi. Ormai sull’orlo del panico, lei si trova ad un soffio da lampeggianti occhi cremisi, vuoti e al contempo infuocati, mentre dalle scapole del suo aggressore si spalancano mostruose ali nere come la pece…

Yu sussultò e si tirò su di scatto, sconvolta, le pupille dilatate nell’oscurità della notte. Per un breve momento l’immagine del sogno continuò a pulsarle davanti agli occhi, vivida e orribile come uno scorcio infernale, prima di disciogliersi nel buio e nella quiete. Yu si passò una mano sulla fronte, coperta da un lieve velo di sudore.
Era un incubo, solo uno stupido incubo, si ripeté, come un mantra, ma il volto della cosa che l’aveva afferrata era ancora straordinariamente nitido nella sua mente, così come le inespressive iridi rosse, vacue e brucianti come fiamme gemelle. Un leggero brivido le scosse la spina dorsale.
Santo cielo, che razza d’idiota che era! I mostri e i fantasmi non esistevano, se non nelle storielle per spaventare i bambini. Era una persona fantasiosa, d’accordo, ma non una pazza visionaria… non ancora, almeno.
Ciononostante, si sentiva la gola secca. Faceva un caldo terribile, e il sogno, per quanto irreale, le aveva dato una strana inquietudine. Muovendosi con la massima attenzione, scivolò fuori dal futon e tese una mano in avanti, verso la sua scrivania, cercando
(il suo Obiettivo)
la bottiglietta d’acqua che aveva preso la sera prima. Era ancora miracolosamente fresca, e la svuotò con piacere. Quei pochi, lunghi sorsi purificatori lavarono via gli ultimi strascichi di turbamento, lasciandola tranquilla e sonnolenta.
Che ore erano? Le quattro, le cinque di mattina? Troppo presto, comunque. Doveva riposare, se non voleva arrivare a scuola a pezzi… e il pensiero della doppia ora di biologia che l’aspettava a scuola era più terrificante di qualunque demone artigliato.
Yu sbuffò e si raggomitolò sul materasso. Assopendosi, si trovò a rimuginare su biologia, su quella racchia della professoressa Mutou, sulla simulazione di una brutale emicrania per evitarle entrambe. Ma non avrebbe funzionato, lo sapeva: suo nonno avrebbe piantato non poche grane, ed era così cocciuto che probabilmente l’avrebbe avuta vinta. Nelle sue fissazioni in stile ‘un-vero-guerriero-non-fugge-davanti-al-pericolo’, non c’era differenza tra una prof acida e barbosa ed un pazzo omicida armato di motosega: erano tutti nemici, tutti pericoli da vincere e superare, e uno valeva l’altro.
Yu fece un lieve sospiro. Voleva bene a suo nonno, ma a volte era davvero esagerato... anche per quanto riguardava la sua repulsione verso la cultura occidentale. Non che a Yu dispiacesse la loro graziosa villetta tradizionale, intendiamoci, però a volte le capitava di desiderare un letto più alto e un vestiario meno rigido. Nulla di particolarmente esoso.
Le palpebre della ragazza crollarono. S’addormentò di schianto, accoccolata su se stessa, lambita dai tremuli spruzzi di luce lunare che filtravano dalla finestra.
Felicemente ignara degli incandescenti occhi cremisi che la scrutavano oltre il vetro.



.*.*.*.*.*.*.

Prima fiction su Tekken, come prologo è un po’ misero ma spero di avervi interessato ^^ se vi va di lasciare un commentino, anche un semplice parere o una critica, siete i benvenuti.
  
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