Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Ricorda la storia  |       
Autore: Lady Numb    05/08/2010    2 recensioni
"Basta poco per annientare un uomo. Nel caso di Brian erano bastati trenta minuti. [...] Trenta maledetti minuti erano bastati a cambiargli la vita. Anzi, forse sarebbe stato sufficiente prolungare quella chiamata per qualche minuto, o forse per qualche secondo e tutto avrebbe potuto essere diverso. Basta davvero poco per distruggere un uomo."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-      Memories -

 

DISCLAIMER:

Io non conosco gli Avenged Sevenfold (detto fra noi... secondo voi sarei qui a scrivere una fan fiction su di loro se li conoscessi? Io credo proprio di no...). Qualunque cosa io abbia scritto è frutto della mia immaginazione (malata o meno, lo lascio decidere a voi) e non rispecchia in alcun modo la realtà, per quel che mi è dato sapere. Non è mia intenzione diffamare gli A7X con quanto scrivo (ma secondo voi, praticamente sono al limite della venerazione, potrei mai diffamarli?!).

 

Nota dell’autrice:

Ho scritto questa storia all’inizio di Dicembre 2009 e l’avevo già pubblicata alla fine dello stesso mese, ma avendola riletta di recente e avendo notato delle imprecisioni, degli errori e avendola anche cambiata un po’, ho deciso di cancellarla e ripubblicarla, dividendola stavolta in capitoli... quindi no, non è un tentativo disperato di ricevere qualche recensione, nel caso qualche mente maligna lo avesse pensato, semplicemente a questa storiella ci tengo abbastanza e quindi ho voluto sistemarla.

 

So what if I’ll never hold you

Or kiss your lips again…

(Avenged Sevenfold, Seize the day)

 

Basta poco per annientare un uomo.

Nel caso di Brian erano bastati trenta minuti.

Il concerto era stato anticipato di trenta minuti e non appena lo aveva saputo, aveva fatto la sua solita telefonata ad Aly.

Lo faceva sempre prima di salire sul palco, non solo quando si trovava dall’altra parte del mondo e aveva bisogno di sentire la sua voce per poter avere la sensazione, che gli dava più che mai sicurezza, che lei fosse a portata di mano, ma anche quando, come quella volta, si trovava a pochi chilometri da casa e voleva semplicemente sentire la sua voce perché lo faceva stare bene.

Lei aveva riso, come al solito, gli aveva detto che sarebbe stato grande e che avrebbe mandato i fans in delirio, poi aveva detto quella maledetta frase.

Quella maledetta frase che gli stava consumando il cervello mentre la macchina percorreva quei pochi chilometri di asfalto che lo separavano da Huntington Beach.

‘Beh, visto che mi hai chiamato prima del previsto sorprenderò Lyla e per una volta sarò in anticipo!’.

Trenta maledetti minuti erano bastati a cambiargli la vita.

Anzi, forse sarebbe stato sufficiente prolungare quella chiamata per qualche minuto, o forse per qualche secondo e tutto avrebbe potuto essere diverso.

Basta davvero poco per distruggere un uomo.

‘Brian?’.

Sobbalzò sentendo la mano di Zack posarsi sulla sua spalla, mentre l’amico lo guardava preoccupato, anche se a Brian non sfuggì il velo di tristezza nei suoi occhi verdi.

Così maledettamente uguali a quelli di Aly…

‘Cosa?’ chiese Brian, sussurrando appena.

‘Ci sei?’ chiese semplicemente Zack: poteva sembrare una domanda stupida, ma lui sapeva che non era così: aveva la netta sensazione che il ragazzo fosse in quella macchina solo fisicamente e anche se lo capiva benissimo, in quel momento permettere al suo migliore amico di torturarsi psicologicamente era l’ultima cosa che voleva accadesse.

‘Sì... sì, ci sono... ma quanto cazzo ci vuole, dannazione!’ si lamentò, vedendo la coda infinita di macchine davanti a loro.

‘Credo manchi poco... ’ rispose Zack, scrutando l’orizzonte e sperando di scorgere la sagoma dell’ospedale, ma tutto quello che vide furono una miriade di luci di automobili nel buio.

‘Ok...’ disse semplicemente Brian, lasciando cadere la testa all’indietro sul sedile.

Zack fece lo stesso, chiudendo gli occhi e cercando di scacciare via i brutti pensieri, ma non era affatto facile e quella maledetta chiamata ricevuta mezz’ora prima continuava a tornargli in mente...

 

‘Zack, il tuo maledetto cellulare stava per farci andare al manicomio!’ urlò Jason, ricevendo in cambio un’occhiata confusa da parte del chitarrista: bel modo di essere accolto, dopo due ore massacranti di concerto.

‘Cioè?’

‘Ha cominciato a suonare un’ora e mezzo fa e ha continuato praticamente ininterrottamente’ spiegò Jason.

‘E non potevi rispondere?’ chiese l’altro, ringraziando nel frattempo un ragazzo che gli aveva passato una salvietta e dell’acqua.

‘Lo avrei fatto, se tu non lo avessi chiuso a chiave nel camerino!’.

Zack ridacchiò, doveva averlo scordato nella giacca e le chiavi del camerino le aveva Matt.

‘Ok, ok, calmati Berry...adesso vado a vedere chi mi vuole con tanto ardore... Matt, chiavi, grazie!’ urlò poi al cantante, che si voltò verso di lui e un istante dopo gli lanciò le chiavi, quasi centrandolo sul naso ‘Bella mira, idiota!’ lo insultò, ricevendo in cambio una risata e la visione del dito medio di Shads.

Quando arrivò al camerino sentì che il suo cellulare stava di nuovo squillando e cercò di fare in fretta ad aprire mentre cominciava a preoccuparsi: chiunque avesse il suo numero sapeva benissimo che quella sera aveva un concerto, perché tutta quell’insistenza?

Aprì la porta e corse verso la sua giacca, ne estrasse il cellulare e prima di rispondere guardò il nome sullo schermo.

“Lyla”, la migliore amica di sua sorella.

‘Ehy, Ly, che c’è?’ chiese Zack, rispondendo al telefono e lasciandosi cadere su una sedia: santo cielo, se era stanco.

‘Cazzo Zack, sono due fottute ore che ti chiamo, si può sapere dove cazzo avevi il maledetto cellulare?’

‘Ly, ero su un palco, non è esattamente il posto migliore per ricevere una telefonata!’

‘Oh... ecco, sapevo che ci doveva essere un motivo, me ne ero scordata...’

‘Ly, ma che c’è?’

 ‘Zack, devi tornare, subito… tu e Brian’.

Zack sentì la stanchezza scivolare via, sostituita da una forte preoccupazione: non gli era piaciuto per niente il tono di Lyla e non gli era piaciuta l’associazione “tu e Brian”.

‘Perché?’ chiese, non del tutto certo di volerlo sapere.

‘C’è stato... Zacky, Aly ha avuto un incidente...e la situazione è grave... molto...’ disse Lyla, abbassando il tono di voce sull’ultima parola, cercando di non scoppiare per l’ennesima volta in lacrime, non finché fosse stata al telefono con Zack.

‘Cosa intendi...con molto?’ chiese Zack, che aveva la netta sensazione che sarebbe stato male da un momento all’altro.

‘La stanno operando... ma il dottore dice che non è detto che serva a qualcosa...’.

Zack si concesse qualche secondo per respirare profondamente, doveva assolutamente evitare di svenire mentre era al telefono con Lyla.

‘Dammi il tempo di recuperare un’auto... un’ora al massimo e sono lì’ disse infine.

‘Ok… ti chiamo se... se ci fossero novità’ rispose lei, che non voleva nemmeno pensare al “se”.

‘Ok... grazie Ly...’ disse lui, riattaccando.

Zack mise il cellulare in tasca e pensò che avrebbe dovuto alzarsi da quella sedia, prendere Brian e trascinarlo su una macchina, ma il suo cervello non sembrava voler dare alle sue gambe il comando di muoversi.

Fu esattamente così, seduto su quella sedia a fissare il vuoto, che lo trovarono qualche minuto dopo gli altri, che lo stavano cercando preoccupati della sua assenza.

‘Vee, che succede?’ chiese Matt, osservando perplesso l’amico.

Zack non disse nulla, si limitò ad alzare lo sguardo su Brian, che impallidì vistosamente.

‘Aly?’ si limitò a sussurrare e Zack annuì.

‘Dobbiamo tornare ad Huntington... ha avuto un incidente...’.

Matt, Jimmy e Johnny si voltarono istintivamente verso Brian, che si limitò ad annuire senza replicare nulla.

‘Vado a dire a Mark di preparare l’auto’ disse Johnny, correndo fuori dal camerino e andando a cercare il loro autista.

Cinque minuti dopo Brian e Zack stavano salendo in macchina mentre gli altri li osservavano preoccupati.

 

‘Siamo arrivati’ annunciò l’autista, riportando sia Zack che Brian alla realtà.

I due mormorarono un veloce “grazie” prima di fiondarsi letteralmente fuori dall’auto per raggiungere l’accettazione.

‘Stiamo cercando Alice Baker... ha avuto un incidente qualche ora fa’ disse Zack all’infermiera seduta al banco.

‘Certo... stanza numero 428, secondo piano...’ ebbe a malapena il tempo di dire lei prima che i due si dirigessero verso l’ascensore e poi, visto che ci stava mettendo decisamente troppo, verso le scale.

Quando arrivarono al secondo piano, videro immediatamente Lyla, che gli corse incontro, finalmente sollevata dal fatto di non essere più da sola, stava cominciando ad impazzire.

‘Grazie al cielo, ragazzi!’

‘Come sta, Ly?’ chiese Zack, abbracciandola, era evidente che la ragazza era sconvolta quanto loro.

‘Ci sediamo un attimo, per favore?’ chiese lei, indicando le sedie del corridoio: improvvisamente si sentiva terribilmente stanca, forse era la tensione che si stava scaricando, fatto sta che faticava a reggersi in piedi.

Brian e Zack annuirono e andarono a sedersi, così che Lyla si ritrovò seduta fra i due.

‘Allora... la buona notizia è che l’operazione è riuscita... tecnicamente è fuori pericolo, le emorragie erano meno gravi di quanto non sembrassero quando l’hanno portata qui...’

‘Cosa vuoi dire con “tecnicamente”?’ chiese Brian, aprendo bocca per la prima volta da che aveva messo piede all’ospedale.

‘E qui arriviamo alla cattiva notizia...’ rispose Ly, prendendo un respiro profondo prima di parlare di nuovo ‘Ha avuto un forte trauma cranico...è in coma...’.

Brian e Zack la fissarono in  silenzio per qualche istante, cercando di assimilare la notizia.

Il primo a parlare fu Brian, che nonostante fosse sconvolto lanciava occhiate preoccupate a Zack: non gli piaceva l’aspetto del suo amico in quel momento, aveva la netta sensazione che potesse svenire da un momento all’altro.

‘Che accidenti è successo, Ly?’

Lyla guardò prima Brian, poi Zack, che dopo aver sentito la domanda dell’amico la fissava interessato, e pensò che avrebbe dato qualsiasi cosa per non doverlo raccontare di nuovo, per non dover rivivere di nuovo quella scena, ma d’altronde loro avevano il diritto di saperlo, quindi respirò profondamente e iniziò a raccontare quello che era successo poche ore prima.

 

Lyla stava seduta davanti all’entrata dei giardini, chiedendosi perché si ostinasse ad arrivare sempre in anticipo quando sapeva benissimo che Aly avrebbe avuto almeno dieci minuti di ritardo.

Quella sera poi era scontato che la sua migliore amica avrebbe fatto tardi, c’era il concerto degli Avenged e lei e Brian avevano questa piccola tradizione di chiamarsi prima che lui salisse sul palco, quindi, considerando che il concerto iniziava alle nove e Aly voleva essere sola quando questo rito della chiamata aveva luogo, era escluso che lei riuscisse ad essere puntuale, poiché i giardini erano dall’altra parte della città.

Sorrise pensando a quelle telefonate rituali: quei due a volte erano talmente romantici da risultare quasi stucchevoli.

Stava per riportare la sua attenzione sulla rivista che aveva comprato nell’edicola lì a fianco quando una Volvo verde attirò la sua attenzione: non poteva crederci, Aly era già arrivata.

Alzò istintivamente gli occhi al cielo ma no, non stava scendendo neve in piena estate, quindi tornò ad osservare l’amica, che stava dirigendosi verso il parcheggio, curiosa di scoprire la ragione di un tale evento, che sicuramente meritava di essere festeggiato con un bel cocktail.

Quello che successe dopo fu incredibilmente rapido: mentre la macchina di Aly stava per infilarsi in un parcheggio libero sul lato destro della strada, una macchina che proveniva dal senso opposto sbandò e prima che Lyla avesse il tempo di rendersene conto vide quella Mercedes grigia schiantarsi contro la macchina della sua amica, colpendo proprio il lato del guidatore.

Non si rese nemmeno conto che stava urlando finché non sentì delle persone accanto a lei cercare di calmarla.

Le ambulanze arrivarono piuttosto rapidamente e con esse la polizia, che le diede un passaggio in ospedale, dove poi presero nota della sua versione dei fatti.

 

‘Avrei voluto chiamare tuo padre, ma mi sono ricordata che é in Francia... e non sapevo se chiamare Gena o te, ma ho pensato che fosse meglio chiamare te...’ disse Lyla dopo qualche istante di silenzio rivolta a Zack, più che altro nella speranza di una qualche reazione da parte del ragazzo, che negli ultimi minuti si era limitato semplicemente ad annuire senza proferire parola.

‘No... hai fatto bene Ly... dov’è adesso?’ chiese.

‘In camera, l’hanno portata dentro circa un quarto d’ora fa, credo stiano sistemando le flebo...’.

Quasi fossero stati richiamati dalle sue parole, i tre videro un’infermiera e un medico uscire dalla stanza e Zack balzò in piedi, presentandosi al medico e chiedendo se fosse possibile vedere Aly.

Quando il medico disse che potevano entrare, anche Brian e Lyla si alzarono e seguirono Zack nella stanza.

Lyla si impose di non scoppiare in lacrime vedendo la sua migliore amica stesa su quel letto e la cosa non sfuggì a Brian, che si limitò a cingerle le spalle con un braccio, concentrandosi su quello e cercando di non pensare al fatto che avrebbe voluto reagire più o meno allo stesso modo.

Zack fu il primo a muoversi, si diresse verso una sedia al lato del letto, subito seguito dagli altri due, e si sedette, sfiorando appena la mano della sorella, da cui uscivano diversi tubi ed aghi collegati alle tre flebo messe vicino al letto.

Non ce la faceva, non riusciva a restare fermo in quella stanza a guardare la sua adorata sorellina immobile in un letto.

Era come avere un déjà-vu e non pensava di poterlo sopportare, non di nuovo, non con lei.

Doveva uscire da quella camera immediatamente.

‘Credo... credo che dovrei parlare col dottore... chiedergli qualcosa di più preciso...’ disse lui, alzandosi in piedi.

Brian e Lyla annuirono, ignorando volutamente il fatto che Zack avrebbe potuto chiedere quelle informazioni al medico qualche minuto prima nel corridoio, in fondo nessuno dei due faceva fatica a capire come stesse il ragazzo in quel momento, sapevano benissimo cosa aveva passato e quanto questa situazione fosse simile a quella che aveva già vissuto.

Zack uscì dalla stanza, lasciandoli da soli davanti al letto di Aly.

Qualche istante dopo  sentirono la porta aprirsi e si voltarono sicuri di vedere Zack, invece videro un giovane agente entrare nella stanza, fermandosi a pochi passi dalla porta.

‘Chiedo scusa per il disturbo... signorina Madison, avremmo bisogno che ci seguisse in centrale per firmare il verbale...’.

Lyla annuì, in fondo anche lei come Zack era alla disperata ricerca di una scusa per uscire da quella stanza, per quel giorno aveva già dovuto sopportare abbastanza.

Salutò Brian, che le sussurrò un debole “ciao” in risposta e seguì il poliziotto fuori dalla camera.

Una volta rimasto solo, il ragazzo si costrinse a riportare lo sguardo sul Aly, nonostante gli facesse male vederla così.

Il viso era coperto da piccoli graffi, mentre una benda sulla fronte nascondeva quella che doveva essere una ferita più profonda delle altre, nonostante questo Brian non poté fare a meno di pensare che era sempre la sua piccola, bellissima Aly.

Se non glielo avessero detto, avrebbe pensato che stesse dormendo e che si sarebbe svegliata da un momento all’altro, sorridendogli e fissandolo con i suoi occhi verdi ancora un po’ assonnati.

Pensare che non poteva sapere se e quando questo sarebbe successo era peggio di una pugnalata dritta nel cuore.

Appoggiò delicatamente una mano su quella sinistra della ragazza, a differenza della destra libera da tubi ed aghi, e con il pollice le accarezzò dolcemente il palmo, sembrava così fragile che aveva quasi paura di poterle fare del male anche solo sfiorandola.

Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, ma si impose di trattenerle, odiava piangere, o per lo meno odiava farlo davanti agli altri e Zack sarebbe potuto rientrare in qualsiasi momento.

Con l’altra mano sfiorò la guancia di Aly, pensando a quanto quel gesto la facesse arrabbiare di prima mattina, quando lui si divertiva a disegnare il contorno del suo viso con le dita mentre dormiva, sapendo benissimo che l’avrebbe svegliata e che la cosa l’avrebbe fatta arrabbiare.

D’altronde loro due erano fatti così: si divertivano un mondo a stuzzicarsi a vicenda, era sempre stato così, anche se, volendo essere sinceri, all’inizio non si trattava solo di provocarsi scherzosamente.

All’inizio si trattava di provocarsi, punto.

 

Brian entrò nel garage di Matt e trattenne a stento un’espressione irritata vedendo Aly seduta su uno scatolone.

Non poteva farci nulla, sapeva che era la sorella di Zack e che era molto amica di Matt e Johnny, ma lui proprio non poteva sopportarla e, d’altronde, il sentimento sembrava essere reciproco.

‘Hey, Brian!’ lo salutò Matt e allora Zack, che stava chino sulla sua chitarra, alzò lo sguardo e gli fece un cenno di saluto, tornando a concentrarsi, come notò Brian osservando meglio, su una corda, che probabilmente era saltata.

‘Ciao a tutti!’ disse Brian, ignorando volutamente Aly, che dal canto suo non diede alcun segnale di aver notato il suo arrivo.

‘Non è che hai visto Johnny in giro?’ chiese Jimmy, facendo sobbalzare Brian: il suo amico era chino dietro alla batteria fino a poco prima e lui non lo aveva visto.

‘Cazzo Jimmy, ti pare il modo di saltar fuori? Comunque, no, io non l’ho visto...’

‘In ritardo  come al solito’ commentò Zack, osservando soddisfatto la sua chitarra, finalmente a posto.

‘Oggi ti ruba il primato, Haner’ commentò Aly, ricevendo in cambio un’occhiataccia da parte di Brian: punto primo, lui odiava essere chiamato per cognome, soprattutto da lei, punto secondo, lui odiava le battutine acide di quel tipo, o meglio, più precisamente lui odiava le sue battutine acide.

Decise di non rispondere, non potendo però fare a meno di pensare che se non fosse stata la sorella di Zack l’avrebbe già rimessa al suo posto da un bel po’.

Nonostante le buone intenzioni, non poté fare a meno di trattenere un sorrisetto soddisfatto quando vide Zack lanciare un’occhiata di rimprovero alla sorella.

La ragazza vide che Brian se ne era accorto e per tutta risposta fece una smorfia seccata al ragazzo, avendo cura questa volta di non farsi beccare dal fratello.

E va bene Alice Baker, quella era una promessa: prima o poi gliel’avrebbe fatta pagare, Zack o non Zack.

 

Brian sobbalzò quando sentì la porta riaprirsi e questa volta si trovò davanti esattamente chi si aspettava, ossia Zack.

‘Allora?’ chiese Brian, mentre Zack tornava a sedersi vicino al letto della sorella, continuando a ripetersi che poteva riuscirci, poteva restare in quella camera senza farsi prendere dal panico.

‘Nulla... non mi sanno dire nulla di preciso... potrebbe svegliarsi adesso, domani, fra un mese, fra un anno...’ e si interruppe, “mai” faceva fatica a pensarlo, dirlo ad alta voce era escluso.

Non che ce ne fosse bisogno, Brian aveva capito benissimo il significato di quell’interruzione improvvisa.

Si limitò ad annuire prima di ricominciare a parlare, cambiando discorso.

‘Dovremmo avvisare gli altri...’ disse, ricordando che Matt aveva detto qualcosa al riguardo, non ricordava di preciso cosa, era troppo sconvolto quando era salito in macchina.

Zack annuì, avrebbero dovuto, ma non aveva per nulla voglia di ripetere di nuovo quello che aveva appena detto a Brian, il solo pensiero che avrebbe dovuto farlo per spiegare la situazione a suo padre gli faceva provare una spiacevole morsa allo stomaco.

‘Ci penso io?’ chiese Brian, non ci voleva un genio per capire che Zack non ne aveva per nulla voglia e in realtà nemmeno lui impazziva di gioia all’idea, ma d’altronde qualcuno doveva farlo e volendo essere completamente onesti, Zack si meritava che gli venisse levata almeno quell’incombenza.

‘Grazie...’ rispose Zack, annuendo.

Brian annuì, poi si alzò, dopo aver sfiorato ancora una volta la mano di Aly, e uscì dalla stanza per chiamare gli altri.

Una volta rimasto solo, Zack lasciò cadere la testa all’indietro, cercando di respirare regolarmente: santo cielo, non era assolutamente concepibile che entrare in quella stanza lo facesse diventare così incredibilmente vulnerabile.

O forse lo era, dal momento che sua sorella era in quella stanza e stava in equilibrio, precario, fra la vita e la morte.

Aly era una delle poche persone al mondo di cui Zack aveva davvero bisogno e la sola idea di poterla perdere gli faceva mancare il fiato.

Tornò a posare lo sguardo sul volto della sua sorellina, fissandolo intensamente, quasi come se in quel modo quegli occhi verdi identici ai suoi potessero aprirsi.

D’altronde la vita non era un film, quei risvegli strappalacrime non facevano parte della realtà.

Per l’ennesima volta la vocina del suo buon senso gli ripeté che avrebbe proprio dovuto avvisare suo padre, ma di nuovo decise di ignorarla,  adducendo come scusa a se stesso che prima avrebbe aspettato Brian per sentire cosa avevano detto gli altri.

Già, Brian: mentre stavano raggiungendo l’ospedale lui aveva fatto la parte di quello più forte fra i due, ma ora le parti si erano decisamente invertite.

Non sapeva cosa gli fosse preso, ma nel momento stesso in cui aveva messo piede in quella stanza aveva perso la capacità di controllare le proprie emozioni e non era qualcosa a cui era abituato, normalmente insieme a Matt era lui quello più razionale e gli altri, soprattutto Brian ed Aly, quelli impulsivi.

Sorrise, pensando che all’inizio, quando Brian era appena entrato nella band e lui ed Aly si odiavano, era fondamentalmente merito suo se sua sorella e il suo amico non erano mai arrivati alle mani.

Non avrebbe mai capito i motivi per cui Aly inizialmente provava tutto quell’odio nei confronti di Brian, e forse nemmeno lei stessa lo avrebbe saputo spiegare ora, eppure a diciotto anni, se solo avesse potuto, Alice Baker avrebbe eliminato dalla faccia della terra Brian Haner.

 

‘Lo odio, lo odio, lo odio!’.

Zack non sapeva se ridere o meno, ma alla fine decise che era la soluzione migliore, sua sorella era incredibilmente buffa in quel momento: erano appena tornati dalle prove della band ed Aly si era buttata sul suo letto, incrociando le braccia al petto e assumendo un’espressione imbronciata vagamente esilarante.

‘Non potete cercare un altro chitarrista? Uno simpatico?’ chiese poi lei, voltandosi speranzosa verso il fratello, che nel frattempo si era seduto accanto a lei.

‘No, e per due motivi: primo, perché è fottutamente bravo...’

‘Ma tu non dovresti odiarlo perché prima eri tu il migliore e tutto il resto?’ provò lei: puntare sull’orgoglio era sempre la migliore strategia con i ragazzi e con suo fratello in particolare.

‘No, perché sono fottutamente bravo anch’io... comunque, secondo motivo, Brian è simpatico, sei tu che ti ostini ad odiarlo’

‘E certo, perché lui invece mi ama alla follia...’ protestò lei, ripensando a quel pomeriggio: quell’idiota di Johnny aveva avuto la geniale idea di preparare un gavettone che i ragazzi avevano cominciato a passarsi e che Brian aveva “accidentalmente” fatto esplodere davanti a lei.

‘Certo, finché tu sei dolce come uno yogurt scaduto...’ commentò ironico Zack, anche se doveva ammettere che Brian ci metteva impegno a farsi odiare da sua sorella e quel pomeriggio lo aveva fulminato con un’occhiataccia dopo lo scherzetto del gavettone, anche se l’amico continuava a sostenere che era stato un  incidente e che “prima o poi i gavettoni si rompono”.

‘Non spreco la mia dolcezza con certa gente...’ disse lei, appoggiando la testa sulla spalla di Zack ‘Non ne vale la pena’.

Zack sbuffò, scompigliandole i capelli: era inutile continuare a discuterne con lei, era testarda come un mulo, non sarebbe riuscito a convincerla nemmeno torturandola.

 

‘Zack?’.

Il ragazzo sobbalzò, non si era accorto che Brian fosse rientrato.

‘Che c’è?’

‘Tutto a posto con gli altri, hanno detto che appena riescono a sistemare le cose con gli ultimi concerti che avevamo tornano a casa... non dovresti avvisare Gena, Zack?’

‘Sì... e anche mio padre in realtà...’ disse lui, per nulla felice di quella prospettiva, d’altronde aveva esaurito le scuse per rimandare ulteriormente ‘Sarà meglio che vada... a Gena voglio dirlo di persona... tu che fai?’

‘Credo che resterò ancora un po’...’ rispose Brian.

‘Ok...  beh, ci sentiamo più tardi’ disse Zack, facendogli un cenno di saluto prima di uscire dalla stanza.

Brian portò di nuovo la propria mano su quella di Aly, accarezzando col pollice la piccola cicatrice che aveva sul polso, non potendo trattenere un sorriso: lei non perdeva occasione per ricordargli che era solo colpa sua se “aveva quasi perso una mano” e benché con lei lo negasse, doveva ammettere che in realtà forse un po’, ma solo un po’, Aly aveva ragione...

 

I ragazzi si stavano preparando nel retro del locale dove avrebbero suonato quella sera.

Brian si trovava dall’altra parte della stanza rispetto agli altri e soprattutto rispetto a Zack, non perché avesse qualche problema coi suoi amici, no, il problema era sempre il solito: Alice Baker, che come ogni volta era in mezzo ai piedi.

Una volta che ebbe finito di sistemare la sua chitarra, decise di raggiungere Jimmy, che era dietro il palco a guardare la band che suonava prima di loro e fu seguito a ruota da Matt, mentre Zack rimase con sua sorella e Johnny decise di fare un’ultima tappa al bar.

Un quarto d’ora più tardi, Brian decise di tornare sul retro, decisamente quella band non era il suo genere.

Quando rientrò nello stanzino che gli avevano riservato i proprietari alzò gli occhi al cielo trovandoci solo Aly e anche la ragazza fece lo stesso, tuttavia era troppo orgoglioso per cedere e andarsene di nuovo, quindi come se nulla fosse le passò davanti e prima di tornare a dedicarsi alla sua chitarra estrasse una lattina di birra dal suo zaino: non che non volesse bene a Johnny, ma quella era la sua scorta personale.

‘Merda!’ imprecò, quando, una volta aperta la lattina, la birra contenuta in essa schizzò praticamente ovunque, soprattutto sulla sua maglietta.

Si voltò di scatto verso Aly, che stava ridacchiando, fulminandola con lo sguardo.

‘Non c’è un cazzo da ridere, Baker’ sbottò lui rabbioso.

‘Credimi Haner, dipende dai punti di vista... ed io lo trovo molto divertente’

‘Fottiti’ disse lui.

‘Cazzo, sei simpatico come una spina nel fianco’

‘Ho imparato da te tutto quello che so’ disse lui, andando a sedersi vicino alla sua chitarra, cercando di salvare la maglietta con dei fazzoletti di carta.

‘Vaffanculo Haner!’ ribatté lei, alzandosi in piedi e dirigendosi decisa verso la porta.

Sfortunatamente, era talmente arrabbiata con Brian che non si era ricordata della birra per terra e scivolò, graffiandosi il polso nel tentativo, fallito, di aggrapparsi ad uno scaffale di ferro per sorreggersi.

‘Cazzo!’ imprecò lei e proprio in quel momento Zack e Jimmy entrarono nella stanza ed entrambi, dopo aver visto Aly a terra, avevano alzato lo sguardo su Brian e il chitarrista in particolare lo stava guardando molto male.

‘Io non c’entro Zack, è scivolata da sola!’ disse subito Brian, mentre Aly si voltava verso di lui, ignorando il taglio sul polso e il sangue che ne stava uscendo.

‘E invece è colpa tua, cazzo! Sei talmente idiota che non sai nemmeno aprire una birra in modo decente!’.

 

Scosse la testa, pensando che gliene aveva proprio combinate di tutti i colori a quella ragazzina.

Non che lei fosse stata da meno, quando ci si metteva sapeva veramente farlo uscire dai gangheri.

La cosa che più lo faceva arrabbiare ai tempi era come tutti gli altri la difendessero, dicendo che lui esagerava.

Certo, doveva ammettere che Aly era incredibilmente brava a non farsi beccare e a passare per l’angioletto della situazione e se non fosse stato per Zack, che capiva al volo quando sua sorella stava mentendo, Brian sarebbe passato per il cattivo sempre e comunque...

 

‘Brian, io non so se tu te li sogni di notte o che cosa, ma fammi un favore, qualunque cosa tu faccia per ottenerli, falla più spesso!’ esclamò Matt, riferendosi ad un assolo che Brian aveva appena fatto sentire agli altri.

‘Se voleva dire “mi piace, bello”, grazie Matt!’ rispose il chitarrista.

‘Brian, sto cominciando ad odiarti...’ scherzò Zack, ridendo.

‘Lo so che prima o poi verrai ad uccidermi nel sonno, Zack...’ rise a sua volta Brian.

Aly borbottò qualcosa a bassa voce, ma sfortunatamente per lei in quel momento nessuno stava parlando e tutti si voltarono verso di lei.

‘Hai detto qualcosa Aly?’ chiese Zack, lanciandole un’occhiata altamente significativa, che la fece sbuffare.

‘Pensavo ad alta voce...’ rispose lei, ignorando il fratello e lanciando un’occhiata di sfida a Brian, che la stava guardando davvero molto male: era abbastanza vicino da aver sentito abbastanza bene quello che aveva sussurrato, qualcosa di molto simile a “se non lo fa lui lo faccio io”.

Perché accidenti Zack continuava a portarsela dietro?

‘Ok, io proporrei una pausa... birra?’ suggerì Matt, dal momento che i suoi non erano in casa e quindi sua madre non avrebbe potuto protestare per il loro “consumo di alcoolici esagerato”.

‘Ci sto!’ esclamò Johnny, mollando il basso e seguendo il cantante fuori dal garage.

Gli altri gli furono subito dietro e Brian, trovandosi proprio davanti ad Aly, non poté resistere alla tentazione di prendersi una piccola vendetta sulla ragazza, urtandola “accidentalmente” mentre si dirigeva verso la porta.

Aly gli lanciò un’occhiata di fuoco: Haner aveva decisamente fatto male i conti se pensava di poter fare il bulletto con lei, aveva proprio sbagliato di grosso.

I sei arrivarono nella cucina di Matt e si sedettero al tavolo, cominciando a ridere quando Jimmy volò a terra portandosi dietro la sedia dopo essersi seduto con un po’ troppa veemenza.

Mentre il batterista distribuiva insulti a ciascuno di loro, le note di “Master of Puppets” dei Metallica si diffusero nella stanza e qualche istante dopo Aly tirò fuori il cellulare dalla tasca.

‘Esco un secondo a rispondere, torno subito’ disse rivolta ai ragazzi, ignorando lo sguardo indagatore di Zack, che si stava chiedendo il perché di tutta quella segretezza.

‘Ehy, Zack, guai in vista?’ chiese Matt, intendendo con “guai” un ragazzo: in fondo anche lui era un fratello maggiore, ne sapeva qualcosa.

‘Non mi risultava... ma dovrò tenere gli occhi aperti, mi sa...’ rispose l’altro, cercando, invano, di scorgere la sorella fuori dalla finestra, come se vedendola avesse potuto anche sentire quello che diceva.

Brian si trattenne dal fare una battuta sul fatto che solo un santo avrebbe potuto sopportare Aly, non era sicuro che Zack l’avrebbe apprezzato.

Qualche minuto dopo, Aly rientrò in cucina, andando a sedersi di fianco al fratello.

‘Chi era?’ chiese Zack.

‘Nessuno’ rispose lei, bevendo la sua birra e cercando di non strozzarsi mentre ridacchiava, la faccia di suo fratello in quel momento era assolutamente impagabile.

‘E dai Aly, non farlo soffrire così!' scherzò Matt, cercando di non ridere davanti all’espressione dell’amico, in fondo lo capiva.

‘Era solo Lyla, per la miseria Zacky!’ disse lei.

‘E non potevi rispondere qui?’ chiese il fratello, guardandola storto: no, non lo convinceva per nulla.

‘No, perché ciò di cui abbiamo discusso erano affari nostri... ora possiamo tornare a parlare d’altro che non sia la mia vita, grazie?’ ribatté lei.

Zack scosse la testa, decidendo di lasciar perdere, e tornò alla discussione con Brian e Johnny su quale album dei Metallica fosse migliore fra Master of Puppets e il Black Album, discussione provocata dalla suoneria del cellulare di Aly, tra l’altro.

Dopo una buona mezz’ora i ragazzi decisero di tornare nel garage per provare ancora un paio di canzoni prima di tornare ciascuno a casa propria.

Quando Brian andò a prendere la sua chitarra, per poco non gli venne un colpo: la quarta corda era saltata e penzolava tristemente lungo la tastiera.

Anche se…

Si voltò di scatto verso Aly, guardandola talmente male che Zack si portò istintivamente davanti a lei: non pensava che Brian avrebbe potuto seriamente far del male a sua sorella, ma meglio non rischiare.

‘Baker, cazzo, non è divertente!’ tuonò Brian, facendo sobbalzare gli altri, mentre Aly sostenne il suo sguardo senza fare una piega.

‘Di che parli Haner?’

‘Lo so che questo scherzetto è opera tua, razza di strega che non sei altro!’

‘Brian, è una corda saltata, succede...’ provò ad intervenire Johnny.

‘No cazzo, questa è una corda tagliata!’ disse lui, sbattendo la chitarra sotto il naso del bassista e mentre Brian non lo vedeva, Zack si voltò verso la sorella, fissandola negli occhi: generalmente era bravo a capire se stesse mentendo o meno.

‘Aly...’ sussurrò Zack, restando in attesa.

Lei fece finta di nulla, ma non fu abbastanza pronta e Zack colse l’esitazione nel suo sguardo.

Le lanciò un’occhiata di rimprovero, poi tornò a rivolgere la sua attenzione a Brian, che era talmente furibondo che stava facendo indietreggiare persino Matt.

‘Dai Brian, non facciamo tragedie, è solo una corda, ok?’.

Brian si voltò di scatto verso Zack, pronto a partire con una nuova raffica di insulti verso la sua “adorabile sorellina”, ma si bloccò quando vide che la ragazza fissava il pavimento scocciata e capì che Zack aveva capito tutto e probabilmente l’aveva anche rimproverata.

Quello bastò a calmarlo, gli bastava sapere che aveva ragione.

E poi per la vendetta c’era tempo.

‘Ok... potrei aver esagerato... cambio la corda e ricominciamo...’ disse lui, dirigendosi verso la custodia alla ricerca della corda di scorta.

‘Questo si chiama parlare, amico!’ disse Zack, mentre lanciava di nuovo uno sguardo omicida alla sorella ed Aly non poté fare a meno di pensare che, una volta a casa, il fratello le avrebbe fatto una ramanzina coi fiocchi.

 

Zack gli aveva confessato in seguito di averle fatto una paternale incredibile quando erano tornati a casa, in fondo era anche lui un chitarrista e nulla è più sacro delle corde della propria chitarra.

Dio, era incredibile quanto la odiasse a vent’anni e quanto la amasse ora.

Accarezzò di nuovo la guancia di Aly, poi si alzò, aveva bisogno di uscire da quella stanza almeno per un po’.

Sarebbe andato a casa, non che gli suonasse come una grande idea, tornare nel posto dove normalmente viveva con lei, ma non aveva molte alternative e non voleva nemmeno trovarne, in realtà.

Per quanto doloroso fosse immergersi nei ricordi, infatti, erano l’unica cosa che lo faceva stare meglio in quel momento.

≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈≈

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Lady Numb