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Autore: NonnaPapera    10/08/2010    2 recensioni
"Freddo. "A pensarci bene era stato una costante per tutta la sua breve esistenza, fino ad ora."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FREDDO

 

Gli occhi scuri fissavano il riflesso che lo specchio impietoso rimandava indietro.

Era sempre lo stesso, eppure si sentiva stranamente diverso.

I lunghi capelli neri cadevano scomposti in ciocche, sul viso oscurato da un’espressione dura.

Uno sguardo di quelli che fanno paura a molti se non a tutti.

Un brivido gli corse lungo la spina dorsale.

Si voltò guardando distratto la piccola stanza  nella quale viveva da anni da solo.

Gli spifferi entravano da tutte le pareti, si diresse verso la sedia e indossò il suo chiodo di pelle nera dal quale si separava raramente.

Freddo.

A pensarci bene era stato una costante per tutta la sua breve esistenza, fino ad ora.

Freddo quando, davanti ai suoi occhi di bambino, il padre era stato portato via dalla polizia.

Gelo, la morte di sua madre, che si era tolta la vita per la vergogna di aver sposato un uomo simile.

Ancora tanto freddo quando era stato impietosamente sballottato da una famiglia ad un’altra, da un istituto ad un altro.

La gente aveva paura di lui.

Fredda solitudine in quella stupida scuola, dove tutti: studenti e professori, lo additavano parlando a mezza voce.

Lui il figlio del super criminale.

Lui il figlio del malvagio che aveva cercato di assoggettare il mondo al suo dominio.

Lui il figlio di quel folle che voleva distruggere tutto ciò che non poteva controllare.

Costantemente ed inesorabilmente freddo.

A nulla serviva quella strana e singolare eredità che gli avevano lasciato i suoi disgraziati genitori.

Il potere che gli scorreva nelle vene, quel potere che odiava con tutto se stesso, che lo rendeva diverso dagli esseri umani ma che non lo avvicinava comunque ai suoi simili.

Il fuoco.

Lo poteva creare dal nulla solo con la forza del pensiero, lo poteva comandare, ci si poteva avvolgere, poteva bruciare tutto e tutti…ma non ci si poteva scaldare.

A nulla serviva richiamarlo più e più volte, a nulla serviva farlo divampare violento e inesorabile.

Per quanto si sforzasse, per quanto forte fosse, continuava a sentire quel gelo nell’anima.

Questa sua smania di sentire anche un leggero tepore che gli scaldasse il cuore, questo suo insistere nell’utilizzare il suo devastante potere anche senza motivo, lo aveva reso malvisto agli occhi di tutti.

Nessuno gli si voleva avvicinare, nessuno gli voleva parlare.

Neppure in quella scuola straordinaria dove tutti, chi più chi meno, possedevano poteri speciali.

Nemmeno qui si sentiva a casa ed in pace.

Per un breve e fatuo istante aveva sperato che qui avrebbe potuto trovare qualcuno che gli fosse affine, invece si era trovato di nuovo isolato, almeno fino a poco tempo prima.

I ragazzi che speravano, in un futuro, di diventare dei super eroi rispettati ed ammirati lo evitavano come la peste, per via del suo scomodo cognome.

Peace, lo stesso cognome del super criminale che giaceva in una cella scura con una condanna a quattro ergastoli da scontare.

Gli altri, quelli che invece aspiravano a conquistare il mondo, avevano tentato di avvicinarlo ma era stato lui ad evitarli.

Non voleva finire come suo padre, non voleva passare il resto de suoi giorni in una cella oscura, ma soprattutto non voleva offendere ulteriormente la memoria di sua madre.

Una super eroina, buona e giusta che  aveva amato lui  ed anche suo padre con tutta se stessa, e che per questo non era riuscita a fermarlo quando aveva tentato di conquistare il mondo.

Ora di lei rimaneva solo un ricordo sbiadito, su qualche pezzo ingiallito di vecchi giornali.

No, per lui sarebbe stato diverso, voleva qualcuno da amare con tutto se stesso, ma che lo ricambiasse sinceramente e che non tradisse la sua fiducia.

Si guardò di nuovo allo specchio.

Quello stupido oggetto inanimato gli rimandava indietro la stessa immagine di sempre.

Però non era un riflesso veritiero.

Non più, da quando aveva conosciuto lei qualcosa era cambiato.

Lei con il colore dei capelli tanto simile al suo elemento.

Lei che negli occhi aveva la calma e la maestosità della natura.

Lei che aveva poteri immensi ma non li usava mai, se non quando lo riteneva strettamente necessario.

Lei che non aveva temuto prima fra tutti… prima contro tutti di avvicinarsi a lui.

Bella ed intelligente, giusta e allegra.

Gli era entrata sottopelle come un virus, come una malattia incurabile.

Ma tanto anche se fosse stato così… che male c’era? Lui da quel male tanto piacevole non voleva guarire.

Per la prima volta dopo tanti anni aveva smesso di sentire freddo.

Un suo sorriso bastava a scaldargli il cuore.

Una sua parola a placargli la rabbia.

Come un vento leggero si era intrufolata nella sua esistenza e, senza che se ne rendesse conto ad un tratto non era più solo.

Si era ritrovato stranamente circondato da amici.

Non solo Layla con la sua confortante presenza, ma anche altri avevano iniziato a sedersi al suo solitario tavolo.

Ragazzi semplici, forse un po’ strani ma che non lo giudicavano, che non avevano paura di lui, che lo accettavano e basta.

Ragazzi che combattevano con lui e se fosse stato necessario per lui, senza esitare.

Un sorriso stentato si allargò pallido sulle sue labbra, al ricordo di quegli strani personaggi che poteva ormai con orgoglio, definire amici.

Veri amici.

Si rispecchiò per l’ennesima volta, non importava cosa rimandava lo specchio, lui era cambiato e questo era sufficiente.

Prese con delicatezza il vaso di fiori che aveva acquistato poche ore prima.

Quello sarebbe stato un bellissimo regalo per Layla, piante vive, non quei poveri fiori recisi che tanto la facevano soffrire.

Ora andare a scuola non gli sembrava più tanto male, anzi il contrario.

Si mise la cartella sulle spalle ed uscì, per aspettare che il bus-navetta facesse la sua fermata davanti a casa sua.

Fuori il tempo era rigido, nel freddo della strada invernale imbiancata di nevischio.

Sorrise di cuore come da tempo non gli capitava, senza averne un reale motivo.

Imparare a saper ridere e basta, era un altro straordinario regalo che gli aveva fatto Layla.

La neve aveva iniziato a cadere silenziosa.

Ma tanto ora non aveva più freddo anzi, sentiva un tepore incredibilmente piacevole avvolgergli lo spirito, e non aveva nulla a che fare con il fuoco.

 

END

PICCOLO SPAZIO PRIVATO:

Fanfic partecipante al contest Di Hippie e Piromani: Sky High seconda classificata.

Partecipante al contest "The One Hundred Prompt"

The One Hundred Prompt Project con il prompt 9° Argomento: Clima 42. Freddo
   
 
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