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Autore: Frances    10/08/2010    5 recensioni
Accidenti, Strife. l'ex-SOLDIER si passò silenziosamente una mano sul volto, assicurandosi un'ultima volta che nessuno stesse guardando Aerith in maniera poco decorosa Come hai potuto permettere che lei si cacciasse in questo maledetto guaio?
[Cloud x Aerith; Lei è semplicemente Aerith. Lui è fin troppo ottuso per comprenderla]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cloud Strife
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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One; Town Where The Sunlight Doesn't Reach//Bodyguard


Aveva sempre evitato Wall Market per semplici questioni di principio.



Non che gli capitasse spesso di avere il tempo per farsi un'allegra passeggiata in giro per le piastre di Midgar, ma - per il Pianeta - quella zona del settore 6 lo metteva in soggezione, lo ripugnava quasi, lo faceva sentire come una recluta infilata per sbaglio nella divisa regolamentare di un SOLDIER di Prima Classe. E ci voleva davvero molto perché qualsiasi cosa potesse metterlo così tanto in difficoltà.



Le insegne al neon e gli squallidi tendoni gli si aprirono davanti a ventaglio, mentre gente di ogni tipo - il tipo di gente che ci si aspetta di trovare nel quartiere più malfamato dei bassifondi - bighellonava pigramente fra le strade polverose. Pubblicità di ogni sorta gli ferirono gli occhi con i loro cartelloni abbaglianti, mentre ragazzetti sandwich e giovani avvenenti con visiere propagandistiche sulla fronte declamavano a gran voce merci, negozi, prezzi e saldi.



Traffico illegale, certo. Ma abbastanza conveniente, almeno. Ignorò volontariamente la luce viola e soffusa che colorava una piccola porzione della sua visuale, in corrispondenza di una svolta della strada, appena dietro una tenda accartocciata su sé stessa. Commerci illeciti, ovvio. E non si trattava solo di armi e Materia.



Gli venne spontaneo tendere le labbra in una smorfia, stringendo forte i pugni, i muscoli pronti a scattare verso l'elsa della Buster anche al più piccolo ed insignificante segnale. Di colpo tutti sembravano guardare lui, le Materia brillanti che aveva incastonate nella sua spada e negli accessori di protezione, la borsa gonfia in cui custodiva quelle inutilizzate e gli oggetti di supporto. Spiato di sbieco da tutti quegli occhi sgranati e avidi, gli parve di essere appena diventato il prossimo bersaglio facile - o magari così pensavano - da cui attingere nuova merce per un fiorente mercato nero.



E allora mise in moto la sua autodifesa naturale, quella che aveva imparato a sfruttare quando gli uomini che lo "assumevano" sembravano studiarlo da capo a piedi, giudicandolo in silenzio: le sue sopracciglia chiare quasi si congiunsero, mentre la sua fronte si corrucciava minacciosamente e il suo volto si rabbuiava in un'espressione inquietante. I suoi occhi artificiali al Mako fecero il resto senza che lui dovesse mutare più di tanto il cipiglio: tutti quanti parvero deglutire all'unisono e trovare improvvisamente che la lampadina fulminata di un cartello o il sasso sul loro cammino rappresentassero elementi d'interesse molto più validi.



Anche quando non si sentì più così fastidiosamente osservato non rilassò affatto i muscoli del volto.



Avrebbe davvero preferito evitare quel genere di posti. Non per sé, ovvio. Che gli importava? L'ambiente lo infastidiva, certo, ma quelli erano ladruncoli mingherlini e morti di fame, e lui sollevava una spada di quasi una tonnellata senza nessuna difficoltà, aveva una collezione invidiabile di Materia e l'addestramento di un SOLDIER alle spalle. E, cosa ancora più fondamentale, era un uomo.



Aerith sospirò alle sue spalle, raggiungendolo con passi tranquilli. Aveva appena finito di rifarsi la treccia dopo essersela rovinata inciampando su dei calcinacci arrugginiti su cui non si era accorta di aver posato il piede. Si fermò vicino a lui dando un'ultima sistemata al fiocco rosa che le si insinuava armoniosamente fra i capelli, puntellandosi sulla sua Guard Stick, battendo una mano sulla stoffa impolverata del vestito:



« Perché ti sei fermato?» domandò, ricomponendosi in un lampo « Siamo arrivati.»



Lui le riservò l'attenzione necessaria a comprendere le sue parole ed accertarsi che fosse abbastanza vicina e al sicuro, poi dedicò la percentuale rimasta - un buon settanta per cento - a far scorrere il suo sguardo accusatore su tutti quegli uomini che di colpo avevano posato i loro occhi poco raccomandabili su di lei.



« Ehi, Cloud, mi ascolti?» insistette Aerith, picchiettandogli appena un dito sul braccio « Perché ti sei fermato?»



Cloud fulminò l'ultimo ragazzetto con il volto azzannato dall'acne e posò gli occhi su di lei solo quando si fu accertato che più nessuno li stesse guardando con intenzioni di qualsiasi genere.



Detestava dover cercare Tifa in quel posto. La sola vaga e debole idea che lei fosse da qualche parte fra quelle tende flosce, se non in posti molto peggiori - cosa che temeva - gli faceva prudere le mani e informicolire i muscoli in maniera davvero poco piacevole. L'impellente bisogno che sentiva di trovarla e portarla in salvo era tanto forte che si sentiva disposto anche a strappare i picchetti di quelle catapecchie e rovesciare i capannoni di lamiera fino a che non l'avesse rintracciata.



Ebbe un leggero tic nervoso alle dita della mano destra quando il suo sguardo colse appena (e disintegrò) un tizio allampanato pieno di buchi ed anelli in faccia che si era appena irrigidito nel notare le forme gentili disegnate dal vestito di Aerith.



Odiava che anche lei fosse coinvolta e non sopportava il fatto di non essere stato in grado di imporsi, di dirle chiaro e tondo che no, non sarebbe andata con lui, sarebbe tornata da sua madre, sarebbe stata al sicuro, e lui si sarebbe occupato di tutto da solo.



Aerith lo fissava con il viso rivolto in alto, le sopracciglia leggermente aggrottate ed un pugno su di un fianco, la treccia spessa ed appena sistemata che le ricadeva sul petto e pendeva verso il basso da sopra il suo coprispalle di jeans. Gli studiò il volto per qualche istante, più perplessa che irritata, poi ne uscì con un secco:



« Ehi, perché mi guardi così? Fai paura.» glielo disse come fosse un rimprovero, chinando la testa di lato. Cloud distese lentamente i muscoli del volto, tornando di colpo inespressivo.



« Non ti sto guardando in nessun modo.» si giustificò.



Aerith sgranò gli occhi come se avesse appena assistito ad una delle manifestazioni più assurde ed inspiegabili dell'intero Pianeta, poi rimase in silenzio per qualche istante, pensosa, concentrata.



Cloud ricambiò lo sguardo senza guardarla veramente. L'atmosfera di quel posto orribile metteva in allarme tutti i suoi sensi acuiti dalle esposizioni al Mako.



Aerith distolse lo sguardo, portandosi un dito sul labbro inferiore, in delle movenze molto misurate, poi fissò gli occhi su di una pietra immobile ai suoi piedi, socchiudendoli così tanto che fra le ciglia scure non rimase altro che una sottile linea verde. Sembrava che stesse portando a termine mentalmente un lungo e complesso calcolo matematico.



« Che stai pensando?» le domandò, senza accorgersi del tono freddo che faceva rintoccare la sua voce come il cozzare del metallo contro altro metallo.



Aerith pensò intensamente per altri brevi attimi, poi gli rivolse un'occhiata veloce, massaggiandosi il mento in una curiosa imitazione di un qualche colto studioso stereotipato:



« Mi sto sforzando di capire il motivo per cui tu sia così preoccupato per me.» disse semplicemente « Preoccupato per me mentre invece dovresti correre a salvare la tua...» esitò un istante prima di aggiungere « ...Tifa? Senza perdere tempo, almeno.»



Cloud inarcò un sopracciglio. Ma cos'aveva di strano quella ragazza? Si stava sottoponendo ad un tale rischio per aiutare una sconosciuta. Una ragazza di cui ricordava a malapena il nome.



Aprì bocca per elencarle nei minimi particolari tutti i motivi che rendevano logico che fosse preoccupato, essendosi appena incastrato in un vicolo cieco di tagliaborse, assieme ad una ragazza...come lei. Ma lo sguardo con cui lei lo avvertì di pensare bene alle parole da usare - un'occhiataccia di smeraldo liquido che escludeva parole come "indifesa", "vulnerabile", "in pericolo" - gli fece rivalutare la sua scelta.



« Non sono preoccupato.» lo annunciò come se ne fosse stato certo e convinto fin dal primo istante. Era bravo in quel genere di cose. Serviva quando era necessario trattare per ottenere una buona ricompensa, dopo un lavoro svolto alla perfezione.



« Uh-uh, certo.» ma forse con Aerith non avrebbe funzionato.



La sentì sbuffare, stringendosi nelle spalle:



« Sono cresciuta qui, ex- SOLDIER.» gli fece notare, muovendo un gesto ampio davanti a sé « Sono abbastanza brava da cavarmela al Wall Market. Quindi rilassati.» glielo consigliò dandogli un debole calcio sulla tibia. Cloud rispose con quei silenzi enigmatici e severi che correvano in suo soccorso puntualmente quando non sapeva come ribattere o quando non ne aveva semplicemente la più pallida voglia. Aerith sembrò interpretarlo nella maniera giusta: una silenziosa e perplessa resa, in cui lui si rassegnava a non capire nulla dello strano e contorto modo di pensare di lei.



Si ravviò i capelli con un gesto veloce, facendo ondeggiare i boccoli che le lambivano il viso, poi esaminò l'ambiente intorno a sé, circospetta:



«...e poi ti ho assunto come guardia del corpo, non per farmi da padre ultra protettivo.» si voltò di botto verso di lui, puntandogli un dito « Ho detto tranquillo!»



Cloud trattenne il respiro e con molta, molta difficoltà distese anche i muscoli delle braccia e delle gambe.



« Almeno non correre troppo lontano da me.» si concesse di aggiungere, con tono deciso. Lei annuì, soddisfatta, seguendolo mentre si addentrava a passo sostenuto nel labirinto confuso del mercato.



« Se rimango indietro e tutta colpa tua che hai le gambe lunghe, Cloud.» gli fece notare tranquillamente, già accelerando l'andatura per stargli dietro.



Accidenti, Strife. l'ex-SOLDIER si passò silenziosamente una mano sul volto, assicurandosi un'ultima volta che nessuno stesse guardando Aerith in maniera poco decorosa Come hai potuto permettere che lei si cacciasse in questo maledetto guaio?



Era una fioraia dei bassifondi di Midgar che inciampava nella polvere, non aveva paura di nulla, si lasciava spintonare dalla folla e si buttava a capofitto in missioni di salvataggio improvvisate; si gettava in pasto ai malavitosi per il bene di una persona che non aveva visto che di sfuggita - in piedi sul retro di un carro - e a cui teneva solo perché era Cloud - un ex-SOLDIER precipitato nella mezzo della sua piantagione di fiori e con cui aveva condiviso poco più di una giornata e mezzo - a tenerci in qualche modo.



La vide di sfuggita, alle proprie spalle, mentre si guardava attorno con aria speranzosa e determinata, ignorando gli idioti butterati che le passavano vicino fischiando o facendo apprezzamenti poco gentili. A meno che non sollevasse la Buster e attirasse l'attenzione più del necessario sventrando una di quelle catapecchie, purtroppo non poteva far in modo che tutti le togliessero gli occhi di dosso solamente con l'ausilio di febbrili occhiate assassine.



« Calmati e cerchiamo Tifa.» ripeté lei, severa, infilzandogli la schiena con il dito puntato « Tifa!»



Cloud si arrese ad una passiva sopportazione, rimanendo all'erta, cercando di non darlo a vedere. Anche se fu costretto ad afferrarla al volo un paio di volte per impedire che cadesse accidentalmente su delle insegne al neon sistemate di traverso sulle lamiere, guadagnandosi dei ringraziamenti sereni e sinceri assieme ad occhiate verdi che lo ammonivano di aver appena sprecato mezzo secondo del suo tempo prezioso a preoccuparsi per lei.



Cloud cercò di concentrarsi su Tifa, anche se la sua mente era divisa perfettamente a metà: da una parte l'amica caduta in mano di non sapeva neppure chi - e non aveva la giusta pazienza per fare ipotesi - dall'altra Aerith che lo rincorreva, impacciata dal vestito stretto.



Quanto poteva essere difficile essere la guardia del corpo di una ragazza del genere?



Probabilmente era il compito più assurdo e difficile che avesse mai accettato, sin da quando era diventato mercenario.


 



(***)




 


Nota dell'autrice: 

Grazie a Youffie per il suo supporto morale/stilistico :D 

Questa fanfiction è relativamente vecchia, l'ho scritta nel 2008 xD Come quasi ogni mio lavoro è una storia nata per essere one-shot e poi in seguito suddivisa in capitoli per facilitare la lettura.

E' per Light <3 Spero che la possiate gradire questo capitolo e anche i seguenti nonostante la loro anzianità

   
 
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