Un patto è sempre un patto.
-Shin…ji
Ancora
una volta
quella voce.
-Shin...ji
Non
era lo squarcio
che gli attraversava il petto a fargli male, ne tantomeno la
trasformazione che
tentava in tutti i modi di combattere. L’unica cosa che in
quel momento lo
faceva impazzire dal dolore era quella voce roca che lottava per
attraversare la
maschera che nascondeva il viso di quella ragazza tanto odiata-amata.
Hiyori.
Non riconosceva i suoi occhi, ora neri e gialli, dietro
quell’inumana maschera
d’osso, eppure sapeva che era lei. Lei che non si arrendeva
nemmeno quando
tutti gli altri erano a terra, lei che nonostante fosse completamente
soggiogata dall’hollowificazione, continuava disperatamente a
chiamare il suo
nome…
-Shi…n…ji…
L’ultimo sussurro che uscì dalle labbra della ragazza fu accompagnato da un ultimo sguardo da parte del capitano della quinta divisione. Si fissarono per un istante interminabile, finchè gli occhi di lei non si spensero del tutto a causa del colpo di grazie datole dal traditore.
-Hiyori!
Anche quella notte, come ogni notte,
quell’incubo continuava
a perseguitarlo. Sudato e ancora leggermente ansante,
abbandonò il futon e si
avvicinò alla finestra della sua stanza. I lunghi capelli
biondi, che un tempo amava
lasciare liberi, adesso erano rinchiusi in una coda bassa che gli
ricadeva
dolcemente lungo la schiena. Non era passato molto tempo da quella
notte che
aveva sconvolto per sempre le loro vite e ancora non si erano abituati
del
tutto a vivere come degli umani, rinchiusi in quel magazzino che era
diventato
la loro casa.
Lentamente,
il biondo
lasciò la sua stanza, iniziando a camminare attraverso i
corridoi angusti.
Kisuke Urahara sarebbe
passato anche la
mattina seguente, per aiutarli a combattere gli hollow rinchiusi dentro
di
loro. In verità ormai avevano imparato quasi tutti ad usare
le maschere e si
stavano allenando solo per mantenerle più a lungo.
L’unica persona che doveva
ancora affrontare la battaglia contro se stessa era Hiyori.
-Hirako-san…
Immagino
tu sappia che ci vuole calma e pazienza per affrontare se
stessi… e immagino tu
sappia chi sia la persona che ne è meno dotata tra
voi…
-Hiyori…
-Se
non riesce a
prendere il controllo in tempo, diventerà un vero e proprio
hollow e dovremo
ucciderla…
-Lo
so, Kisuke, ma non
accadrà, vedrai.
Urahara
sorrise
leggermente, nascondendo appena un’espressione furba.
-Ne
sono certo.
La notte è
tranquilla, la notte porta consiglio…
Tutte cazzate!
La notte rappresentava il
momento peggiore della giornata di
ognuno di loro. Era il momento in cui nella loro mente si facevano
largo i
ricordi e i rimpianti della loro precedente vita.
Hirako Shinji smise di
vagare a caso per i corridoi ed aprì
piano una porta, entrando in una stanza, non la sua.
Hiyori Sarugaki dormiva
nel suo futon. Forse dormire era una
parola grossa, una parola che i Vizard non conoscevano. Quello non era
dormire,
ma combattere contro un incubo, o meglio, l’incubo
che perseguitava
ognuno di loro. Il biondo si avvicinò alla finestra, senza
però distogliere lo
sguardo dal viso corrugato dell’ex tenente. I capelli erano
liberi dai soliti
codini che la caratterizzavano e ricadevano leggeri sul cuscino e sul
suo viso.
Shinji provò ad immaginarla con un’espressione
serena, magari con le labbra
socchiuse e le guance arrossate. Sorrise al pensiero, rendendosi conto
di
quanto fosse improbabile l’immagine che aveva visto nella sua
mente. Hiyori
teneva gli occhi serrati, i denti digrignati e i pugni stretti, chiari
sintomi
dell’espressione rabbiosa che caratterizzava i suoi
sentimenti e la lotta
contro i ricordi.
-Cerca di non costringermi
ad ucciderti…
Le parole
dell’ex capitano si persero in quel sussurro,
mentre, con delicatezza, sistemava meglio la coperta del futon per non
farle
prendere freddo. Fin da quando si erano incontrati, aveva sentito da
subito una
gran tenerezza per lei. Aveva accettato di diventare il suo
“bersaglio” pur di
esserle amico e, in seguito, si era lasciato contagiare dai suoi modi
bambineschi. Aveva intuito che usare la violenza era il suo unico modo
di
esprimere affetto e, per questo, era felice di beccarsi tutti quei
calci pur di
sapere che conservava un posto nel cuore di quella ragazzina che
l’aveva
affascinato fin dall’inizio.
Continuò
ad osservarla e solo
allora si accorse che in quel momento, con i capelli sciolti e solo una
canotta
larga a coprirla, Hiyori sembrava la ragazza fragile che era e che
cercava di
sopprimere da sempre. Incapace di restare oltre in quella stanza,
Shinji uscì
velocemente, chiudendosi la porta alle spalle. Alla fine, passare un
po’ di
tempo nella camera della ragazza addormentata, riusciva sempre a fargli
tornare
il sonno che perdeva con gli incubi.
-SHINJIIIIIIII!
Da quando si erano
trasferiti in quel magazzino abbandonato,
ogni mattina il risveglio per l’ex comandante della quinta
brigata era sempre
lo stesso: un urlo disumano e una ciabattata sotto il mento che lo
faceva
volare via dal futon alla velocità della luce.
-Stupido calvo, dormi
troppo!
Sarugaki Hiyori
posò con cura l’arma del delitto al suo
posto. In parole semplici, indossò nuovamente
l’infradito che aveva usato per
colpire il biondo.
-Sei impazzita!? Un giorno
di questi mi farai venire un
infarto!
-Certo, in fondo se sei
calvo vuol dire che sei abbastanza
vecchio per crepare d’infarto!
Si lanciarono
l’uno contro l’altra, iniziando la loro
classica lotta che aiutava entrambi ad iniziare la giornata con un
briciolo di
sprint in più. Si tiravano i capelli, si facevano le
boccacce e usavano i
pizzicotti. Il rito durava per qualche minuto, per poi terminare con
loro due
distesi fianco a fianco, con delle espressioni serie in viso.
Solitamente
restavano in silenzio finchè non arrivava il tacito momento
in cui entrambi si
alzavano e raggiungevano gli altri per fare colazione insieme.
Tuttavia, quella
volta, Hirako parlò.
-Oggi affronterai il tuo
Hollow…
La ragazza
restò in silenzio. Sapeva che Shinji non avrebbe
mai interrotto quel momento di rito solo per parlare del più
e del meno.
-Voglio proporti un
patto…
Stavolta la ragazza si
voltò e fissò attentamente il profilo
del biondo. Il fatto che lei non parlasse lo incitò ad
andare avanti.
-Ti concedo di tagliarmi i
capelli… se mi prometti che lotterai
con tutte le tue forze…
Si voltò anche
lui, incrociando gli occhi bronzei di lei. I
loro sguardi restarono incatenati per diversi attimi. Non era la prima
volta
che succedeva e entrambi avrebbero anche voluto che non fosse
l’ultima. Si
osservarono, per sugellare quello strano patto che avrebbe permesso a
lei di
realizzare uno dei suoi sogni e a lui di non perderla per sempre. Si
guardarono, lasciando che le loro anime si specchiassero
l’una dentro l’altra,
dandosi la forza necessaria per andare avanti.
-Tsk…
Alla fine fu la ragazza ad
interrompere quell’intenso
contatto e ad alzarsi.
-Un
passo in più per farti
diventare davvero calvo…
-Da quanto tempo
è dentro?
Lisa controllò
con cura l’orologio che teneva al polso,
prima di rispondere alla domanda di Hirako.
-Più di
un’ora…
Lo sguardo serio del
biondo si posò sul muro di kido dentro
cui l’ex capitano della nona compagnia stava affrontando
quello che ormai era
un hollow bello e compiuto. Cercò gli occhi di Kisuke, ma li
trovò
accuratamente nascosti sotto quello stupido cappellino che aveva
iniziato a
mettere tutti i giorni. Sospirò, prima di avvicinarsi al
Vizard che teneva su
la barriera.
-Hacchi fammi
entrare…
Il suo sguardo risoluto e
il suo volto tirato bastarono per
evitare all’omone di porgli qualsiasi domanda ed obbedire
semplicemente alla
richiesta.
-Fermati Hirako-san, ormai
è tardi…
Una donna dalla carnagione
scura e con degli improponibili
capelli viola si avvicinò a lui, provando a dissuaderlo
dall’entrare. Un tempo,
per chi la conosceva, lei era semplicemente il capitano dello seconda
brigata e
dei servizi segreti.
-Yoruichi-san…
Urahara intervenne per
bloccare la donna. Dietro quel
ventaglietto di carta e quel cappello bianco e verde, nessuno poteva
capire
cosa celasse la sua espressione.
-Lasciamolo
andare…
Il biondo
osservò i due vecchi colleghi per qualche secondo,
prima di mettere piede nella barriera nel punto in cui Ushoda aveva
aperto un
varco. Probabilmente il creatore del reparto di sviluppo tecnologico
aveva
qualcosa in mente, per questo Yoruichi decise di dargli fiducia e
rinunciare al
tentativo di bloccare Shinji.
-Kensei! Ti do il
cambio…
Per l’uomo con
il 69 tatuato sul petto fu un sollievo
sentire queste parole, visto che ormai non ce la faceva più
a fronteggiare il
mostro racchiuso in quella barriera. Appena vide entrare Hirako,
uscì
prontamente da un altro buco aperto appositamente dall’omone
coi capelli rosa.
-Hiyori…
Il ragazzo con i lunghi
capelli lasciò che i suoi occhi si
specchiassero in quelli privi di umanità
dell’hollow che si trovava davanti. Il
corpo dell’ex tenente era interamente ricoperto dallo strato
d’osso di cui era
formata anche la maschera. Lungo le spalle aveva degli strani cornetti
simili a
quello che aveva anche sulla fronte, mentre l’unica cosa ad
interrompere il
bianco inumano del suo corpo erano delle venature rosse e il buco nero
che le
attraversava lo stomaco. In risposta al richiamo del ragazzo,
l’hollow ringhiò.
-Baka… per una
volta dovrei essere io a prenderti a
ciabattate.
L’essere
mostruoso che stava
dominando il corpo di Hiyori si fiondò rapidamente contro di
lui, pronto ad
aggredirlo.
-Kisuke!
Yoruichi si
avvicinò all’uomo col cappello, tenendo stretta
una katana e mostrando un’espressione preoccupatissima.
-E’
la zampakuto di Hirako… E’
entrato disarmato!
-S-sei soddisfatta?
S-svegliati… adesso. Hiyori…
Shinji aveva bloccato la
katana della ragazza con il proprio
corpo e adesso la teneva stretta a se, cercando di impedirle di
muoversi. Il
sangue scarlatto gli colava leggero lungo il fianco destro, dove era
ancora
conficcata la lama di Kubikiri Orochi. Lentamente, l’hollow
si sottrasse dalla
sua presa e iniziò ad urlare furiosamente, mentre lo strato
d’osso che
ricopriva il suo corpo iniziava a sgretolarsi. Il biondo si premette
con forza
una mano sul fianco, riuscendo però a rimanere in piedi, in
silenzio.
Lentamente la voce del
mostro divenne sempre più umana, così
come il suo aspetto, che, lentamente, si tramutò in quello
di una ragazzina con
i codini ed una tuta rossa. L’unica cosa che restava
dell’essere inumano era la
maschera d’osso con il corno sulla fronte che la ragazza
provvide prontamente a
rimuovere, mostrando il suo viso al biondo che stava nella barriera
assieme a
lei.
-Shin..ji…
-F-finalmente…
Il ragazzo dai lunghi
capelli rivolse alla sua
interlocutrice il suo solito sorriso, mentre si avvicinava alla
barriera per
dire agli altri Vizard che ce l’aveva fatta.
-Hacchi apri…
è tutto a posto adesso.
Dietro
il suo ventaglietto di
carta, Urahara Kisuke sorrise.
Hirako Shinji stava seduto
davanti allo specchio della sua
camera, tenendo gli occhi fissi sulla figura riflessa davanti a lui. I
lunghi
capelli biondi erano lasciati liberi lungo le spalle. Un tempo, alla
Soul
Society, la sua capigliatura era una cosa di cui andava fiero e per cui
riceveva decine di complimenti. Tutti ammiravano la cura con cui il
capitano
Hirako se ne occupava, rendendoli capaci di risplendere al sole come se
fossero
oro filato.
-Non devi farlo per forza.
Hiyori Sarugaki era in
piedi alle sue spalle, con la
zampakuto stretta nel pugno destro. Erano passati un paio di giorni da
quanto
aveva affrontato il suo hollow interiore e adesso Shinji ci teneva a
scontare
la sua promessa. Lei non era morta, quindi aveva mantenuto la sua parte
del
patto.
-Voglio farlo. Sai, si
dice che un cambio di vita inizi con
un taglio di capelli.
A cambiare vita loro erano
stati costretti da una persona
che li aveva usati come cavie per esperimenti per poi
ucciderli… Perché lo
sapevano: loro quella notte erano morti. E non c’era nulla
che potessero fare
per redimersi se non diventare più forti e vendicarsi e,
proprio per questo,
dovevano lasciarsi il passato alle spalle e andare avanti, insieme.
-Certo che sono proprio un
pazzo a farti avvicinare alle mie
spalle mentre hai la katana sfoderata…
Non c’era bugia
più grossa. Entrambi sapevano che il biondo
non avrebbe lasciato a nessun altro quel compito tanto delicato,
perché lei,
quella ragazzina violenta e manesca, era l’unica a cui
avrebbe affidato la sua
stessa vita. Delicatamente, le piccole mani dell’ex tenente
raccolsero la
cascata di fili d’oro del ragazzo, raggruppandoli in una coda
stretta che
finiva poco sotto la nuca.
Tenendo costantemente gli
occhi fissi in quelli del ragazzo,
Hiyori compì il gesto, tagliando accuratamente alla base
della coda. Mentre i
capelli dorati cadevano leggermente verso il terreno, i due
continuarono a
fissarsi, lasciando che l’importanza di quel momento li
soppiantasse. Quel
gesto li avrebbe uniti per sempre.
-Calvo…
“Il mio calvo…”
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Ebbene si, signori e signore, ho deciso di riempire anche il mondo di Bleach con le mie idiozie, e lo faccio con una Shot con protagoniste due persone che se andate a vedere la lista personaggi del fandom, neanche ci sono.
Ovviamente se siete arrivati qui vuoldire che avete già letto, quindi non mi dilungo sul presentare i personaggi e dico solamente che li adoro ** e che ci sono rimasta malissimo quando ho scoperto che qui non ci sono fic su di loro, per questo ho deciso di mettere da parte gli impegni e dedicarmi un po' a loro. Spero che questa piccola cavolata vi sia piaciuta e che possa spronare un po' di autori a dedicarsi di più ai Vizard.
Detto questo me la squaglio per evitare linciaggi.
Oyasumi nasai ^^