Un
dondolio leggero. Buio. E la testa che scoppiava. Sanzo aprì a fatica gli
occhi. Un’ emicrania micidiale e un bel bernoccolo sulla testa.
-Dove cazzo sono?-
Pian
piano gli occhi si abituarono a quella penombra. Dall’alto filtrava decisa la
luce del sole. Sanzo si mise a sedere, non riusciva a capire se gli girava la
testa o se era la stanza che rullava dolcemente. Lo stomaco sottosopra. Provò ad alzarsi. Era una stanza minuscola,
perfettamente arredata. Un letto, tavolino e un lume a petrolio. Persino una
piccola libreria e il catino per lavarsi con la brocca piena di acqua.
Socchiuse più e più volte le palpebre per cercare di mettere a fuoco dov’era.
La porta era appena sopra tre gradini.
-Gradini?-
Il bonzo
non si fece più domande e con passo malfermo si avvicinò alla scaletta per
aprire la porta. Fu inondato dalla luce e da un fischio prolungato.
-Passeggero in coperta!-
Sanzo si
appoggiò al pomolo della porta, fece per cercare la pistola, ma al posto delle
ampie maniche della tunica, incrociò il polsino di una camicia Oxford bianca
allacciato con dei gemelli in oro giallo.
Un uomo
tutto impettito venne verso lui a passi lunghi, gli si parò di fronte e con un
breve inchino si presentò
-Sono il capitano Worthington,
vostra grazia. Spero che il vostro risveglio sia stato piacevole.-
Sanzo lo
guardò per un lunghissimo istante.
-Dove siamo?-
- Quasi nel Golfo del Bengala,
signore, faremo tappa in India, presso la sede della Compagnia a Calcutta e a
Vizgapatam, per poi andare verso Bombay e puntare decisi verso Suez. Se tutto
va bene saremo a Londra per le feste.-.
Sanzo
fece due passi verso l’uomo.
-Riportami subito indietro. -
Il
capitano lo guardò con stupore, prima che il bonzo si accasciasse a terra.
-Sir Simon sta ancora male,
abbiamo promesso a lord Wessex di portarlo sano e salvo a Londra e glielo
porteremo!-
Worthington
si accese la pipa, mentre il medico di bordo auscultava il cuore del paziente.
Il dottore sospirò e poi scosse la testa
-Non è niente di grave William,
quei dannati pirati cinesi l’hanno riempito di laudano per farlo stare buono,
prima che lo consegnassero. Ci vuole tempo per smaltirlo, ma sir Simon mi
sembra di una fibra forte. –
Sanzo
dormiva un sonno profondo, senza sogni, mentre la goletta fendeva le onde.
Gojyo si
accese una sigaretta, era la penultima, Da quando Sanzo era scomparso, le
contava. Non poteva più scroccargliele di nascosto e cercava di fumare con
parsimonia. Era passato più di un mese, l’avevano cercato dappertutto. Alla
fine erano saltati letteralmente al collo di un tipo losco che abitava nel
paese dove avevano rapito Sanzo. Era stato venduto a dei pirati cinesi che a
sua volta lo avevano venduto a qualcuno più grosso di loro.
-Non ci capisco niente Hakkai
Goku
guardava sconsolato il piatto fumante di carne e patate che aveva davanti. Non
aveva fame. Dalla scomparsa di Sanzo aveva perso l’appetito. Hakkai lo invitava
gentilmente a mangiare, ma Goku non sembrava più lo stesso dalla scomparsa del
monaco.
Erano accampati
appena fuori dal villaggio, davanti al fuoco, con pochissima voglia di parlare.
Non sapevano come agire e come poter aiutare Sanzo.
Era
stata tutta una trappola, ben congeniata. Da anni cercavano Sanzo: il vecchio
lord Wessex aveva lasciato questo mondo gonfio di gotta e di rimorsi. A James
aveva lasciato una lettera in cui aveva spiegato per filo e per segno ogni
cosa. James si era messo sulle tracce prima di Ai-Li e poi di Xuàn. Aveva perso le speranze quando qualcuno gli
aveva riferito della Shorejiyu, quella vecchia Smith and Wesson, fatta
modificare tanti anni prima dall’armaiolo. Il manico in madreperla e il tamburo
forgiato a mano, con l’incisione EoW* vicino al marchio. La possedeva un
ragazzo, biondo alto e magro. Era stato fin troppo semplice individuarlo. Il
gruppo di Sanzo aveva una certa fama da quelle parti e non passavano mai del
tutto inosservati. Ma erano veramente in gamba. Ci voleva una trappola. James
sapeva che Sanzo ritornava ogni tanto al vecchio convento dove era stato
allevato. Bastava solo sapere dove e quando e soprattutto indirizzarlo verso lo
Shandong, dove i Wessex avevano ancora agganci commerciali. Il resto era stato
facile.
Gojyo dov’è la Britannia?-
-Silenzio scimmietta! Sta arrivando
qualcuno!-
Hakkai e
Gojyo si alzarono di scatto in piedi, ma sicuramente il gruppo di persone che
stava arrivando non lo faceva silenziosamente.
Erano
almeno una decina, armati di tutto punto. Dietro di loro seguiva una portantina
chiusa da pesanti tende di stoffa azzurra. I soldati circondarono i tre
lasciando solo lo spazio per far passare la portantina, che fu posata con
delicatezza a terra. Un soldato velocemente porse la mano per far scendere il
passeggero.
-Nessuno di voi è il mio piccolo
Xuàn.-
La voce
proveniva da una donna minuta, vestita di seta e broccato rosso. Bella e con un
tono di voce familiare.
Gojyo
fece un passo avanti.
-E voi signora sareste? –
Un
soldato scattò in avanti e con voce tonante dichiarò
-Inchinati mezzo demone alla principessa
regnante dello Shandong!-