D I S I N C A N T A T A .
Ritrovo le mura familiari, i paesaggi impressi, la lingua parlata, ma la mia casa resta fra le tue braccia. Il cuore, il mio, è condannato ad affogare fra le onde tumultuose di un affetto che a volte sembrava niente. Ritrovo la razionalità perduta e con essa la consapevolezza di aver pugnalato un sogno per l’ennesima volta. Tutto è finito, ora sembra ridicolo parlarne: ne sminuisce l’importanza. La complessità, l’intreccio, la forza sopravvivono solo dentro di me.
Fra gli alberi di quella città, io ci avevo creduto in noi. Tante le risate, complici i sorrisi, affrettate le conclusioni. Io che cresco, non è facile calpestare il proprio orgoglio. Tu che ti accorgi di essere qualcos’altro per me, così, imbarazzato, non mi rispondi. Lasci che io corra via, attraverso il prato, a rifugiarmi sotto quelle coperte con la testa annebbiata dalle nostre parole.
Quanta attesa prima di quelle. Ero stata felice prima. Felicità destinata a morire velocemente a causa dell’indecisione o forse della sensibilità.
Disincantata quella sera. Disincantato il mio ritorno.
Ciò che mi sconcerta di più è che ti dimenticherò, lo sto già facendo. E tu lo stesso.
Allora io dipingo una nostra foto nella mia mente : lì staremo insieme per sempre.
Gli stati d’animo immutati, l’affetto reciproco, il tuo sorriso sulle mie labbra.
N O T E
L'unica cosa da aggiungere a queste parole è una dedica : per G.