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Autore: Stupid Lamb    24/08/2010    37 recensioni
Ogni giorno diventa sempre più difficile: entrare in classe, sedermi accanto a lei, sopportare che non mi degni di uno sguardo. Sono uno stupido. Uno stupido ciccione con i capelli rossi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Buona lettura.

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Capitolo 4

 

Edward

 

Gli occhi di Bella sono grandi e pieni di paura. Non voglio che abbia paura, per questo mi fermo e appoggio i libri sul tavolo.

Lei allontana la mano dal braccio, e da stupido quale sono ne sento subito la mancanza.

I nostri compagni escono assieme al professore, lasciandoci soli.

Bella se ne rende conto ed arrossisce.

“Grazie per essere rimasto. Anche se non… se non vuoi essere mio… amico.

“Bella, io…” Iniziare è più facile che proseguire. La mente elabora i pensieri che la bocca poi non riesce ad esprimere. Ho paura che si offenda, che si arrabbi.

Non ho paura che rida di me, so che non lo farebbe mai.

Ho paura di perdere anche ciò che ho adesso, ovvero niente.

“Ti ho visto,” dice guardandomi negli occhi. “A mensa, l’ultima volta che sei venuto. Ti ho visto… con quei ragazzi.”

La mia prima reazione è quella di scappare, perché la vergogna è tanta.

Mi ha visto mentre Dimitri e Felix si prendevano gioco di me.

Mi ha visto ed ha provato pietà. E ora vuole dirmelo.

“A cosa pensi?” chiede a bassa voce.

“Penso che… penso che… penso che non devi dispiacerti per me. Felix e Dimitri hanno sempre fatto così, e non è colpa loro se-

“Edward, io non sono dispiaciuta per te. Voglio dire… mi dispiace per il modo in cui ti hanno trattato, ma più di tutto sono dispiaciuta per me stessa. E’ a causa loro che non vuoi più essere mio amico? Pensi che anche io… pensi che sia come loro?

“No, no!” Arrossisco e scuoto la testa. “Tu non sei come quei due, no.”

“E allora perché… perché non vuoi la mia amicizia?”

Continuo a scuotere la testa, non sapendo cosa dire. Sono imbarazzato, mi vergogno così tanto. Cosa posso dirle?

“Bella… non è colpa tua se io… e se loro… tu non c’entri nulla, ma io… tu… tu non sai come ci si sente ad essere me.” Deglutisco a fatica, ritrovandomi all’improvviso senza fiato. Inizio a parlare, guardandomi le mani per paura di leggere lo sdegno nei suoi occhi. “Io sono grasso, e non riesco a cambiare. Non ho molti amici, e non sono simpatico. Sono bravo a scuola e non mi caccio nei guai… tutto qui. Non possiamo essere amici perché io non sono adatto per te. Tu sei… tu sei… e io sono… io non sono speciale come te.

Con la coda dell’occhio, quasi al rallentatore, vedo la mano di Bella raggiungere il mio viso. L’appoggia sulla guancia, e lì rimane immobile.

Lei, Bella Swan, mi sta accarezzando.

Ho paura di alzare la testa e di interrompere questo momento, ma lo faccio e la guardo.

E’ talmente vicina che il suo profumo è uguale all’aria che respiro.

I suoi occhi sono pieni di lacrime.

“Tu sei speciale, Edward e non voglio che cambi. So che sei adatto a me e posso capire come ti senti. Posso capirlo benissimo.” Mi accarezza la guancia per un ultimo secondo e poi intreccia le dita. Guarda in basso e fa un grosso respiro. “Negli ultimi cinque anni ho perso quasi trentacinque kg. Ho dovuto farlo perché la mia salute era in pericolo. So come ci si sente ad essere goffi e brutti. Lo so perché fino a poco tempo fa mi sentivo così. Sono venuta a Forks per ricominciare a vivere, e quando ho visto te… quando ti ho visto… Tu sei speciale per me, vuoi capirlo? E’ possibile che non ti accorga di come ti guardo? Ogni giorno aspetto questa lezione per starti accanto e per-

“No… no.” Scuoto il capo con forza e mi allontano, perché le sue parole sono belle e dolorose al tempo stesso. “Non è vero.”

“Sì che lo è. Tu sei carino, Edward. Per me lo sei. Io voglio essere tua amica, voglio parlarti, conoscerti.

“Perché?” chiedo con il cuore in gola e gli occhi sui miei piedi. “Perché?”

“Perché… perché… perché per me sei importante.”

Allunga di nuovo la mano, stavolta verso le mie. Le sfiora, e senza pensarci due volte la imito. Le sue dita sono più piccole e più sottili delle mie, ma voglio accarezzarle, sentirle, stringerle. Per la prima volta.

Lo faccio e, senza che me ne renda conto, una lacrima cade sulle nostre mani intrecciate.

Bella le stringe con più forza, e mi sorride. “Non piangere,” dice asciugando una lacrima. “I tuoi sono occhi troppo belli per sprecarli con il pianto.”

“Come fai… come fai … come fai ad essere così?”

Lei sorride di nuovo. “Ho imparato.” E mi abbraccia.

Bella non riesce a cingermi completamente, ed una parte di me si vergogna per questo, ma io ci riesco. Io riesco ad abbracciarla come voglio, come ho voluto fare fin dal primo giorno in cui l’ho vista entrare in questa stessa classe. E quando lo faccio, quando il mio corpo enorme è vicino al suo delicato e minuscolo, sento svanire le lacrime, la paura e la vergogna. Almeno per un minuto.

Quando ci allontaniamo, sono il primo a parlare. “Pensi davvero che… che io sia degno di te e della tua amicizia?”

“Sì,” risponde Bella. “Mi permetterai di fartelo capire una volta per tutte?” aggiunge con un sorriso.

Annuisco anch’io, arrossendo. “Ok.”

 

Sono passati due anni da quel giorno.

Bella ed io siamo al college; lei è diventata da poco la mia ragazza.

Ho perso quasi venti kg in questi due anni, mangiando cose salutari e facendo tanto sport.

Non è stato e non è semplice.

Parte del merito è di Bella. Lei dice che tutto dipende da me, ma so che senza la sua amicizia ed il suo amore non ce l’avrei mai fatta.

Sono più sicuro di me, adesso, e non solo perché ho perso peso.

Grazie a Bella sto imparando che ciò che sono non dipende da ciò che indosso, da ciò che mangio o da ciò che gli altri vedono in me.

Grazie a Bella, grazie anche al suo aiuto, sto imparando finalmente a sentirmi un ragazzo normale.

 

Fine

 

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Quella che ho scritto è una storia. Una storia che ha un lieto fine.

Sarebbe bello poter dire che ogni storia di questo tipo finisce in egual modo, ma so bene come vanno queste cose.

Molto spesso è più facile fermarsi all’apparenza e all’aspetto esteriore invece che andare oltre e cercare di conoscere ed apprezzare una persona per quello che è davvero, per il modo in cui ragiona, per ciò che non dice. Gli occhi guardano, ma spesso non vedono.

 

Di recente sono stata a dieta forzata a causa di alcuni problemi fisici, ed è stato orribile. Un conto è dosare il cibo per affrontare la prova costume (nessuno ci obbliga, in fin dei conti: la decisione è nostra), un conto è farlo perché devi guarire. In quel caso l’obbligo è reale, perché la necessità di rimetterti in sesto è concreta.

Mangiare e gustare il cibo è importante, ma lo è ancora di più essere in salute. Per questa ragione mi sento di dire a tutti di tener sempre presente l’obiettivo davvero importante, ovvero stare bene fisicamente. Il sovrappeso e l’obesità possono portare complicazioni spiacevoli, molto più spiacevoli di un paio di jeans che non entrano. Fine papiro informativo, passiamo al resto.

 

Tempo fa un caro amico mi ha detto: il 90% delle persone che si mettono a dieta ha bisogno dello psicologo e non del dietologo. Questo per dire che molto spesso il problema è interiore ancor prima di essere esteriore.

Personalmente non credo che perdere peso aiuti a migliorare la propria autostima, almeno nel lungo periodo. Conosco ragazze magre che pensano di essere un disastro, e conosco ragazze in carne orgogliose dei loro kg in più ed in pace con se stesse. Ciò che voglio dire è che con la giusta dose di autostima e di sicurezza il peso superfluo non è un problema. Bisogna lavorare su questo, secondo me, ancor prima di lavorare sul proprio corpo.

 

Il nostro Edward ha iniziato a perdere peso quando si è sentito accettato da Bella, e con il tempo ha capito cosa conta davvero: ciò che è, e non quanto pesa. Mi piace pensare che il loro sia un lavoro di squadra, e che insieme si stiano aiutando a vicenda per superare difficoltà mentali e fisiche.

 

Questa storia è nata per puro caso, ed è stata una piccola-grande benedizione, per voi (spero) e per me. Sono stra-felice della risposta che Miracolo ha avuto, e sono piena di gioia e di orgoglio nel sapere che alcuni di voi hanno approfittato di questa occasione per aprirsi e parlarmi. Grazie per aver letto e commentato, grazie per avermi confidato le vostre storie. Grazie anche a chi non ha lasciato un commento ma ha comunque letto ogni capitolo, e grazie a lele-cullen che mi ha assistito in questo mini-viaggio.

 

Ho scritto una nota finale quasi più lunga del capitolo stesso. Sorry, ma era necessario.

   
 
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