THE NEVERENDING STORY
Una Storia
Veramente Infinita
“Maestro!
Maestro!”
Bastian sentì
qualcosa tirarlo per un lembo dei calzoni: abbassato lo sguardo, si trovò
davanti una piccoletta di nemmeno sei anni, paffuta e dai folti riccioli rossi
che lo fissava implorante.
Il giovane
insegnante si chinò e la prese in braccio: “Che succede, Meredith?” gli chiese,
vedendola crucciata; per tutta risposta, la piccina gli mostrò un ditino, “Max
mi ha morso.” ammise, mostrando un segnetto piccolissimo sulla pelle, “Fa male.”
si lamentò lei.
Il maestro rise
e gli diede un buffetto sulla testolina: “Non c’è nulla, non preoccuparti… Max,
chiedi scusa a Mery.” disse con tono di rimprovero verso un bambino biondissimo
che giocava pacificamente con le costruzioni; il piccolo scosse la testa, “Lei
mi ha preso Teddy.” dichiarò, stringendo l’orsetto vestito da marinaio, “E
nessuno può toccarlo!” esclamò convinto.
Bastian
sospirò, poggiando la bambina accanto al compagno: “Non litigate e giocate
assieme con le costruzioni. Max, Meredith non proverà più a prenderti l’orsetto,
promesso.” decretò l’uomo, allontanandosi verso la
scrivania.
Sbadigliando,
si sedette e tentò di riprendere la lettura da dove era stato interrotto ma di
nuovo un pianto a dirotto lo attirò verso l’angolo della grande sala dove si
trovavano gli scivoli; per un’ora buona, il maestro corse qui e là dove era
richiesto e poco prima dell’ora del riposino, si ritrovava esausto con i bambini
che richiedevano a gran voce una favola.
Bastian
sorrise, il lavoro di maestro di asilo era davvero stressante ma si trovava bene
coi bambini.
“Che favola
volete?” chiese, prendendo in mano un bel libro rilegato dallo scaffaletto in
legno alla sua destra.
“Niente
Biancaneve! Vogliamo una storia nuova!” esclamò Mery, sbandierando una bambola
di stoffa per sottolineare le proprie parole, “Si, vero!” asserì Max, “E che sia
bellissimissima!” reclamò la piccola Lucy, agitando la testolina; un brusio di
approvazione serpeggiò nel gruppo, l’insegnante si sentì preso in trappola: “Una
favola nuova… bellissimissima…” ripetè come per convincersi, lui non conosceva
molte favole purtroppo.
Si, era sempre
stato un avido lettore da giovanissimo ma molte delle storie che aveva letto
erano troppo difficili per loro.
Restò in
silenzio qualche minuto, lambiccandosi il cervello per trovare un’idea, poi,
all’improvviso, arrivò.
Un’idea che
aveva la forma di un medaglione, di una Torre D’Avorio e di due bambini davanti
a uno specchio magico…
Sorridendo compiaciuto, si
rivolse al suo attento uditorio: “Immaginate una soffitta buia e un bambino come
voi seduto a leggere alla luce di una candela, pensate a un drago bianco che
vola nel cielo… E all’amicizia più bella tra un ragazzino e il suo cavallo.
Questa è una storia che parlerà di tutto questo e anche di molto di più.”; i
piccoli si fecero interessati e nella mente di Bastian sfrecciarono come fuochi
d’artificio i ricordi delle sue avventure in Fantasia, la vecchissima Morla,
l’Oracolo del Sud, il Bosco della Luna, il Deserto Dipinto, il
Portale…
Atreiu e
Fiordiluna.
La nostalgia si
fece sempre più forte a mano a mano che la sua storia entrava nel
vivo…
L’Acqua della
Vita.
E la promessa
che lo legava ad Atreiu, solo grazie a lui era potuto tornare a
casa.
Il maestro
parlava e parlava, raccontava con dovizia di particolari gli ambienti, ricordava
amici e fedeli compagni che credeva di aver dimenticato, riscopriva la felicità
di Fantasia e ne respirava l’aria.
Ogni parola lo
portava un po’ più vicino a quel mondo fatato che era rimasto sempre nascosto
nel suo cuore.
Il racconto si
protrasse per ore e ormai si era fatto tardi quando la favola
finì.
In lontananza,
il campanile suonava le cinque del pomeriggio, a breve la giornata sarebbe
finita.
Svegliatosi
come da un sogno, Bastian guardò stralunato i faccini sognanti dei suoi piccoli
alunni, nessuno di loro s’era addormentato benchè l’ora del riposino fosse ormai
trascorsa, sui loro volti si leggeva gioia e anche
eccitazione.
Mery scattò in
piedi: “Maestro, possiamo andare anche noi a Fantasia?” chiese con aria
insolitamente seria, “Voglio vedere Fiordiluna.” disse lei; l’insegnante sorrise
debolmente, inginocchiandosi accanto a lei, “Tutti possono andare a Fantasia,
l’importante è trovare la strada giusta. E ti dirò di più, l’Infanta Imperatrice
sarà contentissima di vederti. E chissà, magari con un po’ di fortuna potresti
incontrare anche Fùcur e potreste volare assieme nei cieli blu sino alla Torre
D’Avorio. Sono sicuro che voi potreste riuscirci!” dichiarò convinto Bastian con
gli occhi lucidi.
§§§
Bastian rientrò
nell’appartamento tranquillo e silenzioso che l’ora di cena era passata già da
un pezzo; con calma, si levò il soprabito e le scarpe, poi rimase al buio
nell’ingresso, ipnotizzato dal proprio riflesso nello specchio sul
muro.
Era stata una
giornata strana, il giovane maestro se lo sentiva fin nelle ossa, quella strana
eccitazione che pensava di aver perduto anni prima, quando aveva lasciato quel
mondo magico che gli aveva regalato l’avventura più bella della sua
vita.
Per un attimo,
al suo riflesso si sovrappose l’immagine di un suo coetaneo dalla pelle bronzina
vestito di una semplice tunica verde e dal sorriso smagliante e sentì il proprio
cuore battere più forte, ma così come era apparso, l’uomo scomparve, lasciando
un vuoto immenso.
Bastian cadde
in ginocchio, stringendo tra le dita un lembo del
tappeto.
“Non ti ho mai
dimenticato, amico mio… Non ho mai scordato né te né Fiordiluna… E nemmeno te,
Fùcur. Spero che tutti voi amici miei stiate bene…” mormorò, cercando di
ricacciare indietro le lacrime.
Improvvisamente, il giovanissimo scattò in piedi, ansimando e sfrecciò
attraverso l’appartamento sino nella propria stanza; accese la luce
dell’abat-jour sulla scrivania e, respirando affannosamente, osservò le sagome
dei mobili nella fioca luminescenza dorata della
lampada.
Sul letto,
poggiati su morbidi e colorati cuscini c’erano tre pupazzi fatti a
mano.
“Atreiu… Fùcur…
Fiordiluna…” ripetè tra sé e sé, “Giuro su me stesso che troverò il modo di
tornare a Fantasia un giorno e potremmo di nuovo guardare assieme le stelle
eterne.” mormorò, sorridendo tra le lacrime, “è una
promessa.”.
Gli occhi dei
pupazzi brillarono per un istante, come se fossero vivi, poi la luce si
spense.
Nell’aria, solo
la lontana risata di Fùcur.
La sua promessa
era stata accettata.
La Storia
Infinita lo attendeva nuovamente.
Dedicato a chi non smette mai di sognare.