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Autore: Hikary    26/08/2010    2 recensioni
[LaurenSark]
Lei era così dannatamente brava a chiudersi a riccio quando percepiva la sua preoccupazione.
Sark si era già punto parecchie volte con quegli aculei e non era ansioso di ripetere l'esperienza.

Missing moments dalla terza serie, perché anche ai cattivi é dovuto un po' di spazio ;)
Genere: Commedia, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Julian Sark, Lauren Reed
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sark e Lauren, per parlare un po' anche di loro due.

Momenti random della season III scanditi non da date ed orari – di cui non disponiamo – ma da dettagli che sicuramente per il nostro Mr Sark sono stati molto significativi: gli sbalzi di umore di Lauren! Apre e chiude in maniera più serie, é invece più divertente – almeno spero! - nel mezzo.


NB: la Lauren di questa fic é frutto di un lunghissimo studio sul personaggio. C'è tantissimo da dire e da scrivere su di lei, perciò spero che i dettagli che potranno sembrare OOC a prima vista possano essere considerati un “ andare oltre le poche scene che ci hanno regalato i mitici autori”.


Desclaimer: Alias appartiene al grande J.J. ; With or without you appartiene agli U2.


Tutta alla mia Syd,

perché ho la fortuna di averne una in casa.

E perché ha accettato che dalla Sarkite Acuta

non si guarirà mai ;)


With or without you


With or without you,

with or without you, oh oh

I can't live, with or without you.



[Sera, rifugio sicuro. Lauren di umore pericolosamente calmo.]


Lunga distesa sul letto, Lauren fissava il soffito. I piedi nudi penzolavano da un lato e le braccia erano completamente allargate; pareva un angelo immerso in qualche riflessione inarrivabile, con i suoi bei capelli biondi a circondarle il viso pallido e gli occhi distanti, eppure Sark, dal modo in cui le sue dita erano serrate attorno ad un lembo del lenzuolo, riusciva a percepirne la collera e l'agitazione. Due emozioni che appartenevano spesso a Lauren.

Voleva una scusa, soltanto una scusa per dare le spalle allo schermo del computer e domandarle cosa non andasse. Lei era così dannatamente brava a chiudersi a riccio quando percepiva la sua preoccupazione. Sark si era già punto parecchie volte con quegli aculei e non era ansioso di ripetere l'esperienza.

Finalmente un sospiro attirò la sua attenzione. Come se non aspettasse altro – perché in effetti così era – ruotò la sedia e la guardò, reprimendo il desiderio di alzarsi e sedersi sul bordo del letto.


« Ci farai l'abitudine. » le disse, dopo un po'.

« A Sydney Bristow? » alzò un sopracciglio « Dio, spero proprio di no! »


Sark la guardò di sottecchi.

Lauren si alzò a sedere, poggiando il peso sui palmi delle mani, e un sorriso furbo fece capolino sul suo volto.


« Vorrebbe dire che sono diventata fredda ed insensibile e che non tengo al mio matrimonio! »


L'uomo alzò gli occhi al cielo tirando a sua volta un sospiro che voleva essere esasperato; ma si godette quell'attimo in cui lei non poteva notare la sua espressione mentre assaporava la risata di Lauren. Era da un po' che non la sentiva ridacchiare di gusto, a pensarci bene. La missione la stava rendendo più nervosa del solito da quando la parte più difficile era diventata salvare il suo matrimonio fasullo. All'inizio ci scherzava su molto spesso. Lo trovava estremamente ironico e Sark era certo che, se soltanto avesse avuto il tempo di riflettere su quell'aspetto, lo avrebbe trovato ancora molto comico.


« La odio. » mugugnò Lauren.

« Pare che Sydney Bristow abbia una capacità di farsi odiare con un'intensità davvero notevole. Da un lato ha i pazzi fanatici – e includo tuo marito – che morirebbero per lei in qualunque momento, dall'altro persone che farebbero esattamente lo stesso pur di trascinarla all'Inferno con loro. »

« Non rimane indifferente. »

« Già. »


Lauren sospirò pesantemente. Era calmissima quella sera e sembrava diventare via via sempre più tranquilla. Sark sentiva di poter quasi toccare la sua agitazione, eppure era certo che Lauren non ne avrebbe lasciata venir fuori nemmeno una goccia.


« Michael impazzisce completamente quando si tratta di lei. Smette proprio di ragionare. » fissò un punto imprecisato sul muro, per poi tornare a rivolgere lo sguardo sull'uomo « A volte mi spaventa. » confessò.


Incapace di resistere oltre a quell'espressione angosciata, Sark si alzò e andò a sedersi accanto a lei. Lauren aveva davvero paura di qualcosa, come se fosse stato lì, davanti ai loro occhi.


« Per i cattivi non é la stessa cosa. »

« Oh-oh » la riprese lui, sfiorandola appena con una finta spallata « Da quando saremmo i cattivi? »

« Giusto, giusto. Meglio definirci “ una versione alternativa dei buoni”. »


Si scambiarono un sorrisetto divertito.


« Voglio dire » riprese Lauren, comunque troppo presto « Noi non siamo come loro. Tu ed io... »


E qui Sark iniziò seriamente a preoccuparsi per la salute della sua partner. Nella classifica delle cose più temute da Lauren, parlare al plurale era fra le prime tre senza ombra di dubbio.

Gli occorse solo qualche istante per darsi mentalmente dell'idiota.


« ...se fossimo con qualcun altro, farebbe differenza? Faremmo il nostro lavoro ugualmente, no? »


Sark si alzò di nuovo, ma questa volta si diresse alla finestra. Rimase lì, in piedi, dando le spalle a Lauren.


« Credo di sì. » mormorò più a sé stesso che a lei.


Dalla sua posizione, Lauren non poteva vedere la sua espressione accigliata. Osservò la sua immagine di spalle, le sue braccia distese lungo i fianchi, che l'avevano stretta troppe volte, dandole quell' insopportabile senso di sicurezza, i capelli biondi che avevano appena iniziato a ricrescere dopo il carcere e che lei trovava assolutamente buffi ma adorabili; cercò di immaginare gli occhi attenti – mai che la perdessero di vista – o le labbra incurvate in un ghigno sarcastico.


La sua voce giuse più bassa e incerta di quanto avesse sperato.


« Non credo vorrei qualcun altro. »


Sark si portò un pugno al petto, stringendo forte, in una muta risposta che Lauren sapeva bene come interpretare. Era un tale peccato che tra cattivi certe cose non si potessero dire ad alta voce.



[4 a.m., solito rifugio. Lauren di pessimo umore.]


Un rumore sommesso ma perfettamente distinto dai suoni provenienti dall'esterno. Se non fosse stato il partner di Lauren sotto tutti i punti di vista da diverso tempo, Sark sarebbe scattato sull'attenti per individuare l'ipotetico intruso. Invece socchiuse gli occhi e mise a fuoco l'angolo della stanza dove si trovava il tavolo con il portatile. Quando scorse la figura di Lauren intenta a lavorare, abbandonò la testa contro il cuscino con un gemito disperato. Stava sgranocchiando una di quelle sue orrende barrette che fingevano di non avere cioccolato. E in compenso, non dicevano nulla in merito allo scricchiolio che producevano ad ogni morso.


« Lauren, pietà. Che diavolo stai combinando? »

« Lavoro. Hai presente, quando metti in funzione muscoli e cervello contemporaneamente? »


A Sark vennero in mente una decina di degne risposte maliziose nell'arco di un secondo; ma le tenne per se, tutte quante, perché ad occhio e croce l'unico oggetto a portata di lancio per Lauren era il computer. E non c'erano dubbi che lo avrebbe lanciato.


« Siamo un po' acidi sta... » guardò di sfuggita l'ora sulla sveglia del comodino « ...mattina?! »


Le quattro in punto.


« Almeno piantala di sgranocchiare come uno scoiattolo. Vorrei dormire. »

« Che gravissimo problema. »


Lauren non si era nemmeno voltata. Di rado Sark l'aveva vista tanto furiosa, anche nei suoi momenti peggiori. Un umore del genere potevano derivare da una sola offesa: orgoglio ferito.

Questo non lo addolcì minimamente, quando mise a punto il contrattacco. Nessuna pietà per chi non aveva rispetto del sonno altrui.


« No, sul serio. Altrimenti so già cosa farai domani mattina. »


Ovvero tra qualche ora.

Si morse la lingua per non dirlo.


Aveva attirato l'attenzione della donna, che stava aspettando di sapere dove sarebbe andato a parare. Lo aveva capito dal ticchettio sulla tastiera, che si era fatto più lento.


« Non appena entrerai in bagno, inzierai a lamentarti davanti allo specchio dicendo che sei ingrassata e il tuo complesso d'inferiorità nei confronti di Sydney Bristow raggungerà i massimi storici. »


Touché.

Non che Lauren avesse mai fatto scenate del genere, ma aveva colto nel segno grazie a quel suo piccolo vizio di osservarla costantemente e a quel fastidioso talento nell'indovinare sempre cosa le passasse per la testa. Percepì fisicamente l'attimo di quiete che precedette la tempesta in arrivo.


Merda, mormorò tra sé. Questa volta non ne esco vivo.


Lauren si alzò di scatto, fissandolo con una tale intensità che per un momento Sark si domandò se non sperasse davvero di poterlo incenerire con gli occhi. Con passi lenti si avvicinò al letto, prendendo posto nell'angolo più distante in una buffa posa da gatto accovacciato. Senza interrompere il contatto visivo, scartò una tavoletta di cioccolato e la mangiò d'un fiato, spingendola con l'indice contro le proprie labbra un poco alla volta e masticando ogni centimetro con tutta la forza di cui era capace.


« Io. Faccio. Quello. Che. Voglio. » sillabò.


Sark tirò un sospiro senza farsi notare troppo, in un moto d'invidia verso le briciole che si stava leccando via dalle labbra. Allora, volendo rendersi più partecipe, si sollevò per avvicinarsi al suo viso, scrollandosi di dosso buona parte del lenzuolo. Sul suo viso perfetto troneggiava un sorriso beffardo. Lauren si prese qualche istante per ricordare come avessero trascorso la prima parte della nottata e questo parve rallegrarla almeno un po'.

I loro nasi si sfioravano.

L'uomo accennò a qualcosa che aveva a che fare con macchie di cioccolato e le diede un bacio sul naso, lasciando scivolare le labbra fino all'angolo della sua bocca. Lauren sorrise, sconfitta.


« Okay, capo. » la prese in giro « Ed essendo tu una che lavora, mi dici cos'hai raccontato a tuo marito per non essere a casa alle quattro del mattino? »

« Oh, sta' tranquillo. » il tono si era fatto nuovamente furente « Ho semplicemente detto che non c'era alcun problema se passava tutta la notte in ufficio a lavorare su alcuni dettagli con Sydney, perché anche io avrei fatto tardi. »


Merda, imprecò mentalmente Sark, per la seconda volta.


E non si curò nemmeno di essere stato ripetitivo.



[Rifugio, notte. Lauren di umore decisamente agitato.]


Avevano discusso, confrontato le informazioni, rivisto i dettaglio del giorno seguente uno per uno. Sdraiati l'uno accanto all'altra, avevano elencato ogni possibile imprevisto e ne avevano ideato la risoluzione. Non ci sarebbe più stato da lavorare nemmeno volendosi inventare altri piani, perciò verso l'una e mezza del mattino erano crollati, Lauren con la testa contro la spalla di Sark e l'uomo che la teneva stretta a sé, accarezzandole di tanto in tanto i capelli.


« No, no, no! »

« Cosa? »


Sark spalancò gli occhi di colpo e immediatamente volse il capo verso Lauren, che fino ad un attimo prima dormiva accanto a lui ed ora, messasi a sedere, pareva agitatissima.


« Non possiamo farlo. »


Il tono si era calmato di colpo e ora l'espressione che troneggiava sul suo viso era più di disappunto, come se stesse rimproverando sé stessa per una grave mancanza.


« Questo, non dovremmi farlo. »

« Non dovremmo ...dormire? » domandò incerto Sark, a cui non venne in mente nessun'altra attività criminosa.

« No. Potrebbe rendere le cose difficili, in futuro. »

« Dormire? » ripetè, forse perché ogni volta che ripeteva quel verbo il sonno aumentava.

« E compromettere il nostro incarico. »

« Dormire comprometterà il nostro incarico? Lauren, ma che diavolo stai dicendo? »

« Noi non dovremmo dormire insieme. » scandì lei.

« Noi abbiamo dormito insieme decine di volte! »


Lei scosse piano il capo, con un nuovo sguardo estremamente serio.


« Abbiamo fatto sesso. E magari ci siamo addormentati, dopo. Ma questo... » scrollò le spalle, lasciando che un brivido la scuotesse per bene « ...questo é... »


A quel punto, Sark rise.


« E' tutto okay, Lauren. Ti prometto che non finirai in Paradiso per così poco. »

« ...da fidanzati? » sussurrò allora, quasi in segno di sfida.


Seguì un attimo di silenzio assoluto, prima che Sark si riscuotesse da quel suono terrificante.


« D'accordo, ritiro tutto. Vieni qui che mi é passato il sonno. »



[Prime luci dell'alba, hotel non meglio identificato. Lauren di umore insolito.]


« Quell'uomo é pazzo. »


Lauren rise istericamente, seduta sul davanzale davanti alla finestra. Aveva ancora negli occhi gli strani simboli scritti da quela povera ragazza che pareva invasata. Le aveva fatto pena vederla in quello stato; ma non abbastanza, ovviamente.


« Te lo giuro, non riesco a comprenderlo. Un attimo prima quell'equazione é lo scopo della sua vita, quello dopo sacrificherebbe ogni cosa per la figlia. »

« Oh, non lasciarti distrarre dai suoi monologhi spassionati su quanto ami la figlioletta ritrovata. Ho già ascoltato qualcosa di simile per tutti i membri della famiglia Bristow. Laura compresa.»


La donna questa volta sogghignò, in ricordo di certi aneddoti molto interessanti sui loro superiori.

Con un agile balzo, toccò terra e si avvicinò al letto, dov'era seduto Sark, intento a rigirare il liquido rossastro del suo bicchiere, che ricordava solo vagamente del vino.


« Bene. » sorrise, accomodandosi in braccio all'uomo e circondandogli il collo con entrambe le braccia.


Sark posò il bicchiere e sorrise a sua volta. Le accarezzò le spalle e i fianchi, serrando infine la presa attorno alla sua vita. Lauren premette il naso contro il suo, iniziando a gocherellare con qualche ciuffo biondo dell'uomo.


« Hai visto come ci é corso dietro il mio ex-marito? »

« Oh, . » le prese il volto tra le mani e scostò i capelli, accarezzando una guancia con il pollice « Ero quasi geloso. »


Lauren reclinò il capo, arricciando il naso fingendosi offesa. Sark conosceva quell'espressione: voleva farsi baciare e lui non vedeva alcun motivo per non accontentarla. Sentì Lauren rispondere a quel bacio con un'intensità perfino maggiore del solito e d'istinto tornò a stringerla a sé con un braccio. L'altra mano litigò furiosamente con il suo maglione troppo spesso e scese ad accarezzare le cosce.

Adorava quei jeans, decisamente.

Per tutta risposta Lauren poggiò i palmi sul suo petto e lo spinse giù, contro il materasso, divertendosi un mondo nel vedere la sua espressione combattuta tra disappunto e desiderio.


« La solita dispotica. » brontolò infatti, accontentandosi per il momento di cedere il comando.


Ridacchiò beffarda vicino al suo orecchio, poi tracciò con le labbra una linea immaginaria fino a sfiorargli di nuovo la bocca. Fu troppo, soprattutto per lui. Con un movimento deciso, la fece scivolare sotto di sé e Lauren accettò di buon grado, pur odiando quell'attimo in cui dovette allontanare il viso dal proprio. Brevissimo, ma insopportabile.

Sark baciò ogni centimetro del suo viso, lottando contro il collo di quel maglione che pareva proprio avercela con loro. Continuava a preferire i jeans, che non solo le stavano divinamente, ma avevano un unico bottone molto allettante. Anche Lauren pareva dell'idea.

Forse avrebbero potuto passare oltre al magliore, in fin dei conti.

Lauren si mise a trafficare con i bottoni della sua camicia.

Finché, di colpo, lo invase una strana sensazione. Lauren, tra le sue braccia, gli pareva diversa; gli pareva di dover fare molto di più in quel momento, come se di occasioni per fare la cosa giusta ne rimanessero ancora poche. Gentilmente portò Lauren al suo fianco, abbracciandole e dandole di stricio un bacio sulla guancia. Aveva il fiato corto, quella nuova emozione lo stava per soffocare. Appoggiò la guacia sulla testa della donna e trasse un profondo respiro.

Lauren reagì dopo qualche istante: afferrando i due lembi della camicia mezza sbottonata, lo strattonò finché non si trovarono faccia a faccia.


« Che cosa pensi di fare? »


Sorpresa, più che altro, tono curioso.


« Io? Proprio niente! »


Il ginocchio di Lauren raggiunse il suo stomaco in maniera non proprio gentile. L'espressione dolorante doveva essere davvero afflittà perché Lauren represse a stento una risata e lo guardò intensamente. Quando parlò, il tono minaccioso era in netto contrasto con la sua espressione, la più felice e sincera che l'uomo avesse mai visto.


« Julian Sark, non ti azzardare mai più a fare niente con me! »


Ma al di là dell'espressione, il tono c'era. E Sark, per puro scrupolo, la prese in parola.



[Orario imprecisato. Luogo senza importanza. Lauren non c'è.]


Vorrebbe chinarsi, chinare il capo su quel corpo e baciarla. E' un desiderio del tutto irrazionale e fuori luogo, perciò si trattiene. Sa che quelle persone – Vaughn per primo – non ne capirebbero mai il motivo. Chissà cosa andrebbero a pensare.

Loro non capiscono che le sue labbra gelide sono un abominio.

E' la cosa che più lo tortura di quella vista, la sua bocca che pare congelata, di quel nauseante colore violaceo. Dio, la sua Lauren.

Com'era finita lì? Era stata colpa sua?

Perché é in quella cella, perché non sono in qualche stanza d'albergo a farsi beffa di Sydney e Vaughn? Dov'é la sua Lauren, ora, dov'é?


« Julian... »


Ha la solita espressione ammonitrice che le viene ogni volta, quando sente che sta per scapparti una frase troppo sentimentale per i suoi gusti. Ti punta il dito dall'altra parte della stanza, gli occhi che quasi brillano. E sillaba, come suo solito.


« Non. Ti. Azzardare. »



Di sicuro quell'insulso agente Michael Vaughn prova rimorso nell'aver ucciso un altro essere umano, per quanto bramasse vendicarsi. Glielo legge negli occhi. E si domanda, ancora una volta, che razza di idioti siano i buoni, che provano compassione per la morte a tal punto da trovare più facile rammaricarsi di aver ucciso il peggiore dei loro nemici piuttosto che credere, anche solo per un attimo, che i cattivi siano in grado di provare emozioni.

Ecco, gli sta sbattendo in faccia la sua superiorità emotiva. Ipocrita. L'ultimo a poter parlare di amore, visti i recenti sviluppi della sua vita sentimentale. Sark trovava tremendamente ironico che sia stato più fedele lui a Lauren che quell'uomo alla sua amatissima Sydney.


« Rilassati, su. Faccio così paura? »

« Quando hai quella faccia potresti dire qualunque cosa... »

« Lauren Reed, che cuore pavido! »

« Taci, razza di infame! »


Ridete, abbracciati.

Le sciogli i capelli, la baci, la stringi...



Lì, morta.

Morta.

Ma Sark non piange che per pochi istanti, non ne prova alcun sollievo. Si sente gelido quanto il corpo che ha davanti. E detesta la voce di Vaughn nella propria testa. L'ultima persona al mondo degna di essere con lui, in quel momento, c'é. Allora vuole almeno che soffra, che si senta in colpa. Lo guarda con attenzione mentre rivolge per la prima volta lo sguardo su di lei.

Eppure nemmeno questo lenisce il dolore.


« Ti fidi di me? »

« Assolutamente no. » la rassicuri con un sorriso.

« Bene. »


Pare deliziata da quella risposta.

Anche se l'hai detta ridendo, anche se sa perfettamente cosa ti passa per la testa quando la guardi in quel modo. Avevi iniziato a domandarti se non fosse la stessa cosa per lei ed ora ne sei quasi certo.

Conosci Lauren, quel tanto che basta.



Niente di ciò che avrebbe potuto infliggere all'agente Vaughn sarebbe servito.

Cosa cazzo serve allora?

Come può cancellare quel vuoto?

Ricorda ogni secondo passato con lei; ed ogni secondo senza di lei, in uno spietato confronto che non ammette rivincite.


Respiro affannoso, come quella volta in cui ti eri sentito strano.

Lei é lì, dannazione!, é tua; allora perché ti sembra tanto distante?

Come se stesse andando via, la senti afuggire al tuo abbraccio.

Devi fermarla.


« Lauren... »


Non puoi, cazzo, non puoi.

Ricordati chi siete.


« ...ti amo. »


O forse, invece, puoi.

Forse rimarrà un ricordo confuso di quella notte, l'eccitazione fa dire cose senza senso.

Quasi una teoria scientifica, no?

Lauren sorride ed é di nuovo tua.



E' un supplizio inutile.

Smette di guardarla e di respirare.

Ora inizia a capire. Tutte le volte che Lauren si era rifiutata di sentire quelle parole, tutti i suoi scatti rabbiosi e gi sguardi minacciosi. Può forse biasimarla, per non aver voluto sentirsi così? Ma Sark ne é certo, lei al suo posto non sarebbe cambiata: avrebbe finto alla perfezione, tranne forse per qualche piccolo dettaglio che però solo lui avrebbe saputo notare, mentre il suo cuore sarebbe andato in pezzi allo stesso modo. Nuovamente ironico e quasi paradossale, il pesiero che di tutte le persone che aveva conosciuto nella sua vita Lauren Reed fosse l'unica ad avere più sostanza che apparenza. Non l'avrebbe voluta un'altra partner, no.


Solo Lauren, nessun'altra.


« ...anch'io. »

« Anche tu cosa? »


Sorride, furba.


« Anche io non mi fido di te. »



[THE END]




NB2: ...nonostante quanto detto sopra, non chiedetemi il perché delle barrette al cioccolato XD


Riferimenti agli episodi 3x21 Resurrezione e 4x08 Echi – dov'é ambientata l'ultima scena della fic. Il resto da inserire a piacere dove capita :)

Uh, per la cronaca io non solo amo la coppia SydneyVaughn ma Vaughn stesso é uno dei miei personaggi preferiti. La lapidazione verbale esprime esclusivamente il parere di Sark e vi assicuro che insultare uno degli uomini della mia vita (L) non é stato facile!


Notte in bianco, ma l'ho scritta. Fiuuuuu!

Ne é valsa la pena, per lor :D

  
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