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Autore: Nil_Yeol    26/08/2010    4 recensioni
Presi il lungo coltello da cucina che avevo posto poco prima sulla scrivania e lo passai sulla morbida pelle del suo interno coscia. Lui iniziò ad urlare terrorizzato e tentò di gettarsi giu dal letto ma con un movimento fulmineo misi un piede sul suo torace facendo forza, impedendogli così ogni movimento. - Troppo freddo? - gli domandai premuroso - Non ti preoccupare piccolo, ti riscaldo io.- e senza esitazioni feci un profondo taglio sulla carne nivea della sua gamba, la quale si tinse presto di un affascinante rosso vermiglio.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aoi, Uruha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Pure





Sin dalla più tenera età ho sempre
provato un amore viscerale per tutto ciò che è bello: non carino, non
grazioso, non piacevole…solo dannatamente bello. Per me è assolutamente
inconcepibile guardare con ammirazione qualcosa che non sia la perfezione assoluta e
rifiuto categoricamente quei surrogati umani che tentano in ogni modo di
migliorare la loro triste natura con inutili interventi di chirurgia plastica.
La bellezza è insita in noi dalla nascita e se non la si ha, è ridicolo pensare di crearla
deturpando il nostro corpo con tagli ed incisioni; la bellezza rispecchia la
nostra interiorità, più si è avvenenti maggiori sono le nostre qualità nascoste,
quindi celarsi dietro una maschera di plastica o silicone equivale inevitabilmente
a mettere a nudo la propria falsità e pochezza; è questo ciò che
penso e nessuno potrà mai convincermi del contrario. Io desidero la spontaneità, la naturalezza…la purezza
Per questo ho scelto te, per questo sei diventato il centro dei miei pensieri, il mio
sogno ad occhi aperti, la mia eterna fantasia, il mio scopo nella vita…
Proprio in questo istante, mentre attraverso il lungo corridoio che porta al set per il
nuovo servizio fotografico, mi rendo conto di essermi improvvisamente messo
a correre; la voglia di vederti è troppo forte e in questi momenti capisco
come tu sia diventato per me indispensabile come l’aria.
Finalmente arrivo di fronte alla porta che conduce al set fotografico, la quale è
rimasta socchiusa, prima di entrare inspiro profondamente per nascondere il fiatone e
lancio un’occhiata all’interno alla ricerca della tua figura. Mi basta poco e
incontro finalmente il tuo corpo sottile e sinuoso, perfetto in ogni sua parte. Sento già il cuore mancare un battito e la gola divenire improvvisamente secca, come arsa da
una sete implacabile, ma scuoto con vigore la testa per tornare lucido ed entro
senza più alcuna remora.
<< Buongiorno Yuu, ben arrivato! >> Takanori mi lancia un’occhiata sbieca
pronunciando quella frase con tono stizzoso ed ironico – odia terribilmente i miei
continui ritardi e non perde occasione per ripetermi quanto sia negligente
sul lavoro, arrivando addirittura a minacciarmi di licenziamento- ma
in fondo provo solo una gran pena per lui; è un esserino banale ed
insignificante, alto poco più di un metro e sessanta, con scompigliati capelli color
miele e occhi che cambiano tonalità a seconda delle lenti giornaliere. Mi
gironzola intorno atteggiandosi a grande capo ma la sua posizione di
privilegio è in realtà dovuta al suo ruolo di puttana del proprietario degli studios: Ryo
Akira Suzuki.
Non lo degno neanche di una risposta – come ho detto uomini tanto anonimi non
meritano la mia attenzione – dirigendomi invece di gran carriera verso di te
che mi guardi silenziosamente. Piego leggermente la testa da un lato e una
ciocca della frangia corvina cade con delicatezza sui miei occhi scuri ora
intenti a rimirare la tua immagine. Sotto il mio sguardo vedo le tue guance,
solitamente nivee, tingersi di un grazioso rosa pallido e la tua mano
porta una ciocca dorata dietro l’orecchio tentando di mascherare l’imbarazzo. Amo
terribilmente questo tuo lato timido e riservato, mi fa capire quanto tu sia
estremamente puro…
<< Giorno Kou-chan, pronto per il servizio di oggi? >> gli regalo uno dei miei sorrisi
più seducenti e tendendo la mano prendo la sua per poi deporvi un casto
bacio. A quel gesto vedo il suo viso divenire completamente rosso e
abbassando lo sguardo, con voce incerta e tremante, mi risponde di si. Lascio
scivolare via le sue dita affusolate, sentendone già la mancanza, e impugno con
sicurezza la mia fidata macchina fotografica, a cui devo il merito di avermi reso
ciò che sono oggi: sono il miglior fotografo che Tokyo possa vantare e
Kouyou è il migliore dei modelli. Lo vedo adagiarsi con eleganza sulla comoda
poltrona posta al centro della stanza e in un battito di ciglia lo spettacolo ha inizio: il
ragazzo che ora mi sta di fronte non è più il timoroso biondino di poco fa,
adesso davanti ai miei occhi si presenta la personificazione della sensualità e
dell’erotismo. Kouyou abbandona stancamente la sua testa contro la spalliera
della
morbida sedia schiudendo appena le soffici labbra rosee e socchiudendo i
suoi affilati occhi color nocciola; un braccio è saldamente ancorato ad uno dei
braccioli e le sue unghie laccate di nero fendono la stoffa quasi lacerandola
come se il loro proprietario stesse combattendo contro una forte
sensazione di dolore o…piacere. Le sue lunghe gambe sono aperte in modo
provocante e una di esse è lasciata ciondolare dall’altro bracciolo mentre la seconda
mano carezza lasciva la coscia soda e levigata. È incredibile come la
sua personalità muti di fronte all’obbiettivo fotografico ma anche questo lato
sexy e seducente di Kouyou non fa altro che mandarmi in visibilio: ad ogni
scatto sento la mia eccitazione crescere e a stento mi trattengo dal prenderlo
per i capelli e farlo mio in quell’istante.
Senza accorgermene siamo arrivati alla fine del servizio e ascolto - come fossi uno
spettatore- la mia voce mentre intima a quella creatura che è giunto l’ultimo scatto.
Al termine del lavoro faccio i miei complimenti allo staff e naturalmente a lui, poi
esco velocemente dalla stanza per non far notare il tormento dipinto sul mio
volto.
Ogni servizio con Kouyou mi lascia terribilmente provato; fatico molto a mantenere
quella facciata di calma e distaccata professionalità ma in realtà la
mia mente non fa altro che immaginare una vita dove non esistono giorni ma solo notti infuocate in compagnia della mia ossessione.
Nel frattempo mi sono rifugiato nella toilette in attesa di ritrovare il senno: mi bagno
il viso con l’acqua gelida e rimango qualche istante con gli occhi chiusi
ascoltando il mio respiro che si regolarizza pian piano, quando li riapro
però lo specchio posto sopra il lavandino riflette la tua immagine alle mie
spalle. Mi volto di scatto con una faccia tra lo stupito e lo spaventato
guardandoti a bocca aperta.
<< Che ci fai qui Kouyou? >>
Mi sorridi dolcemente come solo tu sai fare e ti avvicini con passo leggero.
<< Eravamo preoccupati per te…te ne sei andato all’improvviso e credevamo ti fossi
sentito poco bene, così sono venuto a controllare.>>
Mentre pronunci quelle parole hai un’espressione a dir poco incantevole; sei delicato
come un fiore e ora senza il trucco pesante posso ammirare il tuo viso
sottile e pulito e finalmente mi torna in mente che hai appena diciannove
anni. Un uomo come me, il quale ha ormai superato la trentina, non
dovrebbe mai toccare una creatura bella e pura come te, rischierebbe di
sporcarla…Ti fisso ancora per un attimo, poi mi decido finalmente a parlare:
<< Tranquillo Kouyou sto bene, comunque grazie per esserti preoccupato.>> e dette
queste poche parole pongo un tenero bacio sulla tua fronte.
Tu chiudi gli occhi e abbandoni le braccia lungo i fianchi per godere di quel momento
e io senza riuscire a controllarmi ti stringo finalmente al mio petto
come avrei voluto fare già da molto tempo. Qualcosa nella mia mente però mi dice
che è tutto sbagliato: io non devo toccarti, non devo nemmeno
sfiorarti…sono troppo sporco, tu sei un’anima candida che deve rimanere così in
eterno, non devo avvicinarmi a te…nessuno deve!
Ti scanso forse un po’ troppo bruscamente perché tu sembri sorpreso e un po’
spaventato dal mio gesto e indietreggi con aria mortificata.
<< Scusami Kou, sono solo un po’ stanco…>> muovo qualche passo verso l’uscita
ma mi volto un’ultima volta verso di te e ti sorrido.
<< << Kou…sei semplicemente perfetto>>
Il biondo sbatte qualche volta le ciglia interdetto ma prima che potesse dirmi qualsiasi
cosa ero già uscito dal bagno.


I giorni successivi li dedicai esclusivamente a te: di lì a poco se sarebbe tenuto un
importante evento mondano che si sarebbe potuto rivelare la svolta della tua
carriera, vi avrebbero infatti partecipato grandi personalità del mondo della
moda e per un modello alle prime armi quell’avvenimento era senza
dubbio un trampolino di lancio.
Trascorremmo dunque molte giornate insieme nel tentativo di catalogare e scegliere
le migliori foto da presentare; giornate durante le quali tu mi sorridevi
sempre radioso e io mi innamoravo sempre più di te. Un giorno, dopo
il lavoro, mi invitasti a casa tua per prendere un tè ed io accettai di buon
grado, troppo curioso di vedere il luogo dove vivevi e soprattutto di
conoscere il tuo stile di vita.
Quando fummo arrivati al terzo piano di un grazioso condominio grigio perla,
afferrasti il mazzo di chiavi che tenevi in tasca e, dopo un paio di tentativi andati a
vuoto, apristi finalmente la porta. Subito un’ondata del tuo profumo, fruttato e
dolce allo stesso tempo, investì le mie narici e respirai profondamente per
inebriarmi quanto più possibile di quella fragranza afrodisiaca che aleggiava in tutta
la casa: sul divano bordeaux in salotto, sui vestiti deposti su una sedia della
piccola cucina color arancio e naturalmente nella tua stanza sul morbido
letto dalle leggere lenzuola violette. Tutto profumava di te.
<< Scusa il disordine Yuu, ieri sono tornato tardi e non ho avuto il tempo di
sistemare. >> e mentre mi rivolgevi quelle parole spingevi con forza un’anta
dell’armadio che proprio non voleva saperne di chiudersi. Ti arrivai alle spalle
silenziosamente e non ti accorgesti di me fino a quando la mia mano si posò
delicatamente sulla tua ancora adagiata sull’imposta di legno.
<< Non c’è problema Kou…tutto quello che ti riguarda è sempre perfetto…anche il
disordine…>> sussurrai quella frase al tuo orecchio e ti vidi rabbrividire per
l’emozione. Ti voltasti con lentezza verso di me e alzandoti sulle punte dei
piedi deponesti un caldo bacio sulle mie labbra. Ricambiai quel gesto con
tutto l’amore e la devozione che avevo per te e strinsi con vigore i tuoi
fianchi stretti mentre le tue braccia si allacciavano intorno al mio collo; sentire così
vicino a me l’uomo che più desideravo al mondo, capire di poterlo avere lì
in quell’istante ed essere consapevole che avrebbe acconsentito, docile e
ubbidiente, ad ogni mia richiesta, mandò in panne il mio cervello e per un solo attimo
pensai di sottostare ai miei folli desideri.
Ma io non potevo deturpare in quel modo la tua perfezione, anche se in quel
momento, mentre una tua gamba si insinuava lasciva tra le mie, di certo perfino tu ti
sarai reso conto di quanto la mia brama di te potesse essere intensa. Mi
allontanai di qualche passo e misi una mano davanti agli occhi per nascondere il mio
dissidio interiore: ti volevo così tanto ma allo stesso tempo non ti volevo
affatto.
Kouyou dovevi rimanere così immutato per sempre.
Con qualche falcata veloce uscii dalla tua camera con le pareti giallo pastello e mi
precipitai fuori dalla porta di casa iniziando a correre per le scale mentre la
tua voce mi chiamava dal pianerottolo.


Per qualche settimana non mi presentai a lavoro: né le lamentele di Ryo o gli
schiamazzi di Takanori riuscirono a farmi mettere piede fuori di casa; dovevo
staccarmi per qualche tempo da Kou quindi non lo avrei visto se non nelle foto che
tappezzavano le pareti di tutta la mia camera. Sono ossessionato da lui e
quell’insolita carta da parati insieme agli innumerevoli book fotografici che lo
ritraggono, ne sono la prova lampante.
Un mercoledì trovai finalmente la forza e il coraggio di ripresentarmi sul posto di
lavoro, non sapevo però che quel giorno il delicatissimo filo che mi teneva
ancora ancorato alla realtà si sarebbe spezzato, lasciandomi annegare nel
vortice della follia.
Erano le nove in punto quando arrivai di fronte alla sede centrale della compagnia, e
a darmi il benvenuto trovai quella piaga vivente di Takanori Matsumoto; mi
accorsi da subito che c’era qualcosa di diverso in lui, una sorta di allarme
lampeggiava nella mia testa avvertendomi che parlare con quel microbo
non avrebbe portato altro che guai. Diedi un rapido sguardo alla sua minuscola
figura accorgendomi così di come tremasse terribilmente; come di
norma però non prestai interesse a quell’inutile cosa e proseguì per la mia
strada almeno fino a quando la sua voce strozzata non mi chiamò. Mi voltai
verso di lui guardandolo con occhi freddi e spenti – se sperava di
intenerirmi con una vocetta stridula era davvero fuori strada – e non appena sollevò la
testa, prima adagiata sulle sue gambe sottili, mettendo in bella mostra due
occhini rossi e traboccanti di lacrime, sbuffai sonoramente, disgustato da quello
spettacolo pietoso.
<< Takanori sei a dir poco patetico.>> sentenziai con una mal celata soddisfazione.
Stavo per scagliare su di lui qualche altra frecciatina sprezzante ma la sua voce
precedette la mia.
<< Mi dispiace…anche tu soffrirai per questa storia…so quanto tieni a Kouyou…>>
A quel nome il sangue mi si gelò nelle vene e i miei occhi si spalancarono in maniera
vertiginosa. Come una furia mi avventai sul piccolo corpo di Takanori e
lo afferrai per i capelli strattonandolo con forza. << Cosa è successo a Kouyou? Dov’è adesso? >> e un altro violento strattone fece
mugolare il biondo per il dolore.
<< Forza rispondi! DOV’è KOUYOU?? >>
Takanori pose le sue piccole mani sulle mie: a pensarci ora mi accorgo di non averlo
mai visto tanto indifeso ed inerme.
<< È con Ryo…nel suo ufficio…>>
Mollai finalmente la presa e lo vidi accasciarsi al suolo ancora più stravolto di prima;
in quel momento però non me ne curai, il mio solo pensiero era Kouyou.
Corsi come un matto all’interno dell’edificio attraversando i corridoi affollati senza
badare a nessuno e dispensando spallate a chiunque intralciasse il mio
cammino.
Quando finalmente arrivai di fronte alla porta dell’ufficio di Suzuki afferrai la
maniglia e la spalancai completamente.
Non avrei mai voluto assistere ad una scena simile: Ryo stava in piedi alle spalle
della scrivania e con il suo corpo muscoloso teneva incollato alla parete Kouyou
sorreggendolo per le gambe, queste ultime erano saldamente intrecciate alla vita di
Suzuki mentre le sue delicate mani vagavano frenetiche tra le ciocche bionde
del compagno. Solo Kouyou si accorse della mia presenza, Ryo era
troppo preso dalla foga del momento e continuò ad avventarsi con voracità sul corpo
del mio uomo perfetto, il quale nel frattempo mi guardava inorridito senza
riuscire ad emettere un suono che non fosse qualche gemito di piacere.
Scappai via senza sapere dove andare, volevo solo allontanarmi da lì, allontanarmi da lui;
il destino volle però che Kouyou mi raggiungesse nel parcheggio mentre tentavo di
fermare il tremore alle mani per aprire la macchina. Aveva il fiato corto per la
corsa – e non solo – e continuava a guardarmi a bocca aperta.
<< Yuu…io…non è come pensi, tra me e lui non c’è niente…è solo per lavoro…>> a
quelle parole il gelo attraversò tutto il mio corpo: Kouyou, il mio Kouyou si
era venduto per lavoro; improvvisamente la sua immagine apparve ai miei
occhi completamente distorta. Kouyou perse ogni importanza per me e il
suo intero essere – che prima consideravo quanto di più perfetto ci potesse
essere sulla Terra – mi sembrò irrimediabilmente sporco.
Mi avvicinai a lui con un sorriso da bambola di porcellana stampato in faccia e posi
una mano sulla sua guancia ancora calda per l’eccitazione; lo guardai negli
occhi e vidi che era sull’orlo del pianto…beh era decisamente troppo tardi per i sensi di colpa.
<< Mi dispiace Kou…ormai sei spazzatura.>> fu l’ultima cosa che dissi prima di
assestargli un poderoso pugno nello stomaco e farlo cadere tra le mie braccia privo di sensi.

Lo caricai in macchina e mi diressi a gran velocità verso casa mia. Appena arrivati lo
feci stendere sul letto e legai i suoi polsi con una cintura facendo poi lo stesso
con le caviglie. Non dovetti aspettare poi molto per rivedere i suoi splendidi occhi aprirsi ancora una volta e guardarsi intorno spaesati.
<< Benvenuto a casa mia Kou, questa è la mia stanza…l’ho arredata io sai? >> e con
un ampio gesto della mano gli mostrai le pareti tappezzate di sue foto.
<< La collezione che vedi ha impegnato gran parte del mio tempo sai? Sono foto dal
tuo primo servizio all’ultimo.>> Feci un ampio sorriso e con una mano sfiorai la sua gamba.
Lui si guardava intorno spaventato e preso dal panico cominciò a divincolarsi febbrilmente.
<< Oh mio Dio…Yuu, che stai facendo? Perché sono legato? Slegami subito!!!>>
Continuava a muoversi e gridare senza sosta: gridava aiuto poverino ma purtroppo
in
quei giorni i miei vicini di casa erano tutti fuori per le vacanze estive così nessuno avrebbe potuto udire la sua splendida voce.
<< Shhh…non è niente Kou…vedrai, faremo in fretta.>> Presi il lungo coltello da
cucina che avevo posto poco prima sulla scrivania e lo passai sulla morbida
pelle del suo interno coscia.
Lui iniziò ad urlare terrorizzato e tentò di gettarsi giu dal letto ma con un movimento fulmineo misi un piede sul suo torace << Troppo freddo? >> gli domandai premuroso << Non ti preoccupare piccolo, ti
riscaldo io.>> e senza esitazioni feci un profondo taglio sulla carne nivea della sua gamba, la quale si tinse presto di un affascinante rosso vermiglio.
Un urlo disumano uscì dalle sue labbra e calde lacrime iniziarono a rigargli le guance.
Rimasi estasiato da quella visione: la purificazione era qualcosa di magnifico…esaltante.
Aveva perso la sua purezza…la sua bellezza interiore, ora non restava altro che la sua bellezza apparente da distruggere.
Non ero ancora sazio delle sue urla di agonia così un altro taglio comparve, questa volta sul suo ventre piatto.
<< Yuu…ti prego…>> mi supplicò ancora una volta ma nemmeno allora volli
ascoltarlo e continuai a seviziarlo senza sosta fino a quando un silenzio ancora più
penetrante delle sue urla si impadronì della stanza.
Guardai verso il basso e vidi Kouyou con gli occhi ancora aperti ma stranamente
opachi…spenti: una profonda incisione attraversava la sua gola e una pozza di liquido scarlatto colorava le candide lenzuola.
Kouyou era morto.
Passarono parecchi giorni e in ufficio molti si domandavano che fine avesse fatto
l’incantevole modello biondo, ormai assente dal set da troppo tempo.
Nessuno era riuscito a mettersi in contatto con lui, era svanito nel nulla, e nonostante
l’intervento della polizia di Kouyou non c’era più nemmeno l’ombra.
Solo Takanori ancora oggi continua a guardarmi con occhi pieni di compassione e turbamento:
mi ha lasciato intendere che lui sa ma che tra noi c’è un contratto che non ha bisogno di firme né di parole.
Mi lascio alle spalle la sua piccola figura placidamente accoccolata contro il petto di
Ryo e mi dirigo verso la caffetteria; durante il viaggio vedo un giovane ragazzo che se ne sta impalato di fronte alla porta del mio ufficio.
Già da lontano riconosco quanto sia incredibilmente bello e avvicinatomi abbastanza posso ammirarlo con più attenzione:
è un ragazzino dalla faccia pulita, alto e molto magro, indossa un paio di pantaloni in pelle nera
che fasciano alla perfezione le sue gambe snelle e longilinee, e una maglietta, anch’essa aderente,
che mette in evidenza la vita stretta e il ventre perfettamente piatto.
Si volta verso di me regalandomi un dolcissimo sorriso che illumina il suo viso affilato e leggermente
coperto dai soffici capelli castani.
<< Salve, lei è il signor Shiroyama? >> mi chiede con voce delicata come un soffio di vento.
Guardo per un istante i suoi occhi vivaci – sembrano sorridermi anche quelli – poi
abbozzo un sorriso di rimando facendo un cenno affermativo con la testa.
<< Molto piacere, mi chiamo Yutaka e sono qui per il mio primo servizio fotografico.>>
Sorride – se possibile – ancora più raggiante di prima e mi tende emozionato la mano;
io l’afferro con dolcezza e vi depongo un casto bacio.
<< << Yutaka…sei semplicemente perfetto…>> …>>





Bene, che dire…? Questa è una shot decisamente differente rispetto alla
prima che ho scritto…e fino all’ultimo ero indecisa sul postarla o meno; diciamo
che l’ispirazione è nata un po’ così mentre ero in treno ma
all’inizio non immaginavo di creare una cosa tanto macabra e
cruda…Comunque chiedo scusa a tutti in caso avessi in qualche modo urtato la
vostra sensibilità e soprattutto ci tengo a precisare che: prima di tutto Aoi
non è assolutamente un pazzo psicopatico così come l’ho rappresentato nella mia fic e senza dubbio è lungi da me ritenerlo un tale squilibrato
( ripeto non so come mi sia venuta in mente una simile idea);
seconda cosa i pensieri di Aoi sull’importanza della bellezza esteriore che coincide con quella
interiore non corrispondono minimamente alla mia visione di tale concetto…ci mancherebbe.
Bene per finire voglio ringraziare di tutto cuore le splendide ragazze che hanno recensito la mia shot precedente…se avete letto
questa so che probabilmente ne sarete rimaste deluse quindi vi chiedo
scusa…comunque se avrò ancora il coraggio di “mostrare” la mia faccia nel fandom, probabilmente lo farò con una long fic^^
Ora vi lascio perché sono esattamente le 3e24 di notte ed io è dalle sette che sto in piedi. Un bacio a tutti

Misa

  
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