Fanfic su attori > Gaspard Ulliel
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Autore: Cora911    28/08/2010    1 recensioni
Cat ha sedici anni, una passione sfrenata per Parigi e lo shopping, e un'ossessione radicata per Gaspard Ulliel. Ed è per questo che, per il suo compleanno, la sua migliore amica Cri e sua madre decidono di regalarle un viaggio nella città più romantica del mondo.
Certo, si tratta di soli sette giorni, ma a Parigi tutto può succedere...
In questa ff, mai scontata o banale, ve lo prometto, troverete misteri, amori, folli inseguimenti, amicizie, tradimenti, shopping e litigi. E forse, alla fine, leggerete indietro e scoprirete che, forse, c'è una Cat in ognuno di voi.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ringraziamenti: Grazie a Frytty perchè commenta sempre, e non sa quanto mi faccia piacere!! Ecco un capitolo bello lungo per ringraziarti!!

J'aime l'amour - I've Just seen a face
Non riesco neanche a sbattere le palbebre, perchè ho paura che la visione celestiale che si è presentata sotto i miei occhi possa svanire come un fiocco di neve al sole.
Quante volte ho immaginato questo momento, stesa sul letto mentre ascoltavo "C'est mon reve de toujours"! Quante volte ho perfezionato e modificato le parole che avrei detto, lo sguardo che avrei fatto, la postura che avrei adottato!
Invece non posso neanche muovermi. Sono come paralizzata, con la lingua annodata e lo stomaco in subbuglio. Non sono padrona dei miei gesti e ormai neanche più dei miei pensieri, che veleggiano senza freni nella mia incredula mente.
-Cat...- Cri mi scrolla con energia -Cat, va' a chiedergli un autografo!-
-Non posso...- mormoro, senza fiato.
Gaspard Ulliel non sta nemmeno guardando nella mia direzione. Nei miei sogni lui mi avrebbe vista e si sarebbe innamorato subito di me, invece lo splendido ragazzo dagli occhi blu ha lo sguardo fisso sulla sua bionda Barbie, una certa Cecile Cassel. I due non hanno occhi che l'uno per l'altra, come se escludessero ogni cosa al di fuori del loro perfetto nucleo d'amore.
Anche volendo non potrei mai spezzare quell'intimità, mi sembrerebbe così fuori luogo e maleducato... Ma mentre la mia mente partorisce questi nobili pensieri sento anche una terribile quanto ingiustificata fitta di odio e gelosia.
Quella stronza non se lo merita, sono io quella di cui Gaspard deve innamorarsi!
Poi vuoto. Basta. Non riesco neanche a pensare, figuriamoci a muovere un passo verso quella meraviglia!
Esito quel secondo di troppo e lui sparisce a bordo dell'aereo, confuso tra la folla di persone festanti.
La consapevolezza di ciò che è appena accaduto mi precipita addosso pesante come un masso: Me lo sono lasciato scappare. Ho avuto un'occasione e l'ho miseramente sprecata!
Una fitta di determinazione mi investe, e mi ritrovo a spintonare le persone in fila trascinandomi dietro la Cri e mia madre, incurante delle proteste degli altri passeggeri.
Una hostess controlla i nostri biglietti e ci sorride, incoraggiante:-Prendete pure posto.-
Lascio a mia madre il mio bagaglio a mano e mi rivolgo concitata alla hostess:-Dov'è andato?- domando.
-Chi, scusi?- domanda lei, continuando a convalidare biglietti.
-Come chi? Gaspard Ulliel, ovviamente!- esclamo.
-Può aspettare un secondo? Sarò subito da lei.- risponde quella, con il sorriso sempre meno spontaneo.
Mi metto da parte cercando di non tamburellare sul pavimento con il piede. Con la coda dell'occhio vedo che mia madre e Cri hanno scelto i posti, tenendo molto generosamente per me quello vicino al finestrino.
Continuo a scrutare la folla, ma di Gaspard e dell'oca bionda non c'è nessuna traccia.
Finalmente tutti sono imbarcati, e la signorina si volta verso di me con un sorrisino condiscendente:-Allora, cosa voleva sapere?-
-Dove è seduto Gaspard Ulliel, l'attore.- rispondo, senza esitazioni.
-Non posso proprio dirglielo, mi dispiace.- conclude quella, voltandosi verso la cabina del pilota.
-La prego!- esclamo, trattenendola per un braccio -Lei non ha idea di quanto sia importante per me.- la guardo con aria implorante e devo essere così patetica che alla fine lei si arrende:-Lui e la signorina Cassel sono in uno scompartimento privato vicino alla coda dell'aereo. MA,- mi blocca prima che io possa correre in quella direzione -Deve aspettare la fine del decollo.-
Annuisco e torno a sedermi, fremente. Non mi lascerò scappare anche questa opportunità, proprio no.
Cercando di mantenere la calma aspetto che l'aereo decolli e che le spie della cintura di sicurezza si spengano, dopo di che scatto in piedi e mi dirigo verso il fondo dell'aereo.
La porta dello scompartimento VIP è fatta a specchio, e per un attimo posso osservare il mio aspetto con tutta calma.
Sono alta 167 cm, ho i capelli scuri a boccoli e gli occhi quasi neri. Sono abbastanza magra, ma comunque non certo un manico di scopa come Cecile o come le modelle anoressiche sulle riviste, anzi, sono piuttosto formosa. Sono considerata molto bella, ma la mia autostima veleggia tra il pavimento e il sottosuolo, specialmente per colpa del fisico alla Scarlett Johansson e perchè, fino a due anni, ero considerata poco più bella di un rospetto bitorzoluto.
In due anni ho subito una trasformazione così incredibile che le persone mi riconscevano a stento.
Controllo lo stato del trucco, e l'abbigliamento. L'esame è superato, con gli stivali marroni con il tacco e le frange, il maglione di lana nero a mezze maniche e collo alto lungo, la minigonna di velluto a coste beige e i collant neri, così mi arrischio a bussare alla porta.
Rimango quasi delusa quando mi apre una donna sulla quarantina, con aria interrogativa.
-Oui?- mi domanda, senza preamboli.
-Bonjour, je suis Caterina et je suis en train de checher Gaspard Ulliel pour...- inizio, con il mio discreto francese.
-Mi dispiace, niente autografi.- mi risponde quella, brusca, prima di chiudermi la porta in faccia.
Rimango per un secondo immobile, a guardare il mio riflesso sbalordito nello specchio.
Non ci posso credere! Non è così che sarebbe dovuta andare!
Insomma, io sono la futura fidanzata di Gaspard, cazzo! Ho già pianificato tutto, nei minimi dettagli! Andremo a vivere a Parigi e...
La verità mi colpisce come un pugno nello stomaco senza alcun preavviso.
Non succederà nulla del genere. Sono solo stupidi sogni infantili che mi sono raccontata per giustificare il fatto che non sono capace di tenermi un ragazzo normale perchè viaggio troppo con la fantasia.
è solo uno stupido modo di non soffrire, quello di fingere che gli altri non siano mai abbastanza per te.
Non credo di poter reggere oltre. Torno al mio posto e sprofondo nel morbido sedile. Come mi infilo gli auricolari dell'ipod per non dover parlare con nessuno sento una sottile fitta di panico: Gaspard Ulliel mi aveva pure fatto dimenticare della leggera paura di volare che mi assale ogni volta che metto piede su un aereo.
Cri sta studiando (tipico!), mia madre legge un libro e io mi limito a guardare fuori dal finestrino le soffici e candide nuvole che sembrano sbuffi di panna montata.
Non so quanto tempo passa prima che la voce della hostess annunci nell'autoparlante:-Stiamo per atterrare a Parigi, Beauvais Tillé Airport! Siete pregati di allacciare le cinture e di spegnere i dispositivi elettronici!-
Mi devo essere addormentata...Spengo l'ipod e mi allaccio la cintura, inziando ad avvertire un ben noto dolore all'orecchio.
Esperta, ingoio una pillola e guardo la pista che si fa sempre più vicina.
Parigi. Il sogno della mia vita... è così bella, da qui su. Tutto sembra piccolo, e dorato e splendido.
Cri e la mamma sono state così fantastiche...Non posso essere così ingrata! Non posso davvero! Mi godrò questo viaggio, al diavolo Gaspard Ulliel, Cecile e quella stronza che mi ha aperto la porta!
Sono mossa da questa determinazione mentre attacco la mia Neverfull Bag di Louis Vuitton all'immensa valigia e la trascino per l'aereoporto, senza neanche guardare se Gaspard scende dall'aereo, ed è sempre mossa da questa determinazione che prendo la mia copia di L'uomo è un grande giardino di Milan Kundera che ho comprato solo perchè è l'autore preferito di Gaspard salvo poi scoprire che amavo il suo modo di scrivere e lo lancio alle mie spalle.
Poco importa che sia il mio libro portafortuna, che porto con me ovunque. Poco importa che è uno dei libri di poesie più belli che io abbia mai letto, e che riesce ad interpretare ogni mio stato d'animo. Poco importa che la capacità di Milan di trasformare anche la cosa più banale in una poesia così musicale e dolce da lasciare senza fiato mi abbia sempre stregato, impedendomi di passare una giornata senza leggere almeno una sua poesia.
Non mi importa di niente in quel momento. Ma mi godrò la mia vacanza, costi quel che costi.

Part Two L'albergo è così bello che se non mi aspettasse Parigi, là fuori, vi passerei tutta la giornata.
Mamma e Cri hanno fatto le cose per bene, in un hotel a quattro stelle in Place de la Concorde tutto decorato con marmi e stucchi dorati.
La nostra stanza, all'ultimo piano, è qualcosa di divino: i letti sono enormi, e così morbidi che sembra di buttarsi nella neve. Le enormi finestre danno su un balconcino e sulla piazza gremita di gente, mentre il bagno di marmo con la vasca idromassaggio sembra chiamarci come le Sirene dell'Odissea.
Cri apre e chiude per l'ennesima volta il vano nella parete che nasconde il mega schermo al plasma, e poi si rivolge a me, estasiata:-Non avevo mai visto una cosa più bella di questa!-
Sorrido contenta: Cri è proprio una perenne entustiasta come me!
Mi scarto un cioccolatino dal cesto di benvenuto dell'hotel. è un bacio perugina, e la frase in francese dice "Rien est perdu en amour, mais tout est gagnè."
-Chissà che cacchio vuol dire...- boffonchio, lanciando la carta e quell'insulso foglietto nel cestino.
Che cosa stupida. In amore si perde tutto, invece. Ogni cosa. L'amore ti lascia prostrata e incapace di reagire, ti atterra quando ti sembrava di volare, e poi calpesta il tuo corpo senza energia.
Mi chiedo chi abbia scritto quella frase così scema e insensata.
-Cosa volete fare, ragazze?- domanda mia madre, distogliendomi da quei pensieri da acida zitella -Io vado a trovare una mia amica che vive qui, direi che avete il pomeriggio libero. Che ne dite se ci troviamo qui alle...sette e mezza?-
Cri è subito entusiasta:-Sì, è perfetto!- esclama.
-Allora ci vediamo dopo.- ci saluta lei -Divertitevi.-
Siamo rimaste sole, e prima di uscire decidiamo di mettere via i bagagli.
-Dov'è l'armadio?- domanda Cri perplessa, scandagliando la stanza con gli occhi.
Io avvisto una porticina e scoppio a ridere:-Oh, Cvi!- dico, con voce snob -Ovvio che c'è una cabina armadio!- apro la porta e gliela indico -Voilà!- esclamo.
Poi mi volto a guardarla e rimango senza fiato: l'interno è foderato di broccato rosso dal pavimento al soffitto, con alcuni specchi antici dalle cornici dorate. Non è molto grande, con delle piccole panchette con la stessa fodera delle pareti. è semplicemente splendida.
Rimaniamo impalate, a bocca spalancata, per circa cinque minuti. Poi iniziamo ad urlare:-Wow! Wow, wow, wow!!-
Disfiamo i bagagli con calma, ascoltando la musica dal mio ipod con le casse di Cri. Non abbiamo paura di sprecare tempo, tanto abbiamo una settima a partire da domani!
Ci ritocchiamo il trucco e afferriamo borse e cappotti (nel caso di Cri una specie di kimono nero corto, io ho il mio inseparabile e spendido cappottino rosso) e stiamo per uscire quando suona il telefono dell'albergo.
Rispondo, ovviamente in francese, con voce leggermente scocciata:-Sì?-
-Buongiorno, signorina. Mi dispiace molto disturbarla, ma volevo avvisarla che sua madre mi ha lasciato le chiavi della stanza, ribadendo l'invito a ritornare per le sette e mezza.- risponde un uomo con voce educatissima.
Sono senza parole. Perchè diamine mia madre non mi ha mandato un messaggio sul cellulare??
-Certo, la ringrazio molto.- rispondo educatamente e anche con molta dolcezza, come a scusarmi dell'impazienza di poco prima.
Metto giù. Cri mi guarda con aria interrogativa, e io minimizzo con un gesto della mano:-Allora, sei pronta a divertirti?!- esclamo, ridendo.
-Sììììììììì!- risponde lei urlando.
Non ci importa che in un hotel così di lusso non sta bene comportarsi da ragazzine su di giri. Siamo insieme, e siamo tremendamente felici. Il mondo ci appartiene!

Part Three Scendiamo le scale di marmo del ristorante sentendoci due principesse. Siamo elegantisse, con i vestiti appena comprati.
è stata una delle giornate più belle della mia vita! Ho subito insistito per andare agli Champs Elysèe, specialmente al 101, dove la mia borsa mi dice che si trova il negozio di Louis Vuitton.
I prezzi non erano assolutamente abbordabili per noi, ma il giro è stato splendido. Ci siamo spostate poi in una via più economica (ovviamente solo dopo aver visitato un museo sotto ordine di Cri), e abbiamo comprato due vestiti da sera con relative scarpe.
Quello della Cri e rosa pallido e stretto, e mette bene in mostra il suo fisico da ballerina classica: ovvero, magrissima(benchè meno alta di me) e totalmente priva di curve o seno. Le decolletè nere semplici ed eleganti che ha preso la fanno camminare in modo strano, lei che non è abituata ai tacchi, ma sta benissimo.
Io, molto più appariscente (come al solito!), indosso uno splendio abito blu scuro con il corpetto stretto e la gonna corta più larga. Il corsetto senza spalline è dissemintato di pietre bianche luccicanti grandi come piccoli Swarovski, mentre la gonna cade morbida e delicata sulle mie curve generose.
Ai piedi ho delle splendide scarpe della stessa tonalità del vestito, con i tacchi luccicanti.
Sono così contenta dei miei acquisti che quasi non noto la mia elegantissima e raggiante mamma che si sbraccia per attirare la nostra attenzione.
Gli sguardi di tutti sono puntati su di noi, e mentre Cri fila via imbarazzata, io cerco di fare il pieno di quegi sguardi di approvazione, per riprendermi dal colpo che la mia già di per sè fragilissima autostima ha subito appena poche ore prima.
Le portate sono raffinatissime e anche troppo elaborate per le mie abitudini. Per una che è cresciuta con pasta al pomodoro, mozzarella, pizza e bistecche quelle portate dai nomi altisonanti e dagli ingredienti a dir poco imprecisati sono assurde.
L'unica cosa su cui so di puntare sul sicuro è la tar tar di carne, ovvero la carne cruda. Quando vedo che Cri la scarta, schifata, mi riempio il piatto anche della sua, entusiasta.
L'ho appena finita con gran soddisfazione quando mi ricordo che è il piatto preferito di Gaspard, e mi viene un conato di vomito. Da astemia che sono non posso trangugiare un bel bicchierone di vodka come invece vorrei fare, e mi limito a svuotare il bicchiere di acqua Evian.
In quel momento un uomo in livrea mi si avvicina con discrezione:-Scusi se la disturbo, ma è attesa alla reception.- mi sussurra.
Lo guardo stupita prima di alzarmi.
Cri fa per seguirmi ma la blocco con un cenno: c'è il buffet di dolci e so che muore dalla voglia di fiondarcisi sopra, voglia che non mi sento di privarle per un problema con il baccano che abbiamo fatto.
Perchè sarà di sicuro di quello che vorranno parlare.
Invece quando entro nell'atrio il mio cuore di ferma, letteralmente. In piedi in quella meraviglia di marmo, con il mio libro di Milan Kundera in mano c'è niente meno che Gaspard Ulliel.
  
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