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Autore: ribrib20    28/08/2010    0 recensioni
Una raccolta di brevi storie ambientate tra il terzo e quarto capitolo del gioco. ( la maggior parte sono ambientate prima dell’attacco alla Doatech, nel 4°)
Una storia per ogni personaggio. Cercando di cogliere i loro pensieri in brevi scorci di vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ein – Nobody


Apri gli occhi e ti ritrovi in un posto a te sconosciuto, confuso e spaesato.
Ti alzi o almeno ci provi, ma ricadi pesantemente a terra e questo ti fa pensare che “loro” ti abbiano dato qualcosa, prima di portarti e lasciarti in quella foresta. Aggrotti la fronte. “Loro”? Chi sono “Loro”?
Cerchi di fare mente locale, per poi analizzare meglio la situazione e di conseguenza decidere il da farsi.
Ma le uniche cose che ti ricordi sono immagini e parole, frammenti per te chiari un tempo e così incomprensibili ora.
Immagini di persone in camice bianco. Un tavolo con delle provette. Figure che man mano si susseguono, sempre più veloci, sempre meno facili da seguire. Ricordi delle parole, per te ora prive di senso: esperimento, guerriero perfetto, ninja, Hayate, DoaTech.
Cerchi di mettere insieme queste poche informazioni per ricostruire gli avvenimenti che ti hanno condotto in questo posto che non hai mai visto.
Ma una fitta alla testa ti obbliga a smettere di riflettere.
<< Devo fare qualcosa. Non posso stare qui per sempre. >> abbandoni momentaneamente il proposito di capire e di ricordare qualcosa e ti avvii, zoppicando, senza in realtà conoscere la tua meta.
Dopo un paio di ore, durante le quali hai iniziato a convincerti di esserti perso, vedi una persona: decidi di avvicinarti e quando sei lì, a pochi metri di distanza, il tuo fisico decide che è il momento di riposare, ma prima di svenire riesci a sentire la tua voce, sofferente << Aiu … to >>.
Poi il buio.


<< Papà chi è quel ragazzo? >>
<< Non lo so. L’ho trovato nella foresta nera, ferito e l’ho portato qui. >>
<< Sì, effettivamente ha perso molto sangue. Spero si riprenda. >>
Senti due voci parlare. Un uomo e una ragazza, a sentire le loro tonalità. E stanno parlando di te, stando a quello che hai captato mentre eri nel tuo stato di risveglio. Ti metti seduto e ti sfugge un gemito.
A questo punto avverti due paia di occhi su di te. Senti l’uomo dire qualcosa alla ragazza, ma sei ancora troppo intontito per capire e lasci perdere, passando invece ad osservarti, notando che dove prima c’erano ferite aperte e sanguinanti, ora ci sono delle bende.
Ma noti anche un’altra cosa: sei a petto nudo e la stessa ragazza di prima ti si è avvicinata, le guancie lievemente arrossate.
<< Ciao,io mi chiamo Hitomi. Il signore che c’era qui prima era mio padre. Ha detto che ti ha trovato ferito a ridosso della foresta Nera … Cosa … cosa ti è accaduto? >> << Non lo so. >> Avverti la tua voce diffidente e inaspettatamente più fredda di quello che pensavi. Credi che quel timbro non ti appartenga e, soprattutto, pensi che quella ragazza, dall’aria così gentile, non meriti un trattamento simile, così cerchi di trovare una risposta migliore, cercando di addolcire il tono: << Non mi ricordo nulla. Né cosa ci facessi in un posto simile, né come ci sia arrivato. >> “Ok,” ti dici mentalmente “ora va un po’ meglio di prima”.
La vedi sbattere gli occhi un paio di volte << Non ti ricordi proprio nulla? >> << No. >> le rispondi, abbassando lo sguardo sulle coperte. << Nemmeno il tuo nome? >> continua lei. Rialzi lo sguardo verso di lei: ora è il tuo turno di essere sorpreso.
Un nome?
Non ti ricordi o forse, pensi, non ne hai mai avuto uno.
E quando glielo dici, lei non sa risponderti, riesce solo a pronunciare un << Mi spiace … >> e dal suo tono di voce capisci che è triste.
Per te, che non rammenti nulla del tuo passato.
Senti il desiderio di carezzarle la testa per tranquillizzarla “non è colpa tua, non essere triste” vorresti dirle, ma tuttavia taci, forse aspettando che lei faccia qualcosa. E quel qualcosa non tarda ad arrivare, perché la vedi rialzare la testa ed esclamare << Non ti preoccupare! Ti aiuteremo noi a recuperare la memoria! Ancora non so bene come, ma ti aiuteremo, ci puoi giurare! >> e nell’enfasi è scattata in piedi, facendo cadere la sedia e assumendo una posa molto buffa.
La guardi ancor più sorpreso e sbatti ancora gli occhi, senza capire.
Ma quando finalmente comprendi, non puoi fare a meno di sorridere: << Grazie, Hitomi. >>.
Il primo sorriso della giornata.
Il primo di una lunga serie di sorrisi che riserverai solo a lei.
Solo ad Hitomi.
   
 
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