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Autore: Fiamma Drakon    29/08/2010    4 recensioni
- Eccoti finalmente -.
La responsabile dello spettacolo sbatté seccata il copione su di un tavolo vicino, quindi si avvicinò a lui a passi rapidi e rabbiosi.
La piccola Teto si dileguò in un batter d’occhio, lasciandolo da solo a fronteggiare le ire della sovrintendente al tutto.
- Sei in ritardo di dieci minuti, Kamui! Dieci minuti! Che scusa hai?! - sbottò, piantandogli in viso due occhi furenti.
Per riflesso a quella distanza così ravvicinata, Gakupo spostò indietro la testa, intimorito.
- N-non trovavo l’aula - disse.
La direttrice dello spettacolo incrociò le braccia sul petto, distogliendo gli occhi.
- La scusa più banale che potessi trovare - commentò.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gakupo Kamui, Kaito Shion | Coppie: Gakupo/Kaito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prove... particolari Avevano deciso a maggioranza, quasi all’unanimità, e la cosa gli dava parecchio fastidio, per non dire che lo faceva uscire dai gangheri: la sua opinione in merito non contava proprio niente?!
Addirittura Len si era schierato contro di lui e, all’assegnazione ufficiale della parte, aveva commentato con un odioso: - Sarai una perfetta principessa, Gakupo ♪ -.
Vendicarsi fisicamente su di lui non poteva, benché in quell’istante avesse desiderato ardentemente di farlo. Ma anche se avesse sfogato tutta la sua frustrazione su di lui, sarebbe cambiato qualcosa? Gli avrebbero forse tolto la parte?
Macché, era più probabile che calcassero maggiormente la mano, come punizione, perciò meglio non rischiare.
Sbuffò, stizzito, fermandosi davanti all’ingresso della scuola.
Rimase a contemplare l’edificio qualche minuto, poi sospirò, rassegnato, ed entrò.
L’interno, inutile ribadirlo, era deserto. I corridoi, che al mattino erano gremiti di studenti, adesso apparivano decisamente più grandi e anche un po’ lugubri. Avanzando, l’unico rumore che percepiva era quello dei suoi stessi passi, che addirittura riecheggiavano in quella vastità vuota.
In verità, faceva un certo effetto.
Doveva raggiungere l’aula di recitazione, dove quel pomeriggio si sarebbero tenute le prime prove per lo spettacolo.
- Ehilà, Gaku! -.
Il ragazzo sobbalzò al sentirsi richiamare in quel silenzio e si voltò.
- Teto... - sussurrò, mettendosi una mano sul cuore: gli era preso un infarto.
Teto Kasane era in un certo senso famosa per il suo arrivare alle spalle delle persone, spaventandole con la sua vocetta sottile, da bambina, eppure sempre allegra.
- Ne, ne Gaku! Stai cercando l’aula di recitazione? - chiese lei, sorridendogli.
- Potresti smetterla di chiamarmi “Gaku”? - domandò, in tono seccato: i soprannomi non gli erano mai piaciuti.
Lei continuò a guardarlo, sorridente, aspettando una risposta alla sua domanda. Era frustrante.
- Sì... - sbuffò lui, contrariato, nella voce una nota di disperazione: avrebbe preferito non trovare l’aula, anzi, non essere proprio lì.
- Allora ti accompagno io ~ ~! - esclamò la ragazzina, afferrandolo per un braccio e trascinandolo lungo il corridoio, in faccia stampata ancora quell’espressione di fanciullesco divertimento.
Era innaturale... e vagamente inquietante.
Giunsero a destinazione pochi minuti dopo: Teto spalancò la porta con una foga e un’allegria che lasciarono il suo accompagnatore leggermente spiazzato.
- Ecco Gakuuu ♥! - annunciò, al che ogni singola persona presente nella stanza si volse verso di loro, puntando lo sguardo sul ragazzo, che avvampò letteralmente: troppe attenzioni concentrate in una volta sola.
- Eccoti finalmente -.
La responsabile dello spettacolo sbatté seccata il copione su di un tavolo vicino, quindi si avvicinò a lui a passi rapidi e rabbiosi.
La piccola Teto si dileguò in un batter d’occhio, lasciandolo da solo a fronteggiare le ire della sovrintendente al tutto.
- Sei in ritardo di dieci minuti, Kamui! Dieci minuti! Che scusa hai?! - sbottò, piantandogli in viso due occhi furenti.
Per riflesso a quella distanza così ravvicinata, Gakupo spostò indietro la testa, intimorito.
- N-non trovavo l’aula - disse.
La direttrice dello spettacolo incrociò le braccia sul petto, distogliendo gli occhi.
- La scusa più banale che potessi trovare - commentò.
- Dai, Luka! L’importante è che sia arrivato, no? - gli venne in soccorso Rin.
- Uhm... sì, hai ragione. Fallo preparare - ordinò, allontanandosi.
- Andiamo, da questa parte - lo invitò la biondina gentilmente, conducendolo in una stanza adiacente, dove c’erano altre due ragazze in attesa, Miku e Miki.
- C-che cosa? Devo spogliarmi con voi qui?! - sbottò lui, arrossendo.
- Siamo le addette ai costumi - obiettò Miku, avvicinandoglisi.
- Io non mi cambio con delle ragazze intorno! -
- E invece devi - s’intromise Miki, prendendo un vestito dall’appendiabiti vicino - Coraggio -.
- Ehi, glielo metto io! - obiettò Hatsune, afferrando il vestito dall’altra parte.
- No, l’ho preso io, perciò glielo metto io! Tu occupati dei capelli! -
- No, te ti occupi dei capelli! Dovresti cavartela almeno con quello! -
- Vorresti dire che non so vestire?! -.
Erano in guerra aperta e di finirci in mezzo, Gakupo proprio non ne aveva voglia.
Fece per sgattaiolare via approfittando del battibecco, quando un’altra ragazza sbucò fuori da dietro un altro appendiabiti, tagliandogli la strada e bloccandogli la sua unica via di fuga.
- Gakupo, tesoro! Non fare il timido ♥! -.
Il ragazzo rabbrividì, indietreggiando di mezzo passo: quella ragazza la conosceva bene, anche troppo, ahimè. La fondatrice del suo fan club, Gumi.
Questa gli si fece vicino, raggiante, un’espressione di affetto e premura disgustosamente esagerati stampata in faccia.
- No, io con lei NON-MI-CAMBIO! - esclamò.
A quel punto, Miku e Miki si zittirono e notarono la tentata fuga del loro “ostaggio”, quindi dettarono tacita tregua tra loro e lo afferrarono, portandolo di peso vicino alla specchiera dall’altra parte della stanza.
Tra strepiti, resistenze, accidenti e altro, Miku, Gumi e Miki riuscirono a fargli indossare il costume di scena e a sistemargli i capelli.
- Yaah! Lasciatemi andare! - esclamò alla fine, svincolandosi finalmente dalle loro grinfie, correndo verso la porta.
- Occhio con quelle scarpe! - lo avvisò Miku, ma l’avvertimento arrivò troppo tardi: Gakupo incespicò col tacco nella coda del vestito.
La porta in quel momento si aprì e il disgraziato rovinò addosso a chiunque stesse per entrare.
Si alzò facendo leva sulle mani.
- Scus...! - esordì, ma le parole gli morirono in gola quando vide chi aveva investito.
- Ah, Gakupo! -
- Kaito...? -.
Arrossì violentemente e si ritrasse, permettendo al compagno di rialzarsi.
Anche lui indossava un costume di scena, raffinato, elegante, blu, nero e bianco. Gli stava dannatamente bene addosso, non a caso era stato scelto per fare il principe.
Ma lui... doveva fare la principessa.
Kaito gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi, in viso un’espressione gentile e serena.
Kamui si vergognava terribilmente di farsi vedere proprio da lui conciato a quella maniera: ogni briciola di dignità che aveva in corpo se ne andava così, senza difficoltà.
E lui lo detestava: perché proprio davanti a Kaito doveva perdere tutta la sua virilità a quella maniera?
Non riusciva ad accettarlo!
A lui piaceva Kaito. Voleva apparire sotto una buona luce nei suoi confronti, ma con quel vestito viola pieno di fronzoli e balze e i capelli raccolti in un complicato e quanto mai femminile chignon, non poteva certo fare una bella figura.
- Grazie - mormorò, rialzandosi, riacquistando il suo precario equilibrio su quelle trappole mortali che erano le scarpe coi tacchi alti che portava.
- Di niente - rispose l’altro - Stai bene con quel vestito - aggiunse, sorridendo.
Gakupo arrossì ancor di più a quel complimento.
- Coraggio, che aspettate voi due?! Abbiamo delle prove da fare!!! -.
Luka arrivò ad interrompere il momento, squadrando i due con fare impaziente e deciso.
- Forza, in scena! - aggiunse, dileguandosi in cerca degli altri attori.
- Andiamo Gakupo - lo esortò Kaito, quindi si avviò davanti a lui, il quale tentò di seguirlo con passo sicuro, ma dovette accontentarsi di arrancargli malamente dietro cercando di non rompersi una caviglia con le scarpe.
Raggiunsero l’aula magna in una decina di minuti.
- Alleluia! Forza, tocca a voi! - li riprese subito Luka, seduta davanti alla scenografia, come un regista che sorveglia la sua opera nascente.
Come avesse fatto ad essere là prima di loro, non ne avevano la più pallida idea.
Gakupo inghiottì la paura e il poco orgoglio rimastigli, quindi si fece avanti accompagnato dal principe.
Ricordava in modo esageratamente dettagliato e nitido le battute, tutte, dalla prima all’ultima, come se le avesse fissate davanti agli occhi, ma la cosa che a suo avviso era peggiore, era il fatto che dovesse ripeterle davanti a Kaito.
No, che dovesse ripeterle a Kaito.
- Allora, vogliamo iniziare o no? Gakupo, tocca a te!!! - esclamò Megurine, irritata.
Dire che provare con lui fu impossibile era un semplice e banale eufemismo: s’impappinava per un nonnulla, erano più le volte che cadeva di quelle che riusciva a reggersi in piedi e lentamente il vestito si stava stropicciando.
- STOP! - sbottò all’improvviso Luka, schiaffandosi una mano sul viso all’ennesima caduta di Gakupo.
Kaito gli arrivò prontamente al fianco e lo aiutò a rialzarsi, mentre Neru e Teto arrivavano a sistemargli le pieghe del vestito.
- Ascolta, Kamui... - il tono con cui Megurine disse quelle due semplici parole fece presagire agli astanti uno sfogo apocalittico e senza pari da parte dei suoi nervi.
- Non m’interessa  che tipo di accordo raggiungi con il tuo orgoglio maschile, con le tue caviglie o con il principe, intesi? Io voglio che tu riesca a rimanere in piedi e dire le tue battute allo stesso tempo, CHIARO?!?! - inveì, rabbiosa.
- Dieci minuti di pausa, sono stremata - sospirò poi, alzandosi e piantandoli tutti quanti in asso.
Gakupo sbuffò e fece per sedersi, quando si sentì tirare per una manica. Spostando gli occhi, notò che era Kaito a cercare la sua attenzione.
- Sì? - domandò.
- Possiamo parlare? -.
Kamui rimase in silenzio un attimo, perplesso: di che cosa voleva parlargli?
- Okay... - replicò, curioso, quindi si lasciò guidare verso il retroscena, fino dentro una stanza vuota.
Quando furono all’interno, Kaito si fermò vicino alla porta, chiudendola con fare strano.
- A-allora... di che cosa volevi parlarmi? - domandò l’altro, un po’ agitato per la situazione di ovvia “intimità”.
Lo vide appoggiare la fronte contro l’uscio.
- Perché...? - domandò.
- Cosa...? -.
Kaito si volse di scatto al suo indirizzo, negli occhi una chiara traccia di irritazione.
- Perché fai così? Sei sempre stato bravo a ricordare tutto! Hai un grande equilibrio, eppure... - s’interruppe un istante e abbassò il capo - ... eppure non ricordi le battute e cadi... perché?! -.
Era frustrato per l’andamento delle prove, era lampante, ma quello sguardo arrabbiato dava fastidio a Gakupo: non voleva che si arrabbiasse con lui per i problemi causatigli dai suoi sentimenti nei suoi confronti!
- Kaito... - sussurrò.
- Cosa? Spiegati! Perché stai facendo così? -
- Non posso... -
- Perché?! -.
Gakupo tremò, irrigidì le spalle e sbottò: - PERCHÉ NON CAPIRESTI!!! -.
Si portò una mano alla bocca, sgranando gli occhi: non pensava di avere abbastanza coraggio per gridargli in faccia.
Da parte sua, Kaito esibì una fantastica espressione stupita.
- Cosa... non capirei? - domandò.
- Niente, lascia perdere -.
Era doloroso, rinnegare tutto così, tutto quello che provava per lui, che aveva sempre provato fin da quando l’aveva visto per la prima volta, due anni addietro, eppure non poteva dirglielo, perché temeva d’essere allontanato.
Temeva di non essere compreso.
Fece per voltarsi, ma Kaito lo afferrò prontamente per un polso, costringendolo a guardarlo in faccia.
- Gakupo, cosa devi dirmi? - indagò, serio.
- Niente, dimenticatene! - disse lui.
Poi, all’improvviso, lo Shion gli sorrise, sereno.
- Sei... innamorato di me, per caso? - chiese, e ridacchiò.
Kamui arrossì violentemente, senza riuscire a muoversi: che cosa poteva fare?
Il suo cervello non riusciva a reagire degnamente a quell’inaspettata piega della situazione.
Poi, improvvisamente, delle parole si formarono nella sua mente e senza ragionare rispose: - Come lo sai? -.
Era stravolto: l’aveva capito... da solo.
Ma come aveva fatto?! Lui non aveva mai dato spazio ai suoi sentimenti nei suoi confronti ogni volta che era nei paraggi. Come diamine c’era arrivato...?
- Allora non lo neghi - esclamò maliziosamente Kaito, cogliendolo alla sprovvista.
Si diede dell’idiota: si era fregato da solo!
Irrigidì le spalle e distolse lo sguardo.
- Okay, mi piaci - disse semplicemente, una scintilla di decisione e anche di frustrazione negli occhi - Mi piaci e non riesco a recitare quella parte con te davanti, okay?? Adesso sei contento?! -.
Quello scrollò le spalle con indifferenza e fu la goccia che fece traboccare il vaso: si era dichiarato apertamente, cosa che non si sarebbe mai nemmeno lontanamente sognato di fare in una circostanza simile e lui semplicemente lo ignorava. Non lo sopportava!
Lo afferrò per le braccia e lo spinse malamente contro la parete, gli occhi iniettati di rabbia allo stato puro.
- Non fare l’indifferente! Non... non ignorarmi così, chiaro!?!? - gli esclamò in faccia.
Faceva male, dichiararsi ed essere semplicemente preso come un dato di fatto, senza alcuna reazione degna di nota.
Kaito gli sorrise innocentemente, quindi posò a sorpresa le labbra contro le sue, lasciandolo completamente di sasso.
Quando si divise, la sua espressione era completamente rilassata, quasi felice.
- Menomale che hai trovato tu il coraggio di dirlo, perché io non ce l’avevo - disse.
Gakupo sgranò gli occhi e aprì la bocca in un’espressione molto intelligente.
- Che cosa? - chiese, scioccato all’ennesima potenza.
Kaito continuò a sorridergli, arrossendo un po’.
- Be’, vedevo che avevi un fan club... e delle ragazze che ti correvano dietro... e non pensavo che avresti mai accettato se... se ti avessi detto che mi piacevi... insomma, non mi sembravi il tipo da accettare queste cose... -.
E arrossì ancor di più.
- Tsk! Che sono, pregiudizi? - commentò Gakupo, incrociando seccato le braccia sul petto.
- Scusami, davvero! -.
Alcuni attimi di silenzio, poi Kamui desisté.
- Okay... -
- Quindi stai con me? - chiese lo Shion.
Aveva una capacità di adattamento a dir poco sovrumana.
Gakupo lo baciò una seconda volta.
- Che razza di domande idiote sono? Certo! Però non deve saperlo nessuno! -.
- Sissignore! -
- Bene, e ora... torniamo in scena, altrimenti Luka ci spella vivi! - disse Gakupo.
L’idea, sinceramente, non attirava nessuno dei due: Megurine era famosa per non perdonare falli a nessuno.
Mentre facevano ritorno alla recita, ripensando a quanto tempo avevano avuto paura di parlarsi dei loro sentimenti, scoppiarono inconsciamente a ridere.
   
 
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