Fictional Dream © 2010 (31 agosto 2010)
Tutti i personaggi di Supernatural appartengono alla Kripke Enterprises, Wonderland Sound and Vision, alla Warner Bros. Television e ai distributori internazionali che detengono i diritti sull’opera. Nessuna violazione dei diritti legalmente tutelati in merito ai succitati copyright si ritiene intesa. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Callie Stephanides - http://fictionaldream.iobloggo.com). Non ne è ammessa altrove la citazione totale né parziale, a meno che non sia stata autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.
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Non c’è nulla che suoni difficile come un addio.
Puoi odiare o amare qualcuno di un sentimento assoluto e
viscerale; puoi sognare di inchiodarlo al muro o di tenergli la mano sino alla
fine del mondo; puoi detestarlo o morire per lui, ma non riuscirai mai, proprio
mai a dirgli addio.
Perché? Perché l’uomo non è fatto per durare, dunque
preferisce dimenticarselo, accantonare quel disturbo in un angolino della mente,
tornare a fargli visita di quando in quando, ma non risvegliarne il pungolo
molesto.
Dici addio solo quando sai che sarà un arrivederci.
Mai, in caso contrario.
La notte era fredda, come freddo era il cofano dell’Impala.
Ne percorreva la superficie con l’indice, concentrato e trasognato al contempo.
Ricordava proprio tutto di quell’auto, soprattutto la maniacalità con cui John
prima e Dean poi se n’erano presi cura.
L’Impala era diventata un surrogato di Mary, un utero
confortevole e l’unica donna che potesse stare al loro fianco senza bruciare di
una morte orribile.
L’Impala era stata la sua casa quando tutto quel che sognava
era di dormire tra quattro mura che non puzzassero del sesso degli altri.
L’Impala, quella notte, era quanto gli restava per non
piangere.
Dean era crollato. La fine del mondo era tanto vicina che gli
sembrava quasi di sfiorarla; dalle loro parti, in ogni caso, l’Armageddon era
già passato.
Cosa restava dei fratelli Winchester? Forse solo un pugno di
recriminazioni.
Dean, a suo modo, era un cavaliere medioevale. Era troppo
stupido per essere davvero crudele. Troppo buono per leggergli dentro. Dean
l’aveva protetto persino quando per primo, a poterlo fare, si sarebbe volentieri
fatto ammazzare.
Cos’erano stati quei loro ultimi anni? Era diventato uomo
inseguendo la morte. Poco alla volta, aveva accettato di farsene possedere.
A Detroit, Lucifer lo aspettava. Anni persi a combattere il
male per scoprire alla fine che… Ops! Il Male eri proprio tu. Un
tramite, d’accordo. Un guscio vuoto. Forse solo la conchiglia di un destino
maledetto.
Aveva stretto i pugni, rassicurandosi con il dolore
imprevisto che gli aveva procurato l’incunearsi della mandorla dell’unghia nella
carne.
Il suo sangue bolliva. Aveva scannato demoni solo per
suggerne con il plasma il potere; si era fatto usare da una troia degli Abissi
perché era stato troppo stupido per accettare la propria vulnerabilità. Devo
salvare Dean, aveva continuato a ripetersi.
Forse avrebbe dovuto prendersi il disturbo di guardare
davvero negli occhi suo fratello mentre moriva.
Forse l’unico messaggio che cercava era nella nebbia di
un’orribile agonia.
Era successo comunque. Il suo canto del cigno sarebbe stato
il piano pianissimo nulla con cui avrebbe permesso alla terra di inghiottirlo. E
Dean non sarebbe corso a cercarlo, quello no. Dean avrebbe finalmente avuto
diritto alla vita che gli era stata negata da quando, a cinque anni, qualcuno
gli aveva imposto una missione suicida.
Qualunque cosa accada, prenditi cura di Sam.
Dean adorava John. Diceva di non credere in Dio, ma aveva
immolato la propria esistenza a un feticcio più inconsistente ancora: l’ombra
del Padre. E ora un altro Padre, incapace di crescere i figli, li trasformava
nelle disperate pedine di un’ultima, distratta partita.
Cazzo.
Non c’era verso di prendere sonno, né poteva confessarsi con
l’unica persona che l’avrebbe compreso.
Ho ventisette anni. Ho tutta la vita davanti. Volevo una
casa, una famiglia, un labrador biondo, morire di noia.
Volevo fare l’avvocato perché pensavo che, da qualche parte,
esistesse davvero un po’ di giustizia, e se non l’avessi trovata, cazzo, me la
sarei inventata.
Non voglio morire. Non voglio finire la mia vita in un buco
sottoterra. Non voglio rinunciare a una statale in fuga sotto polle di sangue
rappreso.
Non voglio dimenticarmi l’odore dell’erba, il sapore della
birra gelata, la sensazione di libertà assoluta che ti dà stringere tra le dita
l’identità di un altro.
Sam Winchester, in fondo, era morto da tanto, tantissimo
tempo.
Aveva tratto un profondo sospiro, che la notte aveva
inghiottito. Tra le dita, un tesserino plastificato lo qualificava come agente
Brian Johnson, nato a Rome, Georgia.
Rome era la Città Eterna, la culla di Dio e dei suoi
protetti, ma nessuno aveva pensato di dover proteggere anche lui.
Dio non c’era più da nessuna parte.
– Ti sbagli, – aveva mormorato una voce vellutata, che il
fruscio sommesso del vento gli aveva dato l’impressione d’aver solo immaginato.
Si era volto di scatto. A fissarlo, un ragazzino di forse
quindici, sedici anni. Gli occhi dorati, però, ne denunciavano l’identità prima
ancora dell’innaturale compostezza.
– Chi sei? – aveva domandato teso, perché da tempo aveva
compreso come angeli e demoni non fossero che facce opposte di una medesima
medaglia, creature umorali e imprevedibili, invidiose di tutto quel che i preti
chiamavano ‘caduta’, ma che era invece l’infinita libertà dell’uomo –
libertà di vivere, di morire, di odiare per qualcosa di diverso da un programma
genetico.
Il ragazzino aveva sorriso in modo impercettibile; un ghigno
inquietante, cui le luci fredde della strada avevano conferito qualcosa di
sinistro. – Non è importante che tu lo sappia. Non ancora.
Sam aveva sollevato sarcastico un sopracciglio. – Temo di sì,
invece. Temo che il futuro di questa conversazione possa dipendere proprio da un
simile dettaglio.
Era un angelo. Solo gli angeli godevano a esasperarti per il
gusto d’imporre la superiorità del loro punto di vista. I demoni, invece, ti
lusingavano. Si dicevano dalla tua parte, perché, a dispetto dell’indifferenza
di Dio, il Male non smetteva mai di pensare a te.
Il ragazzino aveva sollevato lo sguardo al cielo,
l’espressione scontenta e disgustata di chi debba confrontarsi con un
interlocutore particolarmente stupido. – Ti accontento.
Un lampo di luce accecante aveva solcato l’atmosfera,
precipitando l’intero isolato nell’oscurità più completa; lievi barbagli
luminosi, tuttavia, si erano condensati alle spalle del suo interlocutore,
dipingendo il poderoso arco di un’intera rosa di ali.
Sam aveva dischiuso le labbra, senza riuscire ad articolare
il minimo suono. L’adolescente che lo fronteggiava si era aperto la camicia,
mettendo a nudo un complesso tatuaggio che gli solcava lo sterno, distribuendosi
sullo scarno petto per metà del tutto speculari.
Era il Frutto della Vita. Il cubo di Metatron.
Il ragazzo aveva sorriso. – Vedo che ora comprendi.
Sam era arretrato di un passo.
Il Metatron era la più sfuggente e incomprensibile delle
potenze angeliche. Non esisteva alcuna solida tradizione giudaico-cristiana che
ne descrivesse ruolo e poteri. Alcune fonti vedevano in lui l’assunzione divina
di Enoch, altri ancora, invece, lo descrivevano come la più alta carica
guerriera delle schiere angeliche; l’ultimo Generale. La Voce di Dio.
– Non avere paura. Non è mia intenzione ostacolare
l’Apocalisse. Non ancora, almeno.
La voce del ragazzo suonava dolce e gentile, in aperto
contrasto con la freddezza straniante dello sguardo – e l’istinto del cacciatore
gridava pericolo, perché ogni cacciatore sa che la preda si riconosce
proprio dagli occhi.
– Mi sembra corretto… È tipico degli esseri umani
interrogarsi sul fine. Non hanno molto tempo per guardare oltre il loro naso.
– Sì. Direi che io, al momento, ho un significativo problema
di tempo, – aveva replicato aggressivo.
Il Metatron gli aveva rifilato l’ennesimo dei suoi odiosi,
condiscendenti sorrisi. – Sono qui per salvarti, Sam.
– Cosa?
– Posso dirti cosa accadrà domani e posso dirti che tu
brucerai all’Inferno.
Sam aveva sollevato ironico un sopracciglio. – Fantastico. Ti
assicuro che non sarei mai arrivato ad anticiparmi un simile sviluppo!
Il Metatron non si era scomposto. – Lucifer deve tornare
nella sua gabbia. Non c’è altra scelta perché sia fatto salvo l’ordine della
Creazione.
– Rilancia e dimmi qualcosa che ignoro.
Il ragazzo aveva aggrottato le sopracciglia.
Lo scintillio dei suoi occhi si coglieva persino nel buio.
Erano sinistri e crudeli quasi quanto le iridi gialle che avevano riempito le
sue notti di incubi. – Posso darti una formula per esorcizzare Lucifer ed
estrarlo dal tuo corpo. Compirai il rito appena prima che la gabbia si chiuda.
Samael scenderà dal Cielo per riportarti sulla Terra. Il tuo sangue sarà
purificato e sarai di nuovo e soltanto Sam Winchester.
Si era morso le labbra. Gli angeli non potevano mentire. Non
era qualcosa che potessi dire connaturato alla loro essenza, stando almeno a
quel che Castiel aveva loro insegnato. Ma Dean era quasi riuscito a fargli
perdere la verginità e l’aveva trasformato in un alcolizzato triste che non
credeva più a nulla.
Forse l’Apocalisse aveva già aperto una crepa in tutti loro,
corrotto anime e azzerato i conti di Dio. Erano tutti fottuti e tutti bugiardi
pronti a vendersi al migliore offerente.
– Sei scaltro e amarissimo, Sam Winchester. Hai sofferto
troppo per credere ancora in qualcosa, non è vero?
Aveva sollevato le spalle in uno spasmo nervoso. – Credo
nella lealtà di mio fratello. Credo nella mia famiglia. Credo che sarei finito
all’Inferno comunque, ma che trascinarmi dietro quel figlio di puttana renderà
quasi piacevole il soggiorno.
Il Metatron gli si era avvicinato di un passo.
– Come hai fatto a trovarmi? Ho ancora indosso il sigillo di
Castiel.
Il ragazzino si era scoperto le braccia: sotto la sua pelle,
guizzavano deturpanti e ipnotiche sure in enochiano. – Sei sempre stato un
allievo attento e brillante, Sam, ma questa volta non hai prestato l’attenzione
che dovevi alla lezione. Nessuno ti ha mai detto che la Voce di Dio arriva
ovunque?
– Tu sei...
– In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il
Verbo era Dio. Io sono il Verbo. Sono il maggiore dei Figli di Dio. Maggiore di
Lucifer e di Michael e di qualunque altro frutto della Creazione.
– Sei Dio?
Il Metatron aveva riso. – Se fossi Dio, credi che avrei
bisogno di rivolgermi alla più debole delle mie creature?
Il vento si era arrestato tutto a un tratto. Un silenzio
denso e opprimente li aveva avvolti.
– Cosa vuoi davvero da me?
– Te l’ho già detto. Voglio la salvezza della Creazione.
Voglio che l’Apocalisse non si compia e che l’Ordine sia stabilito. Perché ciò
accada, però, non basta che Lucifer torni nella sua prigione.
– Perché?
– Lo saprai quando verrà il tempo. Questo non sarà il nostro
ultimo incontro, Sam Winchester.
Aveva deglutito a fatica. Lo sguardo fisso e inquietante del
ragazzo non lo abbandonava.
– Io conosco il tuo più profondo desiderio, come conosco
quello di tuo fratello Dean e di Bobby Singer e di Castiel, persino. E sono
pronto a esaudirvi. Tutti. Sarà il segno della mia riconoscenza e della grazia
di Dio.
– E cos’è che vorremmo?
Il Metatron aveva riso. Era stato un suono metallico,
terrificante. – Tu vuoi vivere. Tuo fratello vuole una famiglia. Vuole una vita
noiosa e borghese. Bobby Singer vuole morire combattendo. Vuole le sue gambe e
la sua integrità proprio per finire come si addice a un soldato. Castiel vuole
tornare a casa.
Sam aveva stretto le labbra. – E cosa otterrai in cambio?
Il ragazzo aveva socchiuso le palpebre. – Questo, te l’ho
detto, per il momento non è un tuo affare. Ti basti sapere che la contropartita
di un angelo è sempre la Grazia, perché non ci nutriamo di anime e tormenti, ma
della luce di Dio.
– E dove sarebbe questo tuo Dio? Perché io…
Un lampo aveva solcato l’aria, prima che il rombo terribile
di un tuono lo seguisse. Non vi erano dubbi che fosse un angelo: umorale e
collerico come tutti gli inquilini dei Piani Alti.
– Non bestemmiare, Sam Winchester, e ora ascolta. Poserò il
mio palmo sulla tua fronte, perché la mia conoscenza divenga la tua conoscenza.
Reciterai in enochiano la formula della liberazione mentre precipiterai negli
Inferi.
– E credi che Lucifer me lo permetterà?
– Sarà costretto, perché il tuo corpo diverrà veleno.
Aveva aggrottato le sopracciglia, perplesso. Il ragazzo si
era frugato nella tasca dei jeans, prima di offrirgli un corto pugnale. –
Tagliati con questo e suggi il tuo stesso sangue. Il tuo plasma è ancora pieno
della linfa demoniaca. È un veleno per qualunque angelo. Non possiamo essere
contaminati dalla Dannazione Eterna senza cadere.
– Ma Lucifer…
– Non ha mai perso la sua sostanza angelica, ecco quel che
ignorano tutti, persino coloro che ne tramandano la storia. Lucifer non è fatto
della sostanza dei demoni, ma di quella di Dio.
– E con Michael? Come la mettiamo?
Il Metatron non aveva dato segni d’incertezza o turbamento. –
Mi deve il rispetto che spetta a un padre e obbedirà, come il bravo figlio che
è. Se rifiutasse, l’anarchia dei Cieli aprirà la via alle mie legioni. Non ho
intenzione di abbandonarti, Sam. Vali molto più di quel che credi.
Aveva tratto un profondo sospiro, portando per l’ennesima
volta lo sguardo al cielo. Non si vedevano le stelle: era già quasi essere morti
e stagnare sotto metri di terra.
Quale fosse la sua risposta, forse il suo futuro era già
combusto.
Aveva teso il palmo, accettando il pugnale.
– Non devi farne parola con Dean. Non con Dean, non con
Bobby, non con Castiel. Men che mai con Lucifer.
– Sempre che non sappia già tutto.
– Che suono ha il silenzio, Sam? – aveva sussurrato il
Metatron, mentre la mano sottile del ragazzo lo raggiungeva e un fiume in piena
di toni ora acuti ora gravi aggrediva la sua coscienza.
– Ora ti ho riempito come un vaso e, come un vaso, ti
svuoterai liberando Lucifer e la sua maledizione. Perderai anche te stesso,
almeno per un poco, perché lo sforzo che sarà domandato al tuo corpo sarà tanto
sfiancante da cancellare la tua memoria.
– Come? Che significa?
– Nulla scomparirà davvero, Sam: sarà quasi abbandonarsi a un
lungo, riposante sogno. Ne hai bisogno tu, e ne ha bisogno tuo fratello. Vi
perderete per ritrovarvi. Come mi mostrerò di nuovo, vorrà dire che sarete
pronti a tornare.
Sam aveva abbassato il viso, contraendo le dita nel pugno.
Quando aveva trovato la forza di sollevare il capo, del Metatron non c’era più
traccia.
Il vento, soprattutto, aveva ripreso a soffiare su quella
notte priva di stelle.
*
A salvarlo era stato un soldatino, uno stupido pezzo di
plastica che, all’improvviso, gli aveva permesso di ricordare chi fosse Sam
Winchester: un bambino, un figlio, un fratello. Forse soprattutto quello.
Non ricordava da dove fosse saltato fuori, se fosse stato
Dean a procurarglielo, pagando la sua felicità con le lacrime di un altro
ragazzino, ma ricordava che il tempo di quel pezzo di plastica era stato il loro
tempo.
Un buon tempo.
Nemmeno l’angelo della luce avrebbe potuto strapparglielo
via.
Exorcizo te, immundissime spritus, omnis incursio adversarii,
omne phantasma, omnis legio, in nomine Domini nostri Jesu Chrìsti eradicare, et
effugare ab hoc plasmate Dei... Audi ergo, et tìme, satana', inimice fidei,
hostis generis humani, mortis adductor, vitae raptor, iustitiae declinator,
malorum radix, fomes vitiorum, seductor homìnum, proditor gentium, incìtator
invidiae, origo avaritiae, causa discordiae, excitator dolorum...
Nella sua testa, Lucifer aveva cominciato a gridare, e si
dibatteva, quella serpe lucente, quasi ogni voluta dell’ invocazione
rappresentasse una tenaglia arroventata.
– Non puoi farcela, – l’aveva sentito ruggire, – tu sei
soltanto…
Recede ergo... da locum Spiritui Sancto... Deus, respice
super hunc famulum tuum Sam......, qui dolis immundì spìritus appetitur, quem
vetus adversarius, antiquus hostis terrae... Repelle, Domine, virtutem diaboli,
fallacesque eius insidias amove: procul ìmpius tentator aufugiat ... In anima
adversatricis potestatis tentamenta evanescant... victus abscedat.
La terra li stava inghiottendo. Nel buio profondo di quella
caduta, non arrivava la voce di Dean. E poteva immaginarlo, suo fratello,
inginocchiato accanto a una buca che presto non avrebbe lasciato altra traccia
del suo passaggio se non qualche filo d’erba divelto e l’odore buono che ha la
rena quando la trattieni tra le dita.
Un odore malinconico, che sa della polvere dei tuoi ricordi
migliori.
Adiuro te, serpens antique ... ut ab hoc famulo Dei Nostri
... festinus discedas...
Adiuro te iterum... cede non mihi, sed ministro Christi...
illius bracchium contremìsce, qui, devictis gemitibus inferni animas ad lucem
perduxit...
Imperat tìbi Deus... Exi ergo, transgressor.
Exi, seductor, plene omni dolo et fallacia, virtutis inimice,
innocentium persecutor. Da locum, dirissime, da locum, impiissime, da locum
Christo... qui te proiecit in tenebras exteriores, ubi tibi cum ministris tuis
erit praeparatus interìtus.
La stretta sull’avambraccio di Adam si era allentata poco a
poco.
Michael l’aveva fissato senza capire, sgranando poi gli occhi
inorridito quando aveva estratto il pugnale offertogli dal Metatron.
– Quella è la cuspide di Longino!
Sam aveva affondato senza indugio nella propria carne, si era
aperto le vene del polso e vi aveva portato le labbra.
La voce nella sua testa si era ridotta a un atterrito
silenzio. Lucifer aveva paura.
– Chi te l’ha data?
Era spaventato, Michael. Aveva davvero riconosciuto
l’impronta del padrone? L’ombra della rosa alata che governava i Troni?
Non si era lasciato distrarre: aveva continuato a suggere e
poi completato l’esorcismo.
Adiuro ergo te, draco nequissime, in nomine Agni immaculati...
ut discedas ab hoc homine, discedas ab Ecclesia Dei: contremisce, et effuge...
Imperat tibi Verbum caro factum... Durum est tibi velle resistere... Quia quanto
tardius exis, tanto magis tibi supplicium crescit, quia non hominern contemnis,
sed illum, qui dominatur vivoram et mortuorum... Deus caeli...
ut hunc famulum tuum de immundis spiritibus liberare digneris.
Adiuro ergo te, omnis immundissime spiritus, omne phantasma,
omnis incursio satanae... cede ergo Deo... Tibi, et angelis tuis inextinguibile
praeparatur incendium: quia tu es princeps maledicti homicidii, tu auctor
incestus, tu sacrilegorum caput, tu totius obscoenitatis ìnventor.
Exi ergo, impie, exi, scelerato, exi cum omni fallacia tua:
quìa hominern templum suum esse voluit Deus... Discede
ergo nunc, discede, seductor. Tibi erémus sedes est. Tibi habitatio serpens est:
humiliare et prosternere jam non est différendi tempus.
Sotto i suoi piedi, una bocca rovente aveva cominciato a
bruciare. Un lezzo di zolfo e putrefazione e morte gli aveva ammorbato le
narici.
Quella era l’inevitabile fine di tutto: l’unica rivelazione
che l’Apocalisse avrebbe offerto, dunque, sarebbe stata la profondità immacolata
e solidale dell’amore dei Winchester.
Un affetto tanto solido da non tremare davanti all’Inferno.
Aveva chiuso gli occhi. Quando li aveva riaperti, al brutale
ruggito di Lucifer si era sovrapposta una risata argentina.
La voce di Samael faceva pensare al tintinnare di mille
campanelli. La loro eco scivolava lontano, mentre il suo corpo volava via,
incontro a una luce che non gli era mai parsa così pura.