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Autore: KuromiAkira    05/09/2010    1 recensioni
Era seduta sul un divano che non era il suo, in una casa che conosceva appena, abbracciata a una nazione che non era tra quelle da lei allevate in passato, anzi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Cina/Yao Wang, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Istinto, Comprensione o…
Personaggi: Fem!Cina (Liang Wang), Fem!Inghilterra (Victoria Kirkland) [Nominati: Fem!America (Amanda Jones), Fem!Giappone (Kikuko Honda), Fem!Francia (Françoise Bonnefoy), Fem!S.Corea (Im Yun Soo)]
Genere: sentimentale, introspettivo, malinconico
Rating: giallo
Avvertimenti: Shoujo-ai, Genderbend, forse leggero OoC di Inghilterra giustificato dal fatto che è un ubriacona XD
Note: - Fiction scritta per il compleanno della mia 'Grand Sœur' Kurenai.
Visto che sono un'incapace lei mi deve spesso aiutare e non sono mai in grado di ricambiare, quest'anno ho voluto assolutamente riuscire a farle un regalo!
Grazie di tutto, Onee-sama, e buon compleanno!

- Non so quanto sia uscita bene. è la prima volta che scrivo su di loro, comunque visto che sono fissata col genderbend anche questa fiction è uscita così XD

- Ho utilizzato come nomi umani in genderbend quelli che usa Kurenai pensando che così l'avrebbe apprezzata di più anche se io ho dei miei nomi umani per loro (rispettivamente Liu Ming e Liza) Per i nomi degli altri, invece ho usato quelli miei, tanto non sono protagoniste principali della fan fiction XD




Cina sapeva di esser sempre stata una nazione affettuosa e di sentirsi un po' la sorella maggiore non solo dell'Asia, ma spesso anche delle altre nazioni.

Nessuna nazione era anziana quanto lei e ai suoi occhi erano dei teneri bambini capricciosi -spesso poco teneri e troppo capricciosi, nonché irrispettosi- da accudire.

In quel momento più che mai, poi, si sentiva esattamente come nel periodo in cui aveva delle neonate nazioni intorno a sé, bisognose di affetto ma anche di incoraggiamento quando dovevano assolutamente affrontare certe situazioni da sole.

Era seduta sul un divano che non era il suo, in una casa che conosceva appena, abbracciata a una nazione che non era tra quelle da lei allevate in passato, anzi.
Lei e Inghilterra erano state nemiche, alleate, a volte si ignoravano, altre cercavano l'appoggio l'una dell'altra o discutevano di economia e politica ma non l'aveva mai considerata una nazione da dover accudire.

D'altronde, non l'aveva mai vista in quello stato, ubriaca e triste.

La testa di Victoria si mosse appena sulla spalla dell'asiatica, l'isola europea mormorò qualcosa, nominando, anzi, invocando i nomi di America e di Francia.

Tutti sapevano che nel passato di Victoria c'erano avvenimenti che non riusciva a lasciarsi alle spalle. Ma l'inglese non mostrava mai i suoi rimorsi o il suo dolore col pianto. Certo, brontolava in continuazione, insultava chiunque e si chiudeva a riccio quando qualcuno parlava di cosa accadute anni prima ma mai, mai l'aveva vista piangere in quel modo.

Ovviamente, tra le cose non del tutto risolte, c'era anche la questione di America e non poteva certo dire di non capirla, in parte.

Liang aveva imparato ad accettare l'indipendenza della sua cara 'sorellina' Giappone, aveva accettato la cicatrice che le aveva lasciato durante la guerra, aveva superato la delusione e il dolore e aveva cercato di essere semplicemente sua amica, sperando che, prima o poi, Kikuko avrebbe voluto il suo aiuto o almeno un consiglio.
Eppure, ad aiutarla in questo, c'era la molesta presenza di Corea che, nonostante il comportamento a volte irritante, fu di certo necessaria per superare quel momento così come per Inghilterra fu sicuramente stata importante la presenza di Francia nella sua vita.

Ma l'inglese era troppo ostinata per dimenticare. Ovviamente a modo suo rimaneva vicina ad Amanda e la aiutava ma non riusciva a fare a meno di rinfacciarle quella che lei chiamava 'ingratitudine' e che, non voleva capirlo, era semplicemente 'crescita', 'maturazione'.

Così, mentre fissava il volto dormiente, ma non rilassato, di Inghilterra, Cina pensava che avrebbe voluto che anche lei si rendesse conto che ciò che era successo era in parte 'giusto' seppur doloroso.

- Siamo nazioni e in quanto tali dobbiamo andare avanti da soli, a un certo punto, anche a costo di ferire le persone a cui vogliamo bene.. o di essere feriti. - mormorò carezzando i lunghi capelli biondi di Victoria, che aveva precedentemente liberato dalla stretta dei due elastici che li legavano in due code.

Eppure, guardandola in viso, la cinese non riusciva a non pensare che, probabilmente, qualche secolo prima era lei ad addormentarsi con le lacrime agli occhi, sognando un passato che non sarebbe più tornato, rimpiangendolo, desiderando di tornare indietro nel tempo e disperandosi perchè ciò non era possibile.

Liang riuscì a sentire appena qualche insulto rivolto a loro e decise che forse era meglio non ascoltare, era meglio lasciarla sul divano da sola a riposare.

Probabilmente, pensava, il mattino dopo non avrebbe ricordato ciò che era successo, non si sarebbe vergognata dell'essersi fatta vedere da lei in quello stato, né avrebbe ricordato di essersi fatta accompagnare a casa ed essersi fatta 'coccolare' dalla repubblica popolare cinese.

Ma non riusciva proprio a muoversi, né a staccare gli occhi da Victoria, così fragile, in quel momento da risvegliare il suo istinto da sorella maggiore.

Immersa nei suoi pensieri, la cinese non si accorse che Inghilterra aveva aperto gli occhi e la fissava con gli occhi lucidi, offuscati dall'alcol, visibilmente confusa.

L'europea non capiva bene la situazione, né si sforzò di farlo, ma riconobbe il piccolo e giovanile volto di Liang, che la guardava tristemente e, sempre senza pensarci, allungo la mano verso il suo viso sfiorandole una guancia.

Solo allora Cina notò lo sguardo dell'altra e, senza che potesse giustificarsi o dire qualcosa, sentì le sue morbide labbra posarsi sulle proprie, dolcemente.

La grande nazione asiatica si trovò a rispondere a quel bacio quasi subito, sentendo distintamente il sapore degli alcolici sulla bocca ma non facendoci caso.

Anche quello era istinto? O forse era comprensione?

Ma vista la situazione preferì non pensarci e la strinse semplicemente a sé, chiudendo gli occhi e affondando le mani in quella cascata bionda di capelli.

Quando le labbra si staccarono Inghilterra mormorò il nome di Cina e le due si guardarono.

Victoria era ancora ubriaca, Liang non pensò al fatto che nonostante questo fosse strano un comportamento simile da parte sua, la fissava solamente finché non si rese conto della situazione e arrossì, lasciandola.

- Scusa, io... - ma non riuscì a completare la frase che Inghilterra le mise le braccia al collo e lasciò andare il peso del suo corpo su quello esile della cinese, bloccandola stesa sul divano.
- Rimani... con me... - sussurrò piano, chiudendo gli occhi.

Ora, a differenza di poco prima, il viso dell'inglese sembrava davvero rilassato e tranquillo, come se i ricordi l'avessero per un momento lasciata in pace, chiuse dentro il suo cuore.
Cina non pensò se fosse merito del bacio o se fosse semplicemente il sonno, ma sentì che non sarebbe riuscita a lasciarla lì da sola, così, obbedendo alla sua richiesta, si mise meglio sul divano, l'abbracciò e chiuse gli occhi.

Sarebbe bastato attendere che lei si addormentasse per andarsene.
O svegliarsi prima di lei.
Oppure avrebbe potuto rimanere lì e prepararle almeno la colazione.
E magari stare con lei un po' di più, la sera, per evitare che si ubriacasse ancora.

La cinese, riflettendo su questo, sorrise dolcemente.
Quello a cui non aveva ancora pensato seriamente era che il sentimento che stava provando in quel momento non era né istinto da sorella maggiore né comprensione.
  
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