Per montarsi la testa ci vuole genialità.
* * *
Se qualche mese prima gli avessero detto dove
sarebbe arrivato non ci avrebbe creduto.
Anzi.
Avrebbe
sedato tutti con qualche sana testata delle sue e il discorso si sarebbe chiuso
tra lamenti e lente agonie.
Basket.
Neanche
voleva sentir nominare quello stupido sport, ancora troppo scottato dall'ennesimo picche in amore. Non bastavano quegli idioti scassa
scatole dei suoi amici, ci mancava che sentisse quell'odiata parola in bocca a
chiunque.
E dire
che, invece, era iniziato tutto unicamente per un suo capriccio: conquistare il
cuore della sua dolce Haruko.
- A te piace il basket? Oh, come
sei alto! Forse anche più di Rukawa... Waa!
Che muscoli! E che gambe lunghe! Sei proprio un atleta! Gli uomini atletici
sono stupendi! Allora, ti piace il basket?
- Ma
certo! È tutta la mia vita! Poiché sono un atleta!
Nel
ripensare a quel giorno, Hanamichi sorrise. All'epoca - sembravano passati
anni! - neanche sapeva tenere in mano il pallone, lui! Ma
non avrebbe potuto deludere la ragazza che gli aveva rubato il cuore, lui
doveva diventare un atleta, solo per lei! Non aveva messo in conto, però, che
la sua infatuazione lo avrebbe portato verso un amore inaspettato e profondo.
Una
palestra, un canestro, il pallone e lui.
Un
connubio perfetto.
Seduto
sulla lunga spiaggia davanti alle cliniche dove faceva fisioterapia, il suo
posto preferito ormai, con la salsedine che gli inebriava le narici e il
venticello fresco che veniva dal mare, il rossino aprì
voracemente la lettera della sua musa, l'ennesima da quando era lì.
"Caro Hanamichi,
spero
che la tua schiena stia migliorando. Ormai son passate tre settimane e qui non
aspettiamo altro che il tuo ritorno - anche se i ragazzi non lo ammetterebbero
nemmeno sotto tortura, sai bene quanto siano orgogliosi!"
I
ragazzi... quegli stessi ragazzi che, tra litigi,
risse e momenti da cestinare, erano arrivati insieme così lontano. Quanto
avrebbe voluto essere lì con loro, ad allenarsi, a ridere e a disperarsi per le
sventagliate di Ayako, a pestarsi con il Volpino, ad allearsi con Ryo-chan, a
sfottere l'ex-teppista... Gli mancavano, addirittura,
i pugni del Gorilla, il che era tutto dire! E pensare che Akagi aveva mollato tutto per lo studio; come diavolo avrebbe
fatto senza quel bestione?
- A te piace il basket?
- È tutta la mia vita!
"Il
Capitano Miyagi-kun mi ha detto di avvertirti che al
tuo rientro dovrai subito darti da fare. I Campionati Invernali si avvicinano e
prima di essi ci sono alcune amichevoli che nessuno è intenzionato a perdere. Contiamo tutti su di te, Hanamichi!"
Era
iniziato per gioco, senza serietà, senza passione. Si recava agli allenamenti
convinto di poter giocare seduta stante, trovando odiosi i fondamentali che era costretto a fare, seguito da quel gendarme fatto a
donna.
Poi
tutto era cambiato.
Ricordava
ancora l'emozione della sua prima partita, quell'amichevole contro il Ryonan in
cui neanche riusciva a reggersi in piedi per l'adrenalina.
E gli
allenamenti supplementari con il Gorilla per la difesa, per i rimbalzi, la sua
specialità!
Andava
in giro a gridare ai quattro venti quanto fosse geniale, quanto fosse il Re
indiscusso dei Rimbalzi, del Basket in generale! Quando in realtà stava solo
iniziando e i risultati si vedevano... Ogni partita
significava un'espulsione assicurata, il che era un bene per le scommesse dei
suoi amici, un male per il suo ego.
Rukawa,
quel maledetto volpino addormentato, non perdeva mai occasione di riportarlo
con i piedi per terra; ma lui, ostinato, vedeva già la sua faccia splendente di
gioia nel giornalini sportivi, mentre sollevava trofei
e riceveva medaglie, con la dolce Haruko a congratularsi con lui per le
splendide partite, vinte solo grazie alla sua innata bravura di cestista. E lì,
in un angolino buio e polveroso, la Volpe si rosicchiava le zampe per la rabbia
e l'invidia.
Un
quadro perfetto, certamente, se non fosse stato frutto della sua fervida mente
bacata. Era sempre stato molto bravo a lavorare di fantasia, ma la vita gli
aveva insegnato che non sempre i propri sogni, per quanto desiderati, si
avverano.
- A te piace il basket?
"Ne
approfitto per allegarti qualcosa che ti farà sicuramente piacere, avresti
dovuto vedere la faccia di mio fratello appena lo ha
visto... Era così fiero di te, Hanamichi! Ma non
dirglielo, potrebbe arrabbiarsi, sai com'è fatto!
Spero di
risentirti presto, ora devo andare a compilare alcune schede... Ayako è su di
giri e non vorrei avere ritorsioni anche io!"
Incuriosito,
il ragazzo cercò tra i fogli della lettera e un articolo di giornale ritagliato
cadde sulla sabbia.
Rimase
paralizzato nel vedere la foto del suo incredibile punto allo scadere del tempo
contro il Sannoh, la partita più difficile di tutta la sua breve carriera di
cestista, ma anche quella più emozionante.
Il
titolo diceva già tutto: Alt! Quando c'è
il rosso non si passa!
Hanamichi
scoppiò a ridere sguaiatamente. Lo diceva sempre anche Yoehi!
Lesse
febbrilmente l'articolo a due colonne e non poté fare a meno di commuoversi.
«Con il semaforo rosso non si passa, è molto pericoloso, e tutti gli
automobilisti lo sanno.
Ma quando si tratta di un ragazzone alto 189 cm comparso dal nulla, su cui nessuno
avrebbe mai scommesso uno Yen, vale l'identico cartello di pericolo. Con il
rosso non si passa!
E infatti
il Sannoh, una delle squadre più forti del Giappone e tra le favorite per
vincere il Campionato Nazionale di Basket, non è passata, nemmeno quando
sembrava ci fosse il verde del via libera.
Hanamichi Sakuragi, matricola
dello Shohoku dagli improbabili capelli rossi, non è uscito illeso da quella
partita che probabilmente comprometterà la sua carriera cestistica, ma non si è
arreso nemmeno davanti al forte dolore alla schiena, dovuto ad
una brutta caduta. Su uno splendido passaggio dell'altra matricola d'oro, Kaede
Rukawa, Sakuragi ha eseguito un tiro perfetto proprio sullo scadere del secondo
tempo, quando chiunque avrebbe gettato la spugna.»
«Ehi,
quel narcolettico non
è la matricola d'oro! Io lo sono!», s'inalberò come
sempre, parlando da solo. Ma decise di proseguire la
lettura e di lasciare gli improperi contro Rukawa per la prossima volta che
l'avrebbe visto.
«Sarebbe un vero peccato che il giocatore più imprevedibile di tutto il
Campionato smettesse proprio ora, dopo pochi mesi di formazione in cui ha
compiuto passi da gigante. Lo abbiamo conosciuto come un esibizionista e pieno
di sé da far scoppiare ogni palestra per il suo egocentrismo, si è sempre
definito il Genio e il Re di questo splendido sport, e nessuno gli ha mai dato
retta.
Ma possiamo ancora lasciargli dare aria alla bocca? Io credo di no.
Hanamichi Sakuragi diventerà un grande campione, ne ha già dato
dimostrazione quest'anno. Incrociamo solo le dita affinché possa tornare presto
a giocare allo sport della sua vita.»
- A te piace il basket?
Sì, la
fantasia non avrebbe mai smesso di farlo sognare, ma per tutti i Kami... quello
non era un sogno, quella era la realtà, la pura semplicissima realtà. E gli sembrava di essere in paradiso dalla gioia!
- A te piace il basket?
Hanamichi
ripiegò la lettera, dopo averla riletta più volte, articolo compreso, anche se
non capì chi fosse quel signore che la sua dolce Haruko aveva citato alla fine
- forse era un giocatore di NBA? - e con un po' meno fatica del solito, si
alzò, ripulendosi i pantaloncini dalla sabbia.
Alzò i pugni
al cielo e gridò al sole, senza preoccuparsi della poca gente e delle occhiate
stralunate che gli riservarono.
«Sì,
Harukina, io amo il basket... ed è veramente tutta la mia vita!»
«Ehi,
Do'aho. Devi sempre farti riconoscere.»
Il suo
momento di gloria andò in frantumi appena il Volpino gli si parò davanti - non
aveva altro da fare se non andare a correre proprio su quella spiaggia, il
maledetto!
«Certo,
Kit! C'è il mio bel faccione su questo giornale, mica il tuo! Tiè!»
Kaede
sbuffò, indicandosi la maglia della Nazionale Juniores che indossava, per
ricordargli chi fosse il migliore tra i due.
«Non mi
hanno chiamato perché sono infortunato, ecco cosa!», esclamò il rossino. Poi
aggiunse, con un sorrisone da orecchio a orecchio e una strizzata d'occhi: «Ricordati
le mie parole, Kit: l'anno prossimo indosserò anche io
quella maglia e allora vedremo chi sarà il migliore!»
Hanamichi
era talmente perso nei suoi ennesimi deliri mentali - oltre che i vari
inneggiamenti alla sua rinomata genialità, stava
blaterando qualcosa anche su autografi e foto che le sue numerosissime ammiratrici
gli avrebbero chiesto dalla mattina alla sera per avere un ricordo della sua
gloria, beata innocenza! - che non sentì la preghiera in aramaico di Kaede
affinché gli dèi lo fulminassero seduta stante, giusto per evitare che fosse
lui a sporcarsi le mani di sangue.
Ma
chi poteva saperlo, d'altronde? Magari se lo sarebbe ritrovato tra i piedi
anche lì, in Nazionale; ormai tutto era possibile, con l'Idiota in
circolazione.
«Poiché
sono un genio! Ahaha!»
"Prima
di salutarti ti lascio una perla di saggezza di Einstein, un genio, proprio
come te! Egli disse: "La differenza
fra la gloria reale e quella fittizia sta nel sopravvivere nella storia o in
una storia."
Ho
sempre creduto in te, Hanamichi, e son sicura che se terrai duro come fai da
quando ci conosciamo entrerai nella storia. La tua la
stai già scrivendo!
A
presto, con affetto
Haruko."
* * *
Spazietto dell'autrice.
Come
avrete potuto leggere dalla presentazione, questa one shot è in concorso per un
contest su Albert Einstein, che potete trovare QUI. Appena ho letto la citazione che
Haruko scrive nella lettera (e no, Hanamichi, non è un giocatore di NBA!), ho
subito pensato al nostro adorato numero 10 dello Shohoku. Insomma, Hanamichi ne
è l'incarnazione! Si glorifica da sempre e, anche se all'inizio nessuno ci
credeva, sta andando avanti e sta rimanendo aggrappato alla sua storia in un
modo o nell'altro. :)
Ne
approfitto per ringraziare chi mi segue con Bar America, sono un po' in ritardo
con l'aggiornamento, ma ho i miei buoni motivi: un esame in preparazione! T_T Prometto che appena me ne libererò aggiornerò subito! :)
A
presto!
Marta.