-Delirium Tremens-
Era una
maledizione; una cantilenante attesa che non si riusciva a calcolare
nemmeno contando il susseguirsi di gemiti ed ansiti. Non vi era nulla
che rimanesse fisso entro quell’atmosfera in rapido
mutamento.
No, nemmeno
un’ombra che potesse dare stabilità alla terra
smossa dal vento.
C’era solo quel silenzio, troppo stantio, troppo immobile perché potesse sembrare reale; una finzione rotta sporadicamente da flebili scoppi di voce che si perdevano senza trovare eco.
Era
una fottuta
maledizione, che si disperdeva in un asse temporale punteggiato da
incognite.
Quanto tempo aveva perso prima di quel momento? Quanto gliene
restava?
Ironia
del Destino, tutto ciò che non apparteneva a quel preciso
istante gli sembrava solo un concetto astratto impossibile da
contemplare.
Nulla a che vedere con insulse unità di misura. Secondi? Litri?
Già,
quanti litri di sangue stava ingoiando quell’ingorda
terra?
Quanti corpi putrescenti conferivano un aspetto tanto spettrale a
quello che avrebbe dovuto essere il luogo del verdetto decisivo?
Eppure tali quesiti non potevano certo alleviare il dolore che provava,
perché anche se Lei,
dentro al suo corpo, ricuciva le ferite di cui era coperto...
...i brandelli di anima non glieli rappezzava più nessuno.