IMPORTANTE: I personaggi di queste
storie non mi appartengono, ma appartengono alla BBC e chi per essi. Da queste
storie non ci ricavo niente.
Questa storia partecipa al FanonFest di FW.it, con il prompt:
Merlin, Arthur/Uther, Parlami di lei...
As
always ringrazio la gentilissima Egle,
che mi ha betato la storia. Non so da che parte del
mondo sei ç.ç Ma anyway, grazie!!
Something about her.
La cotta dell’armatura pesava lievemente
sulle sue spalle.
Sentiva il vento scompigliargli un poco
i capelli.
Aveva sempre amato la brezza leggera che
soffiava in quel punto preciso del regno.
Durante la sua infanzia, Arthur si era recato
spesso in quel luogo, per sfogare le mille frustrazioni che ogni giorno assorbiva
dentro di sé, per cercare un po’ di respiro e soprattutto per fare visita a lei… sua madre.
Anche se era doloroso recarsi alla tomba
di quella Regina che non aveva mai avuto la possibilità di conoscere, in un
certo senso aveva sempre trovato rincuorante parlare con lei, confidarle i suoi
dubbi in segreto e lontano dai mille occhi del popolo di Camelot – che lo
osservavano silenziosamente, qualsiasi azione compiesse –, lontano dalle
oppressioni, lontano da tutto e da tutti.
Si era sentito spesso un codardo, un
uomo volubile.
Sarebbe divenuto Re, prima o poi, e non
avrebbe potuto permettersi di essere vulnerabile.
Ma nonostante cercasse di nascondere i suoi
punti deboli, talvolta sentiva il bisogno di poter riprendere quel respiro che
quotidianamente gli veniva tolto con la forza.
Guardava dritto davanti a sé, quella
imponente lastra di marmo lucido.
Aveva imparato a conoscerla, con il
passare degli anni.
Le scritte scalfite nella pietra erano
massicce, importanti.
Era giunto in quel luogo nascosto dal
resto del regno in un giorno di pioggia, per caso.
Non aveva capito di cosa si trattasse,
fino a che non aveva letto le antiche scritte segnate sulla lapide.
Ed un nome, che catturò la sua
attenzione.
Ygraine.
Non aveva mai sentito quel nome, ma in
quel momento, proprio quando lesse quella incisione, il suo cuore mancò di un
battito.
Capì di aver trovato la tomba di sua
madre.
Quella tomba che gli era sempre stata
tenuta nascosta e che non gli era stata mai fatta vedere, che non aveva mai
avuto modo di visitare.
E per un certo verso si era sentito indipendente,
perché aveva finalmente trovato quel luogo – anche se per caso – con le sue
sole forze.
Ma quel giorno non si trovava lì da solo.
Si volse un attimo di lato, per scrutare
la possente figura di suo padre.
Era la prima volta, quella, che Uther aveva deciso di fare visita a quella tomba assieme a
lui.
Solitamente, dopo aver preso un cavallo
dalle stalle, Arthur si allontanava solitario dal castello, assentandosi per
qualche tempo, a volte molto lungo.
Lasciava sempre che fosse Merlin a
trovare una buona scusa per la sua assenza.
Sapeva bene che in un modo o nell’altro
il suo servo avrebbe trovato il modo di coprirlo.
Ma quel giorno, quando si era recato
alle stalle per prendere il cavallo che il suo valletto gli aveva fatto trovare
già sellato, aveva trovato suo padre ad attenderlo.
E quando lo aveva visto davanti a sé si
era stupito della sua presenza.
Ma era montato sul suo destriero, in
silenzio, ed era partito al galoppo, seguito da quel Re autoritario.
Non si erano detti una parola durante il
tragitto.
Osservava quel luogo così estraneo, ma
allo stesso tempo a lui così familiare.
Il silenzio avvolgeva le loro figure,
rendendoli partecipe della sua malinconia.
Arthur sentì qualcosa scattare dentro di
sé e prima che potesse frenarsi pronunciò quelle parole.
“Parlami di lei…”
Non riusciva a credere di averglielo
veramente chiesto. Proprio non gli
sembrava possibile.
Aveva abbandonato l’etichetta, si era
rivolto solamente a suo padre, non al Re, non al sovrano di Camelot, ma
solamente a quel padre che aveva sempre saputo di avere, ma che per voleri
superiori non aveva mai potuto appellare come tale.
E abbandonando l’etichetta gli aveva
chiesto di parlarle di quella donna che non aveva mai potuto conoscere.
In tutti quegli anni aveva tenuto duro, ed
era riuscito a tenere chiusa dentro di sé quella sete di conoscenza che aveva
sempre avuto nei confronti di sua madre.
Nessuno al castello gli aveva mai detto
una parola.
Nessuno.
Tutti avevano sempre preferito far finta
di niente, far finta che la Regina Ygraine non fosse
mai esistita, che fosse stata soltanto un’ombra leggera nel regno di Camelot,
apparsa fugacemente per dare alla luce Arthur e per poi tornarsene da dove era
giunta.
Il principe ereditario aveva stretto i
denti, aveva cercato di non pensare a quell’importante figura femminile che era
da sempre mancata nella sua vita.
Servirà
a rinforzarti l’animo…
Servirà
a farti diventare un cavaliere coraggioso e senza paure…
Un
erede al trono degno di questa carica.
Quelle erano le frasi che si era
ripetuto più e più volte nel corso degli anni, cercando di scansare da sé
quelle domande che gli logoravano il cuore.
Sua madre lo aveva visto almeno una
volta prima di morire? Lo aveva tenuto stretto tra le sue braccia?
Aveva pronunciato il suo nome, anche
solo in un soffio, prima di abbandonare per sempre il mondo dei vivi?
Non era mai riuscito a trovare delle
risposte.
Non aveva mai messo un punto alla fine
di quella questione.
Sentì suo padre sospirare.
Arthur sapeva che suo padre non era un
uomo stupido e che forse aveva immaginato che un giorno proprio lui gli avrebbe
fatto tale richiesta.
Era sufficientemente adulto per sapere
qualcosa.
E suo padre avrebbe dovuto comprendere
quel suo bisogno di sapere.
“Ho sempre amato tua madre”
Le parole si amalgamarono a quel vento
debole che scompigliava i sottili fili d’erba posati sul terreno.
Quel manto verde brillante gli trasmetteva
uno strano senso di tranquillità.
“Era la donna più bella che io abbia mai
visto nella mia vita”
Arthur capì che pronunciare quelle
parole doveva costare molto a suo padre, che il ricordo di lei gli faceva male.
E gli dispiaceva, molto, ma doveva sapere.
“Ed aveva anche un carattere molto
forte”
Lo stava guardando, quando lo vide
voltarsi verso di lui, per accennare un sorriso.
Negli occhi riusciva a leggere un’amara
rassegnazione.
“Riusciva a tenermi testa in ogni
discussione, ed il più delle volte riusciva a vincermi”
Arthur si ritrovò a sorridere a
quell’affermazione.
Era strano per lui sentir parlare suo
padre con quei toni così pacati, soprattutto sentirlo ammettere di esser stato battuto
da una dama, soprattutto se quella dama era la donna che lo aveva dato alla
luce.
Rendeva il racconto ancor più reale.
Avrebbe dato tanto per riuscire a
ricordare almeno un momento passato con lei.
Almeno un piccolo, piccolissimo ricordo.
“Era incredibilmente vitale. Non le
piaceva stare ferma e con le mani in mano. Trovava sempre qualcosa da fare,
benché non fosse così adatto per una gentildonna del suo calibro”
Arthur annuì debolmente.
Sua madre doveva essere stata una donna
estremamente fantastica.
Da ciò che gli aveva appena rivelato suo
padre, sembrava essere stata una gentildonna con molti pregi.
Una vera Regina pronta a regnare su un
vasto regno, che aveva a cuore i suoi sudditi e che avrebbe voluto per loro
solo il meglio.
“Tu hai i suoi stessi occhi”
Arthur si volse verso suo padre,
incontrando il suo sguardo.
“Ti rivedo in lei ogni giorno che passa,
ogni momento che scorre…”
Il principe tornò ad osservare la lapide
della tomba di sua madre.
Quella sembrava essere una strana
riunione di famiglia.
Ed un pensiero attraversò la sua mente
solo in quel momento.
Non si erano ritrovati tutti e tre
assieme, come stava succedendo in quegli attimi.
“E non passa giorno in cui io non sia
fiero di te”
“Padre…”
Non avrebbe mai pensato che suo padre
avrebbe potuto arrivare a tanto.
Solitamente si limitava a dargli qualche
pacca sulla spalla, o ad annuire, quando sapeva di aver fatto qualcosa che lo
avrebbe reso orgoglioso di lui.
“Sono sicuro che lo sarebbe stata anche
lei, ogni giorno della sua vita”
Arthur annuì lievemente, sentendosi
felice per quelle parole.
Vide suo padre volgere le spalle a
quella lapide, riprendere la sua via e montare sul suo cavallo.
Rimase per qualche secondo a fissare
quella tomba.
Sentiva che suo padre non gli aveva
rivelato tutto, ma aveva finalmente parlato con lui di lei.
Gli aveva finalmente rivelato alcune
informazioni che Arthur da quel momento in poi avrebbe custodito gelosamente.
Tu
hai i suoi stessi occhi…
Nessuno glielo aveva mai fatto presente
prima di quel momento.
Guardò seriemente davanti a sé,
sentendosi orgoglioso di essere figlio di quella donna che aveva perso la sua
stessa vita dandolo alla luce.
Il senso di colpa che gli aveva sempre
fatto compagnia, per la perdita di lei, non lo avrebbe mai abbandonato, ma
sapeva che da quel momento in poi le cose sarebbero state diverse.
Ogni volta che si sarebbe riflesso allo
specchio avrebbe visto gli occhi di sua madre.
E forse, un giorno, avrebbe avuto
nuovamente l’occasione di parlare con suo padre e magari lui gli avrebbe
raccontato l’intera verità su quella vicenda.
Note:
Questa
storia presumibilmente si colloca all’inizio della seconda stagione e non tiene
presente la cronologia da quel momento in poi.
E’
una What If? un po’
particolare dal mio punto di vista. Ho adorato scriverla, ed il risultato finale
non mi dispiace. Ho sempre pensato molto ad il rapporto tra Uther
ed Arthur… ed è così che lo vedo.
Spero
possa piacervi!
Ringrazio
chi ha commentato la mia precedente storia Nothing can change our destiny.:
Vi
sarà piacere sapere che i vostri commenti li ho letti tra un film e l’altro alla
Mostra del Cinema di Venezia *ahah*
elyxyz [Grazie! Ho un appunto da fare
però *ihih* Nothing’s gonna change
my life è il titolo di una mia fiction su Supernatural xD], Aleinad, Oryenh, Murasaki [Grazie
mille del commento e della critica, ho apprezzato davvero molto!], _Diane_, Egle, LaTuM, bilancina92, ChelseaH, _Saruwatari_
[Grazie per avermelo fatto notare, ho modificato!], Tao [Grazie per i commenti che hai lasciato qua e là, mi hanno
fatto molto piacere!], mindyxx
[Che piacere vedere che sei appassionata anche di QAF! Awh!]
Grazie
mille a tutti, a chi lascia commenti alle storie precedenti, chi inserisce nei
preferiti etc.
♥