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Autore: crimsontriforce    14/09/2010    1 recensioni
Mia conosceva ancora qualche trucco del mestiere.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Godot, Mia Fey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seconda storia del terzetto che ha vinto il concorso del Phoenix Wright Italian Forum, come accennavo nell'altra fanfic. :)






Magia spicciola





Quando il vento soffiava da est, fresco e frizzante come dalle montagne; quando gli alberi dei parchi si coprivano di rosa; quando la città intera era partita, e anche le strade maestre erano vuote e polverose e mute fuorché per un gatto in lontananza, in quei giorni capitava spesso che Mia si svegliasse ripensando alla sua vecchia vita.
Le mancavano le corse infinite con la piccola Maya, a nascondersi dietro i paraventi in legno della villa in cui erano nate, ma anche la calma che vi seguiva. Le mancavano le meditazioni e il rumore degli zoccoli sulle assi del pavimento e la mamma e la certezza di quello che c'è al di là.

Capitò così che si trovasse a osservare con una certa malinconica insistenza gli strumenti del mestiere di una cartomante di strada, e che questa prendesse la fermezza del suo sguardo per una richiesta.
“Cerchi il tuo destino nelle carte o nella sfera, bella signorina?”, chiese, aprendo i tarocchi sul tavolino con un gesto esperto della mano.
Mia sospirò. Non era quello il tipo di certezza che le mancava. No, davvero.
“Né l'uno né l'altro”, sussurrò complice.”Né nelle stelle, né sul palmo.”
“Offendi la mia arte?”, disse l'altra, anche se giocava e lo sapevano entrambe. La sua maschera non avrebbe funzionato con la bella signorina, che glielo leggeva in faccia e nei vestiti troppo appariscenti: la donna vendeva sogni e una buona parola in cambio di qualche spicciolo, niente più. E Mia non era interessata – no, davvero – ma era d'umore nostalgico e frizzante e poteva permettersi di scherzare. Non c'era nessuno dello studio a sentirla, no?
“Non intendo offendere. Ma non ho bisogno dei servigi di un altro mago...”
Fece un passo indietro, si passò una mano tra i capelli togliendosi la frangia dagli occhi e improvvisò. Improvvisò come poteva fare la Mia Fey praticante dello studio legale Grossberg, a due ore di treno e dodici anni da casa.
“...non quando il potere scorre già da generazioni nella mia famiglia”, sparò con la faccia tosta di una mezza verità. “E il mio futuro è quello che voglio. Lo richiamo con la voce, con un gesto della mano...” Controllò l'ora. “...O col caffè.”
“I fondi...?”
“La lattina!”, rise Mia. “È un trucco semplice, vedi.”
Facendo gesto di seguirla con lo sguardo, si affrettò al distributore d'angolo, pescò degli spiccioli dalla borsetta e con gesti semplici ma marcati, come se stesse recitando su un palco, selezionò una lattina di caffè nero freddo. Si fermò a sentire la direzione del vento. Aprì la lattina e con due dita sparse qualche goccia del contenuto sul suo polso, come un profumo. Bevette il resto. Col polso all'infuori, attese, l'espressione fissa sulla sua interlocutrice in quello che sembrava un elaborato bluff.

E dopo meno di un minuto un uomo alto, fascinoso e moro, di una bellezza selvaggia come si prediceva da tempo immemore a ogni ragazza in cerca d'amore, uscì affrettandosi da un vicolo e le offrì il braccio con un breve inchino.
Mia le fece l'occhiolino e si allontanò col bello straniero.
La cartomante fischiò. Le avrebbe fatto comodo un trucco così.














   
 
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