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Autore: Kimmy_90    14/09/2010    15 recensioni
Philosophi, Custodes: guerrieri e sapienti, condottieri cresciuti ed istruiti, usati, stressati, tirati oltre ogni limite. Bambini sottratti ai genitori per divenire macchine da guerra: Utopia o Distopia?
E se il tutto, che a stento si regge in piedi, crollasse a dispetto dell'uno?
E se l'uno fosse dalla parte del tutto?
Dove trovi la ragione, dal sempre fu o dal nuovo che porta terrore come solo questo sa fare?
E se la routine della guerra divenisse l'isto di una catastrofe?
Siamo in un altro mondo, signori, e qui non v'è magia alcuna: soltanto geni...
Geni e Demoni.
[Storia in revisione] [Revisionata sino al capitolo 10]
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Cristallo di sale' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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45-fin


Quattro colpi.

Quattro spari.

L'ultimo in canna, e il suo sguardo puntato addosso a me.
Non se lo erano aspettato, i Magistri di scorta.
Non se lo era aspettato nessuno di loro.
Ma lui?



45. All'alba


Mi ricordo che si alzò in piedi, e mosse due passi verso di me.
Mi disse: "Vengo anch'io."
Eravamo nella sua cella: a stento riuscivamo a mascherare l'andirivieni che si era creato negli ultimi giorni. L'alba era spuntata da poco, e Sasuke era già andato a far quel che doveva fare.
Lui mi guardava e non mi guardava, come al solito.
"No."
"Non era una domanda."
Mi morsi le labbra, scrutandolo: la sua voce era sempre piatta, ma ormai imparavo a riconoscerne i toni che in essa celava.
"Non era una risposta: era un dato di fatto."
Sembrò sorridere.
"Sakura, non vorrai mica tenermi fuori, non è vero?" domandò, retorico, inclinando leggermente il capo.
"Ci sei più che dentro, è inutile che vieni anche tu."
"Sono d'impedimento, immagino."
Lo avevo forse pensato?
Assolutamente no.
Non in quel modo, per lo meno.
Le chiavi le avevo io, ad ogni modo.
"Non sei d'impedimento, Itachi."
Mi incamminai alla porta, scuotendo il capo. "Ma non voglio che corri rischi inutili."
Successe qualcosa di realmente assurdo: dopo un attimo di silenzio, Itachi scoppiò a ridere.





***



L'Ignis Umbra aveva le mani levate verso l'alto, e il suo sguardo non era affatto sorpreso.
Questo sorprese me. Me, che, meccanico e determinato, avevo fatto per la prima volta fuoco su miei corregionali a sangue freddo.
Mi guardò, ed io mi bloccai: i miei occhi mi avevano dato la mira, ma sembrava che non servisse solo quella, per uccidere.
"Nella mia toga c'è una cosa che devi dare a una ragazza che va per Medicus di nome Sakura." disse.
Io avevo la calibro 45 di Naruto puntata addosso a lui, pronta a fare fuoco.
Cos'era, un gioco?
Rimanemmo fermi, in silenzio: i quattro cadaveri della scorta mi circondavano.
Io iniziai a sentirmi addosso il peso delle mie azioni, ed un'ansia opprimente mi avvolgeva. Fissai il vecchio, lui fissò me.
Sentii il suo sguardo talmente addosso che mi stupii non riuscisse a leggere nella mia mente. E poi, vidi le sue pupille muoversi a ripercorrere le mie cicatrici incrostate.
"Allora?"
Lo guardai a lungo senza capire.
E intanto avevo la paura a fagocitarmi il ventre. E i quattro morti sulla coscienza.
"Muoviti."
C'erano ancora moltissime cose che non comprendevo.
Molte non le comprenderò mai.

Sudato e tremante, feci fuoco.

E l'Ignis Umbra cadde a terra.

Allora mi sembrò di sentrimi leggero: abbassai la canna e osservai il corpo inerme della massima carica della Regio giacere a qualche misero metro da me.

Scintilla.

Non si tornava più indietro.

Si aveva già passato da tempo il punto in cui non si tornava più indietro.


***

C'erano poche persone in giro, all'alba, ma c'erano: dovevamo fare attenzione.
Ero di vedetta assieme a Shino - due pali: lui con gli insetti, io con i lupi.
Ci incontrammo in silenzio.
E non ci scambiammo parola.

E' orribile da dire, ma il tanfo che emanava il cadavere di Naruto era a dir poco nauseabondo.
Sei giorni e sei notti, a macerare sotto il sole e sotto le nuvole.

Indegno.

La prima volta che formulai realmente quella parola nella mia testa, con parole umane, fu all'esecuzione.

La dignità me l'avevano insegnata i lupi.

Capirli mi aveva dato più di quanto ci si possa aspettare: forse non mi ero subito lasciato trascinare come Sasuke, ma quando anch'io arrivai a capire anche solo parte della realtà delle cose, sentii come se avessi già conosciuto tutto ciò.

Avevo proposto io di iniziare da lì.
E Kakashi aveva aggiunto l'idea della tomba.

Dignità.

L'avevamo lasciata agli animali, alla nobiltà dei lupi e delle bestie della foresta.
Forse, pensavo, l'umanità non se la meritava.

Ma Naruto meritava rispetto.

E così la prima cosa che facemmo fu dar pace al suo cadavere, appeso come carne da macello.

Indegno, mi ripetevo.
E i lupi, con me, fremevano d'attenzione.

***


Dovetti trattenere il respiro a lungo, mentre insieme a Sakura liberavamo il cadavere dalle catene.
Era terribile.
In quel momento, oppressa dalla frustrazione e dallo sconforto per la sorte di Naruto, la mia mente cercava la fuga.
Quando ero piccola lo rimiravo per la sua infinita allegria e sconsideratezza, e quando cercò di rapirmi mi sorpresi nello scoprire che non mi usò mai realmente come scudo umano: anzi, mi difese.
Era una cosa da Naruto.

Ero una ragazza debole, l'ho sempre saputo.
Neji mi faceva da sostegno.

Non lo vedevo. Lo cercavo con lo sguardo, durante quel lavoro infame e triste, oltre che clandestino.
Che fine aveva fatto Neji?

Senza di lui non combattevo.
Se combattevo ero brava, ma avevo bisogno di Neji. Questo penso che Kakashi lo capì subito, e poi lo tenne a mente chi faceva le squadre.
Al Ludus avevo tirato avanti osservando Naruto.
Non lo nego.
E la pena che provavo nel dover trattare i suoi resti, tristemente immondi, era totale.
Dopo il Ludus, tirai avanti grazie a Neji.
Osservandolo e facendomi guidare da lui.

Io ho sempre avuto bisogno di una guida.
Avrei dovuto essere un Custos perfetto, dalla mentalità debole e malleabile.
Ma, no: sapevo scegliere.
Me ne dovevo convincere.
Per lui, per loro. E prima di tutto per me stessa.

Così chiusi gli occhi.
E mi feci forza.
Da sola.
Assieme a Sakura, ma indipendente.

Quel giorno cercavamo di cambiare il mondo.
Quel giorno mi costrinsi anch'io a cambiare. O forse di crescere.



***


Sasuke arrivò al piazzale camminando, il volto pallido.
Non disse una parola.
Mi porse una pergamena, osservando il sacco nero in cui avevamo messo il cadavere di Naruto.
Avevo le mani sporche, e me le pulii addosso. Non capivo la sua espressione: era seria, ma lo sembrava essere quasi troppo.
Da quanto non vedevo una pergamena?
Trasalii notando in controluce il marchio delle carte dell'Ignis Umbra.
"Mi ha detto di darla a te." Si limitò a dire Sasuke, per poi flettersi.
Lo vidi estrarre il suo pugnale dalla caviglia.

Le mie pupille scorrevano rapide su quel testo che pareva caduto dal cielo: inaspettato.

Levai lo sguardo su Sasuke, e lo fissai per lungo tempo.
"L'hai ucciso?"
Lui annuii.

Ogni passo in più mostrava nuovi intrecci.
Sembrava una storia destinata a non finire mai.


Domando scusa nell'averti chiesto troppo, Sakura. Spero che tu riesca nell'impresa che ti ho affidato, ma temo non sarà così.
Io sono solo un vecchio.
A voi giovani che mi guardate sempre come la massima carica, svelo: non valgo nulla.
E sono stato anche un pessimo Ignis Umbra, nella mia inutilità. Sono una figura, nulla più.
Naruto era un esperimento che minacciava di ripetersi, come si sono ripetute le mutazioni nonostante l'incidente del Difetto, mai realmente chiarito. Dopo Naruto, il candidato ideale trovato fu mio nipote Konohamaru. Mi comportai male nel costringerlo a lasciare il Ludus: alla fine acconsentì, ma già da tempo girava la voce che per causa mia avrebbe abbandonato.
Lo dichiarai morto per praticità.
Avevo paura per lui. E nel tempo scoprii di aver avuto ragione.
Ho ascoltato le vicende di Naruto da lontano, e ho visto Tsunade morire solo su carta.
Sapevo già che c'era qualcosa che non andava, ma quando ho saputo che voleva attaccare il Ludus ho capito che il ragazzo ne aveva passate troppe per sorvolere sulle infinite cortezze del Globus, della Regio, ed anche mie.
Mi ricordo i vostri occhi, quando siete tutti bambini.
Sono occhi di un'innocenza che viene spenta subito.
Sono stufo.
E sento il peso degli eventi addosso.
Fai qualcosa, Sakura.
Qualunque cosa.
Vedo occhi diversi.
Sento storie diverse.
So valutare le situazioni: scoppierà.
Ed io farò in modo che scoppi.
Bada a Naruto, e, se non puoi, bada ai tuoi fratelli.



Realizzare, durante l'esecuzione, che Naruto aveva sofferto tanto nello scoprire la bugia delle sorti di Konohamaru mi ha fatto pensare di essere stato io, in buona parte, la causa di tutto. O di molti degli eventi in cui siamo inciampati in questi anni.

Vali più della metà di Tsunade, Sakura.
Vali più del doppo di Tsunade: hai la vista sul futuro ed essa è limpida. Sarà difficile, immagino.
Io aspetto.
Ho già fatto la mia mossa: tocca a voi.

Hiruzen Sarutobi


Mi sorpresi nel leggere un nome.
Mi sorpresi nel sapre che l'Ignis Umbra aveva un nome.
Ed un cognomen.
Non compresi mai realmente il motivo di tale firma. Forse, una forma di rispetto. Forse, un segnale di rottura.
Tornai a guardare Sasuke per l'ennesima volta, cercando di comprendere cosa celasse il suo sguardo.
Alla fine fu come se mi rispose: "Lo sapeva che lo avremmo ucciso. Uccidere un simbolo - è più potente del simbolo stesso."

Fu allora che Sasuke mi porse il pugnale.

Misi via la pergamena, in una delle mie tasche, e tornai a fissarlo.
"Perchè il pugnale?"
Lui tacque.
"Guarda il mio volto, Sakura." rispose infine.



***


Mi chiamarono quasi troppo presto: ero intento a discutere con degli strateghi sulla situazione dei Bellatores alla Ventii Regio, e il mio bracciale sembrò tuonare.
"Jiraya. Hai dato tu ordine di rimuovere il cadavere? Non è passata nessuna comunicazione al riguardo, e non lo vedo più."
Era per quello.
Strano.
Mi alzai in piedi, spingendo indietro la sedia e congedandomi dalle comunicazioni radio col fronte.
Allora il tuono divenne tempesta.
Un'altra voce, assai più proeccupata, anzi: sgomenta ed urlante.
"Jiraya! L'Ignis Umbra è stato assassinato!"
Mi fermai.
Inspirai.
Espirai.
E volsi lo sguardo verso l'alto.
Guarda, Tsunade.
Pensai.
Guarda cos'hai combinato.

E forse sorrisi.


***


Eravamo tutti uguali.
Eravamo tutti armi.

Come Naruto.

Nessuna distinzione.
Tutti dannati.
Era la verità.

Fece male e fece bene: era una sensazione strana.
Sasuke me li incise.
Io li incisi agli altri.

E così cominciò.


***

Scoprii io che l'Ignis Umbra era morto: dovevo contattarlo e non rispondeva.
Dunque era questo, il piano?

I Sommi sembravano non capire esattamente cosa stava accadendo.
Io lo intuii.

Sì.
A Sasuke e gli altri sarebbe indubbiamente servito il mio aiuto, da lì.


***

Kakashi venne chiamato, e mi lasciò solo in quello stanzino disperso in un anfratto della SubSphaera.
Senza catene, senza manette, senza nulla.
Un apparecchio radio ed una proposta.
Per il resto, ero libero di fare quello che volevo: fuggire o rimanere, e contattare Baki e i miei superiori per comunicare loro i termini della resa.
Loro ci avrebbero dato la terra. Molta terra. Verde, coltivabile.
Noi li avremmo lasciati in pace per qualche mese.
Perchè ora erano deboli.
Perchè entro breve si sarebbero arresi, senza il comando di nessuno.

Perchè l'Ignis Regio moriva.

E la guerra forse sarebbe finita: a nostro totale vantaggio.

Ci pensai a lungo.
Ma la mia decisione l'avevo presa già prima, quella notte, osservando Naruto morire e gli sguardi del mare nero inchiodati sulla sua figura.

Stava per cambiare tutto.
Ed io, privato di mia sorella da Naruto, privato di mio fratello da Naruto, avviluppato nel disastro ch'erano stati i ragazzi-demone, decisi di aiutarli.
Perchè sapevo perfettamente come si sentivano.
E condividevo il loro dolore.

Era un grand'uomo, Kakashi.
E continua ad esserlo.



***

Sakura era stata la prima.
Con i suoi sei tagli, tre per gota: perchè era giusto così.
Subito dopo si fece avanti Kiba. Aveva già dei segni strani e rossi sul volto: sei di più, sei di meno, disse ridendo. Lui e Naruto erano stati compagni di nullafacenza, al fronte - nella nostra prima uscita.
A Kiba piaceva.
Kiba gli voleva bene, come un cane vuol bene ad un altro cane: pura simpatia.
Il terzo fu Neji, che decise di apparire solo allora.
Neji non aveva mai retto Naruto, in quanto bocciato, e non lo aveva mai visto, poi, oltre all'essere un nemico. Per lungo tempo, prima che comparisse, pensavamo non sarebbe stato dalla nostra.
Invece fu il terzo: era un sintomo.
La quarta fa Hinata.
Il quinto Shino.

Allora arrivarono, in quella zona del piazzale, alcuni Magistri di guardia: e ci videro.
Ci chiesero che fine aveva fatto Naruto.

"Daremo degna sepoltura al nostro compagno."
Disse Sakura. Un tono piatto e incisivo.
Gli uomini sembravano perplessi.

La mattina iniziava.
Un sole acciecante.
Il cemento biancastro, ridotto in pezzi, solcato da crateri, sembrava rilucere assieme alla Sphaera, sulle cui travi metalliche ancora c'erano le catene con cui avevano appeso Naruto.
Non un filo di vento.
E silenzio.
Due piccoli gruppi si erano formati - noi da una parte, loro dall'altra: e iniziavano a catturare l'interesse di chi si muoveva.

Esplose la notizia pochi minuti dopo: l'Ignis Umbra era stato assassinato.

Mi ricordo che Sakura mi scoccò un'occhiata, il capo basso - forse avvilito per la sorte che avevamo deciso per l'uomo che si chiama Hiruzen.

Un colpo secco.
Assieme alla scorta.
Morti.
Uccisi.

Da chi?, si domandavano loro, tanto shockati da non riuscire a connettere gli eventi.

E noi li guardavamo con una serietà che non conoscevano.
Non potevano conoscerla.
Noi stessi ce ne stupivamo.

Mi ricordo la sensazione che mi avvolse, e che ci avvolse tutti.
Mi ricordo il tempo, che passava lento ed inesorabile.

Dovevamo essere solo noi, all'inizio.
Noi con le guance solcate dai baffi di Naruto, incise nella carne dalle nostre stesse lame.

Scese nuovamente il silenzio quando capirono che quell'assassinio era stato opera nostra.

Ma si stupirono, quando arrivarono altri.

Mi ricordo: prima i lupi.
Ragazzini che affiancavano Kiba: perchè loro erano un branco, ovunque fossero.
Poi altri ragazzi.
Altri Custodes della nostra generazione: Ten Ten.
Ino, che credo non vedevo da anni.

Vennero due linci: non conoscevo quella mutazione se non di nome.
Mi fecero una certa impressione.



E da sei diventammo trenta.




E da trenta diventammo cento.




Silenziosi nel nostro tacito accordo: gli altri di fronte, uomini e donne che osservavano impietriti un evento che non sapevano gestire.



E da cento diventammo trecento.



E da trecento diventammo mille.




L'odore del sangue, dei graffi e dei tagli che ci si infieriva sul volto per dire: 'ci sono', si spandeva nell'aria.
Non lo avevamo progettato.

Era successo.

La verità aveva dilagato come una malattia infettiva: era passata di persona in persona, inarrestabile, fra parole e storie.

I Magistri, ed ora i Rectores, con qualche altro Custos o ragazzino perplesso ci osservavano incapaci di tradurre quell'avvenimento.

Due branchi.
Due guppi divisi da un quasi netto solco generazionale.
Due mentalità diverse a confronto, intente a scrutarsi, immobili.



E da mille diventammo duemila.




Rividi la bambina che mi aveva trattenuto sdraiato dopo lo scontro con Naruto.
Era piccola.
Troppo piccola.
Ma diamine, ricordo la sua espressone, che sembrava di donna.

Avevamo menti levati, sguardi fissi e determinati.

Sakura teneva la mano sulla tasca contenente la pergamena di Hiruzen.

Mi ricordo il silenzio.
Mi ricordo quell'aria.
Mi ricordo.

E gli sguardi dei nostri nemici, che non erano bianchi, ma neri. Erano i vecchi.
Era il passato.

Ora, davanti a loro, si ergeva l'esercito di giovani dai poteri incredibili.
Il loro esercito.
Le loro mutazioni, le loro armi, e i loro futuri Philosophi.

Occhi rossi, occhi bianchi.

Ci guardavano, le armi estratte.



In meno di mezz'ora, tutto il Ludus era lì: raccolto attorno a una linea di vuoto che divideva due tempi, due mondi, due umanità.
E attorno a noi, e sotto di noi, ancora miriadi di macerie, e cemento dissestato, e assi storti e polvere sedimentata per terra.


Di fronte a me vidi Jiraya e Kakashi, chiamati al dovere dagli altri Custodes.

Le storie.
Il potere del racconto.
Il terremoto della realtà.

Decisi di parlare.
"Avete ucciso un nostro fratello."

Loro tacquero.

"Lui ne ha uccise centinaia, di vostri fratelli." rispose un Rector.
"Per colpa vostra. Anche quei fraelli li vete uccisi voi, non lui. Anzi, i Sommi hanno ucciso tutti."

Loro ci guardavano senza capire.
No, loro non comprendevano la responsabilità.
Non tutti.
E' difficile capire la responsabilità quando ne sei da sempre privato.

"Naruto era un'arma." sentii la mia voce tuonare. "E lo sono anch'io, che ho questi occhi scarlatti. E lo sono i miei fratelli, che possano chiamare i lupi o malleare il metallo, o che siano privi di mutazione, ma Custodes o futuri tali: non ha importanza. Non sappiamo perchè combattiamo una guerra secolare, non conosciamo il nostro nemico - e peggio ancora, non conosciamo la nostra gente. Lo avete sentito, Naruto, voi? Lo avete sentito urlare il dolore che gli avete procurato?"
Vidi la stizza sui loro volti.
E persi, tacevano, ascoltando me.
"Io lo conobbi, e vi dico: aveva ragione. Mi sono chiesto cosa sarà di me, domani, e non lo so. Qualcun altro, in questo mondo che ci si è costruiti addosso, decide."
"Tu sei un Custos, esegui ordini, come tutti noi." Sibilò un Magister, a denti stretti. "Torna nelle tue schiere."
"Sono queste le mie schiere."
Sentivo respiri pesanti.
"Io sono uomo. Io voglio decidere. Io voglio vedere e sapere perchè. Aprite gli occhi e domandatevi cosa state facendo. Difendiamo la Regio, mi disse un giorno Naruto stesso. L'ho combattuto, ma non per ucciderlo: per salvarlo. E ho fallito."
"Il ragazzo non ragiona -"
"Oh - no. Ragiono meglio di voi tutti messi insieme. Cos'è la Regio?" Urlai infine.

Era una domanda fondamentale.
Nessuno conosceva la risposta.

"Noi siamo la Regio. Noi tutti."

Mi ricordo il silenzio.

"Quelli in basso. Che muoiono di fame mentre noi moriamo al fronte, o che muoiono al fronte con noi, senza valere nulla."

E gli sguardi attoniti.

"Ho deciso che, come fece Naruto, combatterò per la mia gente. Voi per chi combatterete?"

Il primo che mosse passi lenti verso di noi non fu Kakashi: fu Iruka.
Il che sorprese chiunque tranne me.
Mi raggiunse, lento e solenne, e di fianco a me voltò le spalle, osservando la fazione dall'altra parte.

"E' il momento di farsi delle domande."
Si flesse ed estrasse il suo coltello.

Jiraya e Kakashi seguirono, lascianto attoniti uomini e donne forgiati da quell'assurda logica dell'obbedienza.

In noi ribolliva una rabbia lontana, in me soprattutto: rivedevo con i miei occhi la vita di Naruto e mi chiedevo se ciò fosse abbastanza.
Ora eravamo tutti proiettati in avanti.
Il petto in fuori, lo sguardo fiero.

Non era orgoglio.
Era dignità.
Volontà ferma. E decisione.


Forti.
Nella nostra debolezza di animi turbati.
Ma determinati.
Bambini e ragazzi.
Uomini e donne.


Naruto gli si era rivolto contro:
lo facemmo anche noi.
Lo facemmo tutti.


Quello che si innnalzò quel giorno fu un ruggito.
Un enorme ruggito di migliaia di ribelli.


Iniziammo perchè dovevamo.
Perchè ormai era tutto palesemente falso, e, in quei giorni, decidemmo di cambiare il mondo.
Un mondo che era crollato da tempo.
Un mondo che attendeva quel nostro enorme gesto.

Il primo scatto ruppe un silenzio innaturale.

Mi ricordo le voci.
Mi ricordo gli spari.
Mi ricordo le urla.
Mi ricordo la lotta.

Mi ricordo i volti persi dei nostri nemici: il passato opprimente, i secoli bui di ritimicità e statismo erano condensati nei loro sguardi fiacchi, sviliti.
Combatterono.
Ma non come noi.




Noi, quel giorno, facemmo la rivoluzione.




Sapendo perchè combattevamo.
Sapendo qual'era il nostro fine.
Sapendo per chi combattevamo.
Sapendo cosa stavamo realmente facendo.

Duemila, forse tremila persone:
mossi da lui, da Naruto;
ma mossi in realtà da tutti, da ogni singola persona che aveva premuto per arrivare sin lì:
Itachi, Kakashi, Tsunade, Hiruzen, Sakura, Jiraya, ed io stesso.
E poi gli altri.



E per ognuno:
sei solchi, sul volto, a baffo.







____________________________









Epilogo.


Itachi posò con delicatezza le mani sul grembo ormai esageratamente abbondante di Sakura.
Si sporse, portando un orecchio sulla sua pancia, e lì rimase in ascolto come faceva da mesi.

Kakashi osservava i due, lo sguardo altalenante fra l'ennesimo libro e quella visione: gli suscitava una serie di sensazioni che, negli anni, non era ancora riucisto a decifrare del tutto.
Ne' lui, ne' i suoi coetanei, mai avevano avuto un amante se non negli ultimi anni: e fu arduo, per quei pochi che riuscirono a liberare se' stessi dalla prigione emotiva in cui la loro vita li aveva sempre racchiusi, scoprire il mondo nuovo e quelle nuove relazioni.
Kakashi era uno dei tanti che non riusciva ancora a venirne a capo: ma osservare quei due gli provocava quella scia di emozioni che come vioentava le sue sicurezze sulla vita e la morte, già precarie.

L'altipiano del Ludus era lontano sull'orizzonte.
Sasuke ci tornava di rado, accompagnato ogni tanto da quelli che chiamava suoi amici.
Ogni volta che risalivano, si fermavano ad osservare la devastazione che avevano deciso di non toccare mai più.
E passandosi la mano sul volto, ognuno segnato dalle sei cicatrici, muovevano passi fra le macerie sino a giungere all'unica cosa che era stata costruita sino ad allora: il cimitero. Primo e più importante: le lapidi fiorivano fra i resti del vecchio mondo.
Lì si salutavano i morti.
E lì si perpetuava il ricordo.
Ogni tomba era uguale, per ognuno dei morti: la vita aveva eguale importanza per tutti.
Quella di Naruto Uzumaki non faceva eccezione.

Un volto infantile vegliava però sul Villaggio della Foglia: questo il suo nuovo nome.
Lo sguardo levato, il sorriso largo e sincero, a tratti esagerato.
Il petto in fuori era rivolto verso est: la statua bronzea osservava l'alba ogni giorno, ed ogni giorno si lasciava dietro il tramonto.
Una zazzera di capelli disordinati, e sei solchi, sul volto, a baffo.

Da quel giorno lontano nulla fu realmente facile.
Fu anzi un susseguirsi di difficoltà, di discussioni, di idee, di litigi, di lento cambiamento, di apparentemente impossibile smantellamento della vecchia logica per cercarne una nuova, che funzionasse, che riuscisse ad incorporare tutto ciò che ognuno di loro, nel tempo, negli anni, aveva maturato dentro di sè.
Si andavano ridefinendo interi vocabolari.
E poi le domande, che tanto avevano avuto difficoltà a porsi, ora diventavano il problema fondante: v'erano domande che non trovavano risposta, v'erano domande che di risposte non ne avevano.
E c'era il fallimento.
L'aspettativa.
Lo sconforto.
La paura di sbagliare.
Mattone dopo mattone.
Facendo.
Disfando.
Rifacendo.

Fu difficile.

Ma quello che fu, fu loro.






Naruto - I Frutti dell'Oblio / Fine

















NOTE FINALI

Bene.
Eccoci qua.

Devo dire che è stato difficile: ho materiale per scrivere almeno altre, boh, dieci one shot su quello che è il futuro, il nuovo mondo, ma ho deciso di non soffermarmi troppo.
Casomai riordinerò e farò un'altra raccolta.
Per ora, mi fermo qui, perchè è il finale de I Frutti dell'Oblio che volevo vedere.

Credo di aver tremato quando ho scritto 'fine': mi ero imposta di finirla, ma temevo sempre che sarebbe stata l'ennesima storia lasciata a metà.

Ora dovrete  - anzi, se volete, se no, niente - sorbirvi un po' di cose che, bhe, sì: sono le mie note finali.
Seguono:
 - L'angolo dell'autrice
 - Risposta alle recensioni
 - Ringraziamenti





Attenzione, potreste leggere qualcosa che non vi piacerà :D





L’angolo dell’autrice
(che da angolo è diventato superattico di trecento metri quadri ...)


“I frutti dell’oblio”, come titolo, trae ispirazione abbastanza palese da "I fiori del male" di Baudelaire. Appena formulato mi sembrava un titolo idiota, ma entro breve tempo si è dimostrato il più azzeccato che potessi trovare.

Era nata come una trilogia: "Naruto - I frutti del’Oblio" doveva essere il primo, seguiva una storia dedicata a Sasuke ed una dedicata a Sakura.
Dovevano essere tre momenti diversi (giovinezza, adultità, vecchiaia dei tre), e fra l’altro aveva dei bellissimi titoli in stile Hegel xD - però non credo che riuscirò a scrivere gli altri due... vista anche la mole di capitoli che conta il primo 'volume'.

In tutta la storia ci sono una decina di piccole incongruenze che adesso, armata di santa pazienza, devo rivedere e correggere - assieme agli errori di battitura e di grammatica che ogni tanto compaiono.




Questa storia è nata poco prima / dopo che io arrivassi allo Shippuuden, quindi i personaggi originali nascono dalla serie base. L’evoluzione di Itachi, soprattutto, sembrava essere OOC fino all’ultimo - e invece, poi, è risultato che avevo pigliato Kishimoto in supercontropiede e capito cosa voleva fare di quel personaggio.



Questa storia parla di una rivoluzione, di come può nascere e crescere.
Ho visto paragonare la storia del mio Naruto a quella di Cristo, ed, in effetti, ci andiamo vicino; anche se sono atea e dubbiosa sulla figura di quell'uomo, immagino che ormai sia ben radicata in tutti l'idea del martire che cambia il mondo.
Ma mi sembra di avervi dato abbastanza elementi per poter dire che nella mia storia non è affatto così: in moltissimi sono quelli che hanno spinto nella direzione del finale, ognuno con i propri mezzi, e nessuno avente la verità rivelata.
Sono state tante grandi scommesse.
In effetti, quello che segue alla rivoluzione è un processo decisamente tortuoso che, come dovevo fare in origine, meriterebbe una storia a se': chi ha fatto la rivoluzione, in realtà? Come si costruisce un nuovo modo di pensare, di essere uomini, senza ricacciare le macerie del fallimento indietro come se fosse tutto proibito? Si sarà capaci di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, si saprà imparare da ciò che si è rifiutato, ed, nuovamente Hegelianamente parlando, ricostruire partendo non solo dall'antitesi, ma da una buona sintesi?
E Naruto, cosa ne sarà di lui e del suo nome? Diverrà il nuovo cristo, o il nuovo che guevara, tutte e due le cose oppure nessuna?
Rischiano molto, in questo futuro: tutte le porte delle possibilità sono aperte, anche quelle peggiori.
Il mondo è nuovo, ma sarà migliore?
Hanno buone basi da cui partire, ma non si dia per scontato che finiranno sempre bene.
Anzi, sono personalmente molto preoccupata per loro.
Ma sono felice, perchè saranno loro a decidere e ad accollarsi le proprie responsabilità.



Questa storia è una denuncia politica.
Ragazzi, inutile che ve ne stupiate: una distopia non può non essere una denuncia, secondo me - salvo casi rari e relativamente incresciosi.
E’ nata quando ero liceale e l’ho conclusa come universitaria: ne sono successe abbastanza, sia nella mia vita che nel mondo, nel frattempo.
Chi si presta ad una lettura abbastanza attenta capirà abbastanza facilmente qual’è la mia campana: è una storia che parla di povertà, di ragazzi tirati e stressati, di guerrieri ignavi, di ciechi e di classi elitarie, di oligarchie conservatoriste, di disinformati e di ignoranti.
E si conclude con una rivoluzione generazionale.
Indovinate un po’.

Ma questa storia parla principalmente di farsi domande e cercare risposte, agire attivamente anzichè aspettare che qualcuno ordini cosa fare e dove andare, attendendo una realtà rivelata che potrebbe essere più falsa di qualsiasi altra cosa. E qui, non serve essere della mia campana per essere in accordo, secondo me. Basta un minimo di cervello - cosa che ultimamente molti italiani hanno perso per strada.



Ci sono molti personaggi che ho maltrattato in questa storia.
Apparte Naruto, anche Tsunade non ha avuto vita facile. Itachi, poi - bhe, Itachi lo adoro.
E' nato dal nulla quando ho deciso di farlo comparire, e da allora ho capito a cosa mi serviva.

Ora come ora, penso di poter fare un po' di
- considerazioni sul tanto contestato IC / OOC dei personaggi ^^

Sakura: IC. In piena.

Kakashi: IC anche lui, e con mia somma gioia.

Naruto: eeeeeehm? IC? OOC? Secondo me IC, però devo dire che ho stravolto di molto la sua storia.
Ecco, forse il Naruto di Kishimoto non sarebbe entrato al Ludus. Ma vi lascio col dubbio, secondo me Naruto poteva benissimo farcela, e poi... gli serviva per il demone. Sarà entrato davvero o lo avranno cacciato dentro a forza? Comunque, quando Naruto decide di fare una cosa, la fa. E lui ha deciso seriamente di fare il Ludus, quindi lo ha fatto. Mi pare coerente.

Sasuke: IC un po' tirato. Sì, insomma, il vero Sasuke è mister vendetta - qui il ragazzo non aveva i presupposti per diventare tale. Anche la perdita della famiglia, che nel manga è centrale, qui si fa relativamente da parte nella sua storia personale.

Itachi: IC indovinatissimo con veggenza nella testa di Kishimoto u.u

Jiraya: OOC. Se non per la parte che lo lega a Tsunade, per il resto non sono riuscita a renderlo bene - quando scrissi all'inizio la storia Jiraya era ancora solo un gran cazzone, piuttosto potente ma senza l'enorme morale che ne è nata dopo, ed ormai lo avevo instradato... ops.

Shikamaru: abbastanza IC, anche se a conti fatti Non E' esattamente da Shikamaru arrischiarsi a completare tutto il test di fine sesto anno - troppa fatica. Poi ovviamente mancando il rapporto con Asuma, poco si può fare.

Tsunade: mmh, fifty fifty. Le ho cambiato completamente il ruolo, quindi è stata piuttosto diversa, la cosa. Il rapporto Itachi-Tsunade, poi, è una cosa sè stante che certo col manga non centra niente. Però non mi tratterrei dal dire che in quella situazione non mi sarei aspettata da lei un comportamento diverso.

Kiba: IC, dai, anche se manca Akamaru

Shino: BOH? XD è un pg che non ho mai capito, qui era abbastanza di contorno, povero.

Hinata: IC tirato - non credo sarebbe realmente sopravvissuta, al Ludus.

Iruka: IC. punto.

Sarutobi: aaaaaaaw - non lo so. Mi ha funto da jollyjoker, però ha abbastanza l'anda da Sarutobi, tuttosommato.

Kankuro: quasi del tutto OOC. Insomma, ha avuto un ruolo molto imoprtante rispetto a quello del manga e l'ho caratterizzato con un linguaggio scurrile, cosa che mi divertiva molto xD, che non c'entra niente con lui. Però è abbastanza fedele... ma nel manga non è molto ben definito, caraterialmente: o almeno, io non l'ho molto capito, mi sembra un personaggio neutro.

Temari: OOC come il fratello.

Gaara: IC tiratissimo, considerato che è il carattere iniziale del personaggio estremizzato.

Konohamaru: mmmmoh, anche qui, IC iniziale, poi degenerato.

Gai e Rock Lee: non lo so, come maestri dell'allenamento Bellatores carroarmati rasati a zero ce li vedo - il che toglie spazio ovviamente alla loro fondante idiozia e al loro rapporto allievo-maestro. Sono stati un po' delle comparse, ma non ce li vedevo male, nel ruolo che gli ho dato.



Ci sono tutti?
Bhe, posso anche fare un po' una lista dei grandi assenti!
A partire da

Orochimaru: un pg che detesto nella sua inutile malvagità insensata ed idiota. E' un ammasso di stereotipi che non tollero: è proprio un 'cattivo'. La mia storia non ha 'cattivi'. Non c'è spazio per i cattivi, solo per le Persone.

Choji: del tutto inadatto! xD anche se nel primo capitolo dovrebbe esserci un riferimento ._. che toglierò xD

Gli altri sensei: non avevo spazio... già così sono 45 capitoli 0.0

L'akatsuki: bhe, qui non c'è. D'altronde mancano le basi.

Le altre nazioni: ok, sinceramente: all'inizio dovevano esserci, ma poi non riuscivo a gestirle. Questo non toglie che esistano.



- Parliamo ora di un po' di curiosità sparse:

I geniacci hanno radio e computer, ma non sono capaci di tirare su un areoplano o un satellite. Perchè?
Perchè sono ottusi.
A loro il cielo non interessa, frega solo la guerra.
Questo punto è importante e mi sarebbe davvero piaciuto svilupparlo in seguito, nei 'volumi' successivi della mancata trilogia.

Non hanno una religione.
E sono stata molto attenta a non usare imprecazioni del tipo "dio!", che forse mi è scappata ogni tanto, ma di sicuro non c'era nessun "cristo!" - dato che non esiste xD
però nel primo capitolo c'è un riferimento biblico (mosè), e devo decidere cosa farne... un bel problema! come immagine rende, ma tecnicamente...

Non hanno la domenica!
e nemmeno la settimana.

Nessuno è mai andato al bagno.
Bhe, questo è un'omissione classica dei romanzi, penso che mi concederete di non specificare le tappe in gabinetto, vero? xD non averlo specificato non fa di loro superuomini. xD

I mercanti si muovono a cavallo, su carrozzoni.
Questo si è visto, ed era il primo sintomo della realtà al di fuori del Ludus.

La "lingua" viene usata dalla popolazione in occasioni importanti ed in presenza di ospiti, ma Konohamaru se ne frega perchè Naruto è un amico. Lo chiama anche per Nomen, mentre fuori avrebbe dovuto chiamarlo con il Cognomen: che però non consceva.

E quelli che lasciano il Ludus e rientrano nel mondo dei poveri come falliti?
Bhe, è l'ennesima cosa 'normale'. Hanno anche molte conoscenze in più di quelle che non hanno gli altri, ma le dimenticano subito cercando di non pensare al loro grande fallimento. Abbandonare il Ludus significa mollare tutto, anche ciò che si è imparato: perchè non si è all'altezza.
Triste la vita.






Risposta alle ultime recensioni 




@ Vix:
Penso che questa morte sia stata onorata in ben altro modo.
Ogni buona storia ha i suoi morti. Anche quelle che sembrano più innocenti come il re leone, bambi, koda fratello orso - tanto per parare sulla disney, ecco.
Naruto era destinato a morire sin dal primo capitolo: in reatà, nessuno ha mai fatto realmente in modo che lui morisse davvero, Prima, quando lo dipingevano 'immortale'. Io penso che lasciarlo vivo sarebbe stato un atto di buonismo inutile... la sua vita, in questa storia - che di fatto E' questa storia - serviva in quel modo, e in nessun altro.
Per la serie: se Cristo non l'avessero crocefisso, non se lo filava nessuno. Ammettiamolo (parola di atea). Se vogliamo cambiare ambiente, ecco, anche il Che ha trovato la massima espressione del suo personaggio nella morte. Con pro e contro.
Non dico che morire sia bello, ma morire in quel modo fa bene alle storie.
Per quanto riguarda i capitoli dell'altra storia, arriveranno, assieme a quelli dedicati a molti altri. Anche se non so se mettere quelli dedicati a Naruto e Kyuubi, dato che la loro storia è stata narrata in 44 capitoli più che densi... devo pensarci.



@LaGren:
accidenti, scusa xD
ecco, ho aggiornato la sera, va bene?
anche perchè ho riguardato più e più volte questo capitolo, e sono ancora terrorizzata.
Non ho mai scritto un vero finale!
Sono tre anni che lo immagino nella mia testa (sì, era Quasi tutto calcolato, anche se molte piccole cose sono nate in contro).
La volpe, sì, è piaciuta anche a me narrarla.
Ah, spero che Sarutobi abbia sodisfatto ^^'
Per quanto riguarda la narrazione in prima persona, modalità sopravvissuti del Titanic... mmmhè, più o meno l'effetto che volevo ottenere. Spero non Troppo stile documentario o,o ma abbastanza da far un po' venir su qualcosa nell'immedesimazione.





Ringraziamenti


Prima di tutto Rekichan, questo è dovuto.
Grazie mille per aver letto dall'inizio alla fine, nonostante le mie infinite pause e gli aggiornamenti un po' a caso. E per avermi ogni tanto betato o aiutata se mi incastravo in maniera tragica ^^

Poi a tutti gli altri che si sono letti tutto il mattone recensendo:

GreedFan, che poi secondo me ogni tanto esagera parecchio con l'idrolatazione, ma immagino che adesso abbia un po' rivisto le sue posizioni scoprendo che lei è molto più brava di quanto pensa e io molto più pirla di quanto non ha decantato xD

LaGren***, donna dal nick troppo intorcolato perchè io riesca a scriverlo senza fare copia e incolla xD che mi ha corretto gli ultimi capitoli e quindi devo assolutamente ringraziare. Rileggevo fra l'altro la tua prima recensione u.u'' bhe, spero che lo storiografico sia caduto a sufficienza :) però devo dire che era in parte un effetto voluto: anche se in realtà sono io che scrivo in modo spesso TROPPO metodico xD

Vix, che ok, ho capito, mi odia perchè gli ho ucciso Naruto.
Eh vabè.

Aya88,  che spero di battaglie ne abbia avute abbastanza, alla fine! xD

Hanil, anche lei una di data abbastanza vecchia, a riguardare

E poi tutti gli altri.


Sommi ringraziamenti ai 45 che hanno preferito la storia, ai 24 folli che la seguono e ai 4 che la ricordano.
A tutti i pazzi che l'hanno letta, a quelli che l'hanno mollata perchè è proprio una storia cugno, li capisco.
Grazie comunque :)


Grazie a tutti quelli che in un modo o nell'altro mi hanno accompagnata in questi tre anni.
Non avrò scritto un Best Seller - dio, è pur sempre una fan fiction! - ma è stato un lavoro tanto piacevole quanto arduo.
Personalmente per me è un'enorme conquista, perchè è una delle poche cose che concludo nella mia vita.
Di qui in poi, mi sento pronta a poter fare qualcosa di più: non che questa storia fosse per me di serie B, anzi. Me la porterò sempre nel cuore.

Quindi vi saluto.

E me ne vado con somma gioia a mette la spunta al "completa" nell'uppare questo ultimo capitolo.

Ciao!
Kimmy/Pandina.





   
 
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