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Autore: Elendil    27/10/2005    4 recensioni
“ Non mi piace che le persone che uccido ritornino in vita”disse in un sussurro nel suo orecchio.
La sentì ridere piano.
“ Ma io non sono morta...Inuyasha”
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un saluto a tutti

Un saluto a tutti!!!

Eccomi di nuovo qui, con il capitolo più difficile della mia vita: UN CAPITOLO DI GUERRA!

Informo tutti coloro che avranno il coraggio di leggerlo, che questa è in assoluto la prima volta che io oso scrivere una cosa del genere (e visti i risultati, sono indecisa se riprovarci in futuro…T__T) e perciò sarà a dir poco disastroso.

Ma ho voluto provare, e quindi mi rifarò al vostro giudizio critico(per favore…..ditemi se vi è piaciuto o se invece mi dovrei ritirare a fare la calza in eterno piuttosto che fiondarmi in cose fuori dalla mia portata…).

Voglio però dire ( per tutti coloro che ormai hanno perso la speranza) che Kagome arriverà fra breve(prox capitolo ^ ^) ma che il suo personaggio non assomiglierà minimamente a quello della grande Rumiko.

Ah!

Un grazie enormissimo a tutti coloro che hanno letto la mia ff, a (ormai è di rito…^ ^) Chria e a Ray.

(volevo solo scusarmi con Tiger eyes per aver scritto il suo nick tutto attaccato: SCUSAMI!!!SPERO CHE TU NON TI SIA OFFESA…. ^///////^)

Ho finito!

Spero che vi piaccia!

Elendil.


Immediatamente, all’ordine dei comandanti, dall’informe mischia composta dai membri della fanteria leggera, emersero le figure degli arcieri che, ordinati, si disposero in prima fila.

“PUNTARE!”

Centinaia di frecce si volsero nello stesso istante verso il cielo in direzione delle mura di Zaccar.

Dalla sua postazione, Sesshoumaru piegò leggermente il capo in avanti.

“LANCIARE!”

Subito centinaia di dardi sfrecciarono veloci nel cielo indaco, descrissero un’elegante parabola in aria ed infine, senza trovare alcuno ostacolo sul loro cammino, si andarono a schiantare sulle imponenti mura di Zaccar e sul terreno ai loro piedi.

Alcune si infilzarono nelle scanalature della dura pietra vulcanica mentre altre, forse trasportate dal vento, riuscirono ad oltrepassare l’imponente muraglia.

Troppo corto.

“RICARICARE!”

L’ordine secco di Sesshoumaru attraversò vibrando l’aria immobile.

“LANCIARE!” il suono della sua voce si perse nel sibilo furente delle frecce la cui gittata questa volta più alta consentì loro di piombare all’interno di Zaccar.

Alcune figure poste sul profilo regolare delle mura scomparvero alla vista come risucchiate all’indietro da una forza invisibile.

“FANTERIA!”una pausa” AVANTI!!!”

Un grido disumano si sollevò dalla distesa verde mentre,compatta,la schiera dei soldati meno equipaggiati e meno istruiti all’arte della guerra cominciava ad avanzare verso la fanteria nemica, ora immobile all’ombra delle mura.

Sesshoumaru era con loro, lui, il principe ereditario, stava rischiando la vita per un insulsa prova d’onore.

Il rumore ritmico degli stivali dei soldati che schiacciavano sotto il loro peso la delicata bellezza della piana erbosa rimbombò per la pianura dapprima lento, poi più incalzante, per poi, mentre la marcia ordinata si trasformava velocemente in una furiosa corsa,perdere ogni struttura e confondersi in un unico selvaggio rombo.

Nello stesso istante,con un urlo furente,anche la fanteria di Zaccar partì all’attacco.

Da lontano,dalla postazione riparata in cui ora si trovava, Inuyasha riuscì a scorgere gli sguardi infiammati dalla furia omicida e dalla paura dei soldati che si erano lanciati all’assalto.

Carne da macello.

Lo sapevano tutti, così come lo sapevano loro, che le guerre non si vincevano con la fanteria.

Nel frattempo, i due eserciti nemici,lanciati in una corsa sfrenata l’uno contro l’altro, divoravano di secondo in secondo lo spazio che li separava .

Sempre più vicini allo scontro frontale, non sembravano accennare a voler diminuire la loro andatura.

Un furioso boato si sollevò da entrambi i fronti un secondo prima che,come attratti da una forza invisibile, i due squadroni si schiantassero l’uno contro l’altro con un frastuono assordante.

La nobile figura di Sesshoumaru, simile ad una lucente fiamma bianca,scomparve improvvisamente,come inghiottita

dall’informe groviglio di armature rosse e nere.

Nello stesso istante, dalle mura Zaccar, si levò un ordine e subito centinaia di frecce si librarono nell’aria per poi ricadere nella pianura gremita di soldati che, esaurita la furia della corsa, iniziavano ora a fronteggiarsi nel campo di battaglia in sanguinosi duelli.

Nuove frecce si sollevarono dalle schiere dei Miyashi per poi schiantarsi oltre le mura.

“SECONDA FILA AAVANTI!”

La seconda falange della fanteria leggera iniziò veloce ad avanzare verso il fulcro della battaglia ma, ancor prima che i soldati potessero percorrere i primi dieci metri in direzione del campo, immense porzioni di pietra, lanciate a folle velocità da dietro le mura di Zaccar, probabilmente da potenti catapulte celate alla loro vista,sfrecciarono letali nell’aria per poi schiantarsi fra le fila dell’esercito dei Miyashi.

Immediatamente il panico divampò nelle retrovie come una devastante marea mentre una nuova, terribile,raffica di massi si schiantava ovunque nella distesa verde.

Il terrore sembrò improvvisamente minare la compattezza delle retrovie.

Dannazione!

Inuyasha osservò lo scompiglio che si era creato fra le truppe dei Miyashi.

Idioti.

Agitarsi in quel modo non avrebbe di sicuro salvato loro la vita.

Al posto che strillare come maiali, avrebbero fatto meglio a sbrigarsi a caricare le catapulte!

Ai cupi rimbombi della pietra che mortale si sfracellava al suolo travolgendo al suo passaggio tutti coloro che avevano avuto la sfortuna di trovarsi nella loro traettoia si sovrapponevano gli strilli terrorizzati dei demoni soldato che colti di sorpresa avevano preso a disperdersi in ogni direzione come formiche che fuggono da un formicaio a cui il contadino ha dato fuoco.

Una nuova raffica di macigni travolse nuovamente al loro passaggio le fila dell’esercito creando ancora più scompiglio.

Nuovi acuti strilli di panico si sovrapposero ai risoluti comandi dei generali che, incuranti delle consistenti perdite nelle loro truppe tentavano di ristabilire l’ordine e allo stesso tempo di organizzare il caricamento delle catapulte altrettanto potenti in loro possesso rimaste ancora inutilizzate.

Nuovi massi si innalzarono dalla fortezza di Zaccar.

“LANCIAREE!”

Finalmente, massi dalla mole imponente volteggiarono letali verso la fortezza di Zaccar per poi, schiantandosi contro la dura roccia,frantumarsi con un frastuono sordo.

“RICARICAREE!”

Un momento dopo, nuovi devastanti macigni si schiantarono contro le mura nemiche che,all’impatto, sembrarono ruggire di dolore.

Dannazione.

Contemporaneamente,in mezzo alla pianura,le due fanterie continuavano a fronteggiarsi senza che ne l’una ne l’altra desse segno di cedimento.

Il clangore delle spade che cozzavano le une contro le altre ormai era quasi totalmente sopraffatto da quello rombante e di gran lunga più fragoroso dei massi lanciati dall’esercito dei Miyashi che, senza riuscire a scalfire la dura superficie delle nera roccia vulcanica delle mura, si frantumavano in mille pezzi contro di esse.
La seconda falange della fanteria leggera, finalmente, era riuscita a raggiungere il campo di battaglia.

Un nuovo perentorio segnale attraversò la piana e subito dopo, una dopo l’altra, la fanteria scelta e i guerrieri d’elite dell’esercito dei Miyashi si misero in movimento.

Inuyasha strinse con forza le nocche intorno alle briglie del cavallo.

Non toccava ancora a loro.

Non ancora.

Dietro i soldati che con passo di marcia si apprestavano a raggiungere il fulcro della battaglia, muniti di lunghe ed affusolate scale di legno flessibile e leggero, si affrettavano i componenti della fanteria pesante.

Visto che non si riusciva a buttarle giù,le avrebbero scalate quelle dannatissime mura.

Gli strilli terrorizzati di bambini, uomini e donne giunsero alle orecchie di Inuyasha mentre ai lanci delle catapulte, iniziavano ad intervallarsi ora anche quelli degli onagri e dei mangani.

Porzioni di roccia grandi come vere e proprie montagne solcavano ora la linea d’aria che collegava il loro esercito alle possenti mura di Zaccar.

Violente raffiche provenienti dalle maestose macchine da guerra iniziarono ora a seminare la morte e il panico anche sul campo stesso di battaglia, inizialmente risparmiato.

Il brulicante insieme rosso e nero, ora per la verità più rosso che nero,sembrò tremare per l’improvvisa svolta che aveva preso la guerra.

In quel modo, i due eserciti non sterminavano solo i nemici, ma anche gli alleati.

Anche coloro che in quel momento stavano strenuamente combattendo sul campo in onore di chi in quel momento stava decretando la loro fine.

Un soldato in rosso che un istante prima alzava trionfante la spada ancora macchiata dal bruno sangue di un nemico al cielo, venne travolto dalla furia di un masso che, rotolando come impazzito per il campo di battaglia si schiantò poco dopo contro un macigno poco distante.

Loro non erano importanti.

In fondo, come aveva prima detto, loro erano solo carne da macello.

Era su di loro, sulla cavalleria pesante, che si puntava per vincere una guerra.

Ma non era ancora il loro momento.

Dovevano aspettare il segnale.

Nel frattempo le imponenti scale che sarebbero servite per risalire le imponenti mura che ancora strenuamente resistevano agli attacchi delle catapulte e degli onagri, continuavano faticosamente ad avanzare trasportate dai soldati della fanteria pesante che, arrancando strenuamente nella mischia selvaggia, si facevano largo verso la fortezza assediata.

Per i demoni che le reggevano, non era affatto impresa facile: non potevano difendersi dagli attacchi nemici.

Quelli che cadevano sul campo trafitti da un nemico o colpiti da una freccia proveniente da entrambi i fronti, venivano immediatamente rimpiazzati da altri che si trovavano nelle vicinanze.

Gli arcieri di Zaccar infatti, intuendo il loro intento, avevano iniziato a bersagliare con maggiore accanimento i portatori delle scale.

“LANCIAREE!”dalle fila dell’esercito dei Miyashi si sollevò nuovamente una micidiale raffica di massi.

Inuyasha seguì il loro tragitto con lo sguardo.

Con uno schianto sordo, la pietra si frantumò contro le mura nemiche.

Dannazione.

Finalmente, non senza avere riportato consistenti perdite,le imponenti scale di legno raggiunsero i piedi delle mura.

Subito, senza aspettare alcun segnale, coloro che le avevano trasportate per tutto il campo di battaglia iniziarono ad arrampicarsi sui robusti pioli di legno.

Una miriade di frecce iniziò immediatamente a scagliarsi contro di loro.

Dannazione.

Le milizie di Zaccar erano tutto tranne che stupide.

“LANCIAREE!” nuovi imponenti massi provenienti dalle loro retrovie si scagliarono contro le imponenti mura di Zaccar.

“RICARICAREEE!”

La pioggia di frecce che ora bersagliava i componenti della fanteria pesante sembrava non accennare a smettere.

“LANCIAREEEE!”

Il rombo cupo dei massi che si sbriciolavano contro le mura si sovrappose al confuso trambusto della battaglia.

Alcuni soldati che tentavano ora di risalire una scala, investiti da una colata di olio bollente, perdendo la presa si schiantarono molti metri più in basso mentre la struttura di legno che era servita loro da appiglio, dotata di robusti uncini di ferro capaci di ancorarsi alla pietra delle mura, venne sganciata e fatta cadere inutile al suolo.

Avanti, maledizione!

Era essenziale prendere le mura!

Lo sapevano loro come lo sapevano le milizie di Zaccar.

Una raffica di dardi provenienti dalle mura seminò nuovamente la morte sul campo di battaglia.

Avanti!

Stupidi idioti!

Parecchie strutture di legno, ora completamente ricoperte dalle figure purpuree dei soldati al servizio dei Miyashi, caddero rovinosamente al suolo sotto il peso dei loro stessi occupanti ma altre, forse più robuste, o forse scampate all’offensiva di Zaccar, offrirono un saldo punto di scalata.

“LANCIAREEE!”

Le travi che componevano le strutture degli onagri e dei mangani gemettero dolorosamente, stremate dall’uso stackanovistico dei soldati.

Il graffiante stridio delle giunture giunse come un pericoloso segnale d’allarme alle orecchie del mezzo demone: non avrebbero retto ancora a lungo ad un uso così pressante.

Dovevano sbrigarsi a vincere quella dannatissima battaglia.

Finalmente, la marea scarlatta che risaliva senza sosta le scale di legno, sfondò le linee nemiche.

Finalmente.

Le mura erano prese.

Un urlo di gioia si sparse incontrastato nella pianura mentre le figure dei soldati dell’esercito demoniaco iniziavano ora a stagliarsi contro il massiccio profilo della fortezza di Zaccar, la fortezza che di li a poco sarebbe caduta sotto il peso della loro superiorità in battaglia.

Era solo questione di minuti, o addirittura secondi.

Nuovi strilli acuti e disperati si sparsero da dietro le mura.

Strilli di donne, bambini e uomini.

Inuyasha si ritrovò a chiedersi dove diavolo si trovasse ora l’imponente esercito per cui Zaccar andava tanto celebre in tutta Yarda.

Quelle grida non avevano niente a che fare con gli strilli furiosi e combattivi che solitamente echeggiavano nel campo do battaglia.

Non erano le grida di chi combatte.

Erano le grida di chi fugge.

Le grida degli abitanti di Zaccar.

I comuni, semplici, abitanti di Zaccar.

Non poteva essere…

Zaccar non poteva essere così debole.

Doveva esserci un esercito nascosto dietro le mura.

Era un trucco.

Doveva essere un trucco per ingannarli.

Per costringerli a pensare di avere ormai vinto.

Doveva essere così…altrimenti che razza di re era un re che lasciava morire la propria gente senza nemmeno provare a difenderla?

L’idea di Sesshoumaru, stranamente, iniziò a piacergli particolarmente.

Nel frattempo, le porte erano rimaste ancora, fieramente chiuse.

Nessuno tentò di aprire le porte.

Ne i soldati, ne le catapulte e gli onagri.

Nessuno.

Nonostante ormai solo quell’ostacolo separava il loro esercito se non dalla vittoria, per lo meno dall’assumere una posizione dominante nella battaglia, nessuno ne da fuori, ne d dentro, aveva tentato ancora di aprire le porte.

Non era quello il compito dei soldati, e loro lo sapevano bene.

Presto.

Molto presto.

Molto presto sarebbe arrivato il loro momento.

Il suo momento.

Il clangore lontano e nonostante tutto perfettamente udibile delle armi che strenuamente si opponevano le une alle altre sembrò divenire improvvisamente più forte e pressante.

Il suono graffiante dell’acciaio contro l’acciaio, quello scricchiolante delle armature, il sibilo veloce delle frecce…ogni cosa sembrava essersi fatta in un secondo più vicina.

Come se qualcuno avesse ad un tratto alzato il volume, Inuyasha poteva sentire ora il fiato di un soldato morente, lo stridente suono della molla di una catapulta che, oltre le mura, veniva faticosamente caricata.

Inuyasha si rilassò sulla sella, tentando di non perdere la calma.

Capitava ogni volta.

Ad ogni battaglia.

Il mezzo demone poteva sentire ora il suo stesso sangue ribollirgli nelle vene caldo, furente.

Si era risvegliato.

O per lo meno…l’aveva fatto svegliare.

Il suo sangue.

Il suo sangue demoniaco.

Ogni cosa davanti a lui appariva ora estremamente affascinante….attraente.

La battaglia stava crescendo in lui insieme alla sua tensione, alla sua smania di uccidere, alla sua natura demoniaca…alla sua voglia di sangue.

Ora quel liquido vermiglio sembrava ricoprire ogni cosa: l’erba, i massi, le mura nemiche, l’indaco stesso del cielo tinto ora di un viola livido.

Il mondo stesso sembrava ora un unico, gorgogliante, schiumoso, lago di sangue.

O forse era lui che lo vedeva in quel modo.

Un ghigno crudele deformò il suo viso contratto dall’impazienza.

Affascinante.

Si mosse teso sulla sella del suo purosangue che, intuendo lo stato d’animo del suo padrone, incrinò leggermente le orecchie all’indietro mentre con un agile zoccolo sfregò inquieto il terreno fittamente ricoperto da ciuffi d’erba.

Stava perdendo la pazienza.

Quanto diavolo ci stava mettendo?!

Dove si era cacciato quell’imbecille!?

Dannazione!

L’odore pungente del sangue fresco andò lapidario a solleticare le narici del mezzo spettro, come sfidandolo a reagire.

Strinse con spasmodica forza le cinghie del suo stallone.

L’acre fragranza della pelle fra le sue dita si mischiò a quella del bruno liquido.

Eccolo.

Finalmente.

Le iridi color ambra del mezzo demone si puntarono su di una figura slanciata e nobile che fiera si ergeva in mezzo al campo.

Immobile.

Sesshoumaru se ne stava perfettamente fermo davanti alle scure porte di Zaccar.

La sua sagoma color neve spiccava inconfondibile nella mischia selvaggia.

Intorno a lui, ad una considerevole distanza, se ne stavano i soldati di entrambi gli schieramenti impegnati a combattersi fra di loro.

Inuyasha vide che, incredibilmente, sembravano ignorarlo completamente: nessuno volgeva lo sguardo o la spada contro di lui, quasi che non esistesse.

Probabilmente,o il principe era così immobile da apparire invisibile nel confuso brulichio della battaglia, o la sua aura demoniaca era abbastanza potente da tenere distante chiunque.

Comunque sia, quell’idiota doveva sbrigarsi.

Lentamente, come se l’infuriare della battaglia intorno a lui non lo toccasse minimamente, estrasse la sua fedele spada Tokijin dal fodero.

In un nugolo compatto, orde di draghi al loro servizio sorvolavano ora come ombre infernali il cielo ormai scuro descrivendo ampi cerchi e virate improvvise che li portavano costantemente ad aggirarsi sul campo di battaglia e sui tetti stessi di Zaccar.

L’incandescente bagliore dei loro soffi infuocati a tratti illuminava a giorno la piana erbosa e l’affascinante rosso vermiglio delle loro dure pelli a scaglie si contrapponeva a quello scuro di un verde cupo e profondo di quelli al servizio degli uomini che, di pari maestria in volo e potenza in battaglia, si erano immediatamente alzati in volo dalla città.

Senza esitare, i draghi di entrambi gli schieramenti si erano avventati l’uno sull’altro ingaggiando immediatamente furiosi e spettacolari duelli aerei sia fra loro stessi che fra i cavalieri che cavalcavano agilmente il loro dorso.

Inuyasha, affascinato dalla potenza di queste creature antiche e potenti, si soffermò un secondo ad osservare quello spettacolo allo stesso tempo terribile e meraviglioso.

Il cielo che sovrastava il campo di battaglia sembrava bruciare per il calore delle fiammate e degli incendi.

Improvvisamente, un rombo superiore agli altri, costrinse il mezzo spettro a distogliere lo sguardo.

Gli bastò un’occhiata per capire: Zaccar sembrava essere passata ad un offensiva ancora più devastante: da qualche imperscrutabile punto da dietro le mura iniziarono a partire raffiche di quelli che sembravano essere dardi infuocati e bombe incendiarie.

Rischiarando la notte con il potente fuoco che ardeva al loro interno,si librarono veloci nel cielo come meteore incandescenti,descrissero un’ampia parabola in aria per poi schiantarsi nella pianura e, più precisamente, fra le file dell’esercito dei Miyashi.

Il furioso rimbombo delle esplosioni che, al contatto con il suono ne seguirono fu coperto dalle grida strazianti e confuse dei soldati.

Le bombe infatti, con loro somma sorpresa, appena toccato terra, esplosero schizzando da ogni parte fuoco e liquido incendiario che colpì chiunque si trovava nel raggio di 30 metri.

I corpi in fiamme dei malcapitati iniziarono ovunque a risplendere come macabre torce semoventi che oltre a strillare come maiali al macello, correvano da ogni parte appiccando il fuoco in ogni dove.

Parecchi furono abbattuti dai loro stessi compagni mentre, in un secondo, tutta la pianura sembrò prendere fuoco.

Secchi ordini mischiati alle grida di sorpresa e di terrore si levarono dalle fila del loro esercito mentre, raddoppiando la frequenza dei lanci di massi e proiettili,i soldati tentavano di resistere all’attacco.

Parecchie catapulte colpite malamente dalle bombe incendiarie, presero fuoco con incredibile facilità, per poi crollare su se stesse in un fragoroso frastuono di assi spezzate e grida convulse di coloro che si affaccendavano intorno ad esse.

Nello stesso istante Sesshoumaru,fino ad allora rimasto immobile nella sua posizione, come a studiare la struttura stessa delle porte di Zaccar, alzò la spada con un movimento fluido e controllato e, fendendo l’aria con la lama lucente, diede vita ad un potente flusso di energia distruttiva che si infranse con un rombo sordo sulle nere porte della città che tuttavia sembrarono resistere.

Inuyasha schioccò la lingua con evidente disappunto.

Forza…

Nuovamente un fendente ancora più potente del primo si schiantò contro le porte che incredibilmente resistettero nuovamente nonostante i gemiti strazianti del legno e del robusto ferro posto a protezione di quest’ultimo facessero presupporre che da li a poco avrebbero ceduto.

Abbondanti porzioni di mura ora ricoperte di brulicanti figure di demoni che risalivano le imponenti scale di legno iniziavano a dare segni di cedimento ai duri colpi delle catapulte, dei mangani e degli onagri.

Anche i draghi del resto sembravano stare adempiendo appieno al loro dovere: Il bagliore dei fuochi da loro appiccati oltre le mura rischiarava ora il buio della notte.

Un nuovo, potente e distruttivo fendente della spada di Sesshoumaru si schiantò contro le porte che questa volta brontolarono, gemettero, si incurvarono ed infine con uno schianto assordante esplosero.

Per un secondo, la marea cremisi e nera che infestava la pianura sembrò immobilizzarsi, come stupita dal fatto appena accaduto.

Le porte, insieme alle mura, erano cadute.

Improvvisamente un nuovo, esultante grido di gioia esplose per la pianura.

Inuyasha sorrise soddisfatto.

Immediatamente, seguendo un ordine mai espresso dai loro generali, tutto l’esercito dei Miyashi si diresse compatto verso quell’apertura.

Ma qualcosa andò storto.

Come se si fosse appena rotto un argine, una marea nera si riversò dai cancelli andando a bloccare l’avanzata delle truppe: le milizie nemiche nascoste all’interno della città avevano finalmente deciso di uscire allo scoperto.

Immediatamente la pianura fu invasa dai soldati a piedi e a cavallo dei nemici mentre una miriade di bombe incendiarie e dardi infuocati si riversarono come una valanga senza fine contro le truppe al loro servizio, bloccandone così la furiosa avanzata.

L’esercito sembrò rombare minaccioso alla nuova, inaspettata, reazione di Zaccar.

Stridule grida d’incitamento e gracchianti ordini d’attacco vibrarono decisi per la piana erbosa ormai disseminata di incendi e cadaveri mentre, incontrando sul loro cammino la ferrea resistenza delle truppe dei Miyoshi, le milizie di Zaccar cominciavano a tentare di aprirsi una strada verso la vittoria.

Improvvisamente, nel cielo ancora scuro sprizzò una lucente scintilla violacea che, arrivata ad alta quota esplose in un tuono sordo.

Il viso di Inuyasha si piegò in un ghigno sardonico:il segnale.

Finalmente anche lui sarebbe sceso in campo, avrebbe bagnato i suoi artigli del sangue di quei luridi esseri umani e assaggiato la loro carne ancora calda…un fischio acuto….si voltò per ordinare al sottoufficiale la carica….un fischio sempre più acuto….aprì la bocca per comandare l’ordine ma il sottoufficiale non poté mai udire le sua parole perché improvvisamente un boato sordo e uno schianto infernale lacerarono l’aria intorno a loro deformando ogni cosa.

Un forza incredibile lo strappò dalla sella del suo cavallo per catapultarlo in aria come se fosse stato meno che una piuma per poi schiantarlo contro qualcosa che quasi gli spezzò la schiena come uno stuzzicadenti.

Poco dopo ricadde bocconi a terra.

  
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