Un saluto a
tutti!!!
Eccomi di
nuovo qui, con il capitolo più difficile della mia vita: UN CAPITOLO DI GUERRA!
Informo
tutti coloro che avranno il coraggio di leggerlo, che questa è in assoluto la
prima volta che io oso scrivere una cosa del genere (e visti i risultati, sono
indecisa se riprovarci in futuro…T__T) e perciò sarà a dir poco disastroso.
Ma ho voluto
provare, e quindi mi rifarò al vostro giudizio critico(per favore…..ditemi se
vi è piaciuto o se invece mi dovrei ritirare a fare la calza in eterno
piuttosto che fiondarmi in cose fuori dalla mia portata…).
Voglio però
dire ( per tutti coloro che ormai hanno perso la speranza) che Kagome arriverà
fra breve(prox capitolo ^ ^) ma che il suo personaggio non assomiglierà
minimamente a quello della grande Rumiko.
Ah!
Un grazie
enormissimo a tutti coloro che hanno letto la mia ff, a (ormai è di rito…^ ^) Chria
e a Ray.
(volevo solo
scusarmi con Tiger eyes per aver scritto il suo nick tutto attaccato:
SCUSAMI!!!SPERO CHE TU NON TI SIA OFFESA…. ^///////^)
Ho finito!
Spero che vi
piaccia!
Elendil.
Immediatamente,
all’ordine dei comandanti, dall’informe mischia composta dai membri della
fanteria leggera, emersero le figure degli arcieri che, ordinati, si disposero
in prima fila.
“PUNTARE!”
Centinaia di
frecce si volsero nello stesso istante verso il cielo in direzione delle mura
di Zaccar.
Dalla sua
postazione, Sesshoumaru piegò leggermente il capo in avanti.
“LANCIARE!”
Subito
centinaia di dardi sfrecciarono veloci nel cielo indaco, descrissero
un’elegante parabola in aria ed infine, senza trovare alcuno ostacolo sul loro
cammino, si andarono a schiantare sulle imponenti mura di Zaccar e sul terreno
ai loro piedi.
Alcune si
infilzarono nelle scanalature della dura pietra vulcanica mentre altre, forse
trasportate dal vento, riuscirono ad oltrepassare l’imponente muraglia.
Troppo
corto.
“RICARICARE!”
L’ordine
secco di Sesshoumaru attraversò vibrando l’aria immobile.
“LANCIARE!”
il suono della sua voce si perse nel sibilo furente delle frecce la cui gittata
questa volta più alta consentì loro di piombare all’interno di Zaccar.
Alcune
figure poste sul profilo regolare delle mura scomparvero alla vista come
risucchiate all’indietro da una forza invisibile.
“FANTERIA!”una
pausa” AVANTI!!!”
Un grido
disumano si sollevò dalla distesa verde mentre,compatta,la schiera dei soldati
meno equipaggiati e meno istruiti all’arte della guerra cominciava ad avanzare
verso la fanteria nemica, ora immobile all’ombra delle mura.
Sesshoumaru
era con loro, lui, il principe ereditario, stava rischiando la vita per un
insulsa prova d’onore.
Il rumore
ritmico degli stivali dei soldati che schiacciavano sotto il loro peso la
delicata bellezza della piana erbosa rimbombò per la pianura dapprima lento,
poi più incalzante, per poi, mentre la marcia ordinata si trasformava
velocemente in una furiosa corsa,perdere ogni struttura e confondersi in un
unico selvaggio rombo.
Nello stesso
istante,con un urlo furente,anche la fanteria di Zaccar partì all’attacco.
Da
lontano,dalla postazione riparata in cui ora si trovava, Inuyasha riuscì a
scorgere gli sguardi infiammati dalla furia omicida e dalla paura dei soldati
che si erano lanciati all’assalto.
Carne da
macello.
Lo sapevano
tutti, così come lo sapevano loro, che le guerre non si vincevano con la
fanteria.
Nel
frattempo, i due eserciti nemici,lanciati in una corsa sfrenata l’uno contro
l’altro, divoravano di secondo in secondo lo spazio che li separava .
Sempre più
vicini allo scontro frontale, non sembravano accennare a voler diminuire la
loro andatura.
Un furioso
boato si sollevò da entrambi i fronti un secondo prima che,come attratti da una
forza invisibile, i due squadroni si schiantassero l’uno contro l’altro con un
frastuono assordante.
La nobile
figura di Sesshoumaru, simile ad una lucente fiamma bianca,scomparve
improvvisamente,come inghiottita
dall’informe
groviglio di armature rosse e nere.
Nello stesso
istante, dalle mura Zaccar, si levò un ordine e subito centinaia di frecce si
librarono nell’aria per poi ricadere nella pianura gremita di soldati che,
esaurita la furia della corsa, iniziavano ora a fronteggiarsi nel campo di
battaglia in sanguinosi duelli.
Nuove frecce
si sollevarono dalle schiere dei Miyashi per poi schiantarsi oltre le mura.
“SECONDA
FILA AAVANTI!”
La seconda
falange della fanteria leggera iniziò veloce ad avanzare verso il fulcro della
battaglia ma, ancor prima che i soldati potessero percorrere i primi dieci
metri in direzione del campo, immense porzioni di pietra, lanciate a folle
velocità da dietro le mura di Zaccar, probabilmente da potenti catapulte celate
alla loro vista,sfrecciarono letali nell’aria per poi schiantarsi fra le fila
dell’esercito dei Miyashi.
Immediatamente
il panico divampò nelle retrovie come una devastante marea mentre una nuova,
terribile,raffica di massi si schiantava ovunque nella distesa verde.
Il terrore
sembrò improvvisamente minare la compattezza delle retrovie.
Dannazione!
Inuyasha
osservò lo scompiglio che si era creato fra le truppe dei Miyashi.
Idioti.
Agitarsi in
quel modo non avrebbe di sicuro salvato loro la vita.
Al posto che
strillare come maiali, avrebbero fatto meglio a sbrigarsi a caricare le
catapulte!
Ai cupi
rimbombi della pietra che mortale si sfracellava al suolo travolgendo al suo
passaggio tutti coloro che avevano avuto la sfortuna di trovarsi nella loro
traettoia si sovrapponevano gli strilli terrorizzati dei demoni soldato che
colti di sorpresa avevano preso a disperdersi in ogni direzione come formiche
che fuggono da un formicaio a cui il contadino ha dato fuoco.
Una nuova
raffica di macigni travolse nuovamente al loro passaggio le fila dell’esercito
creando ancora più scompiglio.
Nuovi acuti
strilli di panico si sovrapposero ai risoluti comandi dei generali che,
incuranti delle consistenti perdite nelle loro truppe tentavano di ristabilire
l’ordine e allo stesso tempo di organizzare il caricamento delle catapulte
altrettanto potenti in loro possesso rimaste ancora inutilizzate.
Nuovi massi
si innalzarono dalla fortezza di Zaccar.
“LANCIAREE!”
Finalmente,
massi dalla mole imponente volteggiarono letali verso la fortezza di Zaccar per
poi, schiantandosi contro la dura roccia,frantumarsi con un frastuono sordo.
“RICARICAREE!”
Un momento
dopo, nuovi devastanti macigni si schiantarono contro le mura nemiche
che,all’impatto, sembrarono ruggire di dolore.
Dannazione.
Contemporaneamente,in
mezzo alla pianura,le due fanterie continuavano a fronteggiarsi senza che ne
l’una ne l’altra desse segno di cedimento.
Il clangore
delle spade che cozzavano le une contro le altre ormai era quasi totalmente
sopraffatto da quello rombante e di gran lunga più fragoroso dei massi lanciati
dall’esercito dei Miyashi che, senza riuscire a scalfire la dura superficie
delle nera roccia vulcanica delle mura, si frantumavano in mille pezzi contro
di esse.
La seconda falange della fanteria leggera, finalmente, era riuscita a
raggiungere il campo di battaglia.
Un nuovo
perentorio segnale attraversò la piana e subito dopo, una dopo l’altra, la
fanteria scelta e i guerrieri d’elite dell’esercito dei Miyashi si misero in
movimento.
Inuyasha
strinse con forza le nocche intorno alle briglie del cavallo.
Non toccava
ancora a loro.
Non ancora.
Dietro i
soldati che con passo di marcia si apprestavano a raggiungere il fulcro della
battaglia, muniti di lunghe ed affusolate scale di legno flessibile e leggero,
si affrettavano i componenti della fanteria pesante.
Visto che
non si riusciva a buttarle giù,le avrebbero scalate quelle dannatissime mura.
Gli strilli
terrorizzati di bambini, uomini e donne giunsero alle orecchie di Inuyasha
mentre ai lanci delle catapulte, iniziavano ad intervallarsi ora anche quelli
degli onagri e dei mangani.
Porzioni di
roccia grandi come vere e proprie montagne solcavano ora la linea d’aria che
collegava il loro esercito alle possenti mura di Zaccar.
Violente
raffiche provenienti dalle maestose macchine da guerra iniziarono ora a
seminare la morte e il panico anche sul campo stesso di battaglia, inizialmente
risparmiato.
Il
brulicante insieme rosso e nero, ora per la verità più rosso che nero,sembrò
tremare per l’improvvisa svolta che aveva preso la guerra.
In quel
modo, i due eserciti non sterminavano solo i nemici, ma anche gli alleati.
Anche coloro
che in quel momento stavano strenuamente combattendo sul campo in onore di chi
in quel momento stava decretando la loro fine.
Un soldato
in rosso che un istante prima alzava trionfante la spada ancora macchiata dal
bruno sangue di un nemico al cielo, venne travolto dalla furia di un masso che,
rotolando come impazzito per il campo di battaglia si schiantò poco dopo contro
un macigno poco distante.
Loro non
erano importanti.
In fondo,
come aveva prima detto, loro erano solo carne da macello.
Era su di
loro, sulla cavalleria pesante, che si puntava per vincere una guerra.
Ma non era
ancora il loro momento.
Dovevano
aspettare il segnale.
Nel
frattempo le imponenti scale che sarebbero servite per risalire le imponenti
mura che ancora strenuamente resistevano agli attacchi delle catapulte e degli
onagri, continuavano faticosamente ad avanzare trasportate dai soldati della
fanteria pesante che, arrancando strenuamente nella mischia selvaggia, si
facevano largo verso la fortezza assediata.
Per i demoni
che le reggevano, non era affatto impresa facile: non potevano difendersi dagli
attacchi nemici.
Quelli che
cadevano sul campo trafitti da un nemico o colpiti da una freccia proveniente
da entrambi i fronti, venivano immediatamente rimpiazzati da altri che si
trovavano nelle vicinanze.
Gli arcieri
di Zaccar infatti, intuendo il loro intento, avevano iniziato a bersagliare con
maggiore accanimento i portatori delle scale.
“LANCIAREE!”dalle
fila dell’esercito dei Miyashi si sollevò nuovamente una micidiale raffica di
massi.
Inuyasha
seguì il loro tragitto con lo sguardo.
Con uno
schianto sordo, la pietra si frantumò contro le mura nemiche.
Dannazione.
Finalmente,
non senza avere riportato consistenti perdite,le imponenti scale di legno
raggiunsero i piedi delle mura.
Subito,
senza aspettare alcun segnale, coloro che le avevano trasportate per tutto il
campo di battaglia iniziarono ad arrampicarsi sui robusti pioli di legno.
Una miriade
di frecce iniziò immediatamente a scagliarsi contro di loro.
Dannazione.
Le milizie
di Zaccar erano tutto tranne che stupide.
“LANCIAREE!”
nuovi imponenti massi provenienti dalle loro retrovie si scagliarono contro le
imponenti mura di Zaccar.
“RICARICAREEE!”
La pioggia
di frecce che ora bersagliava i componenti della fanteria pesante sembrava non
accennare a smettere.
“LANCIAREEEE!”
Il rombo
cupo dei massi che si sbriciolavano contro le mura si sovrappose al confuso
trambusto della battaglia.
Alcuni
soldati che tentavano ora di risalire una scala, investiti da una colata di
olio bollente, perdendo la presa si schiantarono molti metri più in basso
mentre la struttura di legno che era servita loro da appiglio, dotata di
robusti uncini di ferro capaci di ancorarsi alla pietra delle mura, venne
sganciata e fatta cadere inutile al suolo.
Avanti,
maledizione!
Era
essenziale prendere le mura!
Lo sapevano
loro come lo sapevano le milizie di Zaccar.
Una raffica
di dardi provenienti dalle mura seminò nuovamente la morte sul campo di
battaglia.
Avanti!
Stupidi
idioti!
Parecchie
strutture di legno, ora completamente ricoperte dalle figure purpuree dei
soldati al servizio dei Miyashi, caddero rovinosamente al suolo sotto il peso
dei loro stessi occupanti ma altre, forse più robuste, o forse scampate
all’offensiva di Zaccar, offrirono un saldo punto di scalata.
“LANCIAREEE!”
Le travi che
componevano le strutture degli onagri e dei mangani gemettero dolorosamente,
stremate dall’uso stackanovistico dei soldati.
Il
graffiante stridio delle giunture giunse come un pericoloso segnale d’allarme
alle orecchie del mezzo demone: non avrebbero retto ancora a lungo ad un uso
così pressante.
Dovevano
sbrigarsi a vincere quella dannatissima battaglia.
Finalmente,
la marea scarlatta che risaliva senza sosta le scale di legno, sfondò le linee
nemiche.
Finalmente.
Le mura
erano prese.
Un urlo di
gioia si sparse incontrastato nella pianura mentre le figure dei soldati
dell’esercito demoniaco iniziavano ora a stagliarsi contro il massiccio profilo
della fortezza di Zaccar, la fortezza che di li a poco sarebbe caduta sotto il
peso della loro superiorità in battaglia.
Era solo
questione di minuti, o addirittura secondi.
Nuovi
strilli acuti e disperati si sparsero da dietro le mura.
Strilli di
donne, bambini e uomini.
Inuyasha si
ritrovò a chiedersi dove diavolo si trovasse ora l’imponente esercito per cui
Zaccar andava tanto celebre in tutta Yarda.
Quelle grida
non avevano niente a che fare con gli strilli furiosi e combattivi che
solitamente echeggiavano nel campo do battaglia.
Non erano le
grida di chi combatte.
Erano le
grida di chi fugge.
Le grida
degli abitanti di Zaccar.
I comuni,
semplici, abitanti di Zaccar.
Non poteva
essere…
Zaccar non
poteva essere così debole.
Doveva esserci un esercito nascosto dietro
le mura.
Era un
trucco.
Doveva
essere un trucco per ingannarli.
Per
costringerli a pensare di avere ormai vinto.
Doveva
essere così…altrimenti che razza di re era un re che lasciava morire la propria
gente senza nemmeno provare a difenderla?
L’idea di
Sesshoumaru, stranamente, iniziò a piacergli particolarmente.
Nel
frattempo, le porte erano rimaste ancora, fieramente chiuse.
Nessuno
tentò di aprire le porte.
Ne i
soldati, ne le catapulte e gli onagri.
Nessuno.
Nonostante
ormai solo quell’ostacolo separava il loro esercito se non dalla vittoria, per
lo meno dall’assumere una posizione dominante nella battaglia, nessuno ne da
fuori, ne d dentro, aveva tentato ancora di aprire le porte.
Non era
quello il compito dei soldati, e loro lo sapevano bene.
Presto.
Molto
presto.
Molto presto
sarebbe arrivato il loro momento.
Il suo
momento.
Il clangore
lontano e nonostante tutto perfettamente udibile delle armi che strenuamente si
opponevano le une alle altre sembrò divenire improvvisamente più forte e
pressante.
Il suono
graffiante dell’acciaio contro l’acciaio, quello scricchiolante delle armature,
il sibilo veloce delle frecce…ogni cosa sembrava essersi fatta in un secondo
più vicina.
Come se
qualcuno avesse ad un tratto alzato il volume, Inuyasha poteva sentire ora il
fiato di un soldato morente, lo stridente suono della molla di una catapulta
che, oltre le mura, veniva faticosamente caricata.
Inuyasha si
rilassò sulla sella, tentando di non perdere la calma.
Capitava
ogni volta.
Ad ogni
battaglia.
Il mezzo
demone poteva sentire ora il suo stesso sangue ribollirgli nelle vene caldo,
furente.
Si era
risvegliato.
O per lo
meno…l’aveva fatto svegliare.
Il suo
sangue.
Il suo sangue
demoniaco.
Ogni cosa
davanti a lui appariva ora estremamente affascinante….attraente.
La battaglia
stava crescendo in lui insieme alla sua tensione, alla sua smania di uccidere,
alla sua natura demoniaca…alla sua voglia di sangue.
Ora quel
liquido vermiglio sembrava ricoprire ogni cosa: l’erba, i massi, le mura
nemiche, l’indaco stesso del cielo tinto ora di un viola livido.
Il mondo
stesso sembrava ora un unico, gorgogliante, schiumoso, lago di sangue.
O forse era
lui che lo vedeva in quel modo.
Un ghigno
crudele deformò il suo viso contratto dall’impazienza.
Affascinante.
Si mosse
teso sulla sella del suo purosangue che, intuendo lo stato d’animo del suo
padrone, incrinò leggermente le orecchie all’indietro mentre con un agile
zoccolo sfregò inquieto il terreno fittamente ricoperto da ciuffi d’erba.
Stava
perdendo la pazienza.
Quanto
diavolo ci stava mettendo?!
Dove si era
cacciato quell’imbecille!?
Dannazione!
L’odore
pungente del sangue fresco andò lapidario a solleticare le narici del mezzo
spettro, come sfidandolo a reagire.
Strinse con
spasmodica forza le cinghie del suo stallone.
L’acre
fragranza della pelle fra le sue dita si mischiò a quella del bruno liquido.
Eccolo.
Finalmente.
Le iridi
color ambra del mezzo demone si puntarono su di una figura slanciata e nobile
che fiera si ergeva in mezzo al campo.
Immobile.
Sesshoumaru
se ne stava perfettamente fermo davanti alle scure porte di Zaccar.
La sua
sagoma color neve spiccava inconfondibile nella mischia selvaggia.
Intorno a
lui, ad una considerevole distanza, se ne stavano i soldati di entrambi gli
schieramenti impegnati a combattersi fra di loro.
Inuyasha
vide che, incredibilmente, sembravano ignorarlo completamente: nessuno volgeva
lo sguardo o la spada contro di lui, quasi che non esistesse.
Probabilmente,o
il principe era così immobile da apparire invisibile nel confuso brulichio
della battaglia, o la sua aura demoniaca era abbastanza potente da tenere
distante chiunque.
Comunque
sia, quell’idiota doveva sbrigarsi.
Lentamente,
come se l’infuriare della battaglia intorno a lui non lo toccasse minimamente,
estrasse la sua fedele spada Tokijin dal fodero.
In un nugolo
compatto, orde di draghi al loro servizio sorvolavano ora come ombre infernali
il cielo ormai scuro descrivendo ampi cerchi e virate improvvise che li
portavano costantemente ad aggirarsi sul campo di battaglia e sui tetti stessi
di Zaccar.
L’incandescente
bagliore dei loro soffi infuocati a tratti illuminava a giorno la piana erbosa
e l’affascinante rosso vermiglio delle loro dure pelli a scaglie si
contrapponeva a quello scuro di un verde cupo e profondo di quelli al servizio
degli uomini che, di pari maestria in volo e potenza in battaglia, si erano
immediatamente alzati in volo dalla città.
Senza
esitare, i draghi di entrambi gli schieramenti si erano avventati l’uno
sull’altro ingaggiando immediatamente furiosi e spettacolari duelli aerei sia
fra loro stessi che fra i cavalieri che cavalcavano agilmente il loro dorso.
Inuyasha,
affascinato dalla potenza di queste creature antiche e potenti, si soffermò un
secondo ad osservare quello spettacolo allo stesso tempo terribile e
meraviglioso.
Il cielo che
sovrastava il campo di battaglia sembrava bruciare per il calore delle fiammate
e degli incendi.
Improvvisamente,
un rombo superiore agli altri, costrinse il mezzo spettro a distogliere lo
sguardo.
Gli bastò
un’occhiata per capire: Zaccar sembrava essere passata ad un offensiva ancora
più devastante: da qualche imperscrutabile punto da dietro le mura iniziarono a
partire raffiche di quelli che sembravano essere dardi infuocati e bombe
incendiarie.
Rischiarando
la notte con il potente fuoco che ardeva al loro interno,si librarono veloci
nel cielo come meteore incandescenti,descrissero un’ampia parabola in aria per
poi schiantarsi nella pianura e, più precisamente, fra le file dell’esercito
dei Miyashi.
Il furioso
rimbombo delle esplosioni che, al contatto con il suono ne seguirono fu coperto
dalle grida strazianti e confuse dei soldati.
Le bombe
infatti, con loro somma sorpresa, appena toccato terra, esplosero schizzando da
ogni parte fuoco e liquido incendiario che colpì chiunque si trovava nel raggio
di 30 metri.
I corpi in
fiamme dei malcapitati iniziarono ovunque a risplendere come macabre torce
semoventi che oltre a strillare come maiali al macello, correvano da ogni parte
appiccando il fuoco in ogni dove.
Parecchi
furono abbattuti dai loro stessi compagni mentre, in un secondo, tutta la
pianura sembrò prendere fuoco.
Secchi
ordini mischiati alle grida di sorpresa e di terrore si levarono dalle fila del
loro esercito mentre, raddoppiando la frequenza dei lanci di massi e
proiettili,i soldati tentavano di resistere all’attacco.
Parecchie
catapulte colpite malamente dalle bombe incendiarie, presero fuoco con
incredibile facilità, per poi crollare su se stesse in un fragoroso frastuono
di assi spezzate e grida convulse di coloro che si affaccendavano intorno ad
esse.
Nello stesso
istante Sesshoumaru,fino ad allora rimasto immobile nella sua posizione, come a
studiare la struttura stessa delle porte di Zaccar, alzò la spada con un
movimento fluido e controllato e, fendendo l’aria con la lama lucente, diede
vita ad un potente flusso di energia distruttiva che si infranse con un rombo
sordo sulle nere porte della città che tuttavia sembrarono resistere.
Inuyasha
schioccò la lingua con evidente disappunto.
Forza…
Nuovamente
un fendente ancora più potente del primo si schiantò contro le porte che
incredibilmente resistettero nuovamente nonostante i gemiti strazianti del
legno e del robusto ferro posto a protezione di quest’ultimo facessero
presupporre che da li a poco avrebbero ceduto.
Abbondanti
porzioni di mura ora ricoperte di brulicanti figure di demoni che risalivano le
imponenti scale di legno iniziavano a dare segni di cedimento ai duri colpi
delle catapulte, dei mangani e degli onagri.
Anche i
draghi del resto sembravano stare adempiendo appieno al loro dovere: Il
bagliore dei fuochi da loro appiccati
oltre le mura rischiarava ora il buio della notte.
Un nuovo,
potente e distruttivo fendente della spada di Sesshoumaru si schiantò contro le
porte che questa volta brontolarono, gemettero, si incurvarono ed infine con
uno schianto assordante esplosero.
Per un
secondo, la marea cremisi e nera che infestava la pianura sembrò
immobilizzarsi, come stupita dal fatto appena accaduto.
Le porte,
insieme alle mura, erano cadute.
Improvvisamente
un nuovo, esultante grido di gioia esplose per la pianura.
Inuyasha
sorrise soddisfatto.
Immediatamente,
seguendo un ordine mai espresso dai loro generali, tutto l’esercito dei Miyashi
si diresse compatto verso quell’apertura.
Ma qualcosa
andò storto.
Come se si
fosse appena rotto un argine, una marea nera si riversò dai cancelli andando a
bloccare l’avanzata delle truppe: le milizie nemiche nascoste all’interno della
città avevano finalmente deciso di uscire allo scoperto.
Immediatamente
la pianura fu invasa dai soldati a piedi e a cavallo dei nemici mentre una
miriade di bombe incendiarie e dardi infuocati si riversarono come una valanga
senza fine contro le truppe al loro servizio, bloccandone così la furiosa
avanzata.
L’esercito
sembrò rombare minaccioso alla nuova, inaspettata, reazione di Zaccar.
Stridule
grida d’incitamento e gracchianti ordini d’attacco vibrarono decisi per la
piana erbosa ormai disseminata di incendi e cadaveri mentre, incontrando sul
loro cammino la ferrea resistenza delle truppe dei Miyoshi, le milizie di
Zaccar cominciavano a tentare di aprirsi una strada verso la vittoria.
Improvvisamente,
nel cielo ancora scuro sprizzò una lucente scintilla violacea che, arrivata ad
alta quota esplose in un tuono sordo.
Il viso di
Inuyasha si piegò in un ghigno sardonico:il segnale.
Finalmente
anche lui sarebbe sceso in campo, avrebbe bagnato i suoi artigli del sangue di
quei luridi esseri umani e assaggiato la loro carne ancora calda…un fischio
acuto….si voltò per ordinare al sottoufficiale la carica….un fischio sempre più
acuto….aprì la bocca per comandare l’ordine ma il sottoufficiale non poté mai
udire le sua parole perché improvvisamente un boato sordo e uno schianto
infernale lacerarono l’aria intorno a loro deformando ogni cosa.
Un forza
incredibile lo strappò dalla sella del suo cavallo per catapultarlo in aria
come se fosse stato meno che una piuma per poi schiantarlo contro qualcosa che
quasi gli spezzò la schiena come uno stuzzicadenti.
Poco dopo
ricadde bocconi a terra.