Allora,
questa storia ha partecipato al 48h contest sul forum di EFP.
E'
arrivato quinto e metterò punteggio e giudizio alla fine
della
storia.
Ci tengo a spiegare che gli errori,penso la maggior parte,
XD che mi hanno penalizzata sono stati eliminati e corretti. Spero
almeno che il sonno me li abbia fatti vedere
tutti.
Grazie,lily.
Nick
autore: (sul forum e su EFP) lilyblack
-Titolo:
Lettera a un padre
-Personaggi:
Harry Potter, Sirius Black
-Pairing:-
-Genere:
introspettivo, drammatico
-Rating:
verde
-Avvertimenti:
OneShot, slice of life
-Introduzione:
Harry come la Rowling non ce l'ha mai mostrato,dopo la guerra. Una
guerra imponente che non può non mietere vittime anche
emotive e
anche tra i vincitori. Harry, sulla tomba di chi ha amato e ha
perduto.
-NdA
(Note dell’Autore): Non è una slash.
L'amore di cui parlo è
assolutamente filiale. Io immagino così Harry distrutto dal
dolore
dopo la guerra, quando non aveva più niente da pensare e il
peso dei
suoi lutti gli è tutto ricaduto sulle spalle. Non ci sono
tutti gli
aspetti del suo carattere, ma chi distrutto dal dolore rimane
totalmente fedele a se stesso? Io reputo comunque tutto ciò
un'oscenità,quindi qualsiasi giudizio verrà dato
sarà un guadagno.
L'erba
cresceva ovunque lungo il viale percorso, lentamente, dai piedi di
Harry.
Tutto li sembrava adattarsi al suo ritmo di vita, come una
casa accogliente che apriva le braccia al figliol prodigo. Il vento
accarezzava con più delicatezza possibile i fiori di
campagna, uno
scoiattolo si era fermato a guardare la triste figura vestita di
rosso che aveva appena oltrepassato i cancelli e perfino le foto
delle lapidi sembravano aver fermato il loro perenne agitarsi
all'interno delle piccole cornici di bronzo.
Sembrava un giardino,
più che un cimitero; Harry si rese conto che quel pensiero
era da
tempo nella sua mente, insieme a tanti altri che si era rifiutato
ostinatamente di accettare.
Affidandosi solamente alla memoria dei
suoi piedi si incamminò verso uno spiazzo lontano dal
centro, lì
dove cinque tombe, candide come cigni, attendevano
l'eternità l'una
accanto all'altra.
Un sospiro di sollievo lo colse, finalmente, in
quel regno di morte, come se gironi infernali fossero quelli che
aveva attraversato fino ad allora e solo lì, nel luogo della
sua
meta, avesse trovato l'agognato paradiso.
Apparentemente
tranquillo, bastava guardarlo accuratamente, nei dettagli e nelle
sfumature, per rendersi conto della tensione nervosa che lo
percorreva dall'interno come un fuoco rovente.
Le braccia
tremavano nervose, senza sosta, come se una scarica elettrica gli
attraversasse perennemente i nervi e le mani gesticolavano, volavano
in aria, come se un burattinaio invisibile tirasse le fila di un
fantoccio oramai vuoto.
Passarono ore e solo quando le gambe
furono troppo stanche per reggere il peso esiguo del suo corpo si
accasciò a terra, gli occhi che non abbandonavano mai le tre
tombe
centrali.
REMUS J. LUPIN
SIRIUS BLACK
JAMES
POTTER
I malandrini gli sorridevano dai piccoli spazi angusti
che la morte concedeva loro, tutti vicini come lui stesso aveva
voluto, ma il suo sguardo tornava costantemente sulla foto del suo
padrino, come se il Bambino Sopravvissuto fosse stato preda di
un'ossessione o di una malattia.
Tra le mani stringeva una lettera
e le labbra sembravano voler leggere quelle parole, nere
sull'inchiostro ma gelate sulle sue labbra, che sembravano non
volersi sciogliere.
Il custode del cimitero di Godric's Hollow
passò alle sue spalle, facendosi il segno della croce
davanti al
dolore di quel ragazzo che ogni giovedì, da due mesi,
passava tutta
la giornata li, con una lettera in mano che riportava sempre con se,
senza leggerla mai.
Quando l'aria fu squarciata finalmente dalla
sua voce, il tramonto stava calando.
Il tono che aveva sfidato
spavaldo Voldemort era scomparso o, per meglio dire, nascosto sotto
il tremolio tipico di chi ha appena subito un lutto e non riesce
nemmeno a parlare, senza che il minimo soffio d'aria gli ricordi cosa
ha perduto.
Tormentò più e più volte il foglio di
carta, prima
di decidersi ad iniziare la lettura, occhi negli occhi con la
raffigurazione mortuaria dell'unico genitore che avesse mai
conosciuto.
Caro Sirius,
mi manchi.
E' un modo
banale per iniziare una lettera che non leggerai mai, ma è
la cosa
più vera che provo in questo momento.
Ed è tanto credimi, perché
non so più cosa provo.
Ho vinto, ma non sono felice.
La mia
vittoria ha portato troppa morte e il mio cuore è esploso.
E'
stata un'esplosione subdola e silenziosa, Sirius, di quelle che
arrivano in sordina e distruggono tutto ciò che incontrano.
Ho
solo diciotto anni, ma sono il fantasma di me stesso, l'unica cosa
che mi tiene vivo è il venirvi a trovare, ogni
giovedì.
Sono
caduto dentro i miei stessi pensieri, quelli che avevo ignorato per
rincorrere i pezzi dell'anima di un uomo che forse l'anima non
l'aveva mai avuta.
Il primo atto delittuoso di Voldemort risale a
quando aveva appena otto o nove anni, come ho potuto pensare di
essere il suo erede, come ho potuto avere questo timore, Sirius?
Io
a quell'età piangevo perché non avevo nessuno
che, al ritorno da
scuola, mi abbracciasse felice.
Io ad otto anni mi sentivo solo e
mi sento ancora solo, Sirius.
Solo in questa landa desolata che
non ha niente da offrirmi.
Ron ed Hermione stanno insieme ormai e
Ginny ha la forza di una leonessa, ma come posso andare avanti quando
è la base del mio palazzo che manca?
Mi manchi.
Mi sento
patetico a dirlo, ripiegato su me stesso ed egocentrico come tutti mi
hanno sempre rimproverato di essere.
Sono stato orgoglioso,
testardo e ho sbagliato tanto, ma tu saresti stato fiero di me.
Non
mi avresti mai sgridato per un errore futile,
Non avresti mai
rimproverato il mio seguire l'istinto,
Avresti riso ad ogni mia
battuta
e ricordato ogni mio compleanno.
Mi avresti amato come
mio padre e mia madre non potevano più fare, nonostante io
te li
avessi portati via.
Mi sento in colpa: ti ho portato via tutto
quello che avevi ed è strano che l'abbia fatto proprio con
te,
l'unica famiglia che abbia mai conosciuto.
Il tuo migliore amico e
sua moglie sono morti per colpa mia.
Tu sei morto per
difendermi.
A nulla sono valse le parole dell'Ordine, di Silente e
di Remus: non è vero che tu volevi morire così,
tu volevi vivere e
la morte proprio non l'avevi contemplata nella tua vita.
Eri morto
per dodici anni ad Azkaban e saresti dovuto vivere per altri ottanta
per far sfogare tutta l'immensa voglia di far esplodere il mondo che
avevi dentro.
Non ho fatto niente per te da vivo, ma sto provando
a fare qualcosa da morto.
Ti ho creato una tomba; sei qui, al
centro fra papà e Remus.
Ho ricomposto i Malandrini ed è una
delle poche cose di cui vado fiero.
Dovevate vivere uniti e io vi
ho riuniti almeno nella morte, perché la vostra amicizia non
era
meno forte di nessun amore.
Mi sento una donnicciola, sto perfino
piangendo mentre scrivo, ma sento che se non affronto almeno una
volta tutti i miei punti irrisolti con te, non ci sarà mai
una nuova
strada per me.
Nessuna Signora Potter, nessun piccolo Sirius o
piccola Lily, nessuna carriera da Auror per difendere la pace che ho
tanto faticosamente portato.
So che non sono stato l'unico a
combattere, tutte le vostre facce sulle lapidi me lo ricordano ogni
giorno, ma sono tremendamente egocentrico e non posso fare a meno di
mettermi al centro del mondo.
Sono come te, l'unico esempio che
abbia mai avuto.
Sono come mio padre, come ogni giorno mi ricorda
lo specchio.
Ti prometto che sarò un ottimo padrino per Teddy
come tu lo sei stato per me, e sarò un ottimo padre per i
miei figli
come Remus e papà non hanno avuto l'occasione di essere.
Riderò
e vivrò ogni volta che ne avrò l'occasione ed
ogni brindisi che
farò sarà in vostro onore.
Vorrei dormire accanto a voi, ma so
che l'unico modo per onorare chi è morto per me è
vivere al meglio
delle mie possibilità.
Ora devo andare,
Ti prometto che non
farò niente che tu non avresti fatto ed eviterò
ogni saggio
consiglio. Si sa, i
consigli li dà chi non può più dare il
cattivo esempio.
Ti
prometto che il tuo ricordo non mi abbandonerà mai e che non
ti farò
mai sentire solo.
Papà ha la mamma.
Remus ha Tonks.
Tu
avrai il mio ricordo e il mio amore filiale per sempre,
perché forse
non ero come mio padre, ma ti ho amato come ti ha amato lui.
Lui
era tuo fratello,
io ho l'onore di considerarmi tuo figlio.
Per
sempre tuo,
Harry.
La figura vestita di Rosso e Oro
chiuse la lettera e la mise in un cassetto fatto, probabilmente,
appositamente ricavare nella tomba dell'ultimo dei Black.
Baciò
la foto di sua madre e sorrise a tutti gli altri giovani volti che
sorridevano sotto la luna, prima di andare via, senza voltarsi
indietro, con un sorriso sulle labbra che racchiudeva l'illusione di
aver visto un sorriso per lui, e solo per lui, sulle labbra del
più
bello dei Malandrini.
*°*°*°*°*°*°
Quinta
Classificata –
Lilyblack
“Lettera a un padre”
Grammatica:
6.05
Stile e lessico: 10/10
Caratterizzazione dei
personaggi: 15/15
Originalità: 19/20
Gradimento
personale: 5/5
55.05/60
Questa storia è
assolutamente stupefacente. Molto ma molto bella, piena di sentimento
e di emozioni vivide. Le sensazioni che l’autrice ha cercato
di
imprimere su carta, vengono trasmesse perfettamente
all’ignaro
lettore. La bravura di lilyblack nel condensare all’interno
di una
One-Shot un’intera vita di sofferenze e di disgrazie
d’ogni tipo,
è molto evidente in questa storia. Perché il
personaggio di Harry
Potter vive. Vive tra le parole che lilyblack ha scritto. Con tutti i
suoi difetti, le sue imperfezioni e tutte le sue
sofferenze.
L’introspezione dei pensieri di Harry è altissima.
Il personaggio viene presentato dall’autrice con diverse
sfaccettature, munito di pregi e di difetti che appaiono
assolutamente ed inequivocabilmente reali agli occhi del lettore
stesso. E il lettore, mentre legge, verrà colto da un senso
di
impotenza, d’assoluta malinconia e, forse, anche una certa
sensazione di pietà e di tormento. Perché questa
One-Shot non è
una semplice One-Shot, no, è un vero e proprio colpo al
cuore per il
lettore. Colpisce forte.
Ciò che rovina molto la qualità
di questa splendida Fan Fiction sono gli errori che l’autrice
ha
inavvertitamente o meno, disseminato nell’intero testo. E non
stiamo parlando di una manciata di errori, no, sono veramente
tantissimi. Spazi necessari tra le parole che sono stati omessi
svariate volte, diversi errori di battitura, il se che indica la
persona stessa privo dell’accento, qui scritto con
l’accento, il
verbo dare in terza persona scritto senza l’accento sulla
lettera
“a” e, per finire, la mancanza totale di un punto
fermo.
Tutto
questo ha contribuito ad abbassare notevolmente il tuo punteggio
nella grammatica. Ora, io non so perché tu ci abbia
presentato una
storia piena di carenze e di inesattezze; ma tuttavia le sviste
possono capitare una o due volte, eppure qui non stiamo parlando di
una qualche errore di distrazione. Se fosse solo per qualche misero
errore di distrazione o di battitura, non me ne preoccuperei e non ti
farei questo discorso. Ma avresti potuto ottenere un punteggio molto
alto, Lily, se solo avessi prestato maggiore attenzione al testo.
Avresti dovuto controllare e ricontrollare meglio.
Perciò,
in sintesi l’originalità c’è
ed è molta, la caratterizzazione
del personaggio principale è approfondita e traspare ogni
suo
sentimenti dalle parole utilizzate dall’autrice; mentre,
invece, la
grammatica lascia piuttosto a desiderare. Ma lo stile e la sintassi
utilizzata sono assolutamente da premiare.
Una Fan Fiction
che andrebbe assolutamente letta senza remore, perché
è
meravigliosa e, nonostante sia cosparsa di errori, rende vivido il
dolore provato dal personaggio.
Complimenti, lily!