Tipologia di storia: Oneshot
Genere: Malinconico, Nonsense
Rating: Verde
Avvertimenti: //
Personaggi: //
Note: Tratto da una storia vera. E' la prima cosa veramente Nonsense che scrivo, anche se effettivamente non so nemmeno se è Nonsense.
La storia partecipa all'iniziativa “84 Melodies” di questo forum e al 'One Hundred Prompt Project' (49. Apatia).
Ringrazio in anticipo per tutti i commenti :3
Quel
giorno, qualcuno suonò al citofono.
Era
un giorno come tutti gli altri, un giorno noiosamente uguale agli
altri. Eppure, riguardando i messaggi salvati sul cellulare, ne avevo
trovato uno. Uno da tachicardia, da sudore freddo. Uno dei suoi.
“Non
aprire la busta che ti ho dato fin quando non sarai a casa.”
In
quella busta c’era il suo cuore. Impossibile dimenticarlo,
anche se
ormai sono anni che non lo vedevo. Almeno tre.
Nella
busta c’era un cd. Quel cd era la custodia del suo cuore. Una
custodia dolorosa e avvelenata, che mi fece star male.
Cosa
mi fece tornare in mente tutto questo? Quel messaggio? Quella busta
trovata miracolosamente nel cassetto della scrivania?
O
forse sapevo già che quel giorno così noioso,
così uguale, si
sarebbe rivelato il più sconvolgente di tutti.
Quel
giorno, qualcuno suonò al citofono.
Fu
proprio mentre riascoltavo quel cd. Riasciugai le lacrime che mi
erano piovute sulle mani e andai a rispondere.
In
quel momento, mentre le mie mani bagnate di sale prendevano la
cornetta, mi tornò in mente come avvenne che ricevetti il
suo cuore
in quella custodia, velenosa come solo un cd può essere.
Anche
quel giorno qualcuno suonò al citofono.
Ma
io sapevo già che era Lui.
Mi
fece salire sulla sua moto, e partì. Non mi disse niente,
fino a che
non giungemmo là.
Il
mio lago. Il suo lago. Il ‘lago verde smeraldo’,
come lo
chiamavamo quando la luce del sole lo bagnava. Ci bagnava.
“Scendi.”,
disse. Io obbedii.
Camminammo
per qualche minuto, poi mi diede la busta.
Il
suo sguardo era denso e verde, come la distesa d’acqua di
fianco a
noi.
Mi
riconsegnò il casco e mi disse di andare a casa: voleva
restare lì
ancora un po’.
Io,
stupida, obbedii.
Una
volta a casa, ricevetti quel messaggio.
Da
allora, niente più citofonate per me. Da parte sua, nemmeno
una.
Una
volta, io suonai al citofono. Il suo.
Non
capivo: perché quel lago? Perché quel messaggio?
Perché quel cd?
Perché quella canzone? E infine, perché quel
silenzio, che a me
sembrava pregno di odio e menzogne?
Nessuno
rispose. Suonai nuovamente: volevo sapere.
Quando
finalmente qualcuno rispose, una voce rotta e tremante mi fece capire
che avrei preferito non sapere più niente.
Quel
giorno, qualcuno suonò al citofono.
E
io, rispondendo, sapevo di desiderare che fosse una sola persona.
“Scendi”.
Ed
era Lui.
Quel
giorno, Lui suonò al citofono. Mi disse di scendere, ma non
fui
stupida come quella volta al lago: non obbedii.
Invece,
stringendo il ricevitore fino a che le nocche non mi fecero male,
cominciai a cantare.
Cantai
la canzone incisa su quel cd di veleno, la canzone incisa nel suo
cuore. Cantai il suo cuore.
Did
we get this far just to feel your hate?
Did
we play to become only pawns in the game?
How
blind can you be, don't you see you chose the long road,
but
we'll be waiting.
Quel
giorno, Lui suonò al citofono. E io gli cantai il suo cuore.
Non
ricevetti mai alcuna risposta.
Quel
giorno, qualcuno suonò al citofono. O, forse, me
l’immaginai
soltanto.
Ende.
La citazione proviene da 'Bye Bye Beautiful', dei Nightwish. L'immagine utilizzata è 'I want you always', di ArtOfSmile.