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Autore: valentinamiky    17/09/2010    1 recensioni
"Le clienti dell’Host Club osservarono apprensive Honey-kun: di solito il piccoletto entrava nel salone arrampicato sulle spalle di Mori senpai, sorridendo raggiante. Al contrario, quel giorno non solo il cugino di Mitsukuni non si era presentato a scuola, ma aveva persino saltato gli abituali allenamenti e le attività del club. Di conseguenza, Honey sembrava davvero un cucciolo abbandonato." Sesta classificata al contest Yaoi's Garden
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mitsukuni Haninozuka, Takashi Mori Morinozuka, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco la mia fic, sesta classificata allo Yaoi's Garden, indetto da Akira Haru Potter ^^

Premetto che ho corretto il "dove" mancante e revisionato gli errori che mi erano stati indicati dalla giuria per rendervi più scorrevole il tutto, spero di aver fatto bene ^^ Sappiate che è stata corretta dopo i risultati, ci tenevo a precisarlo U.U

Ho messo OCC per via di Kyouya che ad un certo punto "impazzisce", ma vi assicuro che poi torna normale...se mai lo è stato O_O'

Avrei dovuto centrarla molto di più sul fiore in sè, come richiesto dal contest ma poi gli Host hanno iniziato a dare di matto e si sono ribellati...e come potevo dire di no a delle simili creature? *ç* Finalmente sono riuscita a caricare il banner, davvero bellissimo! *me ringrazia Manu!*
Vi lascio alla lettura ^^ Spero che vi piaccia!

Il regalo di Honey

Le clienti dell’Host Club osservarono apprensive Honey-kun: di solito il piccoletto entrava nel salone arrampicato sulle spalle di Mori senpai, sorridendo raggiante. Al contrario, quel giorno non solo il cugino di Mitsukuni non si era presentato a scuola, ma aveva persino saltato gli abituali allenamenti e le attività del club. Di conseguenza, Honey sembrava davvero un cucciolo abbandonato.
-Poverino... deve essere molto preoccupato per Mori-kun.- sussurrò una sua cliente alle amiche, che annuirono convinte.
La ragazza alla sua destra decise di provare a distrarlo con una fetta di torta.
-Honey-kun...ti andrebbe un po’ di questo dolce al cioccolato? È davvero squisito, credimi!-
Il piccoletto si avvicinò al tavolo e iniziò a mangiare voracemente un dolce dopo l’altro, come al solito, ma sembrava ancora assorto nei propri pensieri, sintomo che doveva essere davvero molto preoccupato per il cugino. Haruhi lo osservò attentamente, accorgendosi di un altro rilevante particolare: il senpai non aveva con sé l’amatissimo coniglietto rosa e nessuno sembrava intenzionato a chiedergli che fine avesse fatto.
-Honey senpai...come mai oggi Mori senpai è assente?-
Il piccoletto si portò l’indice alla bocca, assumendo un’espressione assorta indiscutibilmente tenera, mandando le clienti dell’Host Club in un brodo di giuggiole.
-L’altro giorno dopo gli allenamenti di kendo siamo tornati a casa insieme, ma siamo stati sorpresi da un temporale...avevo freddo, così Takashi mi ha coperto con la sua divisa.-
Mentre i compagni del club si avvicinarono a Mitsukuni cercando disperatamente di cogliere il nesso tra la giacca di Mori e la sua assenza, le ammiratrici della coppia Mori-Honey immaginavano una passionale fuga d’amore sotto l’acqua scrosciante di un romantico temporale...
Haruhi batté il pugno sul palmo
-Honey senpai... può essere che Mori senpai, essendo sudato per l’allenamento, si sia ammalato?- domandò, perspicace come sempre.
Il ragazzo più grande annuì tristemente, fissando lo sguardo nel vuoto, oltre le finestre che davano sul giardino della scuola.
-Purtroppo ieri sera non riuscivo a prendere sonno, così sono andato in camera sua per chiedergli di raccontarmi una fiaba. Ma quando sono entrato, lui...lui non respirava...- gli occhi di Mitsukuni si riempirono di lacrime e il piccoletto scoppiò in un pianto inconsolabile al ricordo della tosse e della febbre alta che rendevano difficoltoso il respiro del suo amico.
Tamaki fraintese completamente e immaginando che il povero Mori fosse ormai defunto, rimase pietrificato in un angolino, stuzzicato con dei bastoncini di legno da Hikaru e Kaoru, che approfittavano della situazione per chiamarlo “Bakamaki”(il presidente era troppo shockato per rispondere alle provocazioni).
-Honey-kun, ti prego, non fare così...- le clienti degli Host si avvicinarono al “bimbo”, nel vano tentativo di consolarlo ma dopo alcuni minuti di piagnistei, Kyouya si ritrovò costretto a chiudere la cassa e chiedere alle ragazze di lasciare in pace il ragazzino che, evidentemente, non era in grado di partecipare alle attività del club in quelle condizioni pietose.
-Spero solo che questo non ci faccia perdere quotazioni, siamo già sull’orlo della povertà!- bisbigliò seccato, cercando di non farsi sentire da nessuno. Stranamente, l’unica a captare la frase con un paio d’inquietanti antenne fu proprio Haruhi, che lo fulminò con lo sguardo, come se avesse voluto ribattere che i loro incassi da miliardari facevano quasi ribrezzo ma Kyouya la ignorò, facendo spallucce.
-Beh, in quel caso potremmo sempre mettere all’asta l’orsetto del Lord, no?- ghignarono in coro i gemelli, mentre il povero Tamaki impallidiva ancora di più all’idea di doversi separare dal suo preziosissimo peluche e scuoteva la testa con vigore, in un cenno di diniego gridando “ NO! NOOOO!”.
Honey restò al suo tavolino per tutto il tempo, ignorando gli schiamazzi e i corteggiamenti dei suoi amici: il suo amato cuginetto stava male...
“Takashi... vorrei poter fare qualcosa per farmi perdonare, ma non so cosa...forse dovrei mangiare una torta pensando a te, così sarà un po’ come se la mangiassi tu e guarirai!”
-Aaaaaaahhhh... AAAAAAAHHHHHHHHMMMMMMMMMMM!- il piccolo Mitsukuni infilò nel suo “forno” una bellissima e croccante crostata di frutta con crema pasticcera. Lui preferiva i dolci alle fragole e al cioccolato, ma sapeva benissimo che Takashi preferiva i dolci più colorati, come quelli alla frutta (più che altro era una sua convinzione personale, sfruttata semplicemente per mangiarsi un dolce in più).
Ma si accorse subito che c’era qualcosa di strano: non riusciva a gustarla come quando c’era il moro con lui.
-Honey senpai, va tutto bene?-
Voltandosi Mitsukuni incontrò il dolce sorriso della ragazza castana.
-Haru-chan...cosa posso fare per Takashi? Io... io voglio che stia bene... voglio mangiare la torta al cioccolato con lui...- pigolò Mitsukuni
Haruhi sorrise dolcemente.
-Honey senpai... la mia mamma diceva sempre che il buonumore è la medicina migliore, quindi dovremmo pensare a un modo per renderlo allegro, che ne dici?-
Honey s’illuminò in uno splendido sorriso.
-Davvero? Haru-chan, allora facciamogli un regalo! Uhm... vediamo un po’, cosa mi consigli? La torta alle fragole o quella alla crema?-
-Honey-kun...credo che la torta sia un regalo più adatto a te che a Mori-kun.- azzardò un’ammiratrice del moro, con un’enorme goccia sulla nuca ed un sorrisino tirato.
-Davvero?- il piccoletto si rattristò di nuovo, per aver fatto un buco nell’acqua.
-Io ti consiglio questa!- gli occhi di Kyouya si trasformarono in due fanali luminosi e diabolici, sotto gli sguardi scettici e lievemente traumatizzati dei suoi amici.
-Che cos’è quella roba, vicepresidente?- domandò Kaoru, sospettando già quale fosse la risposta.
-Ovviamente è un nuovissimo, ipertecnologico modello di calcolatrice aziendale! Personalmente, non c’è una cosa che mi rallegri di più del guadagno! Penso che anche Takashi sarebbe d’accordo con me!- spiegò Kyouya, infervorandosi, per poi tornare tranquillo e sistemarsi gli occhiali con nonchalance, come se non avesse appena sparato un’enorme cavolata.
-Noi invece pensiamo che dovresti regalargli qualcosa di questo genere!- annuirono insieme i gemelli, mostrando a Honey uno stand, tirato fuori dal nulla e probabilmente originario della nuova collezione autunno-inverno disegnata dalla madre dei due.
-Pensaci bene, Honey! Mori senpai si è ammalato perché non si era coperto adeguatamente!- spiegò Hikaru, afferrando le mani del “piccolo”.
-Sarebbe un regalo perfetto! Ed è all’ultima moda, ovviamente!- Kaoru gli diede man forte, insieme alle fan di Mori che immaginavano il loro beniamino in quegli abiti, perfetti per risaltare il suo fisico e il suo fascino.
-No! No! Ecco, portagli questa!- suggerì Tamaki, porgendo a Honey una piccola croce di legno tutta storta (probabilmente un manufatto istantaneo del presidente del club, ancora convinto che Takashi fosse morto in un disgraziato incidente sotto la pioggia.)
-Mettila tra le sue mani, prima che lo cremino, mi raccomando, porterà pace al suo spirito. Pensa che guaio se dovesse aggirarsi intorno a te come fantasma! Oh, ti prego, dagliela prima che venga cremato!- farneticava il ragazzo di origini francesi, sotto gli sguardi dei suoi compagni che sembravano dirgli “sei un caso senza speranza!”
Honey, dopo tutti quei consigli senza senso, sembrava ancora più abbattuto di prima: non c’era nessun regalo, tra quelli, che lo attirasse particolarmente, non gli sembravano adatti a un malato. Pensò che in fondo, la sua idea di regalargli una bella, gustosa, dolce e cremosa torta non fosse poi così male...
-Honey senpai... perché non gli regali un mazzo di fiori? Sono sicura che a Takashi farà bene avere un po’ di colore nella sua stanza, ora che non può muoversi. - suggerì allora la castana, sorridendo affabile.
Finalmente, Mitsukuni mostrò a tutti il suo radioso sorriso.
-Hai ragione, Haru-chan! Questa sì che è una buona idea! Piaceranno anche al mio coniglietto!-
-A proposito... dov’è finito?- domandò finalmente il presidente, preoccupato per le eventuali sorti del suo orsacchiotto marrone.
-Ha insistito per rimanere con Takashi, ha detto che gli avrebbe fatto compagnia finchè non fossi tornato a casa- rispose Honey, che correva impaziente verso l’uscita: voleva trovare dei bei fiori per Takashi.
Una volta varcato il cancello della scuola, il ragazzo si recò da tutti i fiorai più famosi della zona e telefonò a tutti i vivai del Giappone. Consultò ogni singolo catalogo di fiori, per poi tirare un sospiro sconsolato: tra tutti quei fiori non c’era nulla che potesse piacere davvero a Takashi. In effetti, ora che ci pensava bene, forse i fiori erano un regalo più adatto a una ragazza...
Honey-kun iniziò a camminare senza una meta precisa, con passo mesto. Alla fine, non era riuscito a concludere nulla e anche se Takashi si era ammalato per colpa sua, non aveva trovato niente che fosse davvero adatto per scusarsi.
Ripensando a tutte le volte che il cugino era stato al proprio fianco e lo aveva aiutato, le lacrime spuntarono nuovamente sul volto del “piccolo” Mitsukuni.
-Ta... ka... shi...-
Honey aveva una voglia pazzesca di correre dal cugino e infilarsi sotto le coperte con lui, se non altro almeno per fargli compagnia e aiutarlo nel caso in cui avesse avuto bisogno di qualcosa; proprio quando stava per afferrare il suo grazioso cellulare con cover di coniglietti e chiamare il suo autista, notò qualcosa cui non aveva fatto caso prima.
Camminando era finito del tutto casualmente in una stradina di periferia, completamente disabitata ma costeggiata da un variopinto campo di fiori prataioli.
I colori ben assortiti colpirono subito Honey-kun, che sorridendo raggiante iniziò a correre nel prato, emettendo degli urletti di felicità.
Corse felice e spensierato per tutto il campo di fiori finchè, stremato, non si lasciò cadere a terra. Rimase sdraiato con gli occhi chiusi, gustandosi la leggera brezza che soffiava sul prato, scompigliandolo e facendolo sembrare un gigantesco mare di fiori che infrangeva le sue onde sulla stradina poco distante.
Quando riaprì gli occhi, vide un fiorellino giallo che lo colpì per la sua semplicità: non aveva mai visto nulla di simile nei cataloghi di fiori, né ai ricevimenti di amici o parenti. Era piccolo e grazioso, aveva lo splendore e la lucentezza del grano maturo.
Istintivamente, Mitsukuni lo prese tra le mani, con delicatezza, per poi staccare il gambo sottile e raccoglierlo. Non aveva un profumo particolarmente dolce o fastidioso.
Era semplicemente perfetto.
Honey tirò fuori il cellulare, componendo il numero del proprio autista. La Limousine arrivò pochi minuti dopo e l’uomo che la guidava non riusciva a capacitarsi di cosa stesse facendo il signorino in un posto sperduto come quello. Lo vide raggiungere l’auto felice, con qualcosa giallo ben stretto in mano.
-Ne ho trovati tantissimi! Sono bellissimi, vero?- chiese, spalancando i grandissimi occhioni castani, assumendo la sua disarmante espressione tenera a cui nessuno avrebbe saputo dire “no”.
-Ah...sì, certo signorino, sono dei lappi meravigliosi...ma a cosa le servono?-
Il piccoletto si limitò a fare un sorrisino furbetto, salendo in macchina.
-Quindi questi fiori si chiamano lappi? Come mai non li ho mai visti sui cataloghi?- domandò ingenuamente Mitsukuni all’autista, che ridacchiò.
-Perché quei fiori sono selvatici, signorino. Io li conosco perché provengo da una zona molto simile a questa, circondata da campi di fiori. Le bambine li raccoglievano spesso- spiegò l’uomo.
-Ho capito, sono dei fiori plebei allora! Quindi anche Haru-chan dovrebbe conoscerli!- sorrise Honey-kun, pensando che, in fondo, i plebei conoscevano delle cose meravigliose.
Una volta arrivato a casa, Honey sprofondò nuovamente nella tristezza, ricordando il motivo per cui aveva raccolto tutti quei fiori gialli. Si precipitò nella stanza di Mori e dopo aver spalancato la porta, restò a bocca aperta per la sorpresa.
-... - lo salutò il moro.
Takashi era seduto sul letto, completamente ristabilito e con il coniglietto rosa sulle ginocchia. Guardava il cuginetto con la solita espressione indecifrabile, ma a Honey non sfuggì un lieve sorriso.
-Ta... Takashi...- i grandi occhi di Mitsukuni si riempirono di lacrimoni commossi e il ragazzo corse ad abbracciare il cugino, che ricambiò con affetto scompigliandogli i capelli.
-La... la torta non era buona come al solito...- fu il commento del ragazzo più basso.
-La cuoca ha preparato la mousse al cioccolato e le paste alla crema.- lo rassicurò Mori, che aveva intuito alla perfezione ciò che Honey intendeva dire.
Il sorriso del suo piccolo Mitsukuni era tutto, per lui. Non poteva desiderare niente di più. Si era sentito molto solo, quel giorno, in quella villa enorme e senza il vocino allegro del cuginetto che esultava di felicità per ogni cosa kawai o per ogni singolo dolcetto. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, era stato felicissimo di trovare al proprio fianco il coniglietto rosa e sapeva benissimo quanto si fosse sforzato il biondo per separarsene. Inutile dire che lo aveva trattato con estrema cura.
-Takashi- al pigolio felice del piccoletto, Mori abbassò lo sguardo, ritrovandosi immerso in un gigantesco mazzo di lappi gialli. –Ti piacciono? Non sono kawai...?-
In effetti, quei fiori erano davvero umili e semplici. Non erano come quelli giganti che Mori era abituato a vedere nei saloni e ai ricevimenti. Sì, decisamente, gli piacevano.
Erano piccoli, come il cuginetto. Gialli come i suoi biondi capelli. Luminosi come i suoi occhioni dolci.
Si corresse, gli piacevano un mondo.
Conoscendo la dolcezza pura e infantile di Mitsukuni, non lo stupiva affatto ricevere in dono proprio quei fiori e non si sorprese nemmeno rendendosi conto di amare quei fiori più di qualunque altro.
-Takashiiiii- Honey-kun lo richiamò con un lamento offeso, non avendo ancora ottenuto la risposta.
Mori si limitò a sorridere dolcemente. Uno di quei sorrisi caldi che riservava solamente al cugino.
-Ah- la sua brevissima risposta, a cui Mitsukuni rispose con un caldo sorriso e con gli occhi brillanti di felicità.
 
E mentre il sole tramontava, per la villa Haninozuka echeggiò l’urlo felice di Mitsukuni...
-Takashi! Andiamo a mangiare la mousse!-
-...Uh-

 

  
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