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Autore: Any Ikisy    18/09/2010    3 recensioni
L’unica regola del lavoro di un disegnatore di doujinshi è 'Non prendere mai ispirazione da qualcosa che ti è caro'; che, con l’andare del tempo, possa assumere un significato diverso da quello che tu gli hai inizialmente dato.
Perché la tua deformazione professionale può rovinare ciò che ti lega a questo qualcosa.
[ Hiyori centric, Minami/Yutaka ]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MANO STERILE

 

 

Nella vita di un artista, e nella fattispecie durante la composizione di un’opera, il compito più ingrato è il principio.

Per un dipinto, la prima pennellata.

Per uno spartito, la prima nota.

Per uno scritto, la prima parola.

Allo stesso modo, per un doujinshi, la stesura: oltrepassati i preliminari essenziali, ci sono le prime timide, tremanti tracce di matita; spesso casuali, giusto per stemperare la tensione iniziale.

È così anche per chi ha un’idea da esporre.

Ma il problema per Hiyori in questa volta è un altro.

La matita non vuole proprio scorrere!

Ha in mente il viso fanciullesco e paffutello di Yutaka mentre sorride a Minami, la quale, come di consuetudine, ha lo sguardo perso nei suoi occhi espansivi.

Lo vede che c’è un’attrazione incredibile tra di loro, lo sente quasi a pelle; tanto che solitamente il suo più grande dilemma è quello di ricordare un particolare momento tra le due che le ha dato un’idea per una nuova creazione.

I primi tempi era molto emozionante stare con loro; ispirazione continua e perpetua.

Ma ormai è così abituata al loro innocentemente fraintendibile modo di fare…

È così palese! Così scontato!

Nella mente di Hiyori scorrono momenti romantici tra Minami e Yukata all’ordine del giorno, eppure le emorragie nasali ormai avvengono solo nello spogliatoio delle ragazze.

Lei non ha mai fatto discriminazioni sessuali, che si trattasse di maschi o femmine; yuri e yaoi hanno sempre condito la sua vita, e per lei era quasi un gioco prendere in giro i suoi compagni di classe delle medie dicendo loro che erano checche.

Alle superiori tutto era cambiato: in qualche modo, ciò che lei ricercava in internet con brama e frivolo imbarazzo era diventato una realtà.

Le sue compagne di classe erano davvero lesbiche.

Per un po’ ne aveva approfittato per vedere quante più delle sue fantasie realizzate; a discapito della loro presunta privacy, si era ritrovata spesso a desiderare di assistere a momenti compromettenti tra di loro.

Col tempo, poi… ha preso semplicemente coscienza del fatto che anche quella era una discriminazione.

Ci fu un evento che però prevenne i suoi sensi di colpa.

Anche Minami prese a chiederle se poteva leggere i suoi lavori; quelli che grazie a lei, in un certo senso, produceva.

E le piacevano. Dannazione se le piacevano; solo non sapeva dimostrarlo.

La sua coscienza non aveva risentito dell’aver approfittato per anni della gentilezza di Minami e dell’innocenza di Yutaka; non si era sentita in colpa di usare le loro vite come fossero semplici personaggi di un libro invece che persone.

«Hiyori, qualche problema?»

«Ah, Minami!»

«Come mai non disegni?»

Oggi è venuta a casa sua per studiare assieme a Yutaka, e durante la pausa le era parso di ricevere ispirazione dal sorriso dolce della minore; non è tuttavia riuscita a stendere un solo pigmento di graffite.

«È solo che…»

«Mh?»

«Niente, lascia stare. Piuttosto, riprendiamo?»

«Non avevi detto che ti serviva un minuto?»

«No, è stato solo un momento… ora sono pronta.»

Sono cresciute, ma la genuina disponibilità di Minami non era cambiata per niente. Spesso ha congetturato prolissamente su quella sua facciata, convinta che dietro si celasse una qualche perversa forma di anomalia sessuale, rimanendo soddisfatta dalla propria fantasia.

«Yutaka, riprendiamo pure.»

Lo stesso si poteva dire di lei, la piccola e gracile diciannovenne di un metro e sessanta.

Pareva avesse scritto in fronte ‘Amami e Coccolami’ ogni volta che la vedeva.

«La mia mano è sterile oggi.»

«Oh, peccato. È tanto che non leggo un tuo doujinshi, Hiyori.»

«Già…»

«Quando pensi di riprendere?»

E a quella domanda, data forse dall’eccessiva cortesia nei suoi riguardi, quasi si sentì in colpa: stava rinunciando ai suoi personaggi, quasi fossero inutili bambole troppo usate?

Deglutì amaramente quel pensiero.

«Quando troverò dei personaggi a cui far fare tutte le cose più depravate che mi passano per la testa, Minami!»

«Mh?»

«Molto presto, non ti preoccupare…»

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: e questa è la settima. L’ultima.

L’ho scritta il primo giorno di scuola, mentre i professori continuavano a ciarlare riguardo alla condotta, i voti e l’impegno. Davvero, sono soporiferi.

Questa dovevo farla: Minami è in assoluto il mio personaggio preferito di questo anime, di cui ancora non esiste una sezione…

Hiyori mi rispecchia, invece. Mi ritrovo spesso a vederla e pensare pateticamente ‘Anche per me è così!’ e stupirmi, come una bambina.

Questa è nata come una cosetta da niente, ma poi ho inserito un concetto che mi interessa: la differenza tra chi guarda yaoi e supporta l’omosessualità e chi invece non fa distinzioni di alcun genere. Questo è ciò che andrebbe fatto, se vogliamo davvero arrivare a una società in cui la sessualità non è più un modo per distinguerci in categorie!

Certo, lo yaoi è un passo importante… *inizia a sbavare* ma cosa ci insegna?

Ho finito. Spero che qualcuno commenti, perché vorrei sapere se si è capito ciò che volevo dire. Grazie comunque di aver letto fin qui!

 

Any Ikisy

  
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