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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    19/09/2010    1 recensioni
[KAMEN RIDER W][Post Ep49]
"Shotaro poggiò sull’attaccapanni il proprio cappello mentre Philip si sdraiava, esausto, sul letto d’angolo. Dalla piccola cucina si sentivano le risate di Akiko che tentava di preparare qualcosa con l’ausilio di Teruii, takoyaki, a giudicare dalle battute della ragazza e dal dialetto di Osaka che esibiva con estremo orgoglio in una canzoncina."
Philip è tornato ma ci sono ancora delle lacrime da asciugare.
Perchè nessuno è perfetto, nemmeno il più "hard-boiled" dei detective di Fuuto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOBODY IS PERFECT

Shotaro poggiò sull’attaccapanni il proprio cappello mentre Philip si sdraiava, esausto, sul letto d’angolo. Dalla piccola cucina si sentivano le risate di Akiko che tentava di preparare qualcosa con l’ausilio di Teruii, takoyaki, a giudicare dalle battute della ragazza e dal dialetto di Osaka che esibiva con estremo orgoglio in una canzoncina.

Il detective andò a sedersi alla scrivania, sempre tenendo un occhio  sulla figura del partner rannicchiata sul letto e dolcemente baciata dai raggi del Sole che ormai volgeva al tramonto, sembrava essersi addormentato e il respiro sottile e regolare che faceva alzare il petto del ragazzo lo dimostrava; sospirando, il maggiore infilò un foglio nella macchina da scrivere ma non riuscì a buttare giù nulla, nemmeno la più piccola parola.

La sua attenzione era totalmente da un’altra parte, assorbita dalle risate dei due impegnati a cucinare,

Quel posto era tornato a essere luminoso e allegro come un tempo e Hidari si sentiva veramente a casa.

In silenzio, col suo solito sorriso sornione sulla labbra, il detective andò verso il bagno e vi si infilò.

Un attimo dopo, il suono dell’acqua corrente fu il solo rumore che si poteva sentire da lì.

§§§

Uno scoppio improvviso fece saltare Philip seduto sul materasso.

Scendere dal letto e correre in cucina fu questione di un attimo ma il vapore che gli bruciò la faccia gli strappò un gemito di dolore, impedendogli di vedere alcunché: “Aki-chan!” tossì il ragazzo, allungando le mani per guidarsi nella nebbia che sembrava essere calata nella stanza, “Philip-kun, sta fermo dove sei, attivo l’aspiratore.” esclamò lei con voce roca, aprendo subito dopo anche la finestra.

Finalmente, la sagoma snella e gentile della ragazza cominciò a essere distinguibile nella foschia: “Ma cosa è successo?” chiese Cyclone, sfregandosi gli occhi, “Nulla… Akiko-san ha fatto saltare la pentola del riso. Alla salsa dei takoyaki ci penso io ora. Non vorrei dover rimbiancare tutto, sono un poliziotto, non un imbianchino.” borbottò Ryuu, indossando un grembiule sopra i vestiti; la brunetta si avvicinò al suo amico, “Scusami, Philip-kun.. Ti ho svegliato…” piagnucolò lei, visibilmente dispiaciuta.

Il moro le sorrise, scuotendo la testa: “Non preoccuparti. Shotaro dov’è finito?” domandò lui subito dopo; Narumi restò in silenzio per un secondo, poi sospirò, “Si è infilato di nuovo sotto la doccia…” gemette lei, prendendo uno straccio per pulire il tavolino, “Comunque, tra poco dovrebbe uscire da lì. Se non esce da solo, sei autorizzato a tirargli questa in testa.” sogghignò la ragazza, consegnandogli la ciabatta verde, “Fanne buon uso.” si raccomandò, prima di tornare alle sue incombenze.

Philip tornò nello studio, osservandosi attorno.

Nella luce del crepuscolo che entrava dalla finestra lasciata spalancata e nel vento gentile che gli smuoveva leggermente i ciuffi scuri, il ragazzo si sentiva veramente felice, felice di essere tornato. Quella stanza non gli era mai sembrata così bella come in quel momento.

Un rumore strano, come di qualcosa che saltellava alle sue spalle, attirò la sua attenzione e su una pila di libri che giaceva sulla scrivania, vide saltellare il FrogPod: “Nessun problema Aki-chan!” continuava a dire l’apparecchio, imitando la voce di Sonozaki; sorridendo appena, il moro lo prese in mano per spostarlo e fu proprio così facendo che vide una cosa che mai si sarebbe aspettato di rivedere.

Col cuore gonfio di un’improvvisa tenerezza, Philip prese tra le mani quello che era senza dubbio il suo libro e cominciò distrattamente a sfogliarlo, mentre i suoi pensieri vagavano senza una mèta né confini; ma giunto all’ultima pagina, si fermò stupefatto, con gli occhi che, li sentiva, a poco a poco si stavano riempiendo di lacrime.

Il suo messaggio era ancora lì ma i kanji, in certi punti, erano sbavati, come se…

“Shotaro…” mormorò con estrema dolcezza, sfiorando coi polpastrelli quei segni neri delicatamente illuminati da un ultimo raggio di sole, “Aibou…” disse in un sussurro tenue, stringendo a sé il pesante volumone; con la manica, si asciugò il viso e lo risistemò al suo posto con estrema cura, come se non volesse far vedere di averlo preso.

In estremo silenzio, prese dallo scaffaletto uno qualunque dei gialli della collezione dell’amico e si accomodò in poltrona, immergendosi nella lettura.

Lo avrebbe aspettato per tutto il tempo, la consapevolezza di non essere stato dimenticato era così dolce e gli infondeva un così gradevole calore nel petto che non riusciva quasi a pensare ad altro, era una sensazione del tutto nuova e insolita per lui.

Non aveva mai pensato seriamente a una situazione simile, d’altronde, essendo sempre assieme e in contatto quasi costante non aveva ragione per pensarci.

Ma ora…

Ora si, e aveva capito che il legame che lo legava all’amico era una cosa estremamente preziosa, che loro due erano veramente una cosa sola.

E  che non avrebbe mai più voluto vederlo piangere.

E così fu.

Quando finalmente Hidari uscì dal bagno sfregandosi i capelli con un asciugamano, vestito con una semplice tuta, Philip abbandonò il libro sul cuscino, correndogli incontro; senza dire nulla, lo abbracciò, sussurrandogli all’orecchio alcune, semplici parole: “Nessuno è perfetto, aibou… non nasconderti più.”.

Perché era vero.

Nessuno è perfetto a questo mondo, ma le nostre imperfezioni possono essere guarite da chi ci sta vicino.

 

DEDICATA A TSUKI-NEESAN E A CHO-CHAN!

   
 
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