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Autore: Selenite    19/09/2010    20 recensioni
Mahel è un'allegra ragazza di 16 anni, il cui nome le è stato dato dalla madre, una scrittrice di libri per ragazzi, prendendo ispirazione da un personaggio delle sue stesse storie. Nonostante Mahel odi il suo nome, si ritroverà nell'universo delle fiabe di sua madre, per aiutare il co-protagonista Lagharta alla salvezza del mondo. Sembra una storia fantasy come le altre, ma non lo è... Perchè Lagharta non è un eroe come tutti gli altri. E odia Mahel dal più profondo del suo cuore.
Ho messo rating piuttosto alto, in quanto ci sarà la presenza di alcune scene abbastanza crude. Ringrazio in anticipo per la cortesia che chiunque vorrà riservarmi nel leggere ^^
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 1
Sorriso


Era estate. La scuola era finita.
Era proprio quel giorno, che era iniziato tutto.
La polaroid era carica, lei piena di entusiasmo. Le finestre della sua camera illuminavano tutta la stanza, comprese le pareti piene di foto della sua città.
Il centro storico, le strade che portavano alla campagna, nature morte, alberi, corsi d'acqua...
Oggi aveva avuto il permesso di andare al Lago.

Il Lago era...il Lago. Non aveva altro che quel nome, non aveva una storia demografica. Perchè non era sempre stato lì. Ma ci era arrivato, di punto in bianco. Dal nulla.
Era una cittadina tranquilla, nessun fiume vi scorreva attraverso. C'era solo quel prato enorme al centro esatto della città, che si snodava in pendenza, portando ad un boschetto talmente fitto che nessuno era mai riuscito ad entrarvi. Aveva una forte forma concava.
Ed un giorno, come si fosse infuriato, il cielo iniziò a piovere a dirotto.
Piovve per giorni e giorni, le vie di comunicazione vennero interrotte, gli abitanti della città iniziarono ad avere paura. Ma come arrivò, la pioggià cessò
E dove prima si snodava il prato, vi era un lago. Talmente enorme che gli abitanti se ne stupirono.
Un prato che era si grande, ma non aveva mai dato l'impressione di essere “così” grande.
Il boschetto impenetrabile adesso era come rialzato su quel laghetto, come un altare che veglia su delle rovine antiche.
Pioggie torrenziali non erano più venute, ma il laghetto era rimasto fermo lì. Per un intero secolo.

Detta in tutta sincerità...Mahel non credeva a quella specie di leggenda metropolitana.
Sua madre la raccontava ridendo, romanzandola sempre un po' più della volta precendente. Non che potesse pretendere di meno da una scrittrice di libri per ragazzi...
Per quel che la riguardava, sapeva che tanti erano andati nel boschetto e che avevano trovato una strana colonna in stile antico, rotta per metà, con su delle strane incisioni.
E lei voleva fotografare quella colonna. Magari mettendola in un bel contesto, visto che era circondata da alberi, inquadrandola mentre era illuminata dai raggi sottili del sole.
Perchè non vi era mai andata prima? Semplicemente perchè sua madre glielo aveva sempre impedito. Non tanto per cattiveria, quanto per via di una specie di patto: fino al compimento dei suoi 16 anni, e fino a quando non avesse superato almeno un corso di fotografia, ella non poteva andare al Lago.
Mahel sapeva che sua madre non le negava mai nulla, quindi pensò che quella era solo una sfida: dimostrami che ci tieni e ci potrai andare. O meglio...questo aveva pensato.

Quindi, durante l'anno scolastico, aveva cercato disperatamente un corso di fotografia per esperti (in quanto il suo livello non era esattamente quello di un principiante), aveva rinunciato a molti svaghi per potervi partecipare e alla fine ce l'aveva fatta: era riuscita a superarlo.
Quando aveva portato a sua madre l'esito dell'esame, gonfia d'orgoglio, ella le aveva sorriso teneramente e l'aveva letteralmente obbligata a fare una fotografia degna di questo nome.
Mahel aveva sorriso ed era corsa a prepararsi.

-Filtri...obiettivi...cavalletto...ok, ho tutto- Mahel chiuse la borsa, pagata con i suoi sudati risparmi di sedicenne giudiziosa, carezzando, prima di riporla, l'amata polaroid che suo padre le aveva regalato prima di andarsene. Mahel la carezzava e la baciava ogni volta che fotografava qualcosa, sussurrando a suo padre qualche parola d'affetto.
-Toc toc, si può?- la madre di Mahel entrò nella stanza, sedendosi sul letto piena d'entusiasmo -Ormai sono 4 anni che lotti con tutte le tue forze per questa concessione, eh?-
-Ancora non capisco perchè tu l'abbia fatto, ma...caspita, sono troppo felice!- Mahel alzò gli occhi verso la madre, soffiando sui ciuffi ribelli che le cadevano sopra il volto -Grazie per non avermi mai dato vinto niente, mamma-
-Figurati, è il mio ruolo- scherzò questa, assumendo una posa raffinata -Se solo avessi seguito le mie orme...-
-Ah ha- la fermò Mahel, sollevando la borsa e assicurandosela saldamente alla spalla -Io ho seguito le orme di papà e sono fiera di questo. Se mai vorrò scrivere qualcosa, verrò da te, ma fino ad allora...- rise di quella risata innocente e deliziosa che solo una ragazzina poteva avere.
Sua madre adorava quella risata. Sorridendo di una dolcezza concessa solo ad una mamma, carezzò la guancia della figlia -Sarebbe orgoglioso di te. Sei così bella Mahel...-
Mahel arrossì -Si. Spero tanto che sia così...-
La madre sospirò, cercandò di ricacciare indietro quel magone allo stomaco che non aveva ragione di esistere, in quel momento, e si alzò -Fai un buon lavoro. E ricorda che alle 8 si mangia, capito?-
Eccola, la sua mammina apprensiva. Con un sorriso Mahel le offrì una linguaccia, evitò il solletico con uno scatto sghembo e si ritrovò sulla porta -A stasera mamma!-

Mahel non era un nome comune. Era un nome tipicamente fantasy, di quello che solitamente si dà alle eroine di un racconto. E infatti così era.
Sua madre, quella pazza della sua mamma, era una scrittrice di libri fantasy. Conosciuta in tutto il paese, nonostante scrivesse sotto pseudonimo, era una degli “idoli” delle sue compagne di classe.
Tutte conoscevano il mondo fiabesco di Gaia, un nome fin troppo comune per un'ambientazione fantasy, ma più di tutto era famoso il leggendario “eroe” che Mahel odiava sentir rammentare dalle sue compagne. Non sapeva il suo nome, sia perchè nei libri non era specificato, sia perchè si era sempre rifiutata di leggere gli scritti di sua madre, ma conosceva bene la Sibilla che lo accompagnava con le sue predizioni, Mahel appunto.
Peccato che la “Mahel” di sua madre avesse un qualcosa come 200 anni e avesse la bellezza di una rana in pensione.
Pensando a questo, Mahel scoppiò in una risata rassegnata. Se sua madre l'aveva chiamata come quel personaggio, di certo doveva esserle molto affezionata. Forse perchè il nome di quella Sibilla era stato scelto da suo padre...? Chissà.

Ma pensandoci bene, lei non sentiva di avere con quel personaggio alcun legame, nome a parte. Non sarebbe stata per niente la tipica “eroina”: innanzitutto, era incapace di qualsiasi azione acrobatica. Non aveva coordinazione, non aveva agilità, inciampava molte volte sui suoi stessi piedi. Semmai sarebbe stata la perfetta protagonista di un racconto comico, ma non di uno fantasy.
Per continuare, non era bella. Era ordinaria. Ribelli capelli castani che le arrivavano a metà schiena, sempre legati in una treccia che non riusciva ad arrivare neanche a metà giornata, occhi di uno scialbo verde bottiglia (notare bene: non smeraldo, bottiglia. Quel colore che non sai mai se è verde, grigio oppure color poltiglia), nascosti perennemente dietro occhiali da vista spessi e scomodi.
Ma era magra. Ecco, forse per quello poteva definirsi fortunata.
Sua madre aveva avuto la fortuna di una costituzione invidiabile: mangiava tutto quello che si trovava sotto mano e non ingrassava mai, neanche di un chilo. Era alta, magra e dalla postura elegante, e Mahel aveva ereditato da lei questa conformazione fisica. Lunghe gambe affusolate, mani dalle dita lunghe e curate, braccia forti ma non grassoccie, un punto vita da vespa che molte amiche le invidiavano. E poi un gran bel...beh, non è difficile immaginare cosa.
Purtroppo aveva la brutta abitudine di nascondersi dietro vestiti slargati e dalle forme più strane, perciò non si notava molto la sua fisicità. Ma per lei c'erano molte imperfezioni nel suo corpo, forse per via della sua strana tendenza a farsi graffi e lividi nei modi più svariati.
Però era dolce e riusciva a farsi apprezzare dalla maggior parte delle persone che conosceva. E dopotutto non era quella la cosa più importante?

Lei non era l'eroina di nessun racconto. Non credeva a queste cose.
E pensando a questo, si ritrovo davanti al Lago.

Il cielo era di quel colore celeste così splendente che le metteva sempre l'allegria. Il sole era caldo e piacevole, smorzato dal vento fresco che sibilava fra le fronde degli alberi.
Un parco era ciò che circondava quel Lago enorme dall'acqua così limpida da poterci guardare dentro. I bambini giocavano a pallone, prendevano il sole sdraiati su asciugamani di spugna, stando bene attenti a sistemarsi accanto agli alberi per quando il sole era troppo forte, andavano in bicicletta sui dei sentieri sterrati costruiti apposta per chi voleva godersi il paesaggio. Mahel sorrise e si sedette su una delle panchine quasi a ridosso del lago, a preparare l'attrezzatura.
Volgeva lo sguardo a destra e sinistra, respirando appieno l'aria salubre di quel paradiso cittadino, guardava l'acqua del Lago che risplendeva ai raggi del sole, vedeva in lontananza il chiosco dei gelati dove i bambini si fermavano a gruppetti; ancora più avanti i giochi per bambini, dallo scivolo alle corde; ancora più accanto, a pochi metri da un piccolo molo sul lago, una piccola casetta di legno. Era il noleggio delle barche a remi.
Sistemato tutto si alzò, scostandosi una foglia dai capelli, salutò un paio di bambini che le avevano rivolto un sorriso, e si incamminò verso il noleggio.

-Buongiorno Walter- disse Mahel sorridendo, facendo capolino alla reception del noleggio -Oggi come vanno gli affari?-
-Oh, Mahel!- rispose l'uomo, dopo aver dato le chiavi del lucchetto di una barca alla coppia davanti a lui -Ti vedo bene. Come stai? E la mamma?-
-Tutto bene, ti ringrazio- rispose la giovane, avvicinandosi di più all'uomo e posando le braccia sul ripiano davanti alla reception -Michael oggi non c'è?-
L'uomo trafficò per un attimo tra i fogli della scrivania, porgendo a Mahel un mazzetto di chiavi -È andato a prendere dell'acqua. Oggi fa molto caldo-
-Già- annuì Mahel, sistemandosi meglio la borsa sulla spalla -Posso aspettarlo?-
L'uomo le sorrise -Certo, ti porto una sedia-

Da quello che ricordava, Walter aveva sempre fatto parte della sua famiglia.
Era il migliore amico di suo padre, suo padrino per giunta, e il figlio andava nella sua stessa scuola. Era stato il primo a sapere del patto con la madre, e l'unico adulto ad incitarla in quella specie di gara. La adorava dal più profondo del suo cuore, in quanto era la fotocopia sputata di quell'amico che, ormai, non era più con loro.
Gli stessi occhi di quel verde opaco, lo stesso viso piccolo e ovale, la stessa incapacità in qualsiasi arte ginnica e la stessa risata.
Dal canto suo, Mahel considerava Walter una specie di zio. Poiché sua madre e suo padre non avevano fratelli, lei non aveva altri “parenti” e lo teneva in gran considerazione.

-Papà al chiosco non avevano il caffè freddo, ti ho preso una bottiglia d'acqua, va bene lo stesso?- una voce maschile interruppe i pensieri di Mahel, intenta ad osservare il lago.
-Ciao Mick- scosse la testa, incrociando i suoi occhi -Bella giornata, eh?-
Michael guardò la giovane, arrossendo un poco per via della sua presenza inaspettata. Poi si ricompose e le dedicò un sorriso -Mahel, era oggi?-
-Si, era oggi- puntualizzò la giovane, alzandosi dalla sedia e allungando una banconota a suo padre -E visto che me lo hai promesso, mi devi accompagnare-
Walter prese la mano di Mahel e la spinse indietro -Niente soldi Mahel, oggi offro io. Prendilo come un regalo-
Mahel scosse la testa e allungò di nuovo la mano -Niente scherzi Walter, non se ne parla- inarcò le sopracciglia -Sai come mi ha cresciuto la mamma-
Walter rise a quella risposta e accettò la banconota -La prossima volta-
-Si, la prossima volta- Mahel afferrò il braccio di Michael e sorrise -Andiamo, non vedo l'ora-
Mentre i due ragazzi si allontanavano, Walter rise nel pensare che suo figlio era innamorato perso di Mahel e non aveva il coraggio di dirglielo. Mentre scuoteva la testa sperando che, almeno in quell'occasione, suo figlio si decidesse a comportarsi da uomo, una scritta sulla banconota attirò la sua attenzione. “Grazie per il supporto zietto”
E leggendolo, non potè fare a meno che sorridere.

-Mahel...- Michael guardò la ragazza sporsi dalla barca, toccando la superficie fresca con le dita -Perchè fare la foto a quella colonna è per te così importante?-
Mahel guardò per un attimo la sua immagine riflessa, per poi farla increspare passandoci le dita sopra -Perchè è una promessa fatta al mio papà. Non posso infrangerla-
Michael non aveva mai avuto il coraggio di domandarglielo. E forse sarebbe stato meglio non chiederglielo mai. Ora vi era tra di loro quel silenzio imbarazzante che lui odiava, perchè non riusciva a non pensare che quella ragazza lui l'amava.
E quanto anche.
Adorava i suoi capelli, che si sfilavano dalla treccia dopo appena 30 secondi che era stata fatta, adorava la sua incapacità di camminare senza cadere, adorava il suo corpo minuto e leggero, che sembrava fatto d'aria. Adorava quella risata argentea, così simile a quella di un uomo che aveva sempre invidiato.
Ricordava bene suo padre. Era alto, bello e imbranato.
Era un fotografo, uno scultore ed un artista. Era nato per racchiudere la bellezza del mondo dentro foto, sculture o anche quadri, famosi per uno stile unico e delicato. Per lui l'arte era vita e la vita era arte.
Era capace di creare capolavori con una macchina fotografica, ma di non saper fare uscire un caffè decente neanche con la macchinetta automatica. Poteva vincere concorsi a livello nazionale, ma non sapeva fare 100 metri in corsa senza sbattere contro un albero, un sacco o anche i lacci delle sue scarpe.
E Mahel lo seguiva ovunque. Adorava andargli tra le braccia e vederlo lavorare. Era stato lui a tramandarle il disgusto per le attività fisiche e l'amore per le fotografie.

Quando venne a mancare, Mahel sprofondò in un baratro di depressione e pianto.
Niente la confortava, piangeva sulla foto della sua famiglia unita e non riusciva a farsene una ragione. Sua madre, al pari suo, perse per un periodo la voglia di sorridere e fece di tutto per riportare sua figlia almeno ad una parvenza di serenità. E ci riuscì soltanto donandole la macchina fotografica del padre. All'inizio Mahel non la voleva, diceva che era un affrondo alla sua memoria, alle cose per lui più importanti. Ma poi sua madre le mostrò un'incisione visibile sopra il cassetto che si apriva sulla pellicola. Neanche molto nascosta, sembrava che quell'incisione fosse il nome della macchina fotografica stessa.
E quel nome era Mahel.

-Michael- esordì la giovane, distogliendolo da quei cupi pensieri -Non ti preoccupare, ok?-
-Ma io...ecco, non avrei dovuto, io...-
-Non pensare che soffra a parlare di mio padre- sorrise lei, cercando di rincuorarlo -Se evito di rammentarlo così spesso è solo per mia madre. Lei piange ancora di nascosto, pensando a lui, penso che la mia presenza non basti a confortarla-
-Mahel!- strillò il ragazzo, mollando i remi per un secondo e avvicinandosi alla ragazza sbigottita davanti a lui -Non dire assurdità. Tua madre ti ADORA. Se non fosse stato per te, in tutti questi anni, lei...-
Mahel prese la mano di Michael, stringendogliela. Lo sbeffeggiò con una linguaccia, cercando di sdrammatizzare -Tranquillo Michael, lo so-

Non lo poteva sopportare.
Odiava essere il motivo per cui lei si annebbiava sempre. Odiava vederle scomparire dal viso il suo sorriso sincero, al quale si sostituiva un sorriso forzato e triste.
Però subito lei se ne accorgeva, vedeva lo sguardo del ragazzo farsi cupo, e cambiava. Ritornava sul suo volto un'espressione radiosa, sincera, dolce.

-Non è morto nessuno, dai!- una pacca sulla spalla, un bel sorriso -Andiamo, se sparisce la luce devo rimandare a domani la mia foto-
Michael rimase qualche secondo immobile, cercando di capire cosa fosse successo, poi si arrese, come sempre.

Quel sorriso, tale e quale a quello dei suoi ricordi, era ciò che lo rincuorava più di qualsiasi altra cosa al mondo.



***

Non ho idea di come abbia fatto ad aggiornare così presto. Ma ero così entusiasta e piena di voglia di fare, perciò mi sono messa a scrivere e non ho smesso finchè non era completo il capitolo. All'inizio il capitolo dove avere un altro titolo e un altro finale. Poi ho deciso per farne 2 separati e qui ho solamente introdotto la vera vita di Mahel, la sua famiglia e il suo più caro amico.
In realtà la storia è strutturata in un modo "classico" per i fantasy moderni: il prologo è il "presente" mentre la storia vera e propria è ambientata nel "passato". Perciò da questo primo capitolo in poi, si spiegherà il cosa ed il perchè si svolga l'avvenimento del prologo. Sarà un percorso lungo e faticoso...ma spero di portarlo a termine.
Ed ora, la parte che preferisco. i RINGRAZIAMENTI ai santi che hanno deciso di commentare il prologo di questa storia!!!
Dark_Blame: il tuo commento mi ha fatto un gran piacere. Sai, io scrivevo qua quasi 2 anni fa, poi ho smesso per motivi personali e di lavoro e solo adesso ho ritrovato la voglia e la possibilità di scrivere. Il tuo commento è stato uno sprono in più per continuare. Ti posso solo dire che l'inizio è si una specie di battaglia, ma mai quella che ti aspetteresti. Spero che continuerai a leggermi e commentare, soprattutto perchè ho letto la tua originale e sarei davvero molto onorata di avere una tua opinione ^^
LinusVanPelt: ti ho COSTRETTO a leggere e commentare xD tu sei troppo buono con me. Tranquillo topino, puoi anche dirmelo via msn cosa ne pensi di questa mia storia ^^
Kuroshi Tsukishiro: oddio O_O mi hai commentato O_O e tutte e due le storie O_O oddio ç_____ç ti...ti...ti adoro!!! Puccio e pucciosissimo, sei tra i primi posti in questo momento delle persone che voglio coccolare e strizzacchiare!!! Scherzi a parte (no, non scherzo sul fatto che ti voglio strizzacchiare) sei stato davvero molto gentile a spendere qualche minuto del tuo tempo per commentare qualcosa fatto da me ^^ non sai quanto mi hai commosso. Non mi aspettavo che avrei ritrovato qualcuno disposto a seguirmi, perciò anche solo vedere che la storia è stata letta mi rende piena di gioia. Pensa a vederla tra quelle seguite o addirittura commentata! A te un ringraziamento speciale, come a Dark_Blame, perchè penso che i vostri stili siano assolutamente perfetti. Un bacio, spero di rivederti al prossimo capitolo ^^
Fairy_chan88: nee-chan...una volta era questo il tuo soprannome per me. Io penso ancora a queste parole quando penso a te, perciò vedere che mi hai lasciato un commento mi rende davvero tanto felice. Grazie, dal più profondo del mio cuore.
fruttina89: la tua e-mail mi ha reso davvero felice. Non era assolutamente necessario che mi ringraziassi, perchè i miei complimenti erano davvero meritatissimi. Sono davvero felice che persone del tuo talento si siano soffermate sulla mia storia. Mi avete davvero fatto felice. E tu, più di tutti, hai guadagnato uno spazietto nel mio cuore ^^ (tranquilla, non sono una pazza...semplicemente io mi affeziono ai commentatori xD se vedi il mio vecchio account e la mia vecchia storia capirai xD)
Grazie mille a tutti i lettori che hanno anche solo letto la mia storia. Un bacio e spero che continuerete a seguirmi =)
  
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