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Autore: Domi_chan    21/09/2010    5 recensioni
“Io non capis…”
“Cazzo Sakura!” esplode quindi, afferrandole il gomito ed iniziando a strattonarla con forza “Ho capito che non hai capito! Ma ti sembra questo il modo di affrontare le cose? Adesso tu ti ficchi in bagno, tenti di assumere delle sembianze anche solo vagamente umane e corri da quel sociopatico complessato!”
Poi prende rumorosamente fiato, in attesa di ricevere risposta.
“Io non… non credo che…” Sakura deglutisce, distogliendo intimorita lo sguardo. Ino ha ragione, lo sa!, ma come può anche solo pensare di presentarsi di fronte casa di Sasuke e beccarsi l’ennesimo due di picche?
“E’ solo che…”
“Hai ragione Sakura, scusami!” la interrompe priva di tatto “Infondo sei innamorata di lui da solo tredici anni… perché avere fretta?”
“Tu non capis…”
“Adesso si sono invertiti i ruoli? Credevo fossi tu quella a cui il concetto non era chiaro!”
- Last SasuSaku -
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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“Certi legami sfidano le distanze, il tempo e la logica.
Perché ci sono legami che sono semplicemente... destinati ad essere.”
- Grey’s Anatomy -

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“Non capisco” si mette le mani tra i capelli, forse con l’intento di strapparne qualcuno per la frustrazione, chissà. Poi sembra ripensarci: rilascia le braccia lungo i fianchi e sospira, affranta. “Non capisco Ino, non capisco.”
“Questa non mi sembra la scoperta del secolo, Sakura cara.” obbietta con placida sufficienza la bionda comodamente stravaccata sul divano dell‘altra, sorseggiando disinvolta la propria tazza di tè fumante.
“Ino, ti prego… non ora.” e si lascia cadere al suo fianco, rigida come un pezzo di legno “Cioè… tu non riesci a comprendere la gravità della cosa! Io ero lì, lui era lì… lo guardavo, mi guardava… stava per succedere… e poi zack! Di colpo ha abbandonato armi e bagagli e mi ha lasciato sola come una cretina su quello stupido muretto!” si porta le ginocchia al petto, iniziando a far dondolare ritmicamente il busto mugugnando delle imprecazioni tra un singhiozzo e l’altro.
Sakura è lì, con gli occhi umidi di pianto e le unghie mangiucchiate, non fa altro che balbettare frasi sconnesse dal momento in cui le ha aperto la porta e si rifiuta di pensare a qualcos’altro che non sia il volto elegantemente imbronciato del suo recidivo compagno di team.
E pensare - si dice, tormentandosi il ciuffo platino - che da quando Sasuke era un bel bimbetto paffuto ne è passata di acqua sotto i ponti: ci sono state guerre, battaglie, omicidi, mostri a piede libero per il villaggio, Kage destituiti, rocamboleschi processi ed inaspettati ritorni. E potrebbe continuare ad elencare i vari punti della lista ancora per molto.
E la fa sorridere - e allo stesso tempo assottigliare gli occhi cerulei tanta è la rabbia - pensare come a volte sembri quasi che la sua migliore amica consideri tali circostante dei semplici e poco influenti dettagli. Perché Sasuke alla fine è tornato, ed è questa l’unica cosa che le importa.
Ed è proprio quello il momento in cui Ino apre gli occhi una volta per tutte. Quella di Sakura non è mai stata una semplice cotta, nemmeno quando da bambine se lo litigavano pubblicamente; perché, si sa, con il tempo i sentimenti più flebili sono destinati ad affievolirsi, finendo poi con lo scomparire del tutto.
Invece Sakura, nonostante i rifiuti, il tradimento, la guerra e la condanna, non ha mai smesso di aspettarlo. E questo è amore, cavolo se lo è.
L’ennesimo singulto malamente represso la riporta alla realtà, costringendola a gettare lo sguardo sulla figura pallida dell’amica.
“Io non capis…”
“Cazzo Sakura!” esplode quindi, afferrandole il gomito ed iniziando a strattonarla con forza “Ho capito che non hai capito! Ma ti sembra questo il modo di affrontare le cose? Adesso tu ti ficchi in bagno, tenti di assumere delle sembianze anche solo vagamente umane e corri da quel sociopatico complessato!”
Poi prende rumorosamente fiato, in attesa di ricevere risposta.
“Io non… non credo che…” Sakura deglutisce, distogliendo intimorita lo sguardo. Ino ha ragione, lo sa!, ma come può anche solo pensare di presentarsi di fronte casa di Sasuke e beccarsi l’ennesimo due di picche?
“E’ solo che…”
“Hai ragione Sakura, scusami!” la interrompe priva di tatto “Infondo sei innamorata di lui da solo tredici anni… perché avere fretta?”
“Tu non capis…”
“Adesso si sono invertiti i ruoli? Credevo fossi tu quella a cui il concetto non era chiaro!”
Sakura incassa il colpo infastidita dall’ennesima interruzione, non riuscendo a capacitarsi di come Ino nel corso degli anni sia riuscita ad affinare talmente bene il proprio sarcasmo.
Sta per ribattere, infuriata da tanta supponenza, quando vede la mano dell’amica allungarsi velocemente verso di lei, fino a poggiarsi con una delicatezza che di solito non le appartiene sulla sua spalla destra.
“Sei innamorata di lui da tredici anni… te ne rendi conto, vero?”
E Sakura non ribatte. Pienamente consapevole della sua colpa: non essere riuscita a spezzare un legame che, nel corso del tempo, non le ha dato altro che sofferenze e dispiaceri.
“Che cosa cavolo stai aspettando?”
Anche questa volta Sakura sta in silenzio. Incassa la testa tra le spalle sottili, abbassa le palpebre e sospira pesantemente. Tra le sue labbra umide poi, appare lentamente un sorriso.
Poggia la mano su quella di Ino, ancora prepotentemente ancorata alla sua scapola, e la solleva con grazia; senza aggiungere altro distende le gambe snelle e si alza dal divano, continuando imperterrita a sorridere.
“Sakura…?” chiama interdetta Ino, fissandola con occhi curiosi “Dove vai adesso?”
La ragazza sta ormai per uscire dalla camera quando si blocca, voltandosi automaticamente verso l’amica.
“Ad assumere delle sembianze umane.”

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Legami

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Solleva l’avambraccio, incerta, poggiandolo con una certa riluttanza sulla maniglia di quella porta contro cui non riesce a trovare il coraggio di bussare.
La osserva rapita, analizzando interessata tutte le crepe che ne scalfiscono la superficie lignea.
Alla fine prende il coraggio a due mani, sospira rumorosamente, drizza le spalle colta da un’ondata di orgoglio mista in parti uguali a coraggio, chiude la mano destra a pugno e… si ferma.
È troppo presto, ha ancora tanto tempo. Perché affrettare le cose?
Lascia scivolare il braccio lungo il fianco, consapevole di come la propria vigliaccheria sia cresciuta quando l’argomento in esame è lui.
“Sakura…?”
Spalanca gli occhi e blocca ogni muscolo, il fiato è congelato all’interno dei polmoni e non vuole proprio saperne di uscire. Poi, consapevole di come sia riuscita a sprecare l’occasione perdendosi in una magra figura di palta e che niente potrà mai convincere il diretto interessato che si trova a passare di lì solo per mera coincidenza - stiamo pur sempre parlando del quartiere meno popolato di tutta la faccia della terra, probabilmente, come potrebbe anche solo sperare di fargli credere che non si trova lì proprio per lui? - riprende faticosamente il pieno controllo del proprio corpo e si volta, tentando di stamparsi in volto la più innocente delle espressioni.
“Sas’kè!” la voce esce fuori più acuta del previsto, costringendola a mascherarla dietro un colpo di tosse improvvisato.
“… uhm. - mugugna il ragazzo, fissandola vagamente incuriosito - Posso sapere cosa ci fai d’avanti casa mia?”
Sakura tace per alcuni secondi, indecisa sul da farsi: correre via a gambe levate, prendere quei quattro capi d’abbigliamento che ha e darsi alla latitanza fuori dalle mura del villaggio, o rimanere e fingere un improvviso attacco epilettico, lasciarsi cadere al suolo e sperare di sbattere la testa talmente forte da rimanerci almeno per un paio d’ore?
Ardua scelta…
All’improvviso però il suo sguardo si fissa sull’Uchiha, o meglio, sul pacchetto che l’Uchiha tiene stretto sotto il braccio destro, custodendolo quasi con cura. Un sacchetto della spesa. Eccola lì la soluzione, direttamente a portata di mano e senza nemmeno inutili spargimenti di sangue.
“Ho pensato che potessi avere bisogno di una mano con il pranzo!” esclama tutta d’un fiato, sorridendo candida “Sai com’è… è la prima volta da quando siamo tornati dalla missione che sei solo e…”
“I miei genitori sono morti quando avevo sette anni.” la interrompe, lanciandole uno sguardo derisorio “Credi che fino ad ora sia andato avanti nutrendomi di radici e rugiada?”
La ragazza si zittisce, punta sul vivo, abbassando il capo sconfitta. Adesso sì che sarebbe d’aiuto quel benedetto attacco epilettico…
Sasuke la fissa per qualche istante, storcendo le labbra in una smorfia di puro fastidio, borbottando qualcosa a voce talmente bassa da renderne impossibile la comprensione a qualsiasi essere non naturalmente dotato di ultrasuoni - anche se, conoscendolo, Sakura sarebbe pronta a giurare che non si tratta di parole gentili - e, palesando indifferenza, tira fuori da una delle tasche interne del chimono un mazzo di chiavi.
“Spostati - borbotta, scortese, facendole segno con l’avambraccio libero di scansarsi.
Infila la chiave giusta nella toppa e dopo averla ruotata un paio di volte in senso orario la spalanca con un gomitata, superando la compagna di Team come se fosse invisibile, trasparente, inanimata.
Sakura se ne sta lì, immobile, aspettando di vedersi sbattere l’ennesima porta in faccia - perché quando si tratta di Sasuke la parola ‘orgoglio’ per lei non esiste. Tardi, ma l’ha capito.
“Chiudi la porta quando entri.”
Si riscuote dai suoi pensieri, confusa ma felice, trattenendosi a stento dallo spiccare un salto per la felicità. Certo, quella frase sostanzialmente non significa niente e va presa con pinze, tenaglie, chele di granchio e simili, ma considerando il soggetto e soprattutto il fatto che l’abbia beccata a parlare da sola di fronte alla porta di casa sua, per il momento le va più che bene.
Annuendo in silenzio, segue le sue istruzioni, per poi addentrarsi sicura - c’è stata così tante volte che Sasuke potrebbe benissimo assumerla come guida turistica a tempo pieno - nei meandri di Villa Uchiha, diretta in cucina.
Il ragazzo le da le spalle, rivolto verso il piano cottura e troppo impegnato ad imprecare contro il nastro adesivo che sigilla la porzione di onigiri appena comprata per rendersi conto della sua presenza.
Sakura si avvicina timidamente, non prima naturalmente di aver deliziato i propri occhi con lo spettacolo offerto dal fondoschiena di Sasuke in bella mostra. Evento irripetibile.
“Non credo che distruggendo quella povera confezione riuscirai a risolvere qualcosa!” commenta divertita, intrecciando le mani dietro la schiena.
Sasuke non la degna di uno sguardo, continuando a rigirare tra le mani quello che sarebbe dovuto diventare il suo pranzo ma che, con ogni probabilità, sarebbe finito spiaccicato contro la parete a breve.
“Permetti?”
Allunga la mano, falsamente tranquilla, distendendo il palmo aperto nella sua direzione.
Sulla fronte dell’Uchiha compare una ruga, netta e marcata, simbolo evidente della sua indecisione: continuare ad insistere con stoica calma o arrendersi, dimostrarsi debole di fronte agli occhi di Sakura, far sì che quella piccola, stupida, inanimata, confezione di carta abbia la meglio sull’ultimo degli Uchiha?
Giammai!
“Ho cambiato idea.” se ne esce alla fine di quella che pare la scelta del secolo, gettando di lato - presto però sarà il cassonetto la sua nuova dimora, oh sì - il pasto ancora caldo “Non mi vanno più gli onigiri.” Sakura sorride tra sé e sé, faticando non poco a trattenersi dallo scoppiargli a ridere in faccia. Scampato il pericolo, lo sorpassa veloce, afferrando di scatto due dei pomodori maturi in bella mostra sul lavabo. “Ci penso io, vai a lavarti le mani!”
Lo sguardo che gli lancia è titubante, impaurito, ma allo stesso tempo gentile; e nonostante l’idea di risponderle in malo modo stia galoppando furiosa nella testa contorta che è consapevole di ritrovarsi, alla fine acconsente, annuendo leggermente con il capo.
Baka…”
Non è del tutto sicura che abbia sentito, ma vedendolo allontanarsi tutto trafelato in cerca di un non meglio precisato oggetto improvvisamente scomparso, le balena per la mente il pensiero che forse forse non sia la sola a sentirsi leggermente a disagio - felice. Il termine esatto per quanto riguarda la Haruno è felice - per il fatto che siano soli nella stessa casa e che si stiano comportando con naturalezza come una delle più comuni coppiette.

Quando torna trova il grande tavolo in legno costruito da Fugaku Uchiha in persona apparecchiato per due, mentre nell’aria si va disperdendo con leggerezza l’aroma tipico del ramen appena cucinato.
… un momento.
Ramen?” chiede sorpreso, storcendo il naso.
“Due minuti ed è pronto! - si limita a rispondere Sakura, sorridendo beata.
Sasuke compie alcuni passi nella sua direzione, evidentemente contrariato, fino a piazzarsi al suo fianco.
Incrocia le braccia al petto, sbuffa sonoramente e si guarda intorno con fare scocciato.
“Credo tu stia facendo un po’ di confusione.” borbotta, truce “Non sono biondo e stupido. Ergo, il ramen non fa per me.”
“Me ne sono accorta” Sakura nemmeno lo degna di uno sguardo, troppo impegnata a riempire la scodella dell’Uchiha con una sostanziosa porzione di spaghetti “Che non sei biondo, dico. Tieni, porta in tavola - continua ficcandogli tra le mani la scodella piena fino all’orlo, uccidendo così sul nascere ogni suo tentativo di protesta.
Sasuke storce il naso, impettito e vagamente contrariato, e dandole di scatto le spalle per impedirsi di risponderle a tono va a sedersi a capotavola, afferrando prontamente le bacchette di legno.
“Troppo salato.” esclama con stizza dopo il primo assaggio. Non è affatto male, lo sa benissimo Sasuke - considerando anche il fatto che Orochimaru prima e Madara poi non lo hanno di certo abituato a sopraffine degustazioni culinarie - ma è pur sempre un Uchiha. E un Uchiha che si rispetti non può lasciarsi scivolare un affronto come se nulla fosse.
“A me sembra perfetto.” ribatte immediatamente Sakura, sedendosi alla sua destra.
“Non per niente ho sempre reputato i tuoi gusti alquanto discutibili…”
“Detto da te suona strano, sai?”
“… Mangiamo.”
Sakura soffoca la risata nella scodella di ceramica, camuffandola in un innaturale colpo di tosse: zittire Sasuke non è cosa da tutti. Farlo due volte nel corso della stessa giornata è un’impresa che sa di miracolo.
Ogni tanto si chiede come fa ad esserne ancora perdutamente innamorata, considerando anche il fatto che il tempo lontano dal Villaggio non ha fatto altro che renderlo ancora più spigoloso, taciturno, irriverente e antipatico. Poi però pensa a come è stato vivere per quattro anni senza la sue punzecchiatine, i suoi ‘sei noiosa’ di rito e i suoi sbuffi indispettiti, e arriva alla più naturale delle conclusioni: Sasuke è così, non cambierà mai per niente e per nessuno, e a lei va più che bene. Se avesse voluto il principe biondo dagli occhi azzurri e il cavallo bianco - pardon, rospo squamoso - adesso non si troverebbe a casa sua.
“Ti sei incantata?”
Quelle parole la scuotono, riportandola alla realtà bruscamente. Lancia una rapida occhiata alla scodella vuota di Sasuke, accorgendosi con vergogna di come lei al contrario abbia appena toccato il suo ramen.
“Oh. Non ho fame! - si affretta ad aggiungere lasciando andare le bacchette - Ne vuoi un po‘?”
L’Uchiha nemmeno risponde; allunga la mano e afferra anche la sua porzione, iniziandola a divorare senza troppi complimenti.
“E meno male che non ti piaceva!”
Sorride sotto i baffi, scrutandone ogni minima espressione facciale. Perché non è vero che Sasuke ha la mimica di una statua di marmo e che non prova emozioni.
Anni di allenamento le hanno insegnato a riconoscere tutti i segnali: arriccia leggermente le labbra verso il basso se infastidito, assottiglia gli occhi se contrariato, distende le sopracciglia se sereno, irrigidisce le spalle e il collo se stanco, inizia a sbattere insistentemente le palpebre se annoiato, le orecchie gli si tingono di rosso le rare volte che si trova in imbarazzo.
… come adesso. Anche se potrebbe benissimo essere l’effetto provocato dal ramen ancora fumante.
“Prima di venire qui ho incontrato Naruto, sai?” butta lì senza pensarci, per intavolare la più banale delle conversazioni.
“Che novità.”
“Stava andato a casa di Hinata… e… boh, sai com’è, la cosa mi sa tanto di strano! Cioè, sono felice per loro e tutto, ma… non so, non vorrei che lui l’avesse presa in considerazione solo perché, beh perché…”
“Perché? - Sasuke interrompe improvvisamente quel suo stentato balbettio, fissandola - Illuminami, Sakura.”
Ha gli occhi ridotti a fessure e labbra arricciate: un’accoppiata che non promette niente di buono.
“Oh beh… perché io… Hinata si è dichiarata, ecco. Mentre io…”
“Anche tu l’hai fatto. O almeno, così ho sentito dire.”
“Sì, però è completamente diverso. Ecco, lei si è dichiarata veramente.”
“Sei ancora in tempo per farlo, se proprio ne senti il bisogno.”
Sputa quella frase con assoluto menefreghismo, sventolando a mezz’aria la mano come a voler scacciare un’invisibile mosca “La porta è quella.”
“Non capisco quale sia… - mormora, sorpresa ed amareggiata - che problema hai, Sas’kè? Stava andando tutto così bene. Ho cucinato, abbiamo parlato in maniera quasi civile, e adesso te ne esci così? No, davvero: tu hai qualcosa che non va. ”
Lui la osserva in silenzio, nello sguardo uno strano scintillio nefasto. Poi prende fiato, altero e superiore. “Chiariamo bene una cosa. Anzi, due. - sbotta, rigido - Il fatto che io ti permetta di venire a rompermi le scatole fino a casa non significa che ‘le cose vadano bene’… dimostra solo che vivere a stretto contatto con un mucchio di rammolliti mi sta rendendo uno di loro. E due… io ho qualcosa che non va. È appurato. O non avrei fatto tutto quello che ho fatto. Ma comunque, non è una scoperta recente… se ci sei arrivata solo adesso non puoi prendertela con me.”
Questa volta è la mano di Sakura a muoversi. Scatta in avanti in maniera improvvisa e violenta, in un misto ben amalgamato di esasperazione e chakra, andando ad impattare violentemente contro il tavolo con un colpo sordo, disegnando per dieci centimetri buoni una vistosa crepa.
“Fa come vuoi - scatta in piedi, furente e con gli occhi lucidi - fa come cazzo ti pare! Vuoi continuare a commiserarti nell’ombra di questa baracca? Bene, liberissimo! Non mi importa più niente di te… io…!” Vorrebbe continuare, davvero. Sakura vorrebbe sputargli addosso tutta la rabbia e la frustrazione accumulata nel corso degli anni. Vorrebbe urlargli che amarlo non è stata altro che una perdita di tempo e fatica e che avrebbe potuto occupare in maniera molto più proficua gli anni della sua giovinezza, piuttosto che saltare come un grillo da un paese all’altro alla sua disperata ricerca.
Vorrebbe anche dargli un ceffone, di che c’è, come risarcimento simbolico.
E fanculo la promessa fatta a Ino, il mancato chiarimento, i sentimenti, le lacrime che verserà a litri. Fanculo Sasuke e tutto il resto.
Ma le labbra di Sasuke si sono appena poggiate con forza sopra le sue, mozzandole il fiato, togliendole ogni facoltà di azione o pensiero. Le sue mani - grandi, callose, piene di cicatrici e ferite - le imprigionano il volto in una morsa ferrea, premendo sugli zigomi fino quasi a farle male.
Ma non è male fisico, oh no. Quello di Sakura è un tipo di dolore diverso: proviene dritto dal cuore, e da lì lentamente si espande al resto del corpo, fino ad inondarle anche le punte dei capelli.
Le labbra di Sasuke a contatto con le sue scottano; la costringono ad allontanarsi di qualche millimetro, prendere il respiro, sospirare e rituffarsi su di lui: è una droga per lei. Una droga da cui è in astinenza da tutta una vita, e di cui sa di non poter più fare a meno.
Ed è proprio da qui che deriva quel dolore al petto che le dilania le membra: dalla certezza che l’Uchiha prima o poi si stancherà, si allontanerà, la abbandonerà - di nuovo.
E lei ne morirà.
“Ma quanto sei scema - sussurra grave Sasuke, sorprendendola - riesci a piangere anche adesso.”
“Non sto piangendo. Sono solo… sorpresa. Ecco.”
“Sorpresa?”
“Sì, sorpresa. Io ho sempre saputo che in fondo, molto infondo, anche tu avessi un cuore; che la tua fosse solo una facciata ruvida e melodrammatica…”
“Sinceramente non capisco cosa…”
“… e che alla fine sarei riuscita in qualche modo a dimostrarlo.”
Lo fissa per un breve istante, maledicendo per l’ennesima volta l’ascendente che ha su di lei pur non volendolo. Sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa in qualsiasi momento per Sasuke, se solo glielo chiedesse.
“Poi però è arrivato Orochimaru. Sei andato via dal Villaggio, hai tentato di ucciderci tutti e…”
“…vuoi riassumere la storia della mia vita qui? Adesso?”
Sasuke sembra esasperato: le lancia un’occhiata carica di stupore, alzando le braccia sopra la testa in segno di resa. Non cambierà mai, si dice.
Troppo rumorosa, troppo emotiva, troppo chiacchierona. Troppo Sakura.
Ma non può fare a meno di baciarla, di nuovo.
Così le dita scendono sempre più giù, accarezzandone con sicurezza ogni centimetro di pelle, i polpastrelli bruciano, gli occhi si chiudono automaticamente, lo stomaco si stringe, e le meningi di Sasuke riescono ad attivarsi per quella che probabilmente sarà l’ultima volta da lì a parecchi minuti: come farà, si chiede, a farle credere che non è stato un improvviso ed inspiegabile attacco di gelosia a spingerlo a reagire a quel modo?
Ci penserà a tempo debito, conclude, ghignando in maniera piuttosto evidente.
“Ridi? Tu, ridi?”
Lo apostrofa sorpresa lei, guardandolo negli occhi, e ricevendo come unica risposta un bacio ancora più passionale dei precedenti.
E mentre la sua mente e il suo cuore si perdono in lui, Sakura pensa che forse c’è stato un momento in cui ha pianto, si è lasciata andare alla disperazione e alla tristezza. Che forse ha sofferto talmente tanto da aver desiderato di non averlo mai conosciuto.
Ma è solo un pensiero lontano e sbiadito, che scivola via alla stessa velocità con cui è sopraggiunto. Perché, e lei lo sa bene, l'amore può portare a due cose: alla felicità completa, o alla più lenta e triste agonia. E per raggiungere la prima, lei sarebbe disposta a ripercorrere altre mille volte la stessa strada, a fare gli stessi errori, a dire le stesse cose, a provare gli stessi sentimenti.
Perché adesso è felice, Sakura.

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E con questa dico basta.
L’avventura di Domi_chan nel mondo delle FanFiction si chiude ufficialmente.
Non dirò che sono triste e sconsolata, perché non sto andando in guerra, non dirò che mi dispiace, perché è una mia scelta, non dirò che sento già la mancanza di EFP, perché sarebbe una bugia - non leggo/recensisco da mesi -, tuttavia non darò al sito nemmeno il fatidico “addio”… Non si sa mai ;)

Questa mia ultima SasuSaku è dedicata a tutte le persone che nel corso di questi due anni ho conosciuto, alle amiche che inaspettatamente sono riuscita a trovare, a tutti coloro che hanno seguito e commentato le mie umili storie.
A tutti voi dico grazie, di cuore :)

Un abbraccio,
Domi.

  
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