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Autore: DazedAndConfused    25/09/2010    9 recensioni
Omaggio ad uno dei batteristi più potenti che il Rock abbia mai avuto tra le sue schiere; a trent'anni dalla sua scomparsa, voglio ricordare John Henry Bonham, meglio conosciuto come "Bonzo".
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Thirty Years Gone.

 

Ci sono persone che capitano nella nostra vita quasi per sbaglio, per un fortuito caso del destino; alcune passano e se ne vanno, così come sono venute, altre invece scavano in noi un solco profondo, un segno indelebile che non si sbiadirà nemmeno con il passare degli anni.

Lui era una di quelle persone.

 

1965. Altra band blues, i Crawling King Snakes, soliti club pieni zeppi di mod, solite sale da ballo per smielati liceali in preda a crisi ormonali.

Gente anonima, non chissà che.

Ma il batterista, Dio, il batterista è una bomba. Un tizio robusto, capellone, che con i suoi modi garbati e gentili si è guadagnato il soprannome di Bonzo, oh, lui sì che mi ha conquistato. E poi, cazzo, arrivare a foderare la batteria con carta stagnola per farla crepitare come una mitragliatrice è così fottutamente geniale!

 

Robert riaprì gli occhi; il vento gelido sferzava il prato smeraldino, mentre lui, curvandosi un poco per continuare la salita, si apprestava ad arrivare in cima alla collinetta.

 

-Pffft, e questa la chiamano arte? Bonzo, pensaci tu a dargli una correttina, va’.- Jimmy si scostò vanesio un ciuffo dagli occhi, dopo aver suggerito al batterista un modo per far passare più in fretta il tempo.

E John non se lo fece ripetere due volte: fece per avvicinarsi ai quadri, ma il gallerista lo bloccò. Da lì, per una serie di circostanze poco chiare, lui, Cole e due reporter attaccarono rissa e furono sbattuti fuori dalla galleria d’arte danese, sotto gli occhi di un Page che ridacchiava sotto i baffi, un Jonesy scocciato come al solito e lui, Robert, che non poteva far altro che scuotere la testa.

 

Era sempre stato così: Jimmy aveva sempre manovrato a piacimento la mente di Bonzo che, lacerato dalla lontananza dalla famiglia e dagli smodati eccessi a cui era solito lasciarsi andare, non oppose resistenza e si lasciò condurre per mano verso la propria autodistruzione.

 

Lo stregone resta, il suo apprendista se ne va.

 

Questa era la frase che Robert Plant continuava a ripetersi tra sé e sé da ormai trent’anni; il ricordo di quel pomeriggio era ancora ben impresso, quasi marchiato a fuoco nella sua mente.

 

-Benji, va’ a svegliare quell’orso di Bonzo!- Robert diede una pacca sulla spalla al suo roadie, che si diresse verso la stanza, seguito da John Paul Jones, forse desideroso di fare al batterista un predicozzo che neanche un sacerdote.

Dopo due minuti, riemerse dalla porta un John Paul Jones sconvolto, la faccia bianca come un lenzuolo.

In così netto contrasto con il blu del suo viso.

 

E lui era fuggito da Pat e i bambini, era fuggito per non autodistruggersi; era proprio vero che i migliori erano i primi ad andarsene.

Ok, con Jimmy aveva un certo feeling, com’è normale che sia tra il cantante e il chitarrista, e di John amava la pacatezza e l’elegante precisione con cui curava meticolosamente ogni piccola cosa che faceva…

Ma Bonzo era Bonzo.

Era irripetibile. Con lui aveva condiviso i primi successi, la fatica per riuscire a sbarcare il lunario, le birre alle due di mattina dopo i pochi concerti che facevano, l’incoscienza che solo due provincialotti ventenni possono avere quando si diventa famosi tutto d’un tratto.

 

 

Finalmente era arrivato sulla collinetta. La chiesetta di Saint Michael aveva dei contorni indefiniti, dovuti alla solita nebbiolina che vantava in tutto il mondo il suo Made in England.

Robert respirò a pieni polmoni, fino a che non sentì l’ossigeno pizzicarglieli; solo allora si voltò verso la tomba.

 

Dapprima i suoi occhi non misero bene a fuoco ma, una volta abituatisi alla foschia, riconobbero chiaramente due sagome stagliarsi tra tutto quel grigio.

 

Un passo, un altro e un altro ancora.

 

La figura a destra aveva capelli corti ancora scuri, mentre quella a sinistra sembrava avere onde di schiuma bianca al posto della chioma.

Sorrise.

Non c’era bisogno che si voltassero ma loro, forse avendolo sentito vicino, forse in un moto di quel filo che li aveva tenuti uniti a lungo, si girarono.

E lo riconobbero.

 

Non si dissero niente. Non si abbracciarono. Non si strinsero la mano.

Semplicemente, si limitarono a fissare in silenzio la lapide, cercando di riallacciare il filo anche al suo dito.

Erano sicuri che ce l’avrebbero fatta, che lui li avrebbe sentiti.

 

Il vento riprese a soffiare e spazzò via le poche nuvole che nuotavano in cielo.

I tre alzarono la testa verso tutto quel blu, poi Page si schiarì la voce:

 

-In sostanza, credo che sia lassù o forse da qualche altra parte…-

-… pensando che si tratti di un bello scherzo.- continuò John.

-Lo puoi quasi sentir dire: “Facciamoci una bevuta e giochiamo a freccette!”-

Robert sospirò, riprendendo a fissare il cielo.

Ci fu un attimo di pausa.

Ma uno solo.

-“Ehi, divertente, no?”- urlarono tutti e tre, facendo riecheggiare quella frase di finta gioia giù per la collina, fino a Rushock.

 

 

Rimasero lì, a fissare quei pochi sputi di nuvole fin quando gli occhi non presero a far male e, solo allora, si guardarono.

 

John e Jimmy iniziarono a scendere, mentre Robert rimase un altro po’ lì, dopo averli rassicurati che li avrebbe raggiunti nel giro di un paio di minuti.

Non dissero nulla, non obiettarono; d’altronde era chiaro ad entrambi che Percy era l’amico per eccellenza di Bonzo.

 

-Guardami, che fine ha fatto il vecchio Percy “vieni qua che ti trombo!”? Non è rimasto più nulla del vecchio Percy, nulla. Percy è sepolto, Robert Plant è rinato. Certo, con le rughe e altri regalini dell’anzianità, ma l’importante è che io mi sia ritrovato. E questo è successo anche grazie a te. Tu rimarrai sempre giovane e vigoroso, sempre vivo nei nostri ricordi e in quelli di altri milioni di persone.

Son già passati trent’anni, ma tu resti sempre il Bonzo a cui abbiamo voluto bene.

Manchi, fratello.-

 

La goccia che rimbalzò sul filo d’erba e che da lì cadde per terra non era rugiada, ma il prato parve non farci molto caso, e l’accettò comunque.

 

 

Robert corse giù per la collina dove, riccioli canuti al vento, Jimmy lo stava aspettando, in compagnia di John.

I tre vecchi amici finirono di scendere la collina insieme.

Insieme, uniti da un filo come trent’anni fa.

E un nodo stava proprio sulla collina.

   
 
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