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Autore: Wendy_magic_forever    26/09/2010    5 recensioni
Vi siete mai chiesti se in realtà Michael Jackson fosse vivo?
E se lo fosse, perché si finge morto?
Dal capitolo 18:
Lui aveva le lacrime agli occhi: «Mi dispiace... mi sento così in colpa...»
«In colpa per che cosa?» chiese Diana, abbracciandolo da dietro le spalle
«Dai, a noi puoi dire tutto.» continuò Ellen
Michael si riprese e sospirò: «Per il fatto che vi ho celato il vero motivo per cui mi nascondo dal mondo.» aggiunse, avvicinandosi di nuovo alla finestra, senza aprire la tenda, stavolta.
«E quale sarebbe, fre'?» chiese Daniel (meglio noto come DJ).
Michael sospirò di nuovo: «Che mi sto nascondendo da qualcuno.»
Era quasi snervante: quanto ci girava intorno?!?
«Chi?!» chiese Stella con una punta d'impazienza.
Michael sospirò di nuovo e dopo un'altra lunghissima pausa stressante, disse, gravemente: «Da chi ha tentato di uccidermi.»
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jackson Family, Janet Jackson, Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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(25 giugno 2014, New York)

Pov Miki:

Ah, New York! Chi non la conosce? La città dove i sogni possono avverarsi, la città più bella del mondo, a parer mio. Come si suol dire: Dio benedica l'America! E la Grande Mela. Per tutta la vita avevo sognato di venir qui, da quando avevo cominciato a ballare. E in quel preciso istante, dopo un'adolescenza non priva di problemi e una diseredazione da parte di due nonni all'antica, io, all'epoca semplice diciassettenne di provincia, andai ad abitare lì. Chiusi gli occhi e il mio pensiero ritornò a Michael.

COME SAREBBE A DIRE “CHI È MICHAEL”?!? MA MICHAEL JACKSON, MI SEMBRA OVVIO!

La stella che mi ha guidato per tutta la vita da quando ho esordito nella danza. Il mio obiettivo era ballare come lui, ma nessuna scuola è in grado di insegnarlo. O almeno, non è stata in grado di insegnarlo a me. O ero autodidatta o me lo sognavo di imitarlo. Così mi sono arrangiata. Sognavo di imparare le sue mosse alla perfezione e un giorno ballare al suo fianco. Ma, purtroppo, lui se ne andò prima. Prima che tutti i miei sogni diventassero realtà. Pensai che la mia vita fosse finita, ma mi ripresi e continuai a impegnarmi per continuare la sua strada e per ballare al suo fianco in paradiso. Anche dopo cinque anni dalla sua morte, continuai ad amarlo come una fangirl e, a essere onesta, non smettevo mai di sperare che lui fosse ancora vivo da qualche parte nel mondo.
Quando smisi di pensare al mio adorato MJ, strinsi la benda che avevo sul polso destro e camminai verso la mia nuova casa. Dopo aver messo a posto la mia roba, guardai il calendario: 25 giugno, quel giorno era obbligatorio il colore nero: era l'anniversario della morte del mio idolo. E anche del fatto che quel giorno io... (strinsi la benda). Dopo aver messo una tuta nera, uscii per prendere confidenza con il nuovo quartiere.

Ed è qui che la mia storia comincia.

Camminavo a testa bassa, con l'IPod nelle orecchie. Ascoltavo a volume altissimo la canzone “You Are Not Alone”, che mi faceva sentire la mancanza del mio angelo cantante.

Diamine, Michael, sei morto troppo presto!”

Ad un certo punto girai per una strada pedonale che si chiamava Vicolo 36 e vidi 6 ragazzi -4 maschi, 2 femmine- fare stretching tra i marciapiedi.

Uno di loro dava le indicazioni; era un ragazzo che avrà avuto la mia età, se non un anno di più. Aveva la pelle nera, i riccioli e gli occhi scuri. Aveva una giacchetta di pelle nera come nere erano le sue scarpe e i suoi pantaloni, e un fisico “alleggerito”. Sì, un fisico che diceva ben poco di maschile; piatto, delicato, flessibile, femminile, il fisico che molto spesso causa accuse di omosessualità, oppure la provoca.

Gli altri tre rimanenti erano molto diversi; uno di loro avrà avuto 19/20 anni ed era grande, muscoloso e con dei pettorali che dicevano: “Ehi, bellissima, guarda un po' che muscoli che ho!”. In più era a torso nudo, con dei pantaloni super-attillati che evidenziavano anche i muscoli sulle gambe e dei guanti senza dita e le catene cucite insieme; insomma, era il totale contrario del nero! Anche di faccia era super-attraente; biondo, leggermente pallido di pelle, ma dagli occhi di un verde brillante stupendo che ti faceva girare la testa.

Un altro, invece aveva gli stessi occhi verdi del primo, ma era sui sedici anni, aveva la pelle color caffellatte, i capelli castani e i baffi scuri. Vestiva stile rap, con tre berretti in testa e la giacca super-larga rossa e bianca, jeans a metà sedere, con la cintura super stretta per evitare che i pantaloni cadessero e boxer bianchi in bella vista.

L'ultimo avrà avuto sui quattordici anni, con gli stessi occhi dei primi due, ma aveva i capelli corti e rossi, le lentiggini, le guance paffute, era minuto come forma fisica e vestiva solo di jeans a parte la t-shirt bianca.

Le due ragazze erano evidentemente ballerine; molto elastiche e magre, ma non anoressiche, una con i capelli lunghi e rossi, gli occhi castani, vestita molto attillata, in modo da risaltare le sue forme (sebbene fosse nella norma, né troppo stretta di corpo, né troppo formosa e quindi innaturale), l'altra era bionda con i capelli legati in due trecce stile bambina di cinque anni e gli occhi azzurro chiaro.

Spensi l'iPod e tolsi le cuffie, osservandoli di nascosto.

Il ragazzo nero cominciò a coordinare gli altri: «Ok, ragazzi, ora che vi siete riscaldati proviamo “The Way You Make Me Feel”. »

«“The Way You Make Me Feel”?» mi chiesi e mi avvicinai rimanendo nascosta.

Il ragazzo cominciò a dare ordini come fa un regista: «Tommy, fa partire la musica!»

«Va bene, capo!» rispose il ragazzino minuto avvicinandosi allo stereo appoggiato sul marciapiede. A quanto pare il nero era il loro capo.

«Ash, tieniti pronto!» disse il capo

«Sono già pronto!» rispose quello con la pelle caffellatte rimanendo fermo sul marciapiede opposto allo stereo.

«Erik, in posizione!» disse il capo

«Ok!» rispose quello più grosso stando al centro della strada

«Sarah, hai finito di truccare le ragazze?» disse ancora il nero

«Non possiamo cominciare, Ellen non è arrivata e sai com'è!» rispose la ragazza rossa in piedi al fianco di una sedia con la trousse dei trucchi in una mano e un pennello nell'altra. La bionda treccina era seduta e dava le spalle al capo.

«Niente Ellen, niente Diana, sì lo so; deve essere il brutto di avere un gemello!» disse il ragazzo nero, rassegnato

«Il brutto forse per gli altri!» disse la bionda girandosi. Aveva una maschera di trucco orripilante.

Se ne accorse anche il capo del gruppo: «Ommioddio! Come l'hai conciata, Sarah?!? Il trucco è troppo pesante! E te lo dico io che di trucco non ne so niente, Dio del cielo! Sistemala in fretta, andiamo in scena tra due minuti, con o senza Diana ed Ellen.»

«Tranquillo, sono arrivate tutte e due!» disse la ragazza con la maschera di trucco.

Infatti, dal lato opposto di dove mi trovavo, arrivarono due stupende ragazze slanciate, entrambe bionde, entrambe con la coda di cavallo, entrambe con gli occhi verde chiaro, entrambe con t-shirt azzurra e jeans neri.

«Ellen, Diana! Cosa diavolo stavate facendo?» chiese il capo.

Una delle due disse: «Scusaci, Mike.»
E l'altra: «Nostra madre è tornata stamattina a casa di nuovo stordita dall'alcool con uno sconosciuto.»

La prima: «Per fortuna stavolta l'ha solo accompagnata, lo sai cosa ci succede di solito!»
La seconda: «Gli sconosciuti ci menano di santa ragione e poi ci cacciano fuori casa per scoparsi nostra madre. Ma lo sai com'è.»

Insieme si misero a cantare e fare qualche passo, intonando il ritornello di “They don't care about us”: «All I wanna say is that they don't really care about us!»

Il capo ridacchiò: «Sì, avete ragione. Sarah, hai sistemato Stella?»

La rossa mostrò di nuovo il viso della bionda treccina.

Il capo sospirò di sollievo: «Finalmente, ora è presentabile!»

Si mise al centro del marciapiede: «In posizione!»

Tutti obbedirono senza una replica.

Il ragazzino minuto fece partire la musica, ma era l'inizio di “The Girl Is Mine”.

Il ragazzo nero andò su tutte le furie: «HO DETTO “THE WAY YOU MAKE ME FEEL”, NON “THE GIRL IS MINE”!!!!»

«Chiedo scusa.» disse il piccoletto, fermando la musica. Mise quella giusta. E fu allora che il capo cominciò a cantare e a ballare insieme ai suoi compagni:

 

«Hey pretty baby with the high heels on
You give me fever
Like I've never, ever known

You're just a product of loveliness
I like the groove of your walk,
Your talk, your dress »

Mi sorpresi di quanto somigliava a Michael Jackson mentre intonava la canzone e imitava i suoi passi. Dovetti ammetterlo, quel ragazzo nero era veramente bravo. Mi sembrava la versione ringiovanita e senza vitiligine del mio adorato angelo cantante MJ.

«I feel your fever
From miles around
I'll pick you up in my car
And we'll paint the town »

Purtroppo, non potevo dire la stessa cosa dei suoi compagni; i ragazzi non erano bravi per niente, le ragazze erano ballerine, sì, ma non riuscivano a fare i passi di Michael, sembravano essere più indicate per la danza classica, che per quella Jacksoniana. Sicuramente, durante quella coreografia, il nero faceva la figura della mela matura in mezzo a quelle acerbe.

«Just kiss me baby
And tell me twice
That you're the one for me »


Il Nero: «The way you make me feel »
Gli altri: «The way you make me feel »
«You really turn me on »
«You really turn me on »
«You knock me off of my feet »
«You knock me off of my feet »
«My lonely days are gone »
«My lonely days are gone »

Anche a cantare gli altri non erano bravi. Facevano il coro, ma erano stonati. Oooooooooh, se erano stonati! Ogni volta che cantavano avrei voluto strapparmi le orecchie!

«I like the feelin' you're givin' me
Just hold me baby and I'm in ecstasy
Oh I'll be workin' from nine to five
To buy you things to keep you by my side»

Mi avvicinai ancora di più, perché quel nero era così bravo che non mi sarei stupita se MJ ritornasse dal regno dei morti per unirsi a lui o se la sua ombra diventasse uguale a quella del cantante

«I never felt so in love before
Just promise baby, you'll love me forever more
I swear I'm keepin' you satisfied
'Cause you're the one for me»

Dopo il secondo ritornello, la rossa fece una serie di Moonwalk e... Dio, faceva schifo!

«Go on girl!
Go on! Hee! Hee!
Aaow!»

Il nero incitava la ragazza, ma dal suo sguardo capivo che non ne sopportava la vista. Probabilmente, anche lui stava pensando: “Povero Michael, si starà rivoltando nella tomba!”.
Indignata per quelle brutte copie dei passi del povero MJ, mi avvicinai per protestare, ma inciampai nel pessimo Moonwalk della rossa ed entrambe finimmo a terra. A quel punto il ragazzino spense la musica e tutti i componenti di quel gruppo ci accerchiarono. Oddio, ora che fare?

 

   
 
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