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Autore: keska    28/09/2010    56 recensioni
Tranquilli è a LIETO FINE!
«Perché… anche la pioggia, sai» singhiozzai «anche la pioggia tocca il mio corpo,
e scivola via, non lascia traccia… non… non lascia nessuna traccia. L’unico a lasciare una traccia sei stato tu Edward…
sono tua, sono solo tua e lo sono sempre stata…».

Fan fiction ANTI-JACOB!
E se Jacob, ricevuto l’invito di nozze non avesse avuto la stessa reazione? Se non fosse fuggito? Come si sarebbe comportato poi Edward?
Storia ambientata dopo Eclipse. Lupacchiotte, siete state avvisate, non uccidetemi poi…
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Eclipse, Breaking Dawn
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- Questa storia fa parte della serie 'CULLEN'S LOVE ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Il vento soffiò nella vasta radura, sui miei lineamenti incorruttibili e perfetti, sulla mia pelle fredda e fra i miei capelli setosi

copertina


Il vento soffiò nella vasta radura, sui miei lineamenti incorruttibili e perfetti, sulla mia pelle fredda e fra i miei capelli setosi. Il cielo, minaccioso, mostrò un lampo di luce fra le nuvole plumbee.

«Corri, Kate! Corri!» la incitò suo padre, bello e sorridente come non mai, vestito impeccabilmente di una costosissima divisa da baseball.

Mia figlia aumentò il veloce e aggraziato ritmo delle sue gambe, che ora, grazie alla mia nuova natura, potevo cogliere perfettamente.

Ma Mark era già sbucato dalla foresta, con un perfetto sorriso di dentini e la palla in mano. «Yeah!» esclamò Emmett contento «dammi il cinque ragazzo!». Mio figlio rise, orgoglioso, ricevendo un occhiolino da parte di Edward.

Katie non era dello stesso umore. Corse verso il padre, con un broncio stampato in viso. «Papà» mugugnò, tendendo le braccia verso di lui.

La sollevò velocemente, sfiorandole il naso con un dito. «Non ti preoccupare mon petite champion, ci rifaremo al prossimo inning».

Mia figlia Kate non amava gli sport, ma adorava suo padre e le sue coccole, e soprattutto era estremamente intelligente. Così non si era lasciata sfuggire l’occasione di stare con lui e fra le sue braccia.

Mark invece era un tornado. Adorava la sua sorellina più grande, muoversi e giocare. Venne fin da me per avere il bacio della vittoria, che con un saluto caloroso gli concessi, baciandolo sulla guancia sporca.

Sospirai, osservandolo allontanarsi per il campo con un senso di deja-vù. Dopotutto, in un certo senso, la mia avventura era cominciata proprio lì, su quel campo e fra quegli alberi. Era lì che avevo fatto il mio primo vero passo nel mondo dei vampiri, mettendo concretamente in gioco la mia vita.

La prima delle mille volte.

Ma non rimpiangevo niente pensando agli ultimi sei anni passati con i miei figli, né tutti quelli che erano venuti prima.

Dopo Kate Mark, dopo Mark…

«Mammiii!» «Ammii!» chiamarono insieme le mie gemelline, vestite di candidi e graziosi abitini bianchi, sedute in compagnia delle zie sulla tovaglia scozzese del pic-nick.

Anne e Juliet erano le nostre piccole principessine. E apprendendo la notizia delle gravidanza gemellare avevo guardando sconvolta Edward, accusandolo di avermi in infilato qualcosa nel caffè; finché Carlisle non mi aveva spiegato che le bambine erano identiche, nate da un’unica placenta, una situazione puramente casuale e rarissima. Omozigoti, così aveva detto Carlisle, mentre ancora non mi ero del tutto ripresa dalla notizia.

Allargare la famiglia da quattro a sei, con dei bambini così piccoli, era stato tutto il contrario di quello che si potrebbe definire “una passeggiata”.

«A-elli! A-elli!». «Uadda ammi!» mi chiamarono, mostrando i nastrini che con tanto entusiasmo Alice e Rosalie le avevano infilato nei capelli.

Non solo tre gravidanze e relativi parti non erano stati facili da gestire, la presenza di quattro bambini in casa era terrorizzante. E malgrado andassero spessamente d’accordo e si divertissero insieme, capitava che avessero umori o esigenze diverse, o che litigassero fra di loro.

Se non fosse stato per tutti i vampiri, per i Cullen e per Edward, che non avevano quasi nulla da fare e un’infinità di tempo a disposizione, probabilmente non sarei riuscita a sopravvivere agli ultimi anni, pensai scherzosamente.

In ogni caso, avevo voluto comunque dare tutta me stessa ai miei figli, dedicando a ciascuno tutto il tempo che avevo a disposizione, abbandonando gli studi e ogni svago.

La notizia che mi aveva sconvolta era stata quella della quarta, estenuante, gravidanza. E malgrado inizialmente si fosse prospettata molto più tranquilla delle precedenti - niente nausee e ormoni impazziti - causa l’eccessivo sforzo esercitato sul mio corpo era finita in maniera preoccupante e tragica.

Distacco della placenta. Emorragia. Diminuzione del battito fetale.

Quando pensavo di essere morta, di non poter più rivedere i miei figli e mio marito e mai il piccolo nato, il veleno, l’essenza di vampiro di mio marito, era entrato in circolo nelle mie vene, salvandomi e trasformandomi in quella che ero diventata.

Una vampira.

«Prendila, Kate!» esclamò Esme, dopo che Emmett ebbe colpito la palla con la mazza. Mia figlia si lanciò di corsa fra gli alberi.

Edward era felicissimo dei bambini, e la mia trasformazione aveva interferito con quello che mi rendevo conto essere un suo reale progetto: avere quanti più figli possibile. Aveva un sorriso perennemente stampato in volto, un viso diametralmente opposto a quello che vagheggiava sui suoi lineamenti nei periodi più cupi della sua esistenza. Adorava i suoi figli e adorava me, come io amavo lui e loro.

Alice si sollevò, mettendo giù Juliet e guardando fra gli alberi, dove poco prima era scomparsa mia figlia. «Kate!» gridò, indicando quel punto.

Volsi il capo in quella direzione, osservando ciò che avvenne poco dopo.

Philip e sua figlia Kate passarono fra gli alberi, con mia figlia fra le braccia, entrambi immortali. «Zia Katherine!» la salutò mia figlia, baciandole una guancia.

Poco dopo aver sistemato ogni cosa con i licantropi Kate si era fatta avanti e finalmente ricongiunta a suo padre, appagando il suo cuore. Così aveva deciso di trasformarlo in vampiro, mentre viaggiavano come profughi lontano da Aro, protetti dal loro anello magico.

Mi aveva aiutata psicologicamente, permettendomi fin dai miei primi giorni di vampira di entrare in contatto con gli umani e i miei figli. Era un uomo nuovo, forte e rinvigorito. Ed ero certa che ad essere guarito non fosse il suo corpo, ma la sua anima.

«Volevamo salutarvi prima che andaste via» disse pacatamente, rivolgendomi un’occhiata.

Da troppo tempo nessuno di noi non mutava aspetto, e questo, alla radura, era l’ultimo nostro giorno a Forks. L’ultimo mio giorno da umana, o quasi. L’ultimo giorno prima di separarmi da mio padre e dalla mia vita passata.

Li salutai cordialmente, con tutta la disposizione d’animo che sentivo di avere.

 

Un fulmine e un lampo squarciarono il cielo.

La nostra vita era meravigliosa. Mille volte i miei figli mi avevano fatta entusiasmare e commuovere, con piccoli gesti che con occhi luccicanti o un sorriso innocente diventavano la gioia della mia vita.

E la dura lotta che avevo fatto e facevo ogni giorno per conquistare la mia felicità non era che un puntino buio in un mare di luce.

E mentre i bambini salutavano Katherine e Philip, Edward mi venne incontro, un beato sorriso sulle labbra. «Ehi» mormorò, sedendosi con grazia acconto a me e circondandomi le spalle con un braccio. Mi guardò con serietà, con i suoi occhi limpidi. «Ti amo, lo sai?».

«A cosa devo questo scoppio d’affetto?» sussurrai, fingendo di non essere colpita dalle sue parole.

Scrollò le spalle e mi sorrise con sincerità e senza ombra di imbarazzo, posando la testa sulla mia e contemplando insieme a me i nostri figli, beandosi dei loro gridolini estasiati, dei loro sorrisi e dei loro bronci.

Strinsi fra le braccia il piccolo fagottino caldo, avvolto in una coperta. La mia più piccola bambina vi giaceva, vagendo timidamente. Due occhi grandi, le guanciotte morbide, e un piccolo naso all’insù.

La sollevai, per darle modo di guardare la mia, la sua, la nostra famiglia. Ridacchiò, contenta. Mi avvicinai con la mia alla sua morbidissima guancia, per la gioia di scatenarle un altro versetto. «Ti piace, Camille?» domandai emozionata. «É tutto tuo».

Con la coda dell’occhio vidi il sorriso sul volto di Edward allargarsi, e mentre una mano si posava sul capo di nostra figlia, le sue dita incontrarono le mie, la stessa temperatura, la stessa morbidezza, intrecciandosi sul terreno.

«Ti amo».

 

Fine.

 

 

 

Piccole risposte: Kate non ha ucciso i licantropi; mi piace SMODATAMENTE far fare figli a Bella e Edward; (Ely_11, per il programma ti mando una mail).

 

Comunicazioni di servizio: gli extra di questa storia verranno pubblicati non su EFP ma sul mio blog, semplicemente per il fatto che non ritengo facciano parte della storia.

Compatibilmente con quello che ho in mente vi invito a chiedermi qualsiasi cosa, in varietà di POV, tempi e situazioni.

 

Comunicazioni per il futuro: Ho postato una nuova storia, Diamante, di cui segue l’introduzione e la copertina.


Quando, all'inizio del XIX secolo, neo-classicismo e pre-romanticismo si incontrarono...
"Un viaggio per cercare un marito,
un naufragio per trovare l'amore"

...lo fecero anche una dama e un gentiluomo, mettendo in discussione quelle che sembravano certezze, per condividere la magia dell'Amore.

 

 diamante

 

 

E così, così, si conclude questa storia.

Devo dire talmente tante cose che cominciare mi sembra difficile.

 

Questa storia è stata un sogno, partorita da un sogno, e frutto della mia più fervida immaginazione. Mi sono divertita a idealizzare e estremizzare la felicità, anche attraverso il dolore magari, di una coppia non reale, forse realistica.

Mi pare evidente che per quanto abbia provato a descrivere i personaggi esattamente com’erano nella mente dell’autrice della saga, una parte di me non ha potuto fare a meno di andare a fare parte di loro.

 

Prima di tutto, scrivere questa storia è stata una gioia. Non c’è mai stato un capitolo che non mi andasse di scrivere, o una pagina che non volesse saperne di venire formulata. In alti e bassi, scrivere è sempre stato un piacere.

75 capitoli e un anno e mezzo mi hanno accompagnata non solo nella scrittura, ma anche nella mia vita, nella mia testa, e nei miei fantasiosi dormiveglia.

 

Sono cresciuta, sono cresciuta tanto con e per mezzo di questa storia, e malgrado mi renda conto che a volte avrei potuto fare di più o prendere un’altra scelta narrativa, non rimpiango nulla di quello che ho scritto. Ogni parola, ogni decisione, anche “sbagliata” è Cullen’s Love, e mi ha resa quella che sono.

 

Veniamo all’importante. Siete stati voi, proprio voi, a rendere Cullen’s Love la storia che è stata. A dare questa meravigliosa risposta, a scegliere di leggere la mia storia, a spronarmi e esaltarmi così tanto, facendola entrare ancor di più nel mio cuore.

Ci sono state volte in cui ho pianto, commossa, emozionata, per le vostre recensioni.

Avete scherzato, avete analizzato criticamente, vi siete emozionati, mi avete ricoperta (e vi ringrazio) di mille, infiniti, bellissimi complimenti.

Grazie. A chi mi segue dall’inizio di questa avventura, non perdendosi neppure un capitolo o un aggiornamento.

Grazie. A chi mi ha confortata nei periodi peggiori, tirandomi su.

Grazie. A chi insistentemente e incessantemente mi chiedeva di aggiornare.

Grazie, anche ha chi mi ha fatto notare i miei errori. Senza di voi, non sarei mai potuta crescere.

Grazie. Grazie. Grazie.

(Perdonatemi se non faccio nomi, ci sono mille di voi che dovrei baciare da capo a piedi).

 

Oggi, 28 Settembre, è un giorno importante.

Oggi si conclude la mia storia. Oggi, come un anno fa’, la mia vita cambiava.

Grazie, a chi saprà leggere il mio amore fra le righe di questo epilogo.

 

 

 

 

 

 

Twitter--> @Keska92.

 

(fatto da Elena- Lena89)

 

«--BLoG!!!--»

 

www.occhidate.splinder.com

 

   
 
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