The way forward, the way back
Quando Hunk le aveva detto che aveva qualcosa da mostrarle,
Dorothy non aveva potuto fare a meno di sorridere al suo entusiasmo.
Da quando era tornata
dal regno di Oz (o da quando si era svegliata dal suo strano sogno, come si ostinavano
a dire gli altri), aveva notato che tutti la trattavano in modo diverso, come
se d’improvviso lei fosse diventata una cosina delicata, e non fosse
più una forte ragazza di campagna del Kansas.
La verità era che
Dorothy era diversa: non era
più la ragazza di campagna del Kansas di un tempo. Ma questo era
difficile da spiegare, quando nessuno credeva ai suoi racconti su Oz; così, se lo teneva per sé.
Hunk era l’unico a
trattarla come al solito, sebbene ora
stesse facendo di tutto pur di scuotere la sua piccola amica di lunga data
dalla tristezza in cui era caduta negli ultimi tempi. Per questo motivo,
adesso, lei si ritrovava a seguirlo nel campo di grano, cercando di stare al
passo delle sue gambe lunghe. Lui si voltava di tanto in tanto, ridendo e
aspettando che lo raggiungesse.
Era dura, a volte, stare
coi contadini della fattoria, ed era dura specialmente vedersi Hunk intorno per tutto il tempo. Lui e i suoi due compagni
le ricordavano così tanto gli amici che si era lasciata alle spalle.
Persino il sorrisone sciocco di Hunk le procurava un
dolore acuto nel cuore, perché la faceva pensare al suo Spaventapasseri.
“Eccolo
qui!” disse Hunk, strappando Dorothy ai suoi
pensieri.
Erano quasi nel centro
esatto del campo, e Hunk indicava orgoglioso lo
spesso palo di legno conficcato nel terreno. Vi era appeso un nuovo
spaventapasseri. Quello vecchio si era sciupato qualche tempo prima, e Hunk continuava a dire che ne avrebbe fatto uno nuovo, uno
migliore, che avrebbe terrorizzato i
corvi.
Non assomigliava affatto
al suo Spaventapasseri, ma non
importava. L’intera scena, lei nel campo di grano, uno spaventapasseri su
un palo; era troppo. Dorothy scoppiò in lacrime.
“Oh, io –
Dorothy, mi dispiace. Volevo solo tirarti su di morale – davvero, mi
dispiace. Vieni qui.” E il contadino avvolse Dorothy in un abbraccio,
stringendola a sé con una mano, mentre l’altra saliva ad
accarezzarle i capelli scuri. “Pensavo che forse ti avrebbe resa felice,
vedere – ma immagino fosse un’idea stupida. Che testa vuota che ho.
Adesso calmati, ti prego, smettila di piangere. Non sopporto di vederti
piangere.”
Non era giusto nei
confronti di Hunk; lui stava cercando davvero di
tirarla su. Ma Hunk non poteva sapere come si
sentisse Dorothy, non poteva sapere quel che non aveva detto a…
Ma non c’era motivo
di restare. Aveva fatto la sua scelta, era tornata a casa. Non era questo che
aveva voluto per tutto il tempo, non era quello che ripeteva sempre di volere?
Beh, aveva ottenuto ciò che desiderava, e adesso doveva conviverci.
Dorothy smise finalmente
di piangere. Hunk le asciugò le lacrime con il
suo fazzoletto, sorridendole e giurando che quel rettangolo verde di stoffa era
quasi pulito. Dorothy gli diede in
cambio un vago sorriso. Hunk era un uomo così
dolce, badava sempre a lei, si preoccupava per lei. Così da vicino,
poteva guardarlo dritto negli occhi. Non si era mai accorta prima di quella
bellissima tonalità di azzurro. E poteva quasi sentire l’odore di
paglia emanare dal suo corpo, per via del tempo che aveva impiegato a realizzare
quello spaventapasseri. Era quasi come…
No, non lo era. E mentre
Hunk continuava a sorriderle, Dorothy sentì il
cuore spezzarsi un altro po’.
“Meglio
rientrare” le disse lui.
Dorothy scosse la testa.
“Tu va’ avanti. Io resto ancora un po’ qua fuori.”
Hunk non sembrava
rassicurato, ma alla fine la lasciò alla sua solitudine.
Lei rimase lì in
piedi nel campo di grano, a guardare lo spaventapasseri. Si sollevò,
posò una mano sul suo volto dipinto, e disse:
“Mi manchi davvero più di tutti.”
Note di
traduzione
Questa è stata la mia primissima traduzione tra le storie
di EmmyScarlet, quindi abbiate pietà.
A questo indirizzo lo scritto originale.
Aya Lawliet